Centocinquant'anni di Banda

Prefazione degli autori:
La Banda è storia, cultura, socializzazione.

A noi il compito difficilissimo di spiegarne l’essenza.
Questa la nostra speranza, questo il nostro obiettivo.
Perché non vogliamo qui soltanto raccontarvi 150 anni di vittorie e di sconfitte, di gioie e di
amarezze, di aneddoti divertenti e di incancellabili disfatte.
Vogliamo invece farvi comprendere che banda è, prima di ogni altra cosa, appartenenza.
È crescere in un gruppo che vive grazie alla presenza e all’impegno di ogni singolo.
La Banda siamo noi.
E guardando le fotografie, ormai sbiadite dal tempo, di chi ci ha preceduto, riconosciamo noi stessi in quei volti orgogliosi e sorridenti.
Perchè la Banda non ha età ma storia.
Dedichiamo questo libro a tutti coloro che ci hanno preceduti e che ci seguiranno.

Seguono vari articoli tratti dal libro Centocinquant'anni di Banda.

 

01 Presentazione del sindaco...

La Banda Cittadina di Darfo Boario Terme ha spento quest'anno ben 150 candeline.
Il complesso bandistico è sorretto da tradizioni antichissime: ha origine nella seconda metà del secolo scorso, e da allora intere generazioni di musicisti locali hanno offerto al pubblico esibizioni sempre applaudite e di successo.
Ampio e variegato appare il ventaglio delle opportunità per ascoltare la nostra banda ed altre a cui si è gemellata, con un fitto programma di concerti in tutte le frazioni della nostra città.
Il maestro Vittorio Alberti ed i componenti della Banda, a cui va il mio personale plauso, hanno accompagnato molte delle manifestazioni in città attingendo alla miniera delle grandi melodie del presente e del passato. Ed all'insegna della musica hanno allietato cittadini e villeggianti creando una trasparente atmosfera di serenità nella splendida cornice di Darfo Boario Terme.
Un ringraziamento particolare va al Presidente della Banda Cittadina, il Cav. Giovanni Chini per il costante impegno profuso nell'aiutare i giovani nell'avvicinarsi alla musica.
Per i giovani la Banda rappresenta un esempio d’impegno, dedizione, costanza, forza, spirito di sacrificio, ma anche gioia, soddisfazione, condivisione di momenti di felicità.
Fare musica non è solo cultura, ma anche stimolo alla conoscenza del territorio. Abbinato all'aspetto musicale c'è la riscoperta delle ricchezze artistiche, culturali e naturali in genere di cui la nostra città è ricca, dando vita ad una sorta di "turismo musicale".
La musica, ed in particolare la Banda che ne è l'espressione più genuina, vera e popolare ha da sempre rappresentato un efficiente strumento di espressione. Da tutti è ritenuta l'interprete più autentica delle speranze, gioie e dolori umani ben descritti dalle note musicali.
La Banda vuole essere, specie nell'odierno momento che stiamo attraversando, una sorta dì iniezione di fiducia, un valido mezzo per ben regolare lo scorrere della vita sociale ed individuale Buon Anniversario.

IL SINDACO
Dott. Ing. Francesco Abondio

02 .......... e dell'Assessore alla Cultura

Ritengo particolarmente significativa la stampa di una nuova pubblicazione che testimoni l’attività svolta dalla Nostra Banda Cittadina a 150 anni dalla sua fondazione e mi compiaccio con coloro che hanno portato avanti con tanta dedizione questa prestigiosa iniziativa.
La Banda, sin dalle sue origini, è sempre stato un apparato abilmente organizzato e diretto che, grazie all’impegno profuso e all’encomiabile lavoro svolto, è riuscita a radicarsi profondamente nella vita socioculturale del Nostro Paese.
Per certi aspetti, con la sua musica, ha certamente contribuito ad edificare le nostre tradizioni culturali e a fare, a modo suo, anche un pezzo della storia della Nostra Città, in questo volume sono stati raccolti i documenti e le testimonianze degli avvenimenti più importanti.
Cordialmente ringrazio tutti coloro che in qualche misura si adoperano a rendere così meritorie le copiose attività della Banda ed in particolare porgo un vivo apprezzamento per gli innumerevoli sforzi che da sempre sono stati compiuti, alfine di far fiorire anche nelle nuove generazioni il culto della “buona” musica.
L’ASSESSORE ALLA CULTURA
Dott. Ing. Aldo Abondio

03 La Parola del Presidente

Sono ormai più di 25 anni che sono Presidente della Banda Citta­dina di Darfo Boario Terme.
La nostra Banda è un importante punto di rife­rimento per tutti coloro che amano la musica e soprattutto continua a promuovere la diffusione e la valorizzazione della conoscenza musicale tra i giovani.
È un vero punto di riferimento, un’importante forma di aggregazione sociale educativa e formativa per i nostri giovani, che hanno avuto la possibilità di atti­rare notevoli scambi musicali e culturali con complessi bandistici di altri paesi europei.
Dal lontano 1853 fino ai giorni nostri, sempre è stato tenuto presente il primo articolo dell’antico Statuto, che reci­tava testualmente: «La Società Filarmonica di Darfo ha il nobile scopo di procurare alla gioventù un gentile trattenimento che, pia­cevolmente, intrattenendola, la sottragga ai pericoli dell’ozio».
Il Maestro Vittorio Alberti da alcuni anni ha scelto la valorizza­zione del concerto come forma più consona alla divulgazione di un messaggio musicale rinnovato, sia dal punto di vista del contenuto culturale che delle difficoltà tecniche, sapendo di poter contare sull’accurata preparazione di base di tutti i musicanti.La Banda, che si è fatta apprezzare anche quando si è confrontata con altre realtà musicali europee, intende ringraziare l’Amministrazione Comunale, tutti i Soci e gli amici per il sostegno morale ed economico da loro avuto.

 

IL PRESIDENTE
Cav. Giovanni Chini

 

04 Prefazione degli Autori

La Banda è storia, cultura, socializzazione. A noi il compito difficilissimo di spiegarne l’essenza.
Questa la nostra speranza, questo il nostro obiettivo. Perché non vogliamo qui soltanto raccontarvi 150 anni di vittorie e di sconfitte, di gioie e di amarezze, di aneddoti divertenti e di incancellabili disfatte.
Vogliamo invece farvi comprendere che banda è, prima di ogni altra cosa, appartenenza. È crescere in un gruppo che vive grazie alla presenza e all’impegno di ogni singolo.
La Banda siamo noi. E guardando le fotografie, ormai sbiadite dal tempo, di chi ci ha preceduto, riconosciamo noi stessi in quei volti orgogliosi e sorridenti. Perchè la Banda non ha età ma storia. Dedichiamo questo libro a tutti coloro che ci hanno preceduti e che ci seguiranno.
IL COMITATO DI REDAZIONE
Enrico Abondio
Nicola Abondio
Danilo Alberti
Guerrino Alberti
Renata Alberti
Vittorio Alberti

Elena Barbetti
Eleonora Bonsi
Lorena Canova
Cristina Chiudinelli
Diego Ducoli
Alberto Fort
Daniele Gabossi
Paola Galli
prof.ssa Mariabice Galbiati Grillo
Doriana Magri
Remo Moreschi
Alessandro Ogliari
Egidio Pennati
Armida Pina
Davide Raineri
Luigi Tagliabue
 

05 L'origine delle bande musicali nel Bresciano

La costruzione di strumenti ad arco e fiati, che trova il suo punto di partenza nelle botteghe artigiane bresciane (si fa risalire l’invenzione del violino a Gasparo da Salò) e la fiorente attività nella costruzione di organi, fanno sì che la fama musicale di Brescia assuma fin dal 1500 importanza Europea. Già nel 1350 il Comune di Brescia stipendiava un corpo di trombettieri detti “TROMBETTA” che avevano il compito di accompagnare l’addetto comunale nella sua mansione di diffondere le “grida” emanate dalle autorità.
I Trombettieri dovevano inoltre partecipare alle cerimonie, alle feste, ai tornei e alle giostre.
Nel XVI secolo Brescia era nota anche per il numero e la bravura dei suoi strumentisti che troviamo chiamati in varie corti italiane (Mantova, Firenze, Ferrara, Milano e Venezia) ed europee (Reale Corte di Sassonia e Dresda). Essi erano “artisti abilissimi nel suonare trombette, tromboni, cornetti, pifferi, cornamuse, pifferi all’alemanna et viole da brazo”.
Se negli inizi del XIII secolo il termine “banda” stava ad indicare gruppi girovaghi di musicanti, nel XVIII secolo fu usato a definire un complesso strumentale nato dall’evoluzione delle fanfare per l’aggiunta dei legni e delle percussioni. La banda si afferma alla fine del 1700, quale complesso di strumenti a fiato e a percussione, con la discesa in Italia di Napoleone Bonaparte che entra vittorioso a Brescia il 27 maggio 1796.
Infatti, si deve alla Francia rivoluzionaria tutta una serie di feste e cerimonie per le quali la Banda riceve nuovo impulso.
Troviamo la prima notizia comunicata della presenza di una banda sul “Giornale Democratico” del 13 ottobre 1798: era una banda militare.
Durante l’occupazione austriaca si assiste in tutta la provincia ad un fervore di iniziative tra le quali l’organizzazione di alcune scuole di musica gratuite rivolte in particolare ai giovani. La vita di queste associazioni denominate “filarmoniche” non era facile perché nessuna di queste poteva organizzarsi a svolgere attività senza la previa autorizzazione delle autorità della Polizia austriaca. Il loro scopo principale era l’educazione dei giovani all’arte musicale, attraverso un impegno personale costante che aiutava ad evitare l’ozio, occupare proficuamente il tempo libero e allontanava dalle osterie, spesso fonte di degradazione morale e fisica.
Il consiglio della filarmonica era formato dal Delegato Politico, designato dalle autorità di polizia austriaca, da un direttore e da un vice direttore, da un cassiere e dall’economo.
Il delegato politico aveva il compito di “Speciale sorveglianza” sui sentimenti e sugli orientamenti politici dei soci filarmonici. Nel 1835 iniziò la pressione delle autorità austriache affinché le bande bresciane suonassero l’Inno Nazionale Austriaco.
Di conseguenza alcune filarmoniche per non ottemperare a questa imposizione sospesero le loro attività. Lo sviluppo delle bande continuò nelle valli e nella pianura nonostante tutte queste limitazioni.
Sembra che la banda più antica della provincia sia quella di Salò sorta nel 1818 come banda municipale che ebbe l’approvazione dell’Imperiale Regio Governo di Milano il 24 febbraio 1823. Verso la metà del secolo XIX ne seguirono altre fra le quali: la filarmonica di Palazzolo (1846), Breno (1850), Toscolano Maderno (1853), Pisogne (1857), Orzinuovi (1860), Iseo (1861), Desenzano (1874), Rovato (1874), Gardone Val Trompia (1874), Leno (1879), Calvisano (1880), Sarezzo (1886).
Risultano attive da notizie tratte dal quotidiano “La Provincia” nel 1887 le seguenti bande: Lovere, Marone, Pisogne e Alzano.
Un potenziamento, di impronta patriottica, si ebbe con l’unità d’Italia, quando parecchi paesi istituirono fanfare e bande specie per celebrare feste patriottiche. Da allora furono presenti anche per le feste religiose e i funerali.
Con il contrasto sempre più profondo tra Chiesa e Stato anche nel campo bandistico si ebbero contese e in alcuni paesi nacquero addirittura due bande (Liberale e Cattolica, rossa e bianca) in lizza fra loro.
Altra fonte dell’istruzione musicale fu la scuola di musica, sotto nome di Istituto filarmonico Venturi, in cui venivano insegnati canto e strumenti; questa scuola venne istituita nel 1862 dal Comune di Brescia con i redditi del patrimonio ereditato da Carlo Antonio Venturi seguendo le sue ultime volontà.
L’importanza di questa istituzione fu che diede la possibilità anche alle classi meno abbienti di entrare a far parte del mondo della musica. Questa apertura sociale sarà una linea di condotta seguita per oltre un secolo di attività dell’istituto, che diverrà Conservatorio di Stato nel 1971. Insegnarono all’istituto Venturi fra gli altri i maestri di banda Gaetano Tosi e Gentile Vasini, che furono i pionieri della diffusione delle Bande nella Provincia di Brescia.
 

06 Concorso per il "mestiere" di Maestro di Banda a Breno nel 1883

Per meglio comprendere l’importanza che veniva data anche nella Valle alle organizzazioni musicali, riportiamo per esteso alcuni annunci di concorsi apparsi sul periodico “La Musica Popolare” annata 1883 dell’editore milanese Edoardo Sonzogno, tra i quali appare anche quello riguardante la “musica” di Breno.
“… È aperto il concorso al posto di maestro di musica e di cappella in Breno (provincia di Brescia). Lo stipendio di lire 1200. Inviare tosto i documenti necessari al concorso.
È aperto il concorso del conservatorio di musica di Napoli al posto di professore di Violino, coll’annuo stipendio di L. 1300. Concorso per titoli e dietro esame. Le domande, corredate dalla fede di nascita e di moralità, dirigerle al presidente del consiglio, Duca di Bagnara‑Ruffo. Tempo utile per concorrere sino al giorno 30 corrente.
A tutto il 15 febbraio 1883 è aperto il concorso al posto di maestro di violoncello e contrabbasso coll’assegno annuo di lire 1200 presso la scuola artistica di Verona. I concorrenti dovranno presentare le loro istanze…
Presso il Civico Istituto Musicale Brera in Novara è vacante il posto di professore di cornetta, coll’annuo assegno di L. 900, oltre gl’incerti. Le domande coi relativi documenti dovranno essere trasmesse…
Presso l’Istituto musicale di Padova è aperto il concorso, a tutto il 15 maggio P. V. a numero due posti nella banda cittadina: un primo clarino Sib di fila con annue L. 425; un terzo clarino Sib di fila con annue L. 250.
Il comune di Benfiore del Chiento (provincia di Macerata) ha aperto il concorso per il posto di maestro e direttore di quella banda, coll’emolumento di L. 800 all’anno. Davvero, non c’è da scialarla!…”
Come si nota un buon maestro di banda poteva percepire dai vari comuni lo stesso stipendio di un insegnante di Conservatorio, ed era uno stipendio sicuramente meritato. I concorsi, infatti, erano indetti per poter scegliere tra i concorrenti quello che, valutando i vari titoli, risultava essere il più preparato.
Articolo Tratto da "La Musica Popolare", anno 1883, n.17.
IL PONTE DI FERRO 1886-1887
Si costruisceil ponte di ferro che unisce Darfo a Corna, e che sarà sostituito nel 1985 dall'attuale ponte in cemento.
Il primo ponte sull'Oglio fu costruito nel 1830-31, era di legno, a sei arcate, e congiungeva Darfo con la strada Bergamo Breno, passando attraverso l'abitato di Corna.
Quest'opera tolse Darfo dal suo isolamento e diede sviluppo ad un legame commerciale-culturale con il territorio di Bergamo.
Legame che si intensificherà con la realizzazione della tranvia Bergamo-Lovere e del tronco Lovere-Corna-Cividate Camuno su progetto degli ingegneri Tosana e Calini.
 

07 Otello Proibito

Il ruolo che va assumendo la Banda è quello di diffondere, oltre alle marce e ai ballabili in genere, anche la musica operistica che era riservata ai benestanti che potevano frequentare i teatri. Apprendiamo infatti, che in data 29 3 1887 da il quotidiano “La Provincia”, una circolare del Ministero vieta alle bande musicali di suonare pezzi dell’Otello, non essendo ancor questa nuova opera di Verdi di dominio pubblico.
La vera ragione era che ai “Benpensanti” frequentatori dei teatri dell’epoca, non andava a genio che la così detta “musica colta” venisse eseguita (per loro maltrattata) dalle bande con trascrizioni non sempre felici, non di rado fatte dagli stessi maestri e adattate al proprio organico.
Questi signori non avevano intuito l’importanza che avrà la banda nella diffusione di questo tipo di musica presso le persone meno abbienti.
Difatti, sino alla metà del ‘900 (quando si diffonderanno in tutte le case radio, giradischi, magnetofoni e televisione) sarà la banda, pur con tanti difetti, a far diventare veramente popolari le arie e sinfonie dei grandi musicisti di quel periodo.
 

08 Le istituzioni musicali Bresciane alla fine dell'Ottocento

Su “La Provincia di Brescia” del 23 maggio 1889 viene pubblicata una lettera alla direzione di un anonimo cittadino di Brescia, certamente grande appassionato di musica. Sotto il titolo “Le nostre istituzioni musicali” l’articolo si apre con questa bella asserzione: “Poche città di provincia ci possono competere l’amore grandissimo all’arte musicale e la estesa cultura di essa: poche anzi non è forse esagerazione affermare che in Italia non ve n’è alcuna, ove si dia tanto sviluppo a quest’arte bella nelle diverse sue forme”. Era infatti fervente l’attività musicale cittadina in quel periodo: al Teatro Grande la “Stagione di Fiera” vedeva esibirsi artisti di richiamo e imponenti masse corali nella rappresentazione dei grandi capolavori operistici contemporanei tra i quali in prim’ordine l’opera di Verdi. Per gli artisti si soleva dire che il teatro grande era l’anticamera per essere ammessi alla “Scala”.
Vi era poi la “Società dei Concerti” che dal 1869, anno di fondazione, si occupava esclusivamente di arte musicale con una serie continua di concerti di musica da camera (già nel 1889 aveva raggiunto il ragguardevole numero di 119 concerti) che, a parte rarissimi casi, ottennero buona, e molti splendida, riuscita. In essa operavano vere celebrità mondiali che, con la loro prestazione artistica, portarono al raggiungimento dello scopo voluto dallo statuto della società: “…di promuovere l’arte e il gusto della musica, e la più retta esecuzione delle migliori produzioni musicali…” Dal 1887 opera inoltre il Circolo Artistico che dava spesso dei buoni concerti, soprattutto di musica da camera, con distinti artisti forestieri, ed egregi dilettanti e maestri della città. Anche nel “Circolo tutti Amici”, uno dei tanti circoli liberali esistenti in città, si facevano sovente esperimenti musicali.
Il Teatro Guillaume, quanto a palco di celebri artisti, non era certo secondo al “Grande”. Gli spettacoli che vi si davano coprivano tutti i generi artistici, dalla prosa, alla recitazione, alla prestidigitazione e chiromanzia, alle marionette, ma certo più numerosi e frequenti erano i concerti orchestrali o corali in dimensioni più ridotte, adeguate alla struttura del teatro. Proprio sulla stessa pagina del giornale leggiamo questo trafiletto: “Teatro Guillaume: questa sera serata d’onore del 1° baritono assoluto sig. Negrini Antonio coll’opera in quattro atti del M. Marchetti: RUY BLAS. Dopo l’atto secondo il seratante canterà in unione al 1° basso assoluto sig. Nicolini Alessandro, che gentilmente si presta il duetto: “Il Rival Salvar Tu Dei” dall’opera “I Puritani” del maestro Vincenzo Bellini.
La musica da chiesa, che sempre fu un settore poco felice, per la mancanza di bravi direttori e di organizzazione delle scuole di canto, in quegli anni stava facendo buoni passi avanti. E poi la Banda Cittadina di Brescia, di cui l’articolo parla in questo modo: “…che se poi passiamo alla musica popolare, con vera compiacenza gustiamo le esecuzioni della Banda Cittadina ottimamente istruita dal bravo, intelligente e appassionato maestro Forbeck e diretta da quel musicista di primo ordine che è il nostro Baresani”.
Inoltre si ha la notizia di numerose esecuzioni pubbliche di corpi musicali appartenenti ai vari reggimenti che nell’arco dell’anno si alternavano nelle varie caserme della città. Queste proponevano un repertorio non rigorosamente militare, ma anche musica da ballo (valzer) e trascrizioni da opere. Era anche molto attivo il “Corpo Musicale dei Derelitti” composto dagli orfani dell’omonima associazione istruiti e guidati dal maestro Castelli. Queste associazioni potevano avvalersi dell’aiuto di bravi musicisti formatisi al già citato istituto musicale “Filarmonico Venturi”.
Questo era l’ambiente musicale bresciano alla fine del secolo scorso: la sua importanza e la sua attività furono respirate in tutta la provincia e la regione e si posero ad esempio di molte associazioni allora in via di formazione.
Nella nostra Valle questo influsso arrivò molto più tardi perché in quel tempo la zona camuna alto‑sebina comunicava “facilmente” con Bergamo attraverso la Valcavallina, mentre per raggiungere Brescia bisognava ancora traghettare sul lago; ma ebbe ugualmente un ruolo fondamentale nello sviluppo della cultura artistica nella nostra zona.

09 Primi concorsi tra bande

In questi anni di fiorente sviluppo della banda nascono anche i primi concorsi, occasione di confronto. Abbiamo notizie di una gara musicale tra le bande municipali, operaie e popolari del Piemonte, della Liguria e della Lombardia nei giorni 3 e 4 giugno 1888 a Torino.
La “musica” di Palazzolo sull’Oglio emerge sulle bande lombarde ottenendo la prima menzione con medaglia.
Anche nella provincia vengono organizzati concorsi, primo tra i quali quello di Chiari del 1892 a cui parteciparono le bande di Gussago, Bedizzole, Pisogne, Orzinuovi, Bagnolo Mella e Rudiano.
Il primo premio venne consegnato a Bagnolo Mella (230 lire). Quest’ultimo concorso faceva parte di alcune iniziative culturali liberali che riuscirono a coinvolgere in città e in provincia intellettuali e popolani e contribuirono nel contempo ad inasprire i rapporti già precari tra Stato e Chiesa.
 
Articolo apparso sul giornale "La Provincia
di Brescia" dell'01/10/1887. La Società
Operaria di Breno risponde alle accuse
rivoltegli sulle pagine dello stesso giornale 
dagli organizzatori della manifestazione
loverese per l'inaugurazione del Monumento
a Garibaldi.
 

10 La nascita della nostra banda

Nel 1986 l’allora Consiglio Direttivo ed alcuni musicanti decisero coraggiosamente di ricostruire la nascita e la vita dei primi anni della nostra Associazione. Questa ricerca storica sarebbe poi stata raccolta nella prima edizione di questo libro, pubblicato in occasione della celebrazione del presunto 1° centenario dalla nascita.
Purtroppo i documenti che ci avrebbero potuto aiutare nella nostra impresa erano stati tutti trasformati in fango limaccioso dalle acque impetuose dell’Oglio che durante l’alluvione del 1960 invase gli archivi della sede della Banda allora situata negli scantinati delle vecchie scuole elementari. Riguardo alla nascita, l’unico riferimento in nostro possesso era fondato più sulla tradizione che sulla storia, attribuendo appunto la formazione di questo sodalizio musicale a due fratelli, Isidoro e Massimiliano Caprinali, che attorno all’anno 1888 avrebbero radunato i primi suonatori.
Il nostro obiettivo era di rinvenire prove documentali che dessero un fondamento più sicuro a questa tradizione tramandata di musicante in musicante solo oralmente, almeno fino al 1919.
Questa ricerca ci portò negli archivi parrocchiali dei vari paesi limitrofi, nella speranza di trovare testimonianze scritte di servizi prestati dalla Banda di Darfo in occasione di qualche sagra; consultammo i consigli direttivi delle Bande più antiche della provincia, dove si sarebbe potuto scoprire qualche eventuale collegamento con la nostra Banda per amicizie tra maestri o dirigenti, per scambi culturali, per servizi o concorsi fatti assieme…; andammo alla Biblioteca Queriniana di Brescia per immergerci fra le pagine dei quotidiani di maggior tiratura degli anni a cavallo dei due secoli: “Il Cittadino di Brescia” (quotidiano cattolico) e “La Provincia di Brescia” (l’antagonista liberale); andammo finanche alla ricerca di qualche discendente dell’albero genealogico Caprinali…
Da tutto ciò, purtroppo, non riuscimmo a ricavare nessuna certezza e coi pochi documenti reperiti potemmo formulare solo alcune ipotesi. Intuimmo che già prima del 1888, e forse già attorno ai primi anni del 1850, esisteva in Darfo un gruppo di suonatori forse troppo esiguo per chiamarsi “musica” (questo era il termine usato in quegli anni); forse era poco organizzato con un conseguente continuo formarsi, sciogliersi e riformarsi, non raggiungendo così quel grado di notorietà sufficiente per essere conosciuto a Brescia e citato sui giornali, sui quali infatti si comincia a parlare della “Musica di Darfo” solo dai primi anni del 1900.
La ragione per cui si formulò l’ipotesi dell’esistenza di questo gruppo fu che, grazie al prezioso aiuto di Don Lino Ertani, era stata rinvenuta nell’archivio parrocchiale l’autobiografia di Don Giacomo Margosio parroco entrato in Darfo il 4 agosto 1857, il quale scriveva a questo proposito: “… Fui incontrato a Pisogne dal reverendo clero, deputazioni e Fabbriceria locale unitamente ai primi signori del paese e al suono della Banda … ”.
Era lecito pensare che quella “Banda” fosse proprio la “Musica” di Darfo. Poiché a quel tempo eravamo a conoscenza, dai documenti in nostro possesso, che l’unica banda ufficialmente esistente in valle (quella di Breno, fondata già nel 1850) era staccata dagli ambienti cattolici perché di ispirazione laica, ci sembrò giusto pensare che i musicanti della citata “Banda” non fossero altro che un gruppo facente parte della delegazione che da Darfo si era mossa per raggiungere Pisogne incontro al nuovo Parroco.
Restava il dubbio che i suonatori potessero essere di Pisogne o d’un altro paese, assoldati per l’occasione dalla gente di Darfo. Ma pensammo che se mai fosse esistito un gruppo del genere, e per giunta notoriamente disponibile sotto compenso, avrebbe già da prima lasciato le sue tracce sulla stampa dell’epoca o su documenti che già altre Bande della Valle avevano cercato, almeno fino agli anni della nostra prima ricerca, invano.

Considerando inoltre le evidenti carenze del periodo, nel settore delle comunicazioni e dei trasporti, con la conseguente difficoltà nell’organizzazione logistica di manifestazioni pubbliche (anche se certamente allora molto più semplici di quelle del giorno d’oggi), ci parve che l’ipotesi del gruppo musicale formato da appassionati cittadini darfensi fosse la più semplice e la più probabile.
Un altro documento che sorregge l’ipotesi della presenza di una banda a Darfo prima del 1888 è un articolo de “La Provincia di Brescia” del 28 settembre 1887 dove troviamo la notizia che due giorni prima “… ad Angolo, un paesello all’imboccatura della Valle di Scalve, … si festeggiava colla Banda cattolica, non sappiamo di quale paese, la festa di San Luigi…”. Lo stesso articolo cita inoltre le bande di Lovere, Pisogne e Alzano che parteciparono ad una festa patriottica organizzata a Lovere, in quello stesso giorno, per l’inaugurazione del monumento a Garibaldi. Il giornalista pone poi l’accento sulla mancanza fra queste della banda di Breno formulando polemicamente l’ipotesi che questa avesse partecipato alla festa cattolica di Angolo. La Banda di Breno ribatte offesa sulle pagine dello stesso giornale la sua assoluta estraneità alla “festa di San Luigi” giustificando la sua assenza con svariate motivazioni.
Se volevamo quindi credere alle cronache ed ai giornalisti dell’epoca, tutte le Bande di cui si conosceva l’esistenza in valle erano già impegnate lasciando così spazio all’ipotesi che in quel fatidico 26 settembre del 1887 un gruppo ancora anonimo di suonatori partisse da Darfo per rallegrare e solennizzare con le proprie note la festa nel vicino paese di Angolo.
Procedendo poi a rigor di logica, dopo aver un po’ conosciuto la storia delle bande “coscritte” o precedenti la nostra, apparve piuttosto improbabile che in una cittadina come Darfo, già a quel tempo fiorente e dinamico centro sicuramente trainante nello sviluppo sia economico che sociale della Valle, la Banda potesse esser nata solo nel 1888.
Sarebbe stato molto strano questo notevole ritardo della nostra cittadina rispetto alle altre della provincia in una realtà come la banda che, soprattutto in quegli anni, era ritenuta la migliore espressione della cultura del popolo.
La conferma che le nostre intuizioni fossero valide arrivò nel 1993 quando lo storico Marino Anesa, famoso studioso del mondo delle bande italiane, durante le sue ricerche per la stesura di un suo lavoro sulla musica originale per banda dal 1800 al 1945, scovò nell’Archivio di Stato di Bergamo un importantissimo documento.
Era il “Regolamento Organico per la Società Filarmonica in Darfo” datato 30 luglio 1853.
Finalmente era stato trovato quello che in due anni di ricerche ci era sempre sfuggito perché la nostra attenzione era erroneamente orientata solo sugli archivi bresciani e non su quelli bergamaschi.
Che si trattasse della stessa banda che era attiva a Darfo nel 1888 lo si deduce dal fatto che tra i nomi dei componenti fondatori compare proprio quello di Gioachino Caprinali, padre dei fratelli Isidoro e Massimiliano, reputati fino ad allora i primi fondatori e dirigenti della nostra Associazione.
Il regolamento era strutturato come un vero e proprio statuto ed era composto da 59 articoli che definivano finalità, organigramma, competenze, responsabilità, regole di comportamento, disposizioni giuridiche e patrimoniali, multe e quant’altro regoli il funzionamento di un’associazione seria e dignitosa.
È sorprendente la dovizia di particolari con cui vengono passati in rassegna i vari aspetti della vita associativa.
L’idea che ci si fa leggendo il testo è che gli estensori del documento avessero le idee ben chiare su parecchi aspetti che un’associazione musicale avrebbe potuto col tempo affrontare, imprevisti giudiziari compresi (ricordiamo che a quel tempo il Lombardo-Veneto era sotto dominazione austriaca).
Probabilmente i nostri antichi predecessori si ispirarono a testi analoghi di altre associazioni musicali esistenti. La somiglianza del primo articolo e di altri aspetti del nostro regolamento con quello datato 10 Luglio 1850 della “Società Filarmonica di Breno” è evidentissima.1
Le finalità della Società vengono sintetizzate nel primo, breve ma fondamentale, articolo: “Questa Società viene istituita al nobile scopo di mantenere il decoro delle funzioni della Religione e dello stato e di procurare alla gioventù un gentile trattenimento che piacevolmente intrattenendola la sottragga ai pericoli dell’ozio”.
Uno degli aspetti più interessanti era la divisione dei soci in tre “classi”: Allievi contribuenti, Allievi graziati e Soci onorari. In pratica il sostentamento economico dell’Associazione veniva affidato quasi interamente ai membri della Società, lasciando però aperta la porta anche a chi, come gli Allievi graziati, non potevano permettersi l’esborso di alcuna contribuzione; la quota associativa mensile era comunque definita dalla Direzione in base alle possibilità economiche del socio che si impegnava a non interromperla per almeno cinque anni.
In appendice al regolamento vengono infatti elencati i sottoscrittori con, a fianco, la quota associativa mensile o il contributo quinquennale versato. Altra nota importante era la limitazione del gruppo a soli 25 soci musicanti e l’obbligo di questi a essere residenti nel Comune.
Parecchie erano le norme che regolavano i comportamenti dei soci, non solo durante la vita associativa, ma anche nella vita comune. A chi trasgrediva queste regole (maestro compreso) veniva inflitta una multa, stabilita dal regolamento in base alla gravità del fatto.
Ad un secolo e mezzo di distanza, da quel documento possiamo ancora trarre una lezione di stile, di sobria e severa coerenza unita ad un sentimento di umana solidarietà e di una ferrea volontà di gettare basi solide su cui costruire, per la gente del futuro, una Associazione degna degli ideali dei fondatori.
Lo storico Anesa, sempre nell’Archivio di Stato di Bergamo, trovò degli altri documenti interessantissimi. Si tratta dei prospetti “…delle associazioni private esistenti nella provincia di Bergamo. Categoria 15 : Associazioni di ricreazione” redatti dai commissari , o della provincia , o del distretto di Breno, completati a volte, con la dicitura “…colle notizie interessanti le viste di Polizia di Stato”.
Su questi registri erano elencati con un numero progressivo le varie associazioni musicali, teatrali o di lettura, attive sul territorio provinciale.
In pratica, tutte queste associazioni erano schedate dalla Polizia.
Per ogni Società venivano riportati il nome, l’ubicazione, l’anno di fondazione, la struttura della direzione ed i nomi dei responsabili, il numero degli associati, il patrimonio dell’associazione e, per finire, alcune “osservazioni”, riguardanti, per lo più, i dati della registrazione cartacea negli archivi od altre notizie che potevano interessare alle autorità dell’epoca.
Nulla di strano, in fondo, se pensiamo che in quegli anni erano forti gli ideali che si stavano diffondendo sull’onda del Risorgimento italiano contro la dominazione austriaca ed era normale che gli organismi di repressione tenessero sotto stretto controllo quei gruppi dove potessero circolare idee rivoluzionarie2.
Restammo sorpresi quando in uno di questi prospetti datato 1855, in corrispondenza della riga relativa alla Società Filarmonica di Darfo, nella rispettiva colonna “Epoca della fondazione”, leggemmo la data “1852”.
Nella colonna successiva compariva la data di registrazione: 4 agosto 1853 con numero di Dispaccio Luogotenenziale 16524.
Anche la Società Filarmonica di Breno risultava registrata il 18 luglio 1853 anche se noi sappiamo che esisteva un suo regolamento ufficiale già dal 1850.
In pratica, il regolamento trovato da Marino Anesa, altro non era che l’espletamento burocratico per ottenere la prescritta autorizzazione governativa e la registrazione della Società presso gli archivi della Polizia austriaca.
Una prova ancora più evidente che un gruppo musicale organizzato fosse già presente a Darfo prima della fatidica data del 1853 è il documento riportato nella pubblicazione già citata della Civica Banda di Breno edita nel 2000 in occasione del suo 150° anniversario, dove si menziona la proposta di un “…sociale trattenimento ed unione delle tre bande musicali di Breno, Darfo e Pisogne a titolo di divertimento….” da tenersi nel mese di luglio 1852 in Boario (è molto interessante sapere che anche in quel periodo andassero di moda i raduni bandistici).
Eclatante è il fatto che nel 1852 venga menzionata anche la banda di Pisogne che inizierà a comparire nei prospetti della polizia solo dopo il 1857, anno appunto della sua registrazione.
Ancora una volta ci sfuggiva fra le dita la data esatta del primo incontro di un gruppo di darfensi che si riuniva per organizzarsi in una associazione musicale attiva nel comune.
Per ora ci accontentiamo di questo 30 luglio 1853 ben impresso e controfirmato su un documento reale da quelli che noi consideriamo i nostri più antichi predecessori e padri fondatori.
Ma le nostre ricerche continuano. Non è da escludere che un giorno o l’altro salti fuori da qualche cassetto o da qualche polveroso scaffale un ingiallito documento che faccia invecchiare anzitempo la nostra Banda ancora di qualche anno; chissà che, magari, anche i meno giovani fra gli attuali musicanti non facciano a tempo a godersi anche il 200° anniversario. Tanti auguri a tutti.

11 Il primo documento fotografico

Questo è il primo documento fotografico rappresentante la Banda di Darfo presumibilmente nell'anno 1900. Purtroppo non sappiamo nè luogo nè circostanze in cui l'immagine fu immortalata su una delle prime emulsioni fotografiche che la tecnologiua di allora poteva permettere ai primi fotografi che operavano nella nostra valle. Sono stati riconosciuti solo alcuni di questi musicanti: Abondio Battista "Caderì" (trombone), Fiorini Battista (tamburello), Rottini Giovanni (flicorno tenore), Rusconi "Tambì" (grancassa), Abondio Angelo "Caderì" (clarinetto), Maestro Peci, Abondio Gelmo (cornetta), Abondio Felicino "Caderì" (ottavino), Abondio Antonio "Caderì" (clarinetto piccolo mib)

 


12 Documento della Polizia di Stato Austriaca

Documento della Polizia di Stato austriaca.

 


13 Regolamento organico per la Società Filarmonica di Darfo

1° Scopo della società
Questa società viene istituita al nobile scopo e di mantenere il decoro delle funzioni della religione e dello Stato, e di procurare alla gioventù un gentile trattenimento che piacevolemente intrattenendola la sottragga ai pericoli dell’ozio.
2° Classi della società
La società è costituita di tre classi di persone, cioé soci, allievi, contribuenti, s’intendono quelle persone che imprendono la scuola e l’esercizio di qualche istrumento contribuendo una stabilita somma mensile = soci allievi graziati sono quei giovani che vengono ammessi alla scuola come sopra senza obbligo della suddetta mensile contribuzione = soci onorari sono tutte quelle persone che senza un diretto interesse nella società, concorrono tuttavia a sostenere le spese con una modica mensile contribuzione al solo e filantropico scopo di attivare e mantenere una sì nobile istituzione.
3° Duratura della società
La società filarmonica è duratura un quinquenio intiero dal giorno della superiore approvazione per cui anche le obbligazioni dei soci tanto allievi che onorari si intendono legate a tutto il quinquenio stesso
4° Direzione
della società Ad un direttore viene affidata la rappresentanza della società e la cura di dirigere, sorvegliare e mantenere nel migliore accordi possibile tutti i diversi menbri di essa, indirizzando l’opera e le rispettive mansioni di ciascuno al più facile ed esatto conseguimento del preposto scopo di sua istituzione
 
3. La tscrizione di questo documento come dei seguenti è
fedele all'originale anche nell'ortografia.
 
5° Cassiere
Un cassiere dipendente dalla sola direzione viene incaricato della cura di esigere le contribuzioni dei soci, di soddisfare alle spese della società dietro regolari ordini di pagamento firmati dalla direzione, e di fare l’acquisto di quanto può ordinariamente occorrere per la scuola ed esercizi, come lumi, legna, oggetti di cancelleria e simili, il tutto dietro preventivi fabisogni e successivi semestrali rendiconti da discutersi dalla direzione medesima.
6° Maestro
L’istituzione viene affidata all’egregio maestro Sig. Zucchi come dal relativo contratto 9 Luglio 1851. Nel caso poi la cessazione di lui, la nuova nomina si farà dietro preposizione della direzione sentito il voto di tutti i soci contribuenti.
7° Inserviente
Il servigio della sala di studi verrà affidato ad un inserviente stipendiato dalla cassa della società, il quale verrà nominato dalla direzione, e dipenderà immediatamente dalla medesima, e quindi nelle rispettive mansioni dal Maestro istruttore e dal cassiere
8° Limitazione dei soci allievi
Il numero dei soci allievi fra contribuenti e graziati viene limitato a venticinque, salvo qualche caso eccezionale, in cui potrà venire aumentato a giudizio della direzione, sentito il voto della società
9° Elezione e responsabilità della direzione e cassiere
I membri della direzione ed il cassiere saranno ad honorem e verranno eletti a pluralità di voti dall’adunanza dei soci contribuenti. La direzione ed il cassiere saranno quindi responsabili verso la società nelle sole rispettive loro attribuzioni.
10° Elezione del direttore e cassiere provvisori
Per l’istituzione ed avviamento della società vengono eletti provvisoriamente a direttore il Sig. Lanzini Donzelli Bortolo, a cassiere Bortolo Paoli
11° Acquisto del’istrumento proprio per gli allievi agiati
Ciascun socio allievo dovrà acquistare a proprie sue spese l’istrumento musicale, che verrà presentato al maestro istruttore per il giudizio della sua idoneità
12° Esame dell’allievo per l’ammissione alla scuola
Ciascun aspirante alla società quale socio allievo verrà sottoposto ad un preliminare esame del maestro istruttore, per giudicare se, ed a quale istrumento abbia attitudine d’applicarsi
13° Anticipazione della società per l’acquisto dell’istrumento
Potendo avvenire il caso che il socio allievo dopo qualche tempo dall’impresa istruzione debba togliersi dalla società od applicarso a qualunque istrumento diverso dal prescritto, nel qual caso gli tornerebbe innutile l’istrumento acquistato, la società con un fonte di riserva a ciò destinato anticiperò la spesa d’acquisto per alcuni istrumenti di maggior valore, in questo caso l’allievo, che ne profittasse pagherà mensilmente quella somma che a norma del caso verrà alla direzione stipendiata, e ciò fino a che abbia soddisfatto l’intiero importo dell’affidatogli istrumento
14° Nel caso che l’allievo cangiasse istrumento
Nel caso che l’allievo non proprietario dell’istrumento dovesse applicarsi allo studio di un istrumento diverso, il complesso dei mensili da lui pagati a conto come sopra li verrà accreditato sopra il nuovo istrumento cui si applicasse
15° Acquisto del mobigliare
Il mobigliare direttamente necessario all’istruzione degli allievi cioé letturini, lucerne, sedie, tovaglie… si acquisteranno dalla società col fondo di riserva, per essere ricevuti dalla scadenza del quinquenio, nel caso che la società non venisse rinnovata
16° Locale per la scuola
Il locale per l’istruzione per gli esercizi prove… verrà scelto dalla direzione a norma delle circostanze, questo verrà pure fornito di quanto posso occorrere al miglior andamento delle lezioni, compressovi illuminazione fuoco per l’inverno, mobigliare etc..
17° Doveri del maestro
I doveri del maestro istruttore siccome quello che trovandosi assolutamente legato ad altri impegni fuori dal paese, deve secondo i tempi variare il metodo orario, e la duratura delle lezioni, questi doveri verranno interamente esposti nel relativo xontratto; posta la base, che egli deve assiduamente e con tutto zelo prestarsi alle lezioni non meno di otto ore per ciascuna settimana
18° Attribuzioni della direzione
Le attribuzioni della direzione vengono bastatamente esposte nel presente regolamento sotto il capitolo 4°, nullameno onde rinnovare per quanto è possibile tutte quelle cause ordinarie di dissoluzione nelle società filarmoniche si stabilisce dovere i soci allievi pienamente ed in ogni tempo rimettersi al giudizio della direzione per qualunque causa o controversia potesse insorgere tra di loro o con qualunquw altro membro della società
19° Ammissione d’un allievo
Si ritiene di esclusiva competenza della direzione l’ammettere un nuovo allievo nella società entro però il numero stabilito, come pure di giudicare se questo nuvo allievo debba appartenere alla classe degli alievi contribuenti o di quella dei graziati, sentito il voto tanto degli allievi che dei soci onorari
20° Obbligo del domicilio per il socio allievo
Qualunque socio allievo sia contribuente che graziato non potrà come tale essere accettato nella società se non quando abbia giustificato aver egli il suo domicilio in Darfo e non suscitare date carte di necessario traslocamento per il periodo almeno di anni sei successivi all’epoca dell’accettazione. Quest’ultima condizione si ritiene obbligatoria soltanto pei forestieri.
21° Canone mensile del socio allievo
Il Canone da pagarsi dai soci allievi contribuenti viene stabilito in austr. sonanti per ogni mese, le quali verranno anticipatamente versate dietro ricevuta nelle mani del Cassiere entro la prima settimana del mese stesso. La mancanza a tale pagamento non viene neppure supposta stante la tenuità della somma, la natura della società e l’interesse che ciascun socio deve avere perché non manchino i fondi alla sussistenza di una così nobile istituzione.
22° Canone mensile dei soci onorari
I soci onorari siccome quelli che per solo spirito di filantropia si prestano a sostituire la spesa di questa decorosa istituzione pagheranno mensilmente nel modo suddetto la somma del quinquenio, ritenuto anche per essi obbligatoria la loro offerta per tutti i mesi del quinquennio stabilito per la durata della società medesima.
23° Riconoscenza dei soci allievi i soci onorari
Non a compenso si pagano le azioni nobilmente generose, ma in segno di riconoscenza il corpo dei soci allievi, testo che i suoi progressi nella scienza musicale lo concedano, procurerà di adoperarsi perché i soci onorari abbiano almeno il vantaggio di godere talvolta il frutto dè suoi studi e delle sue fatiche.
24° Caso di divanzo sulla cassa della società
Nel caso che le offerte e gli introiti della società formassero una somma complessivamente maggiore delle spese del quinquennio, dietro regolare bilancio del penultimo semestre ostensibile a tutti i soci contribuenti, sarà cura della direzione di ridurre ed anco intieramente sospendere i Canoni degli ultimi mesi, corrispondentemente alla somma costituente il fondo di divanzo o quanto meno non si giustificasse dalla direzione opportuna eroga tale divanzo in qualche più utile spesa per la società.
25° Caso di diminuzione del numero degli allievi
Nel caso che il numero dei soci diminuisse per qualunque sia la ragione al disotto dei sedici, la direzione convocherà tutti i soci contribuenti, anche a maggioranza di voti stabilire se debbasi o meno continuare la società, nel caso venisse disciolta i soci contribuenti non saranno più tenuti che al pagamento della somma necessaria al completamento degli impegni preventivamente assunti.
26° Firma dei soci onorari al presente isolamento
Tutti quelli che filantropicamente si prestassero all’istituzione di questa società quali soci onorari apporranno la loro firma al presente capitolo in segno della loro piena adesione ed accettazione di quanto in esso si comprende.
27° Esazione dei canoni
Il pagamento del canone si farà nelle mani del Cassiere incaricato dietro quietanza che verrà rilasciata all’atto del pagamento istesso.
28° Caso di scioglimento della società per mala condotta degli allievi
Se durante l’anno in qualunque tempo di esso si manifestasse nella generalità degli allievi un genere d’insubordinazione tale da impedire, a giudizio della direzione il buon andamento della scuola, la direzione convocherà immediatamente l’adunanza dei soci onorari, ai quali assolto il caso, si compete il diritto di dichiarare al momento sciolta la società e quindi sospeso qualunque obbligo di concorrere coi loro soldi il sostegno di una società di allievi resisi immeritevoli dei loro riguardi e del caso poi di tale scioglimento la obbligazione di tutti i soci si ritengono però legate al pieno soddisfacimento delle spese od in contrasto o stabilite con contratti non rescindibili.
29° Caso di rinnovazione della società
Se alla scadenza del quinquennio la società si rinnovasse a nessuno dei soci cessante competeva il benché minimo diritto pel mobiliare suddetto, il quale passasse in proprietà della società rinnovata.
30° Condotta morale dell’allievo
Nessuno potrà essere accettato quale socio allievo se alla necessaria attitudine per la scienza musicale non unisce anche una condotta plausibile sotto ogni rapporto e ciò ad ineccepibile giudizio della direzione.
31° Assenso del Padre del minorenne
L’Allievo minorenne dovrà portare l’assenza del padre il quale si obbligherà sottostare anche a tutte le spese corrispondenti.
32°Accettazione dell’allievo
Esaminato ed accettato il socio allievo verrà esso inserito nell’apposito registro in cuisi dichiarerà il giorno della sua ammissione l’istrumento a cui viene applicato, se appartenga alla classe dei graziati o dei contribuenti, se con in strumento proprio della società, il mensile da pagarsi per l’istruzione è quello per conto dell’istrumento tale iscrizione verrà contrassegnata dalla firma dell’allievo o di quella del padre o della tutela nel caso di minorita’. La firma stessa verrà pure apposta a presente regolamento in segno della sua piena accettazione.
33° Non può togliersi dalla società
Nessun socio allievo potrà togliersi dalla società prima della scadenza del primo quinquennio di essa senza un giustificato motivo da riconoscersi e giudicarsi dalla direzione.
34° Per l’allievo che esce irregolarmente dalla società
L’allievo che senza l’autorizzazione della direzione si togliesse alla società sia con l’allontanarsi dal corpo sia per semplicemente con l’astenersi dall’intervenire alla lezione, alle prove, od a qualunque delle unioni prescritte o che si prescrivessero, dopo tre successivi inviti a lui fatti dalla direzione,verrà cancellato dal registro degli Allievi, perderà ogni diritto sopra gli oggetti di ragione della società anche sopra l’intera somma sia anche versata a titolo dell’instrumento e l’istrumento stesso abbenchè pagato per intero.
35° Espulsione di un allievo
La perdita dei diritti e l’obbligo di pagamento come sopra viene stabilita anche per il caso in cui l’Allievo venisse per qualunque titolo licenziato dalla società in via di castigo.
36° Assiduità e diligenza alle lezione
Dovrà l’Allievo presentarsi puntualmente a ricevere le lezioni alla precisa ora della chiamata e per tutta la durata di essa; si affida poi nello zelo dello stesso allievo perchè voglia nella propria sua casa per quanto i suoi impegni lo permettono, applicarsi con tutta assiduita’ allo studio dell’avuta lezione pel necessario progressivo profitto.
37° Contegno nella scuola
Durante la scuola dovra’ l’Allievo contenersi con tutto il rispetto verso il Maestro, accettando senza opposizione alcuna lo studio o la parte che gli venisse affidata ed assegnata e nel caso che egli si credesse in qualunque siasi modo pregiudicato, dovrà dopo la lezione ricorrere alla Direzione ma non mai mostrarsi renitente ad insubordinamento verso il Maestro, per non obbligare la Direzione medesima a dover redarguire anziché proteggere il reclamante.
38° Multe
Onde ovviare ad alcune mancanze di grave importanza per una società filarmonica verrà in certi casi inflitta una multa all’allievo trasgressore il quale dovrà immancabilmente versarne l’importo alla cassa della società, in quel modo e tempo che gli verrà determinato.
39° Tabella delle multe
La trasgressione da multarsi e la misura della multa vengono esposte sotto il paragrafo 55 di questo regolamento, e di più verranno con analoga tabella per maggiore cognizione affissa continuamente anche nella sala della scuola e degli esercizi.
40° Multa in caso di mancanza alle lezioni, prove ecc.
Siccome dalla mancanza dell’allievo ad una o più lezioni oltre alla perdita di profitto dell’allievo stesso può derivare spesse volte all’intera società l’inconveniente di dover protrarre una qualunque prova o esercizio stabilito tra varie parti, così stabilisce incorre in multa l’allievo ogni qualvolta, senza un bene giustificato motivo, mancasse o anche semplicemente ritardasse di comparire alle ripetitive chiamate.
41° Proprietà Della Musica Scritta
La musica scritta sia in parti regolari dipartite sia in semplici fogli di esercizio o di studio si ritiene tutto di ragione della società e perciò sarà dovere dell’allievo di conservare nel miglior modo possibile per presentarla alla Direzione ogni qualvolta le piaccia di domandarne l’ispezione. Nel caso di sconciatura o smarrimento di qualche parte o foglio, dovrà l’allievo procurarne la sostituzione a proprie sue spese nel termine che dalla direzione gli viene determinato, ritenuto incorrere in multa l’allievo se le carte smarrite importasse sospensione in ritardo di prove o esercizi.
42° Contegno alle Prove
Durante le unioni di prova od esercizio tra diverse parti dovranno gli allievi mantenere un perfetto silenzio nella sala, occupare il posto loro determinato, ricevere ed acquetarsi alle parti del maestro rispettivamente assegnate senza la minima opposizione ed insubordinazione, in mancanza di che l’allievo contravventore verrà denunciato alla Direzione e potrà anche incorrere in multa a norma delle circostanze.
43° Cura degli strumenti
Tutti gli allievi dovranno in generale avere le più ottime cure dei propri instrumenti; quelli poi che lo ottenessero dalla società si dichiarano pienamente responsabili verso di essa di qualunque danno a concerto che per loro colpa vi si verificasse, spettando esclusivamente alla Direzione col voto del Maestro se in meno l’allievo abbia colpa nel verificato deperimento. Tale responsabilità si estende anche sopra tutti quelli allievi che arrecassero danno in modo qualunque all’instrumento altrui.
44° Proibizioni
Di Suonare Fuori Di Scuola Resta rigorosamente proibito agli allievi sia da soli o in compagnia fuori dalla propria casa o dal locale stabilito per lo studio senza prima aver ottenuto l’autorizzazione del direttore, il contravventore verrà punito con multa e in caso di recidiva potrà anche venire espulso dalla società con la perdita di qualunque diritto sopra di essa e sopra l’instrumento.
45° Caso di esercizio tra allievi fuori dalla Scuola
Potendo convenire ad alcuni allievi per miglior profitto di unirsi nella casa d’abitazione di alcuni di essi onde unitamente esercitarsi nelle avute lezioni, dovranno invocare l’autorizzazione del Direttore, sentito il voto del maestro, dietro il quale potrà accordarla o negarla a norma delle circostanze.
46° Condotta fuori dalla Scuola
Essendo nobilissimo lo scopo della società si raccomanda a tutti gli allievi di astenersi anche fuori dalla scuola non solo di ogni immoralità, ma benanco di qualunque atto o divertimento disdicevole a persone ben educate e avviate in uno studio. Fatto per ingentilire e nobilmente trattenere sé od altrui. All’incorreggibile tendenza d’un allievo alla contravvenzione quanto sopra provocherà la sua espulsione dalla società.
47° Ammissione di un suonatore non socio
Onde non ledere i diritti degli allievi si stabilisce che nessuno che non sia socio potrà suonare in compagnia senza l’assenso dell’allievo che verrebbe sostituito dietro il beneplacito della Direzione alla quale però compete il diritto di ammettere un qualunque socio, specialmente anche filarmonici straordinari.
48° Licenziamento di un allievo per incapacità
Allorchè un allievo sia contribuente sia graziato non presenti sufficienti e proporzionati progressi nella musica potrà il Direttivo licenziarlo a ciò nel decoro della Società a tal vantaggio dell’allievo medesimo che potrebbe inutilmente il suo tempo. In questo caso l’allievo licenziato avrà diritto alla riduzione di due terzi della spesa già fatta per acquisto dell’instrumento il quale resterà poi di proprietà della Società.
49° Orario delle lezioni
Il primo giorno di ciascuna settimana verrà esposto nella sala di studio l’orario delle lezioni colla nominativa chiamata degli allievi e ciò per tutta la settimana successiva.
50° Prestazioni a richiesta della direzione
Per le funzioni di Chiesa come in ogni altro incontro tanto in ….. che in altri paesi dovranno gli allievi prestarsi prontamente dietro invito della direzione in quel numero e per tutto quel tempo che verrà determinato nella chiamata.
51° Erogazione Degli Avvenibili Introiti Per Funzioni Sacre Siccome la maggior parte delle spese necessarie all’istruzione degli allievi viene sostenuta da tutt’altri che dagli allievi stessi, così resta positivamente ed assolutamente che la loro prestazione in qualunque funzione debba essere gratuita competendo, esclusivamente alla Direzione il diritto di stipulare un compenso in quella misura che a lei sembrava più conveniente della rappresentanza di quei corpi morali che volessero valersi della società filarmonica. L’avvenibile introito di tali contratti verrà erogato a vantaggio della società in massa, in quel modo che dalla Direzione verrà giudicato più utile a norma della circostanza.
52° Simile per funzioni non Sacre
L’esposta nei suddetti ultimi capitoli 50 - 51 si ritiene obbligatorio e convenuto anche per tutte quelle prestazioni pubbliche o private, per oggetti non sacri venissero ordinate dalla Direzione.
53° Specificazione e misure delle multe
La Direzione stabilirà a norma delle circostanze il termine nel quale deve essere pagata la inflitta multa, scorso il quale infruttuosamente l’allievo multato non sarà ammesso alle lezioni ma agli esercizi fino al verificato pagamento della multa stessa, dopo un mese di tale sanzione verrà l’allievo dispensato dalla società, ritenutigli oggetti portati dal cap. 34.
 
Elenco dei soci con le rispettive quote associative


55° Tabella delle multe
Le trasgressioni seguenti siccome quelle che possono essere di maggior nocimento al progetto della scuola musicale vengono puniti colle seguenti multe. La mancanza di un allievo alla lezione stabilita porta la multa di austriache £. .15. La mancanza di un allievo ad una prova qualunque porta la multa di £ .25. La mancanza dell’allievo ad una funzione, serata o qualunque altra esecuzione musicale ordinata dalla Direzione porta la multa di £ 1:00. Gli allievi che soli o in compagnia suonassero fuori dalla scuola senza autorizzazione della Direzione saranno multati di £. 3:00 per ciascuno. Lo smarrimento di una parte di musica che importasse ritardo o sospensione di una prova sarà multato come la mancanza alla prova cioè di £ .25. Lo smarrimento di una parte di musica che importasse ritardo o sospensione di una funzione pubblica o privata sarà multato come la mancanza alla funzione stessa di £ 1:00. L’allievo che per insubordinazione od altro motivo qualunque a lui imputabile sia causa di sospensione di una lezione, prova o funzione verrà punito colla multa medesima sopra prescritta per la mancanza alla lezione, prova o funzione suddetta.
56° Lieggeria per l’instrumento anteposta
Il Socio allievo che volesse valersi di uno instrumento di origine della società come il Capitolo 13° dovrà all’atto della sua ammissione portare una benefica sicurtà per il pagamento del canone mensile che venisse stipulato a titolo dell’instrumento stesso.
57° Rinuncia della Direzione
Nel caso che la direzione intenda di cessare dal suo ufficio si convocherà la adunanza dei Soci tanto allievi che onorari per la relativa sostituzione dichiarandosi fin d’ora la Direzione s’intendi esonerata di ogni servizio alla scadenza di un mese dopo seguita la convocazione. Dovrà però il rinunciato presentare alla sanzione della società suddetta il regolare rendiconto della tenuta amministrativa.
58° Azione giudiziale
Le obbligazioni portate dal presente regolamento s’intendono accettate da tutti i singoli Soci tanto allievi che onorari che vi avranno apposta la loro firma, per cui si ritiene che gli obblighi in esso rispettivamente assunti debbono essere esattamente soddisfatti, dichiarandosi autorizzata la Direzione ad agire giudizialmente per l’esecuzione contro del Socio che si rendesse moroso al prescritto pagamento dei canoni mensili.
59° Denuncia della Società alla Autorità Politica
Quantunque la presente società non importi alcuna necessità d’unione o adunanza ai diversi suoi membri da quella infuori che costituisca la scuola e gli esercizi degli Allievi e le eventuali convocazioni dei Soci contribuenti per i conti di amministrazione, pure per maggior regolarità, una coppia del presente regolamento verrà elevata alla superiore Autorità invocandone la relativa protezione ed approvazione.
Darfo lì 30 Luglio 1853
 
 

14 Primi passi e primi problemi

Come abbiamo visto, non possiamo sapere quando e soprattutto come la Musica di Darfo si presentò al pubblico per la prima volta, ma possiamo provare ad immaginarlo.
Forse i musicanti affrontarono i loro concittadini suonando ad orecchio, ottenendo comunque un grande successo che diede loro uno sprone per continuare l’impegno assunto e perfezionarlo maggiormente. Per apprendere bene la musica ormai, bastava solo tener duro e aver pazienza per qualche tempo.
Oppure il gruppo nacque proprio da appassionati già svezzati alla lettura delle partiture e all’uso dello strumento, forse addestrati dallo stesso Maestro Zucchi (sotto contratto, come riportato nell’articolo 6 del Regolamento, fin dal 9 Luglio 1851 e istruttore provvisorio degli allievi della banda di Breno dal 1850) permettendo fin dagli albori esecuzioni di un buon livello.
Comunque molte erano le esigenze da soddisfare, tra le più importanti l’adozione di una divisa per dare una veste di riconoscimento al gruppo; l’acquisto e la riparazione di strumenti per soddisfare la sempre crescente richiesta da parte dei darfensi, entusiasmati dall’ascolto dei loro concittadini, di entrare a far parte del complesso; l’ampliamento dell’archivio musicale dovuto alla grande voglia di imparare nuove parti, la necessità di un ambiente capace di contenere tutti i musicanti e il compenso per il maestro. Oltre a tutto questo… mancavano anche i soldi.
Il movimento era appena avviato, doveva ancora ben definirsi e probabilmente era prematuro rivolgersi ad Enti e Istituzioni. Oltre alle donazioni di alcuni filantropi i musicanti si dovettero imporre un’autotassazione, soluzione indispensabile, ma assai dolorosa perché la gente, per la maggior parte, era davvero povera.
Come da regolamento fu deciso che il contributo di ognuno doveva essere di una o più “svanzeghe” (denominazione popolare della Lira austriaca circolante nel Lombardo‑Veneto fino al 1857) al mese, a seconda delle proprie possibilità.
L’essere musicanti era quindi, oltre che un onore, un onere che comportava non solo l’impegno di tempo e fatiche ma anche il sacrificio di denaro, già tutt’altro che abbondante. Perlomeno, ora anche Darfo poteva contare, per le cerimonie religiose e civili, sulla sua Banda.
Non possiamo escludere che in quei primi anni il gruppo facesse qualche puntatina nei paesi vicini, come sembrano confermare alcuni episodi documentati nel capitolo precedente (Pisogne, 1857 e Angolo, 1887) e considerando che nei dintorni, a quei tempi, non esistevano molte bande musicali (Lovere, 1840 - Breno, 1850 - Pisogne, 1857).
Il tempo passa… e nel 1896 sappiamo che “la Musica di Darfo è ben formata, bene inquadrata e diretta dal Maestro Peci di Borno”, del quale purtroppo non siamo riusciti, a ricostruire la biografia.
Il repertorio e la qualità delle esecuzioni erano in rapida evoluzione: il maestro si occupava di trascrivere le partiture per ogni strumento, traendole dalle riduzioni per pianoforte che si trovavano in commercio in città. Un musicante incaricato eseguiva poi la copiatura degli spartiti per ogni strumentista (lavoro che oggi fanno le fotocopiatrici) e così la biblioteca musicale si arricchiva.
Nel 1900 vi erano circa 30 elementi effettivi, fra i quali i fratelli Abondio e Fiorini; i fratelli Caprinali, nel ruolo di dirigenti, affiancavano il maestro e trainavano il gruppo col consueto vigore, anticipando anche consistenti cifre in denaro.
Nel 1914 la morte prematura (a soli 58 anni) di Isidoro Caprinali, lasciò nel sodalizio un vuoto quasi incolmabile, oltre alla volontà di continuare a suonare in suo ricordo e onore.
Lo scoppio della prima guerra mondiale e poi l’epidemia “della spagnola” bloccò e stravolse tutta la vita del paese. Molti musicanti partirono per adempiere al loro dovere nei confronti della patria, cambiando divisa e strumento, mentre coloro che restarono, perché o troppo vecchi o troppo giovani, si prodigarono per mantenere in vita la banda che fu così pronta a riprendere a pieno ritmo al termine del conflitto.
La ricomposizione del gruppo sembrava svolgersi al meglio e rapidamente, ma subito cedettero le forze anche a Massimiliano Caprinali, che mori nel 1921.
Il complesso era ora ben definito anche di fronte alle istituzioni che quindi provvidero a designare uomini capaci per rimpiazzare la perdita dei due dirigenti, evitando la dispersione del gruppo.
I primi furono l’avv. Fortunato Bontempi, affiancato dal sig. Giovanni Biondi in qualità di segretario. A loro venne consegnata una lettera datata 1 luglio 1919, dal seguente contenuto: “… I sottoscritti fratelli Caprinali dichiarano di rinunciare al loro credito verso il corpo musicale di Darfo, risultante dal pagamento fatto dai medesimi di una cambiale di Lire 463,50 = Quattrocentosessantatre e centesimi cinquanta = alla società agricola di Darfo-Esine, firmata dal nostro defunto fratello Medoro per conto del detto corpo musicale.
Dichiarano pure lasciare in proprietà del corpo musicale gli istrumenti che appartenevano esclusivamente al detto loro fratello Medoro.
 
Necrologio dell'Avv. Bontempi, Presidente della nostra Associazione nei primi anni del '900

 
Tutto ciò per onorare la memoria del caro estinto. In fede”. Pochi sono i commenti possibili su questo testo… Dopo la prematura scomparsa dell’avv. Fortunato Bontempi (9‑6‑1925) Giovanni Biondi fu nominato presidente del Vecchio Corpo Musicale, e continuò questo impegno con dedizione fino al 1928, anno della sua dipartita. A questi successe Battista Cemmi che, come Biondi e Bontempi, era una persona di spicco nel paese per la cultura e gli incarichi civili che ricopriva. Ciò che accomunava i dirigenti con i musicanti era forse la passione per la musica, ma per il resto essi erano estranei alla vita quotidiana del sodalizio, non avendo mai fatto parte delle file della Banda. Tale struttura organizzativa continuerà ad esistere fino agli anni 50‑60, quando, finalmente, i suonatori riuscirono ad ottenere di gestire totalmente la loro Banda.
 
Atto di donazione da parte dei fratelli Caprinali della somma di lire 463,50
e degli strumenti appartenenti al defunto fratello medoro.


 
 
 

15 Nuova industria a Darfo 1888

16 Foto storica della banda di Darfo del 1913


Esine, 24 agosto 1913.

 


 

1.Abondio Pierino, 2.Nonelli Giuseppe, 3.Cemmi Domenico, 4.Abondio Batista (Caderì), 5.Gheza Pierino,
6.Camossi Giacomo, 8.Tedeschi Giusto, 11.Abondio Antonio (Caderì), 13.Abondio Angelo (Caderì),
16.Chiminelli Battista, 17.Squazzoni Battista, 19.Noris Alessandro, 22. Gelmini Andrea, 24.Abondio Felicino
(Caderì), 29. Polonioli (Bia), 32.Fiorini Paolo, 34.Bontempi Fortunato.

 

17 Rapporti precari tra Stato e Chiesa. 1892 Servizio a Esine

Dalla testimonianza orale del prof. Ameraldi, noto divulgatore di "storie" camune, apprendiamo la notizia della partecipazione della "Musica" di Darfo alla festa corporativa che la società di Mutuo Soccorso Operaio di Darfo‑Esine aveva organizzato nel 1892 nel Comune di Esine.
La finalità di questa Associazione era quella di tutelare il lavoratore che vi aderiva volontariamente, da malattie, infortuni, disoccupazione e garantirne una serena vecchiaia con fondi pensionistici.
Oltre a soddisfare queste fondamentali esigenze la Società di Mutuo Soccorso Operaio era parte attiva nella comunità locale impegnandosi nell'organizzazione dei momenti ricreativi di carattere culturale.
Non a caso è intorno a queste Associazioni che in quegli anni nascono i primi gruppi musicali.
Ci racconta l'Ameraldi, da testimonianze raccolte, che in quel giorno il curato Don Paolo Nodari, sacerdote colto, oltre ché Maestro nelle scuole primarie, sfidando le critiche dei cattolici benpensanti, invitò la nostra "Musica" a suonare nel suo giardino.
Questa reazione era dovuta al fatto che allora il "mondo" Cattolico era ideologicamente in contrapposizione a quel movimento di idee più aperte e progressiste definite "liberali" che, strettamente legate al mondo operaio, si andavano diffondendo in quel periodo.
A riprova di questo citiamo un altro singolare episodio.
 

18 Diatriba col parroco di Darfo

Nel maggio 1896 viene spedita a tutti i parroci una circolare della Commissione per la riforma sulla Musica Sacra, ispirata da San Carlo Borromeo nei due Concilii I e VII in via generale.
In questa circolare tra l'altro si cita testualmente quanto segue: "Dichiariamo di bel nuovo di volere escluse dalle chiese, non solo le bande, ma tutte altresì le musiche eccessivamente lunghe, profane, teatrali, volgari, triviali, ecc. raccomandiamo infine allo zelo dei parroci e rettori di chiese di vegliare e procurare che i cantori tengano sempre contegno e devoto".
A seguito di questo il parroco di Darfo Don Giuseppe Morosini costringe i dirigenti del corpo filarmonico di Darfo a stipulare un concordato, dove l'arciprete promette di usare detto corpo filarmonico per i servizi religiosi nella sua parrocchia, in cambio di norme molto restrittive della libertà di azione del corpo stesso; inoltre anche nello statuto vengono inseriti degli articoli di stretta osservanza politico‑religiosa.
Un anno è passato e ci troviamo di fronte ad una dichiarazione controfirmata da tutti i componenti della banda in cui è scritto: "Il corpo musicale di Darfo, si obbliga di non partecipare mai a nessuna dimostrazione anti‑religiosa, come sono tutti i funerali puramente civili, e tutte quelle dimostrazioni che formano d'offesa alla chiesa ed al vicario di cristo, e di mostrarsi di retti sentimenti religiosi e tenere nelle sacre funzioni un contegno grave e religioso".
Ma passano solo pochi mesi e l'esigentissimo parroco è di nuovo alla carica con scambi di lettere sia al corpo musicale che al reverendissimo Vescovo.
Non contento, verso la fine del 1897 si oppone a che la Banda musicale suoni nelle manifestazioni religiose perché "a suo dire", non si attiene alla regola di eseguire soltanto musiche sacre e perché partecipa anche a manifestazioni liberali.
Inoltre secondo lui i componenti della banda non sono tutti di buona vita cristiana (c'è un separato dalla moglie e due o tre che hanno avuto noie con la giustizia). Persino al Vescovo (Mons. Corna Pellegrini) sembrano eccessive le riserve del parroco, tanto più che il direttore assicura di essersi sempre attenuto alla dichiarazione sottoscritta da lui e da tutti i componenti.
Il Vescovo però sottolinea la proibizione che la banda abbia a suonare in chiesa, inoltre raccomanda al parroco di vigilare perché i componenti e i direttori della stessa banda, si attengano alla convenzione sottoscritta da tutti ed alle decisioni dell'Episcopato lombardo e della commissione Diocesana di musica sacra.
È dello stesso periodo una lettera, sempre indirizzata al Vescovo, in cui Don Morosini chiede come comportarsi, perché durante la solennità di San Rocco gli viene richiesto di far suonare la "Banda liberale"; che però ha il visto dell'Episcopato e scrive: "se lascio cantare la musica liberale "disgusto" i cattolici e viceversa se lascio suonare e cantare la sola musica cattolica "disgusto" la musica liberale che vanta anche l'approvazione di altri parroci; cosa devo fare?".
Agli inizi del 1898, le cose sembrano di nuovo essersi portate sui binari della tolleranza reciproca, ma il povero Don Morosini non poté mai tollerare che la banda suonasse anche a feste civili e patriottiche, talora organizzate per festeggiare la fine del potere temporale del Papa (XX settembre, ecc.) e che qualche componente della banda leggesse la rivista "Dio e Popolo" dello scomunicato Negroni, apertamente condannata dalla Chiesa.
Problemi di questo genere erano comuni un po' a tutte le bande dell'epoca. Infatti su "La Provincia di Brescia" del 25 giugno 1889 sotto il titolo "Al latinorum di un Vescovo" si dice : "... è il Vescovo di Mantova che ha colpito d'anatema le musiche che accompagnano funerali civili con questo bel latinorum: Synodus diocesana aperte declarat mumquan tolerari posse in processionibus ecclesiasticis musica istrumenta, vulgo bande, quae funeribus civilibus sint comitata. sciant porro omnes in hanc poenam incdisse quae vocantur: la Banda Musicale Mantovana et la banda di Castel d'ario. gratia dei vobiscum. Amen. Quelli della Banda Musicale Mantovana assicurano che quel Latinus grossus ha per iscopo di crescere i proventi delle bande cattoliche. Santa bottega e niente altro..."
Il commento finale è alquanto tendenzioso dato che il quotidiano in questione è di ispirazione liberale.
 

19 Contratto stipulato tra don Morosini e il Corpo Filarmonico di Darfo

Documento N. 15 Contratto stipulato tra don Morosini e il Corpo Filarmonico di Darfo


TRASCRIZIONE DOCUMENTO N. 15

Norme di un accordo fra il Rev.mo Signor Arciprete di Darfo Don Giuseppe Morosini ed il Corpo Filarmonico di Darlo, pel quale accordo il Rev.mo Signor Arciprete promette usare il detto Corpo Filarmonico nel servizio religioso della sua Parrocchia.

Si premette che il Rev.mo Signor Arciprete di Darfo conserva in modo assoluto la propria autonomia circa l'indizione, la disposizione ed ordine delle Sacre Funzioni nella Parrocchia di Darfo e Chiese Sussidiarie. Che nessuno potrà mai farsi iniziatore ad assumere ingerenza intorno al modo, al tempo ed al luogo di Sacre Solennità entro i limiti della sua parrocchiale giurisdizione, senza il suo permesso od almeno l'assenso accertato, ciò esigendo le Leggi tanto Canoniche che Civili.

Dopo di ciò si conviene:

1° Il Corpo Filarmonico di Darfo, se libero da altri impegni, quando sarà invitato dal Rev.mo Signor Arciprete, si obbliga ad intervenire a condecorare le Sacre Funzioni di Darfo, mediante compenso da pattuirsi volta per volta in ciascuna solennità.

2° La Direzione della musica da eseguirsi nelle Sacre Funzioni sarà affidata a quello dei musicisti stessi, che secondo il giudizio del Direttore sarà ritenuto capace. Per il Maestro all'organo poi, penserà sempre il Rev.mo Signor Arciprete, o la Commissione eletta per le feste, sia a procurarlo, come anche a soddisfare la spesa relativa; e ciò indipendentemente dal compenso ai musicisti di Darfo.

3° Nessuno del Corpo Filarmonico di Darfo (Cantori e Suonatori) viene escluso nelle Sacre Funzioni. È lasciata però libertà al Rev.mo Signor Arciprete, a norma dell'importanza e solennità della Festa di invitare i soli Cantori o Cantori e Suonatori, tutti quindi, o parte a norma della Festa e del possibile dispendio. Nel caso di Feste particolari potrà aggiungere Cantori e Suonatori extraparrocchiali a complemento.

4° Sarà pure libero il Rev.mo Signor Arciprete, quando speciali circostanze della Parrocchia lo esigano, di comandare ad arco puro o misto a maggior perfezione per la Solennità; e quando a completare detta musica fossero necessari istrumenti che si possono trovare nel Corpo Musicale di Darfo, a questi il Rev. mo Signor Arciprete dovrà dare la preferenza e dar loro le parti musicali da eseguirsi un mese prima, se i musicisti di Darfo accetteranno.

5° La musica da eseguirsi dal Corpo Filarmonico di Darfo in questa Parrocchia e Chiese Sussidiarie dovrà essere approvata dalla competente Commissione Diocesana, e perciò di aggradimento al Rev.mo Signor Arciprete ed alla Commissione per le Feste.

6° Quando il Corpo Filarmonico di Darfo si rifiutasse di completare la musica extraparrocchiale come all'articolo 4', il Rev.mo Arciprete potrà liberamente provvedere parti che ne siano capaci senza condizione alcuna né di classe, né di persona, né di qualità.

7° Il Corpo Filarmonico di Darfo potrà intervenire al seguito dei funerali. Riguardo alla funzione funebre in chiesa, dovrà eseguire musica approvata dalla Ven.da Curia Vescovile e di attenersi alle seguenti condizioni:

I' Che detto Corpo Filarmonico pattuisca con la Famiglia del defunto il prezzo della loro prestazione.

II' Che l'intervento in Chiesa della musica si confaccia alla classe degli abiti, cioè che siano almeno di ordine di prima classe.

III' Che il Corpo stesso a sue spese d'accordo colla Famiglia, provveda il Maestro all'Organo estraneo per ora al Corpo Filarmonico di Darfo, ovvero paghi anticipatamente quanto il Rev.mo Signor Arciprete deve spendere per provvedere il Maestro all'Organo.

8° Il Rev.mo Signor Arciprete eseguirà poi sempre a giusto diritto che in avvenire siano osservati puntualmente gli Articoli 8, 9, 10, 13 dello Statuto del Corpo Filarmonico di Darfo presentato dal Signor Medoro Caprinali, Direttore del Corpo stesso al Dott. Maggioni Carlo; e ciò sotto pena di nullità del presente concordato.

 

20 Statuto del Corpo Vocale ed Istrumentale di Darfo (1897)

Documento N.16 Statuto del Corpo Vocale ed Istrumentale di Darfo (1897)
Copia conforme a originale mandato dal sig. Medoro Caprinali al Dr.Maggioni,
per Monsignor Don Giuseppe Morosini Arciprete a Darfo



TRASCRIZIONE DOCUMENTO N. 16

CORPO VOCALE ED ISTRUMENTALE DI DARFO

In Darfo è formato un corpo vocale e strumentale i cui singoli allievi e Maestro, qui sotto nominati si obbligano di ottemperare in modo assoluto ai seguenti articoli:

1° Il Direttore è nominato nella persona del Signor Medoro Caprinali.

2° In sua mancanza ne farà le veci il Signor Macario Antonio.

3° L'istruzione degli allievi è affidata al Maestro Peci Andrea, al quale tutti gli allievi stessi si obbligano di pagare lire una al mese e centesimi 10 ogni domenica al cassiere Signor Eugenio Cassotti per le spese eventuali.

4° Il Maestro Sig. Peci Andrea, è obbligato a dare ai singoli allievi tre lezioni serali ogni settimana e cioè nei giorni di martedi, mercoledì e venerdì della durata minima di due ore, e due lezioni diurne settimanali cioè nei giorni di mercoledì e venerdì.

5° L'orario delle lezioni è pubblicato in scuola, restando facoltative le diurne e obbligatorie le serali, alle quali, salvo legittimo impedimento da notificarsi anticipatamente al Direttore dovranno intervenire tanto il Maestro quanto gli allievi sotto pena di lire una pel primo da ritenersi sullo stipendio, e centesimi 25 per i secondi, obbligando questi a sborsare la quota della multa la sera seguente; non ottemperando a ciò saranno espulsi dal Corpo alla mancanza.

6° Il Maestro avrà la facoltà di esimere da un dato numero di lezioni quegli allievi che credesse del caso obbligandoli però ad intervenire a quelle che da lui verranno giudicate necessarie; per esempio?

7° Le funzioni e le feste verranno trattate dal Direttore e maestro dietro approvazione dei quattro Consiglieri Sig. Fiorini Luigi, Calli Vittorio, Colombo Giuseppe e Polonini Giò Maria.

8° Il Corpo Musicale di Darfo si obbliga di non partecipare mai a nessuna dimostrazione antireligiosa, come sono tutti i funerali puramente civili e tutte quelle dimostrazioni che tornano d'offesa alla Chiesa ed al Vicario di Cristo e dimostrarsi di retti sentimenti religiosi, e tenere nelle sacre funzioni un contegno grave e religioso.

9° Richiesto il corpo musicale a Funzioni, i musicisti dovranno sottomettersi agli ordini del Parroco o di chi ne farà le veci per il servizio.

10° E proibito terminato il servizio di fermarsi in pubblici esercizi a suonare, tanto in corpo come in singoli gruppi.

11° Nessun allievo potrà esportare dalla scuola istrumenti se non per servire a casa onde studiare.

12° Tutti gli allievi che tengono istrumenti non proprii sono obbligati a tenerli d'acconto sottoponendosi in caso di rottura alla relativa riparazione.

13° In nessun luogo ed in nessun numero si potrà suonare senza il permesso dei Direttore sotto pena di lire una in caso di trasgressione.

14' Il Corpo intero è obbligato sortita due domeniche al mese sulla pubblica piazza (salvo forza maggiore) in ore da fissarsi a seconda della stagione, qualunque manchi salvo legittimo impedimento, sarà sottoposto alla multa di cui all'articolo precedente.

15° Nessun allievo potrà rifiutarsi dal suonare o cantare il pezzo distribuito dal maestro.

16° Ogni allievo, entrando nel corpo, dovrà depositare la somma di lire una; ritirandosi, la detta somma passerà al fondo di riserva. (Seguono le firme dei componenti il Corpo come si legge sotto).

Medoro Caprinali
Macario Antonio
Polonini Giò Maria
Fiorini Bortolo
Rusconi Angelo
Grazioli Lorenzo
Abondio G. Battista (uscito)
Casarotti Domenico
Eugenio Cassotti (uscito)
Fiorini Paolo (fu Fiorino) (uscito)
Abondio Lorenzo
Colombo Giuseppe
Rusconi Antonio
Fiorini Battista
Squazzoni Battista
Rottini Giovanni
Abondio Angelo
Carlo Grazioli
Giovanni Cola (uscito dal corpo per partenza)
Comensoli Michele (uscito dal corpo per partenza)
Cemi Antonio (uscito dal corpo per partenza)
Fiorini Luigi di Antonio
Fiorini Giacomo
Entrada Pietro
Polonini Luigi

21 Dichiarazione firmata di accettazione dell'accordo con Don Morosini

Dichiarazione firmata di accettazione dell'accordo con Don Morosini


22 Nascita della Banda Sociale Operaia

Nonostante la fine della prima guerra mondiale, le divergenze politiche che attanagliano in quel periodo le varie parti sociali non accennano ad attenuarsi, favorendo così la prima scissione del nostro Corpo Musicale.
Si nota infatti, da documenti rinvenuti che riportano integralmente lo statuto della Banda nel 1919, che il nome di questo gruppo cambia da "Corpo Musicale" a "Vecchio Corpo Musicale", distinguendosi così da quella che poi sarà la "Musica Sociale Operaia" che operando contemporaneamente seguirà però idee politiche opposte.
Tutto questo è evidente negli articoli che riportiamo in versione integrale tratti dai due quotidiani di maggior diffusione nella provincia: il liberale "La Provincia di Brescia" e il cattolico "Il Cittadino di Brescia".
Il primo riporta la notizia dell' "entusiastica costituzione del nuovo Corpo Musicale Sociale Operaio" che farà la sua prima uscita il primo gennaio del 1920 come documenta la foto.

"La Provincia di Brescia" ‑ 28 Dicembre 1919

L'ENTUSIASTICA COSTITUZIONE DEL NUOVO CORPO MUSICALE

23 dicembre ‑ In una numerosissima riunione tenutasi ieri  sera nella ospitale casa del sig. Gio Maria Polonini si addivenne alla definitiva costituzione della nuova Banda Musicale Sociale Operaia alla discussione ed approvazione dello statuto ed alla nomina delle cariche sociali che diede i seguenti risultati.
Presidente: cav. Agostino Romagnolo; vice presidente: dott. Giuseppe Gheza; consiglieri: Camossi, Nodari, Bettoni, Ghirardelli, Sguazzoni; segretario: G. M. Polonini; direttore: Grazioli; vice direttore: dott. Mori.
Fu anche votato un plauso a tutte le persone che o con l'aiuto finanziario o morale o con prestazioni concorsero alla realizzazione di questo desiderio generalmente sentito nella popolazione e più che a tutti al sig. Gio Maria Polonini che con la passione e la costanza ed i sacrifici si è acquistato tante benemerenze nel campo musicale darfense.
Tutto esaurito l'ordine del giorno fra il generale entusiasmo allo scopo di mettere a posto le cose e come solenne risposta a certe malignazioni più o meno abilmente fatte divulgare con generale consenso e per acclamazione fu votato il seguente ordine del giorno: "Il nuovo Corpo Musicale Operaio di Darfo, riunitosi in seduta plenaria per l'approvazione dello statuto sociale, riaffermato lo scopo precipuo della sua costituzione ‑ di riunire cioè nel suo seno tutte le persone specialmente operaie che tendono a tenere alto il sentimento artistico e musicale di Darfo e comuni limitrofi, rigetta l'accusa lanciatagli di anticlericalismo riconfermando il proprio programma di assoluta apoliticità".
Diamo qui la prima lista degli offerenti alla quale ne seguiranno altre di persone che hanno già promesso il loro largo appoggio alla bella istituzione.

Ferriere di Voltri Darfo L. 1000 ‑ cav. uff. Carlo Tassara 200 ‑ N.N. 500 ‑ Pietro Fanzago 300 ‑ N.N. 200 ‑ Romagnolo 200 ‑ Fagioli 200 ‑ dott. Gheza 100 ‑ Grazioli 100 ‑ ing. Traniello 120 ‑ dott. cav. Grandi 100 ‑ Vitali 100 ‑ prof. Bortolotti 100 ‑ dott Mori 50 ‑ Colombo 100 ‑ Peltrinelli 50 ‑ Chiarolini legnami 50 ‑ Antonio Zattini 250 ‑N. N. 200 ‑ avv. Nobili 100 ‑ not. Mauri 100 ‑ Carlo Camossi 100 ‑ Giov. Camossi 50 ‑ N.N. 200 ‑ Morandi di Scalve 100 ‑ Lorenzi impr. 25 ‑ Cittadini Pietro 200 ‑ Dott. Nessi 25 ‑ G. Saitto 100 ‑ De Angeli 25 ‑ Magnoli 10 ‑ Linetti 20 ‑ Rossi 25 ‑ Paul Abondio Girel 50 ‑ Corsi 25 ‑ Luigi Medici 10 ‑ Dellasera 10 ‑ Selvatici 25 ‑ Tabarini 10 ‑ Sbernini 50 ‑ Di Martino 50 ‑ Bettineschi di Scalve 50 ‑ Pescali 5 ‑ Gozzi 10 ‑ Vittori 10 ‑ Ditta G. M. Brichetti 100 ‑ Badoni 7 ‑ Nulli sottoten. 15 ‑ Bettoni 10 ‑ Valentino Rossi 25 ‑ Fr. Bertolini 20 ‑ Battista Cemmi 25 ‑ Ledoga 500 ‑ Comm. Lepetit 200 ‑ Angioletti impr. 100.

Mentre il secondo quasi contemporaneamente ribatte polemicamente...

"Il Cittadino" ‑ Gennaio 1920

DA DARFO

Cose musicali. ‑ Abbiamo in data 30: La Provincia porta la notizia... ufficiale della costituzione di un nuovo corpo bandistico in Darfo. ‑ Il corrispondente, che non ci dice le ragioni per le quali una nuova Banda si sia costituita, ove già ne esiste un'altra, ci tiene però a far rilevare come direzione e membri respingano l'accusa di anticlericalismo che sarebbe loro stata lanciata.
Dal canto nostro, serenamente, osserviamo quanto in appresso;

1. ‑ Visto che una musica già esisteva e da tempo; e che la stessa seguiva l'indirizzo che fondatori e direttori di prima (nella quasi totalità liberali) le avevano dato mantenuto sempre, quale ragione, se non spirito di parte, ha spinto alla nuova fondazione?

2. ‑ Sarà per combinazione: ma oblatori, presidenza, direzione, i cui nomi ci fornisce la Provincia, sono tutti (esclusi i musicanti), dei democratici (od anticlericali che è lo stesso) salvo forse qualche... punta bolscevica.

3. ‑ Non è una novità che dei questuanti, in più posti, andarono a chiedere sottoscrizioni per la "banda liberale". E liberale qui da noi è il termine accettato per indicare appunto il partito anticlericale nelle sue gradazioni locali.

Con ciò si conclude che un po' più di sincerità non guasterebbe e che non è bene quando si vuol dar vita ad una istituzione per fini così precisi e palesi di partito voler poi nascondere il fine principale, forse perché qualche musicante ingenuo desidererebbe di suonare anche per le funzioni.
E dire che sono usciti dalla vecchia banda perché la chiamavano una... "banda di bigotti!"
E, detto ciò, è bene inteso che ognuno va dove vuole e spende i propri denari come meglio gli garba.
È però bene che Sacerdoti e Fabbricerie sappiano che il vecchio
Corpo Musicale di Darfo (almeno per il momento) non è morto.


Ma se il Nuovo Corpo Musicale " ... rigetta l'accusa lanciatagli di anticlericalismo ... ", nel nuovo statuto che la banda originaria aveva già approvato nella seduta del 18‑9-1919, si afferma:

Art. 1 ‑ Il Vecchio Corpo Musicale di Darfo è ente autonomo e non dipende da alcuno.
Vive dei proventi dei servizi e delle elargizioni dei soci onorari.

Art. 2 ‑ Nell'interesse del corpo viene stabilito che la linea di condotta da seguire nei riguardi degli enti e dei partiti è quella seguita dalla fondazione. E cioè il Corpo non parteciperà a cerimonie che siano in contrasto al pensiero Cattolico.

L'associazione cosi, con l'articolo 1 prende le distanze dal Nuovo Corpo Musicale Operaio cambiando nome, e con il 2' se ne distacca ideologicamente.
Ma la così citata "...Banda di bigotti ... " temendo la concorrenza, non tralascia di avvisare i potenziali clienti affermando in conclusione: " ... Sacerdoti e Fabbricerie, sappiano che il vecchio CORPO MUSICALE DI DARFO (almeno per il momento) non è morto ... ".

23 Treno a Darfo 1909

Arriva finalmente anche a Darfo la Ferrovia Camuna. Il convoglio, trainato da una sbuffante locomotiva a vapore, è accolto dai darfensi che si accalcano festanti lungo la massicciata. Dal primo progetto del 1873, all'arrivo del primo convoglio a Iseo il 21 giugno 1885, celebrato da Zanardelli con la frase: "Brescia, per questa ferrovia, ha oggi il lago alle sue porte", inizia quel processo politico di riconquista del terittorio della Media Valle da parte della provincia di Brescia.

24 Ricordo della prima sortita della Musica Sociale Operaia

Darfo, 1 gennaio 1920


14. Cemmi Domenico, 19. Salvini Angelo, 22.Gheza Piero, 33.Gelmini Andrea, 34.Saviori ?, 35.Domenighini Stefano, 36 Camossi Augusto, 37. Camossi Giacomo, 41.Selvatici Gheza dott. Giuseppe, 47.Benedetti Costantino, 48.Furlanetto Gino, 50.Squazzoni Battista, 54.(Luli), 55.Patroni, 56.Pellegrinelli Ignazio, 58.Chiminelli Battista (Batistù), 61. Dott.Mori, 62.Grazioli Lorenzo.

 

 

25 Il contratto di lavoro tra la Banda e il maestro Vasini

Molti si saranno chiesti qualche volta, quale importanza abbia quel tipo che ai concerti voltando le spalle al pubblico, durante l’esecuzione, continua a muoversi e ad agitare minacciosamente una bacchetta verso i musicanti.
Può sembrare facile rispondere: “enorme”; ma l’esatta misura dell’importanza del maestro direttore durante un’esecuzione musicale la si può apprezzare soltanto mettendosi nei panni di chi, in quei gesti strani, trova il modo di amalgamarsi perfettamente agli altri che in quel momento, come lui, stanno eseguendo una partitura musicale. Il risultato, infatti deve essere non una disordinata accozzaglia di suoni ma un insieme coerente in cui ogni elemento concorre a creare un’armonia prestabilita dall’opera del compositore.
In pratica, un organico di una sessantina di persone come quello della nostra banda, senza una direzione non potrebbe assolutamente esibirsi adeguatamente, specialmente in brani che presentano notevoli difficoltà tecniche.
Si aggiunga inoltre, come nel nostro caso, che il maestro direttore insegni anche ai musicanti a sapersi districare fra tutte quelle macchie sparpagliate sulle cinque righe del “pentagramma” ed a suonare meglio il loro strumento: si avrà così un quadro completo dell’attività e dell’importanza della figura del maestro direttore.

Richiesta di appuntamento con il preside Bontempi.

Se in tempi recenti, come sembra, questo ruolo non viene considerato con la dovuta attenzione, nel passato, al contrario, non sfuggiva a nessuno (pubblico compreso) l’effettiva necessità di avere alla direzione musicale della banda un personaggio capace e preparato. Il maestro era allora un vero e proprio libero professionista che veniva ingaggiato con tanto di stipendio fisso, cottimo ed altri extra, vitto e alloggio, che venivano concordati fra il maestro e il consiglio direttivo della banda e messi nero su bianco con un contratto scritto. La Signora Margherita Biondi è riuscita a trovare fra le carte del padre Giovanni, presidente della banda intorno agli anni Venti, alcune lettere inviate al maestro Vasini con la proposta di occuparsi della direzione artistica dell’associazione. Venivano inoltre poste all’attenzione del maestro delle fasce di possibili compensi a seconda delle disponibilità di tempo che questo avesse potuto dedicare alla banda. Il maestro Vasini fu così invitato ad un incontro con il consiglio in cui le due parti contraenti stabilirono i reciproci diritti e doveri. Questo contratto potrebbe oggi essere considerato un vero affare d’oro, e lo conferma l’invidia con cui il nostro attuale maestro guarda al suo predecessore. Basti pensare che per “ … due lezioni settimanali, nelle ore serali, per allievi e musicanti ….. ogni venerdì ed ogni sabato, salvo intese in contrario con la direzione… ” il maestro percepiva lo stipendio mensile di ben 350 Lire (circa 177 € di oggi). Si aggiungano inoltre Lire 40 per ogni lezione straordinaria (ed a quei tempi se ne facevano parecchie) e Lire 50 per ogni servizio nel comune; i servizi prestati fuori dal territorio comunale venivano compensati invece con Lire 60 “… nette di viaggio, vitto e alloggio … ”. L’alloggio gratuito era garantito anche per servizi prestati nel comune e nei giorni di lezione ordinaria e straordinaria. Il contratto non comprendeva articoli riguardanti solo il compenso monetario ma venivano anche tutelati alcuni diritti quali le ferie e il compenso nei periodi di malattia. E maestro infatti aveva diritto ad “… un periodo di vacanza di giorni 20 stipendiati, da scegliere in epoca più adatta. … In caso di malattia, comprovato da certificato medico, il maestro avrà diritto a 20 (venti) giorni, oltre i quali dovrà farsi sostituire a sue spese”. Il fortunato maestro veniva trattato come i dipendenti pubblici di oggi essendo pagato “… non oltre il 27 di ogni mese”. Ma l’articolo che più inquadra il mestiere di “direttore di banda” nella categoria dei “liberi professionisti” è l’ultimo in cui si ribadisce che “il maestro è libero di assumere altri impegni consimili, in qualunque paese, esclusi però quelli da Breno a Pisogne, (questi non compresi)”. I vecchi libri cassa che abbiamo consultato mese per mese, riportano i compensi che venivano elargiti ai vari maestri che la banda aveva ospitato e ne risulta che la spesa per il direttore, almeno fino ad una ventina di anni fa, è sempre stata per le casse dell’associazione la più gravosa, addirittura fino a superare l’intero importo di tutte le altre spese. Ma a quanto pare col maestro Vasini la banda aveva fatto il passo più lungo della gamba e con una lettera del novembre del 1921 il consiglio, con il preavviso di 90 giorni stabilito nel contratto, comunica al maestro la decisione di interrompere il rapporto per questioni di difficoltà economiche. L’umile compenso che l’attuale maestro percepisce dalla banda non è nemmeno paragonabile allo stipendio che percepivano i suoi antichi predecessori, ma sicuramente la passione, la dedizione e l’impegno sono uguali se non superiori ed i risultati gliene danno atto a riprova della grande importanza del suo lavoro, oggi come allora.

Contratto di assunzione del M° Vasini
Gentile Vasini, professore di Tromba e diplomato in composizione,
insegnò "strumenti d'ottone" e armonia all'istituto Musicakle Venturi
dal 1918 al 1945. Fu durettore, oltre che della nostra, di varie bande
della provincia.

 

Nota delle spese del M° Vasini.

 

Copia della lettera con cui la Banda avvisa il M° di voler interrompere la collaborazione.



Compenso per il triduo di Gianico

 

26 Schola Cantorum

Agli inizi del 1920, al Vecchio Corpo Musicale di Darfo, che in antagonismo alla Musica liberale accompagna con le sue note le manifestazioni cattoliche della città, si annette un gruppo di cantori. Alcuni di essi provengono dallo stesso corpo musicale, altri sono amici o parenti (esempio significativo è la famiglia Abondio che conta già quattro presenze nella "Musica" ed ora dona tre cantori al coro) o comunque amanti della buona musica. Ad un organico fisso formato da una dozzina di voci divise tra tenori e bassi, quando le partiture lo richiedono, si aggiungono anche voci femminili, soprattutto contralti, mentre i pezzi solistici di una certa difficoltà vengono affidati in genere ad artisti in auge nella provincia, fra i quali il Della Valle di Brescia. Sotto l'insegnamento e la valida direzione di Don Pietro Laini di Breno, accompagnati all'organo da Monti Carlo di Erbanno (che in assenza di Don Pietro assume anche la direzione) e da un organico di strumentisti normalmente composto da due violini (solitamente il prof. Benzi di Lovere e altro secondo violino), un violoncello (Guizzetti di Esine), tre clarinetti (Minini Giovanni, Minini Giuseppe e Tedeschi Maffeo), un flauto (Abondio Felice) e una cornetta (Santandrea Giuseppe), prestavano servizio nelle celebrazioni dei Sacri Tridui, o in generale di ogni altra solennità, sia a Darfo che in tutti i paesi limitrofi (e con che richiesta!!). Il repertorio consisteva in messe da vivo e da morto o parti di queste, trascritte e adattate all'organico dallo stesso Don Laini. Chi li poté ascoltare ci riferisce che avevano raggiunto un alto livello artistico, e non uno solo afferma che, sentendoli in chiesa, si rimanesse estasiati. Una riprova sicura di questo la troviamo fra i documenti che abbiamo potuto consultare tra quelli conservati dalla famiglia Biondi. Don Annibale Valoti, arciprete della Fabbriceria Parrocchiale di Schilpario, in una sua lettera, datata 21/04/1925, scrive al Presidente Avv. Fortunato Bontempi: "Sono spiacente doverle comunicare che siccome fu molto tardiva la loro risposta circa l'assunzione dell'impegno del canto in occasione delle feste del Triduo di qui, ed anzi credendo in modo assoluto che loro non potessero assumersi quest'anno l'impegno; si è stati costretti di malavoglia a rivolgerci altrove. Questo con dispiacere, perché la loro ottima esecuzione dell'anno scorso piacque assai, e ci rivolgemmo quest'anno per prima ancora a loro, ma non avendo avuto risposta almeno sino ad oggi comprenderanno che non si poteva aspettare sino alla vigilia per non trovarci poi in imbarazzo. Vuol dire che l'anno venturo non mancheremo di rivolgerci ancora da loro, ma per avere poi una risposta più sollecita."
Oltre al triduo di Schilpario del 1924, sappiamo di tridui a Darfo nel 1920/21/23/24; a Gianico nel 1923/24; a Angolo e Fraine nel 1923.
Sia i cantori che gli strumentisti ricevevano mensilmente un onorario proporzionale alle presenze nel coro, nella banda o per particolari prestazioni solistiche. Nelle trasferte venivano inoltre spesati di vitto e alloggio perché normalmente permanevano nel paese per tutta la durata del triduo, condividendo la festa con la popolazione. Ed erano eccezionali anche in questo; in una di queste occasioni infatti, successe che i nostri andassero a cantare dopo aver apprezzato del buon nostrano: fu una gran fatica riuscire ad incanalare tutto il gruppo su per la stretta scala che portava in cantoria, ma più grave ancora fu che mentre di lassù tutti davano il meglio di se stessi, uno di loro offrì pure parte della propria digestione... ai devoti fedeli dei banchi di sotto. Questo episodio, forse non unico, non deve comunque alterare né la figura artistica, né tanto meno la personalità di questi nostri predecessori.
Al termine delle celebrazioni religiose solitamente il "Vecchio Corpo Musicale" diretto dal maestro Zacchi eseguiva un concerto in piazza.

27 Fotografia "Banda Pipista"

Fotografia scattata fra il 1922 e il 1925 che ritrae la cosidetta "Banda Pipista" la più antica e di ispirazione cattolica, che nel 1920 per distinguersi dalla appena nata "Musica Sociale Operaia" di tendenza socialista, intesa nel senso dell'epoca, prese il nome di "Vecchio Corpo Musicale di Darfo".


1.Abondio Battista (Caderì), 2.Pedersoli (Nistol), 3.Chiarolini Giacomo, 4.Tedeschi Erasmo (Rasmulì), 6.Abondio Pierino, 7.Cemmi Domenico, 8.Rusconi Enrico (Tambì), 9.Abondio Felicino (Caderì), 10.Abondio Angelo (Caderì), 11.Abondio Giovanni (Caderì), 12.Pezzotti Pietro, 13.Noris Alessandro (Rafì Fontaner), 14.Lambertenghi, 15.Bonzi Matteo, 16.Fiorini Giuseppe, 17.Fiorini Paolo, 18.Fiorini Carlo, 19.Fiorini Tullio, 20.Minini Giovanni, 21.M°Visini, 22.Felice Bontempi, 23.Pezzotti Luigi, 24.Minini Giuseppe, 26.Bertocchi Pietro, 28.Santandrea Giuseppe, 31.Belotti Leo, 32.Miclini Domenico (Gasperi), 33.Rigamonti Pietro.


28 Don Pietro Laini

Nacque a Lovere (Bg) il 16 maggio 1875 dall’avv. prof. Giov. Antonio e da Santina Grassi di Schilpario. Nella famiglia era già assai diffuso il talento della musica: il padre era pianista, la sorella Irma era un discreto soprano, il fratello Fiorino si diplomò in pianoforte, e ben presto anche in lui emerse una innata dote musicale, che poté coltivare frequentando l’accademia Tadini di Lovere.
Terminate le scuole elementari Pietro manifestò al padre la vocazione sacerdotale, e questi, nonostante fosse un cattolico liberale, assecondò la scelta ponendo però una sola condizione: non avrebbe dovuto comunque lasciare gli studi musicali.
Entrò in seminario a Brescia e poi fu trasferito a Belluno dove conquistò ottimi voti e grande fiducia dai superiori.
Fu ammesso agli ordini minori e nel 1899 fu ordinato a Bergamo da mons. Guindani.
Parallelamente, come promesso al padre, aveva continuato gli studi di pianoforte e organo e nel 1900 si diplomò “summa cum laude” al conservatorio di Venezia.
Dopo essere stato vicario e cooperatore in due parrocchie di Belluno e coadiutore nella parrocchia di S. Giovanni a Brescia, nel gennaio 1908 partecipò e stravinse il concorso per il posto di organista nella parrocchiale di Breno (posto lasciato dal maestro Ravelli) dove fu quindi trasferito con l’incarico di coadiutore del parroco Don Domenico Faustinelli.
A Breno fu vivissima presenza in parrocchia e in oratorio, ma soprattutto grande promotore e coordinatore di aittività musicali: dopo soli tre mesi dal suo ingresso in paese aveva già insegnato a cantori e suonatori la Messa del Messelet; nello stesso anno a luglio teneva in piazza il primo concerto con un nutrito programma; per la solennità della Assunta insegnò una messa facile ad una quindicina di ragazzi.
 
Domande d'ammissione al Vecchio Corpo Musicale di Darfo. Sulla maggior parte di esse è riportato in matita l'esito dell'esame.
 
 

Nel 1909 fondò la “Filarmonica brenese” una scelta schola cantorum annessa alla banda: un complesso da fare invidia alla banda municipale di Breno.
Non si contano le presenze della “Filarmonica” nelle feste paesane e in tutta valle, occasioni per le quali Don Pietro non mancava di comporre dei pezzi sacri o profani, ma sempre semplici e accessibili al popolo: questo era il suo fermo proposito.
In un documento dell’epoca leggiamo: “A questo umile sacerdote musicista va riconosciuto il merito inestimabile di aver promosso la musica sacra e profana nel popolo della Vallecamonica e di averlo fatto attuando le direttive lanciate dal Congresso Ceciliano Lombardo di Musica Sacra (Brescia 14/09/1909) che stipulò precise norme pastorali per le scholae cantorum, per le bande e per il suono artistico delle campane …”
Egli insegnò a tutti quelli che avevano passione per la musica, anche gratuitamente, spostandosi in treno o perfino a piedi per le lezioni.
Soleva ripetere: “Impara la musica, perché quando sei triste fai una suonata e ti passa”.
Egli visse di musica e l’amò fino alla fine della sua vita terrena.
Morì l’ 11 marzo 1967 alla veneranda età di 92 anni. La sua salma dopo un affollatissimo funerale, fu sepolta ad Angolo nella tomba di famiglia. Ma la sua memoria resterà viva nei secoli grazie alla splendida eredità che ci lascia un repertorio di quasi un centinaio di pezzi di musica sacra e profana, fra i quali ricordiamo la “Missa Melodica in onore della Beata Bartolomea Capitanio” a due voci uguali (1938) che ebbe l’onore di venire eseguita in San Pietro a Roma dal Perosi, uno dei maggiori compositori di musica sacra del nostro secolo. Fra le composizioni profane abbiamo ben 21 musicalizzazioni di colorite opere del poeta dialettale bresciano Angelo Canossi. Ancora oggi a Breno la gente anziana ricorda con tanta nostalgia le pastorali della notte di Natale del “suo Don Pietro”.
 
Vecchio Corpo Musicale di Darfo con al centro il Maestro Gentili Vasini
 
Elenco dei musicanti e dei cantori con relativo compenso per il servizio a Fraine del 02/07/1923
 
Documenti manoscritti da Don Pietro Laini


 

29 Il Maestro Simone Salvetti

Nato a Breno nel 1870 e morto a Darfo nel dicembre 1932 il M.o Salvetti è a Darfo negli anni ‘20 come maestro della locale Banda.
In possesso di non comuni qualità artistiche che aveva perfezionato con studi regolari presso il conservatorio di Parma, visse sempre da Bohemien, accontentandosi dei proventi che gli venivano dal dirigere alcune bande, e da rare prestazioni come organista.
Compose molti brani per gruppi mandolinistici e con uno di questi, “Mormorio del mare”, vinse anche il primo premio al concorso indetto dalla rivista il Mandolino nel 1905. Della sua permanenza alla direzione della nostra banda abbiamo solo testimonianze tramandateci dagli anziani, i quali lo descrivevano come un maestro molto esigente ma anche molto affabile nei fuori servizio.
Difatti si racconta che finito l’impegno ufficiale, quando incominciavano le fanfarinate, aderiva alle richieste dei suonatori e immediatamente componeva dei ballabili che dedicava agli stessi suonatori, i quali dovevano eseguirli quella sera stessa.
Nell’archivio della banda di Breno abbiamo potuto recuperare alcuni brani originali per banda anche se incompleti.
Due di questi, il valzer “Sere d’Autunno” e l’episodio sinfonico “Liberty”, dopo una attenta ricostruzione del M° Alberti, li abbiamo inseriti nei concerti per il centenario.
 
Foto della Banda di Esine, anno 1920. Il primo a sinistra con il bastone è il M° Salvetti di Breno, che per
anni ha diretto anche la nostra banda.
 
Partitura di Bombardino solista dell'episodio sinfonico Liberty composto da Simone Salvetti.
 

30 E' mai esistita una Banda ad Erbanno?

Nonostante le nostre ricerche, non è stato possibile ritrovare fotografie, documenti o testimonianze orali attendibili, sull’attività e sul periodo di presenza di una banda musicale a Erbanno.
La conferma della sua esistenza l’abbiamo avuta grazie al ritrovamento del contratto di vendita di 9 strumenti (quelli che normalmente vengono acquistati non dai singoli musicanti ma dall’associazione) al Vecchio Corpo Musicale dal sig. “ Sigala Pietro fu Gaetano per la somma di Lire 430.
Erbanno li 1/1922
Ricevo dalla Direzione del Vecchio Corpo Musicale di Darfo la somma di L. 430 (quattrocentotrenta) a saldo dei seguenti strumenti venduti ad esso liberi da ogni vincolo. Con l’espressa dichiarazione che egli è il proprietario e può venderli senza che altri possa vantare alcun diritto sopra di essi: 2 bassi, 1 bombardino, 2 tromboni, 1 cassa, 1 genis, 2 piatti, 1 battente, 1 tamburo con tracolla.
In fede.
Sigala Pietro fu Gaetano

31 Ingaggio del musicante Santandrea

Nel mese di ottobre dell’anno 1919 il Vecchio Corpo Musicale era in viaggio sul treno per Brescia dove doveva prestare servizio alla festa federale. Ad Iseo salì un giovane che qualcuno della banda riconobbe per una “buona tromba” che aveva già sentito. Era il signor Giuseppe Santandrea, e quel giorno si recava in città per comprare il materiale necessario al lavoro di ciabattino che esercitava nel suo botteghino di Iseo. In realtà in quel viaggio non spenderà una lira, e questo a tutto vantaggio delle non sempre floride finanze della sua giovane famiglia che inoltre stava aumentando di numero.
Appassionato come era, chiese ai musicanti perché si trovassero su quel treno. I dirigenti (o il maestro), saputolo buon suonatore, pensarono di fare in modo che lui stesso scoprisse il motivo del viaggio e lo invitarono ad aggregarsi per rinforzare la sezione delle trombe. In un primo momento egli rifiutò perché privo del proprio strumento, in seguito fu deciso di ritirare la tromba all’allievo Pezzotti che era stato portato più per far numero che per le sue reali possibilità di suonare, essendo questi ancora alle prime armi come trombettista.
A quel punto il Santandrea accettò, gli venne promessa la giornata e fu ingaggiato. Naturalmente le sue notevoli doti fecero colpo e quella sera al ritorno fu pregato di non scendere a Iseo, ma di continuare il viaggio fino a Darfo dove avrebbe potuto farsi apprezzare da tutta la popolazione che, come sempre, attendeva la banda alla stazione. Sporgendosi dal finestrino fece avvisare la moglie da un amico ferroviere. Naturalmente fu un successo per la “tromba di Iseo” tanto che gli verrà data la possibilità di aprire un negozietto di scarpe e di trasferirsi con tutta la famiglia a Darfo.
Diventerà il “nonno Santandrea” e per tutta la vita sarà tra i più solerti animatori della vita musicale darfense. Da una sua lettera del marzo 1924 apprendiamo che le cose al di fuori della musica non sempre gli andavano bene. La trascriviamo integralmente perché molto dignitosa e significativa.
Darfo, 28 marzo 1924
 
 
"Nonno" Santandrea
 
Egregio Signor Direttore,
Non sapendo proprio a chi rivolgermi, per fare conoscere la mia situazione, ho pensato inviare a Lei questo mio povero scritto sperando nella bontà sua, d’essere almeno un po’ confortato. Lei ben sa che io mi decisi a venire a Darfo per sostenere in quanto a me fu possibile, la vostra musica, ma anche (come naturale) con la speranza di migliorare un po’ la mia condizione. Invece! 0 destino, o gran fatalità! Fu proprio il contrario. I miei interessi andarono di male in peggio. In poco più di tre anni, mi sono capitate tutte. Son stato derubato, la prima. La seconda è quella del Gleno (e purtroppo questa fu generale). Ora speravo proprio di avere anch’io il sussidio, in proporzione agli altri. Presentai la denuncia dei miei danni che era di circa 12.000 lire, e credo di non aver esagerato, essendomi andato tutto quel poco che avevo in bottega.
Quando lunedì scorso andai in municipio, ma senza esser chiamato, perchè mi avevano dimenticato con mia gran sorpresa mi sono state assegnate L. 500. Sono rimasto tanto deluso, e molto più perché mi vedo costretto a far cattiva figura verso i miei creditori (quello che non ho mai fatto).
Se fossi stato membro della loro musica, certo sarei stato trattato meglio. Ora quello che domando a Lei e alla spettabile direzione è questo. Sempre se la musica andrà avanti, io mi obbligo anche a dare due lezioni alla settimana agli allievi, come ho fatto anche prima (sempre se loro son contenti) ma se mi accordano un po’ di stipendio, se no, non so come possa fare ad avere ancora volontà di suonare trovandomi in si tristi condizioni. Dunque faccio appello alle degne persone che formano questa direzione a voler considerare la condizione mia sempre sfortunata e dare un po’ di sollievo al mio povero cuore, perché continui la mia missione. Faccio le mie scuse se li ho stancati troppo, ringrazio, anticipatamente.
Obbl.mo Santandrea
La rivalità tra le due bande che in quel periodo era molto accentuata traspare dalla frase “se fossi stato membro della loro musica, certo sarei stato trattato meglio”.
Da notare inoltre che “Nonno Santandrea” non chiede oblazioni, ma di poter fare più lezioni agli allievi “… se no, non so come possa fare ad aver ancora volontà di suonare trovandomi in si tristi condizioni … ”
Nell’ottobre ‘59 a seguito di una discussione con il vice maestro Beppe Salvini sull’opportunità o meno di far servizio anche in numero esiguo presenterà le dimissioni dicendo “… farò l’ultimo servizio il 4 novembre poi basta” … e concludendo “… vi saluto tutti, miei doveri al comitato esecutivo, e buon proseguimento”.
L’amico Santandrea
Il Comitato Esecutivo nella lettera di risposta del 1‑12‑1959 chiede al “Nonno Santandrea” di rimanere nell’associazione, anche se per l’età non poteva più suonare, con altri incarichi. Il Santandrea rifiuterà quello di istruttore degli allievi mentre accetterà di occuparsi dell’archivio, della scuola e della manutenzione degli strumenti.
Concluderà la sua avventura con la banda di Darfo all’età di 79 anni con una lettera del 16‑3‑1963 dove consegnando alla banda il tromboncino di sua proprietà, conclude con “… miei doveri al S. Presidente, al Maestro e tanti saluti agli amici, buona continuazione … ” e firmandosi, “l’amico Giuseppe Santandrea”.
Insieme ad altri come il Treccani fu l’istruttore di varie generazioni di musicanti facendo proseliti naturalmente anche in famiglia, il figlio Gino suonerà il flicornino dal giugno del ‘37 fino al 10‑9‑1963 poi, emigrato in Svizzera per lavoro continuerà nella banda di Biasca a Bellinzona fino all’agosto ‘87. Attaccò la passione della tromba anche ai nipoti “Miclini” Bepi e Angelo che per anni saranno le “trombe” di Darfo.
 
Lettere autografa di Giuseppe Santandrea

 
Il merlo reale
Si racconta che in gioventù “Nonno Santandrea” avesse a discutere con un vicino di casa. Questo era un accanito cacciatore ed aveva un bellissimo merlo che aveva allevato con molta cura per usarlo come richiamo. Il nostro suonatore invece era da mesi alle prese con un passo Piuttosto difficile della marcia Reale, brano che era molto in auge in quel periodo. Prova oggi, prova domani (la costanza, si sa, è una dote per i musicisti) anche il merlo del vicino imparò quelle battute. Figuratevi cosa accadde quando il cacciatore scopri che il suo prezioso merlo non fischiava più quello che madre natura gli aveva insegnato, ma fischiettava l’inno monarchico. Il vicino se la prese a tal punto con il Santandrea che, minacciandolo, pretese un risarcimento per il merlo che gli aveva “rovinato”, e che, non più utile come richiamo, era ormai pronto per essere ingaggiato come “mascotte” della Banda.
I coperchi del "ceso"
A proposito della sua attività di insegnante, il Santandrea soleva raccontare che per il carattere molto schietto, non riusciva a trattenersi dall’esprimere chiaramente il proprio pensiero riguardo alle capacità musicali di ogni suo allievo. Ad uno di questi (apprendista da un falegname), molto appassionato ma purtroppo musicalmente “negato”, dopo diverse lezioni infruttuose, trovò il modo per dissuaderlo dal continuare dicendogli (in dialetto ovviamente) “te, se t’emparérét i sé be ac’ a fà ‘l falegnam come t’emparet a sunà, te saré bu apená defa so i coércc del ceso”.
Traduzione: tu se imparerai cosi bene a fare il falegname come impari a suonare sarai solo capace di costruire i coperchi del “cesso” (non inteso nel senso moderno ma soltanto, come allora in uso, un foro nel pavimento coperto semplicemente da una tavoletta di legno con manico).
DISASTRO DEL GLENO
1 dicembre 1923
Crolla la diga costruita sul torrente Gleno sopra l'abitato di Bueggi in Val di Scalve, e acqua, materiale, alberi e massi, formano un'ondata di 60-70 metri di altezza che, percorrendo la Valle del Dezzo si getta nell'Oglio devastando le borgate di Corna e di DArfo, distruggendo quasi totalmente la località "Darfino" e compromettendo definitivamente la stabilità del più antico quartiere di Darfo (che verrà demolito nel 1930).
Nel disastro hanno perso la vita quasi 500 persone, di cui ben 150 darfensi. Inestimabile il danno alle strutture e alla campagna.
Per quella tragica occasione verranno a Darfo Vittorio Emanuele III (che fu ospitato nell'antico albergo della Posta), il capo del governo Mussolini, il vescovo Gaggia e molte altre personalità.
La laboriosità dei darfensi permetterà una rapida ripresa della vita nella cittadinanza.

32 Un altro "oriundo" si aggiunge alla Banda di Darfo

La competizione accesa tra le due bande, portò l’altra formazione ad ingaggiare anch’essa un virtuoso dello strumento, che venne individuato (purtroppo non sappiamo come) nel clarinettista Treccani Silvio di Toscolano Maderno. A questi venne dato il posto al “Cotonificio Olcese” di Boario dove presterà la sua opera di validissimo meccanico aggiustatore fino all’età della pensione. Vero e proprio virtuoso del clarinetto sarà in seguito (a Bande riunite) un valido istruttore per le “ance” e insieme proprio al Santandrea, animatori della vita musicale di Darfo.
Inoltre il Treccani per molti anni sarà anche riparatore di tutti gli strumenti della banda. Aveva allestito in casa una piccola ma fornitissima officina, e dopo il suo turno di lavoro all’Olcese, con molta passione e con la sua proverbiale precisione, riparava ogni tipo di strumento.
Questo permetteva alla Banda, oltre ad avere gli strumenti rimessi a nuovo nel giro di pochi giorni (a volte solo di ore), un notevole risparmio, non dovendo far capo ai riparatori di Brescia.
Nota delle spese sostenute da Silvio Treccani per la riparazione degli strumenti.

33 I funghi per l'insegnate di musica

In un racconto di Gino Tedeschi, uno dei musicanti più longevi bandisticamente parlando, emerge l’usanza spontanea e sincera di mostrare la propria riconoscenza a chi, spesso di rango superiore, ha speso un po’ del proprio tempo per dargli un aiuto.
Al momento del suo ingresso nella banda il Tedeschi pensò di ringraziare il suo insegnante, il signor Treccani, per averlo iniziato al clarinetto. In mancanza di possibilità finanziarie, decise che gli avrebbe offerto dei funghi da lui stesso raccolti.
Con questo proposito, timoroso di non svegliarsi in tempo, quella sera si accordò con il padre perché l’indomani fosse chiamato di buon’ora, ma, per l’emozione, il mattino successivo non appena vide il chiarore della finestra, si incamminò verso il bosco.
Convinto che le persone che incontrava lungo la strada fossero operai del primo turno (in realtà erano gli ultimi ritardatari della sera precedente), intraprese il sentiero che portava in montagna, finché giunto a metà, accadde una cosa che lo turbò non poco: la luna piena che già era coperta dalle nubi, scomparve del tutto, lasciandolo al buio.
Essendo di natura poco coraggioso, ma trovandosi vicino ad un luogo che ben conosceva , vi si recò con la speranza di sentirsi più al sicuro; appoggiato cosi colla schiena ad un “sòc”, e restando in guardia con un bastone in mano, attese l’arrivo dell’alba.
Naturalmente la ricerca, effettuata alle prime luci, fu molto fruttuosa, e lasciò deluse e sorprese (dal fatto che qualcuno le avesse precedute) le persone che di buon mattino si recavano in quella zona in cerca di funghi.
Il Gino, naturalmente ben nascosto per paura di “pesanti critiche”, stette ad ascoltare attentamente le congetture degli abituali cercatori su chi avesse potuto fare loro un simile scherzo.
Un’ora dopo il rientro, il padre, che non lo aveva trovato nel letto all’ora stabilita, gli chiese dove fosse stato, ed a questa domanda il ragazzo raccontò la sua avventura.
Naturalmente i funghi fecero molto piacere al maestro, che li gustò tranquillamente, ignaro della loro storia movimentata.
 
Nota delle spese sostenute da Silvio Treccani per la riparazione degli strumenti 
 

34 Musica al cinema della "casa del popolo"

I due validi suonatori ingaggiati dalle bande in opposizione, ma non rivali tra di loro, li troviamo già negli anni successivi uniti a formare un complessino con altri tre o quattro componenti (fra i quali un pianista). Essi suonavano durante la proiezione dei film che, essendo ancora “muti” (le prime proiezioni sonore si avranno a Darfo solo nel 1936), abbisognavano di un commento musicale in diretta. Trascriviamo di seguito una delle parecchie ricevute pervenuteci tramite la Signora Biondi che testimoniano quanto sopra affermato.
Darfo, 4-9-1922
Ricevo dal cassiere del cinema “casa del popolo” in Darfo lire 10 (dieci) per Due presenze coll’orchestrina durante la rappresentazione del cinema stesso.
in fede,
Santandrea
Una delle ricevute firmate da Santandrea
 
Ledoga 1934
Nello stabilimento Ledoga di Corna, fondato nel 1909 da Roberto Lepetit, per la produzione del "Dimalt" (prodotto per panificazione) e del "Diastafor" (per la produzione tessile), si costruisce una moderna malteria e nel 1938 inizia la lavorazione dei fermenti e degli enzimi.
Già nel 1939 lo stabilimento impiegava ben 200 operai. Negli anni successivi la produzione spazierà su altri prodotti chimici quali tannini e furfurolo.

35 La Banda e le stazioni ferroviarie

La stazione ferroviaria, considerata fino al secondo dopoguerra come punto di riferimento e di collegamento con gli avvenimenti esterni, vide costante, negli anni della “guerra d’Africa”, la partecipazione della banda alla partenza dei legionari, nonostante l’orario proibitivo delle 5,30 del mattino.
La sua presenza serviva a solennizzare l’evento, a sottolinearne il carattere patriottico ed a esprimere a chi partiva la vicinanza della gente; si cercava inoltre di dare a questi “eroi” un sostegno morale in un momento così triste, distogliendoli per un attimo dalla cruda realtà.
Le note allegre degli inni patriottici, infatti, contrastavano con il dramma che i protagonisti e le loro famiglie stavano vivendo.
La stessa aria di festa veniva poi ritrovata da chiunque avesse avuto la fortuna di tornare, indipendentemente dalle esperienze amare od esaltanti vissute in guerra.
Numerosi sono gli aneddoti legati alla presenza della banda nelle stazioni ferroviarie della zona.
Ci racconta ad esempio Gino Tedeschi, allora giovanissimo clarinettista della banda, che dopo una lunga attesa sulle panchine della stazione, al momento cruciale di “attaccare” la consueta “suonata” di benvenuto per il reduce di turno, due musicanti assorti nelle loro discussioni, con le spalle rivolte al maestro, furono richiamati da un terzo che per attirare la loro attenzione, disse scherzosamente: “Giü èn‑na du, giréga al cül a la stasciù”. La battuta procurò, con l’ilarità, una generale deconcentrazione, rovinando così l’importante momento magico dell’ “attacco” e l’atmosfera a cui il suono della banda doveva contribuire.
 
Programma di un concerto della nostra Banda diretta dal Maestro Scalmana eseguito a Lovere il 10 dicembre 1927.
 

36 Il falso arrivo del podestà

A Darfo, dopo la conquista dell’impero, si era sparsa la voce che sarebbe arrivato il Podestà, reduce dalla guerra d’Africa.
Subito di fronte alla stazione ferroviaria ci fu un viavai di curiosi che vennero a raccogliersi attorno alla Banda e a tutte le Autorità del comune accorse per l’occasione, in attesa del fatidico treno.
La “suspence” era resa più sofferta dall’incalzare delle notizie che giungevano dalle varie stazioni lungo la ferrovia. Quando finalmente il treno giunse in stazione, un personaggio con cappello da coloniale, affacciatosi allo sportello di una carrozza, si vide assalire da autorità, avvocati, federali, gagliardetti delle varie associazioni e dal suono della banda.
Terrorizzato dall’accoglienza, il misterioso viaggiatore si rifugiò di nuovo precipitosamente nella carrozza. Si scoprì in seguito che il tanto atteso personaggio non era il Podestà, bensì un povero “scalvino”, anch’egli reduce dalla guerra.
La banda quel giorno non solo non poté attingere dal tavolo imbandito di Vermout (prezioso liquore per quel tempo) preparato per l’evento, ma dovette sopportare, come rincaro, il malumore dei dirigenti.
Il Podestà, si venne a sapere poi, si era fermato nel paese precedente per andare a trovare la moglie.
La tradizione del binomio Banda-Stazione è stata ripresa alcuni anni fa durante la manifestazione storica rievocativa del passaggio della “tradotta” che portava i soldati della prima guerra mondiale sul fronte dell’Adamello. Alla fermata della vecchia locomotiva a vapore alla stazione di Corna, la Banda era ancora lì presente. Per fortuna lo stato d’animo di tutti i presenti, soprattutto delle comparse che emulavano i soldati sul treno, era di tutt’altro genere rispetto a quello che si sarà vissuto in quei tragici momenti. Ma la Banda, questa volta per la felicità di tutti, ha fatto come da sempre il suo dovere.

37 Un servizio a ..... Ceto

Dalla fondazione fino alla metà del nostro secolo, ovunque la banda andasse a prestare il suo servizio venne sempre accolta con atti di riconoscenza e generosità da parte della gente, che offriva ai musicanti i propri prodotti e vino in abbondanza.
Oltre alla grande passione per la musica, questo era “un motivo in più ” per entrare nelle file della banda.
Essi potevano così divertirsi senza spendere parte di quei pochi soldi di cui disponevano fino a giungere, senza dover sottostare a restrizione alcuna, a giustificare con il loro ruolo di musicanti le grandi abbuffate coronate da solenni ubriacature.
Questo comportamento si riscontrava soprattutto in occasione dei servizi religiosi per le feste del patrono dei vari paesi, che occupavano la banda per tutta la giornata.
Infatti durante la mattinata e nel primo pomeriggio il servizio era solitamente solenne e pomposo, in quanto si svolgevano la Santa Messa e la Processione; le cerimonie religiose quindi lasciavano spazio al divertimento, che portava la festa a divenire da sacra a profana.
Gino Tedeschi racconta che in occasione della festa patronale di Ceto, il tamburellista, per usufruire a pieno del vino offerto dalla gente, volle conservarne sotto la giacca per l’intera giornata un fiasco, curandosi più di questo che del suo stesso strumento che, sfuggitogli di mano, prese a rotolare per un viottolo in discesa fino a impigliarsi nel reticolato di un prato.
Solo al ritorno, sul treno, in mancanza delle generose offerte della popolazione, il protagonista della nostra storia pensò bene, “per bagnarsi il becco”, di aprire il fiaschetto cosi faticosamente custodito, constatando amaramente che il contenuto tanto bramato era puramente aceto.
Il comportamento smodato, non era certamente condiviso dalla maggior parte dei musicanti, e tanto meno dai dirigenti.
A riprova di ciò pubblichiamo integralmente la lettera di prospettate dimissioni di Tullio Fiorini.
Non siamo in grado di riportare i provvedimenti della direzione, ma visto che il Fiorini suonò ancora nella banda, pensiamo che in seguito le cose migliorarono, seppure qualche episodio sporadico di “solenni bevute” rimarrà fino ai giorni nostri.
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Trascrizione:
"Spett. Direzione del CVecchio Corpo musicale di Darfo,
Il sottoscritto, visto che anche lunedì a Mazzunno, il COrpo Musicale ha fatto una meschina figura per il contegno indecente di alcuni suoi componenti (come del resto succede tutte le volte che si suona fuori paese - e codesta spettabile Direzione l'avrà già notato -) avverte che intende lasciare il COrpo Musicale, a cui ha finora appartenuto, per il 1° gennaio 1923, e ciò per lasciare tempo di regolarsi con il contratto del Maestro, ammenochè non si mettano le cose a posto.

Obb. Tullio Fiorini
Darfo 24-10-1922
 

38 Il Maestro Angelo Scalmana

Nato a Vestone da famiglia di musicisti provetti e appassionati, che erano riusciti a dar vita ad una preparatissima compagine di “musicanti”, invidiata dagli altri comuni Valsabbini, il maestro Cav. Angelo Scalmana nella seconda metà degli anni venti sarà a Darfo in qualità di direttore della nostra banda.
Già direttore della banda del 93° reggimento fanteria, lo troviamo tra i rifondatori nel 1923 della banda di Vestone in qualità di presidente e, dopo pochi mesi anche come maestro, dovendo il fratello Vittorino rinunciare per malattia.
Il carattere serio ed energico lo possiamo arguire oltre che dalle testimonianze dei vecchi musicanti darfensi, anche da una lettera pubblicata sul libro “Cento anni di Vestone e Nozza” (di Felice Mazzi edizione giugno 1988) nella quale Scalmana rassegna le dimissioni dalle cariche di maestro e di presidente constatata “… l’impossibilità, anche a costo di maggiori sacrifici, di portare la nostra musica ad un grado di istruzione e di affiatamento compatibile sia con l’importanza del paese sia con la mia dignità di vecchio maestro … ”
Lamentava insomma quella che a ricorsi ciclici è forse la malattia di tutte le bande.
E cioè “… la poca attività allo studio dei musicanti e la loro mancata frequenza alle prove … ”.
In quel periodo la banda darfense conobbe forse gli anni di maggior prestigio con 50‑60 elementi che si esibivano in impegnativi concerti.
Da una testimonianza che un nipote di Angelo, il Dr. Scalmana ci dà in una sua lettera, apprendiamo del notevole entusiasmo che aveva suscitato l’esecuzione del concerto della banda di Darfo “…in particolare di una magistrale GAZZA LADRA e di un riuscitissimo pezzo della BUTTERFLY diretta dallo zio, e della partenza al suono delle note della suggestiva marcia DARFO … ”.
Insomma un trionfo per la banda di Darfo.
 
Pagine di libretto manoscritte dal Maestro Scalmana con la marcia "Darfo" da lui composta

 

39 Corpo bandistico operaio del 1925

Gli anni che vanno dalla fine della prima guerra mondiale per tutto il decennio successivo segnano la crisi del vecchio corpo bandistico.
Il disastro del Gleno procura un’ulteriore colpo alla gente della zona e tutti lamentano la perdita di beni materiali. Anche l’allora maestro del corso allievi Santandrea scrive al consiglio direttivo della banda lamentandosi che oltre ad aver ricevuto poco o nulla come sussidio (rimborso spese) dal Comune dopo aver perduto tutto ciò che aveva nel disastro, non percepisce neppure uno stipendio per il suo lavoro di Maestro direttore degli allievi, cosa questa che fa trasparire come le casse del l’associazione musicale non fossero cosi floride.
Quasi certamente, inoltre, altri componenti della banda persero nel disastro o il loro strumento, o le partiture, o la divisa.
È facile cosi pensare come la banda in quegli anni si trovasse letteralmente in “acque agitate”.
Nel 1925, alla direzione dell’amministrazione comunale di Darfo c’era un Commissario Prefettizio, l’avvocato Aldo Pellegri, nominato non certo da una giunta democratica come oggi ma dalle autorità dell’allora potere del “Fascio”. Fu sua l’idea di istituire un nuovo corpo bandistico, come si legge nelle lettere da lui firmate, inviate dal Comune ai consigli amministrativi dei più grossi insediamenti industriali e commerciali della zona riguardanti la richiesta di aiuti e sovvenzioni monetarie per la fondazione di un nuovo corpo musicale.
È interessante notare come il Pellegri desse giustificazioni differenti sulla necessità di istituire una nuova banda a seconda di chi fosse l’interlocutore, quasi a seguirne tendenze o ideali per meglio plagiarne le decisioni. Pensiamo però che i reali motivi a cui mirava il Pellegri fossero quelli descritti nelle prime righe della lettera inviata al Sig. Comm. Ing. Carlo Tassara dove si parla appunto dell’idea di istituire una banda che potesse avere la funzione di aiutare e agevolare l’assimilazione nel territorio della causa fascista “… vista tuttora con certa diffidenza da parte di questa popolazione”.
La lettera prosegue con la convinzione da parte del Pellegri che “… una musica nostra a Darfo… favorirebbe la elevazione spirituale degli operai, elevazione che sino ad oggi culmina, dolorosamente nel litro.”, ma cosa più importante “… si potrebbe certo, mirare allo sgretolamento della locale fanfara pipista4 che mentre, modesta e sgangherata come è, ha il monopolio delle armonie. ”; insomma “… l’idea caldeggiata da molti valorosi amici è ottima ai fini patriottici e sociali. ”
 
Anni '20: gita sul lago
 
Richiesta di partecipazione al Concorso Nazionale dei COrpi Bandistici dell'O.N.D. in programma
a Roma nell'aprile del 1926
 
Trscrizione:
CORPO BANDISTICO OPERAIO DEL DOPOLAVORO DI BOARIO (DARFO)
All'onorevole Opera Nazionale del Dopolavoro Via Lucina, 17 - ROMA.
Oggetto: Domanda d'ammissione al concorso bandistico Nazionale.
Il sottoscritto Presidente del Corpo Bandistico Operaio del Dopolavoro, si scusa domandare a codesto Onorevole Opera Nazionale Dopolavoro, l'ammissione della Banda stessa al Concorso Nazionale indetto per i giorni 19, 20, 21 aprile c.a. in Roma, fra i COrpi Bandistici dell'O.N.D. . All'uopo, allega alla presente domanda, il prescritto organico strumentale.
In attesa di favorevole accoglimento della presente si scusa salutare fascisticamente.
Il Presidente del Corpo Bandistico.
 
 
 
Anni '20: manifestazione patriottica:
 
In altra maniera il Pellegri scrive al consiglio amministrativo della LEDOGA, giustificando la richiesta di denaro con lo scopo di ricostruire la “… vecchia Fanfara Comunale i cui elementi furono dispersi dal disastro del Gleno …” ricordando anche però i “… benefici morali che apporta alla massa operaia il rifiorire di una fanfara, i cui elementi sono tratti in maggioranza dagli operai stessi …”.
Il nostro “rincara la dose” richiedendo un raddoppio della cifra già elargita gli anni addietro alla vecchia fanfara “… tenuto conto delle specialissime condizioni in cui versa questa zona sinistrata da un terribile disastro.” Di certo sta bene attento il Pellegri a non menzionare l’auspicato “sgretolamento … ” della vecchia fanfara a chi l’aveva sostenuta fino ad allora.
La diplomazia del prefetto portò i suoi frutti. Tutti risposero positivamente contribuendo finanziariamente all’impresa. Dalle prime lettere di richiesta di aiuti finanziari datate luglio ‘25, passarono solo 3 mesi e la nuova banda era più che attiva con un organico strumentale già molto vasto, non certo da banda “scalcinata” ma in piena regola con i canoni, richiesti allora dalle nuove esigenze del regime, di pomposità e decoro. L’atto di nascita non è stato recuperato ma in un documento, presumibilmente dei primi mesi dell’anno 1926 riguardante una domanda di partecipazione al concorso bandistico nazionale organizzato dall’ “Opera Nazionale del Dopolavoro” che si doveva svolgere nell’aprile di quell’anno, vi si legge “Corpo Bandistico Operaio del Dopolavoro di Boario costituito il 23 settembre 1925”. Seguiva poi l’organico strumentale composto da ben 49 elementi.
È evidente che questo numero elevato di strumentisti già in grado di poter partecipare ad un concorso di livello nazionale (!) non poteva che essere il frutto dell’afflusso di gente proveniente dalla vecchia banda, come del resto aveva già preannunciato il Pellegri nella lettera a Carlo Tassara: “Molti dei suoi elementi, infatti, sono pronti a passare da noi con armi e bagagli”.
Una nuova epoca si era aperta per l’attività bandistica del comune. Se il desiderio di elevazione culturale, cui mirava il Pellegri, di distogliere la gente dal “litro” si avverò, non possiamo dirlo, ma che quello di poter costruire un importante organo di persuasione sulla gente in favore della causa del regime fascista fosse stato esaudito, non può negarlo nessuno.
Numerose sono le testimonianze e gli aneddoti raccolti che chiariscono l’ “aria” che tirasse in quegli anni e come erano i rapporti fra i musicanti e la direzione della banda.
In un’epoca in cui mancavano quasi del tutto i “mass media” del giorno d’oggi e quei pochi che esistevano erano completamente controllati dal potere del regime fascista, la banda assumeva un’importanza strategica come veicolo di diffusione culturale.
Logica, dunque, la volontà da parte del regime, di poter manovrare a suo piacimento anche questo tipo di attività sociale. Per mezzo di essa poteva assicurarsi il controllo della diffusione del repertorio musicale eliminando partiture “scomode”, per derivazione o riallacciamento a culture o politiche contrastanti, ed inserendone altre, propriamente del periodo, a carattere propagandistico della cultura fascista come marce e musiche militaristiche e coloniali.
Inoltre il controllo di queste associazioni permetteva di non lasciare la possibilità ad un gruppo di persone di associarsi in maniera autonoma scongiurando il pericolo della propagazione di idee considerate sovversive e la possibilità di organizzare movimenti antifascisti o politicamente e filosoficamente avversi al regime.
La banda allora fu chiamata “Banda Operaia del Dopolavoro”, essendo abbinata ad un’altra associazione allora molto caldeggiata dal regime che coinvolgeva i lavoratori delle ditte della zona. Il regime giocava d’anticipo riempiendo spazi e appropriandosene del controllo e in più poteva fregiarsi di filantropismo in modo alquanto demagogico. La banda smise così di essere una libera associazione come d’altronde, in tutta Italia, smise di essere libero anche tutto il resto.
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4: da PPI., "Partito Popolare Italiano" fondato da don Luigi Sturzo nel 1919
Anni '20: manifestazione patriottica.
 
28 agosto 1938. Commemorazione della battaglia di Ambawork sul Monte Altissimo.
 
Lettera del Commissario Prefettizio Aldo Pellegri indirizzata all'ingenier Carlo Tassara.
 
Aiuti finanziari.
 

40 Opera Nazinale Dopolavoro

Gruppi musicali aderenti all'Opera Nazionale del Dopolavoro nella seconda metà degli anni '30.


Oltre alla banda sorta nel 1925, negli anni dal ‘37 all’inizio del secondo conflitto mondiale, l’O.N.D. di Darfo per mezzo dei dirigenti sig. Merello G. Battista e il cognato Prazzoli Attilio diede nuovo impulso alle varie attività culturali e ricreative (teatro‑musica-sport) istituendo dei corsi per strumenti che esulano dalla banda come chitarre, mandolini e fisarmoniche.
Le varie attività venivano finanziate con il ricavato delle proiezioni cinematografiche, riuscendo a rimanere, nonostante le pressioni, abbastanza autonomi dal partito fascista. Si formarono così due gruppi di cui uno di sole fisarmoniche e l’altro con prevalenza di strumenti a pizzico. Gli strumentisti provenivano da tutto il circondario (Sovere‑Lovere‑Pisogne‑Breno‑Esine ecc.) e saranno loro stessi propagatori dell’arte musicale nelle loro realtà e nelle loro famiglie. Parecchi dei figli di questi verranno “attaccati” dalla stessa passione ed essendo cambiati i tempi avranno la possibilità di ricevere una istruzione sicuramente più approfondita frequentando scuole specialistiche o il Conservatorio. Che la “passione” li travolse per tutta la vita ne è testimonianza il fatto che negli anni ‘70‑’80 operò a Darfo un complessino di mandolini, chitarre e fisarmonica, tornando ad allietare le feste e le serate organizzate dalle varie associazioni per anziani.

41 Storie di un suonatore "suonato" e di impellenti bisogni

Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale la sagra di Sant Obizio a Niardo durava tre giorni e la popolazione attendeva impaziente l’arrivo della “Musica” che doveva solennizzare la cerimonia religiosa e rallegrare l’intero paese. I bandisti più anziani si ricordano della calorosa accoglienza che veniva fatta loro accompagnata da abbondanti offerte di cibo e bevande. Molte volte infatti il Maestro Vasini si vedeva costretto a respingere i paesani che si accalcavano, muniti di secchi di rame colmi di vino, attorno ai bandisti, per evitare che questi si “dissetassero” anzitempo. Fu durante una di queste sagre che Giacomo Chiarolini, suonatore di sax tenore, conobbe quella che sarebbe stata la sua futura moglie e di tanto in tanto, quando era in compagnia, soleva ripetere scherzosamente: “Sono andato a Niardo per suonare e, guarda caso, sono rimasto suonato!”.
Si racconta anche che durante una di queste processioni col Santo, mentre il corteo si inerpicava per le vie strette del paese recitando le orazioni, al tamburellista della Banda sopravvenne la necessità di assentarsi per soddisfare a impellenti bisogni fisiologici. Terminata la marcia in corso egli si staccò dal gruppo e iniziò la ricerca di un luogo “occulto” (cosa assai difficoltosa se si pensa a quanta gente affluisce al paese in questa occasione).
Dopo lungo e “doloroso” peregrinare finì per accomodarsi sotto una “gamba di vite” e diede il via al proprio lavoro. Nel frattempo la Banda, ripreso un po’ di fiato, cominciò un’altra marcia sfilando proprio nella stradina sottostante. L’eco giunse anche al musicante in altre faccende affaccendato che, rigido nel suo dovere, cominciò a scandire il tempo con la “tamburella” poggiata sul prato davanti a lui… Tutti i devoti sorpresi alzarono lo sguardo verso la fonte di quel ritmo melodioso e la delusione fu grande quando scoprirono che non era il “Coro degli Angeli” ad accompagnare la loro processione.

42 Ventisette "giovinezza"

Fra le testimonianze che i musicanti della generazione del ventennio fascista ci hanno raccontato, riportiamo quello che più ci ha colpito.
Fu proprio durante una manifestazione organizzata in occasione di una delle tante festività contemplate nel calendario dell’epoca, che ritroviamo la nostra banda in piena attività. Il programma prevedeva che la sfilata, partita da Darfo, vi facesse ritorno dopo essere passata per Montecchio e Boario. Per fare in modo che proprio tutti potessero “gioire” all’ascolto di uno degli inni più conosciuti ed efficaci del periodo, i gerarchi dettero l’ordine alla banda di eseguire a ripetizione, senza sosta, “Giovinezza”. Alcuni fra i poveri suonatori coinvolti nella triste avventura si tolsero lo sfizio di contare il numero di volte che fu necessario eseguire la marcia per coprire l’intero percorso. Risultò cosi che il tragitto della sfilata era lungo “VENTISETTE GIOVINEZZE”.
..... e lla fine qualcuno perse la pazienza .....

43 Bologna: attentato a Mussolini

Giunta la cartolina di precetto, come accadeva ogni qualvolta che veniva organizzata una manifestazione impegnativa a cui doveva partecipare la banda, i musicanti che non volevano passare per “disertori”, rischiando così anche il posto di lavoro, si ritrovarono in viaggio verso Bologna.
Sul treno fino a Brescia e poi su un camion militare fino alla meta, con l’unico conforto di “quattro gallette” e qualche fiasco di vino, si ritrovarono in un viale stracolmo di gente a suonare il solito repertorio.
Destino volle che si trovassero a poca distanza dal luogo in cui proprio in quel momento attentarono alla vita del Duce. I gruppi bandistici presenti alla sfilata vennero sollecitati a suonare per far sì che la folla capisse la non gravità del fatto dato che Mussolini era stato colpito solo di striscio, ferendosi lievemente.
Nel trambusto che inevitabilmente segui, uno dei nostri musicanti fu comunque malmenato dietro ad un portone. Tornato a casa dopo la disavventura, a quanti gli chiedevano come fosse andata a Bologna, soleva rispondere in modo sintetico, con quattro parole nel nostro dialetto: fam, curì, sunà e pète (fame, correre, suonare e botte), esprimendo così le sue impressioni personali sul servizio in onore a Mussolini.
IL RITORNO DA BOLOGNA
Durante il viaggio di ritorno da Bologna, dove si erano recati a suonare proprio il giorno in cui in quella città venne fatto l’attentato a Mussolini, i bandisti si fermarono, stanchi ed affamati, al Castello di Brescia per il pernottamento.
Accadde però che i “papaveri” (le autorità fasciste erano chiamate cosi in quel periodo parafrasando la nota canzone “Papaveri e papere”) se ne andarono in albergo per cenare, riparandosi così dalle intemperie abbandonando la banda sotto la pioggia ed al freddo; in queste condizioni i musicanti, bagnati fradici, avuto l’ordine dal segretario politico fascista, il sig. Rusconi, tentarono di ripararsi dal gelo dando alle fiamme tutti i tavolini e le sedie a portata di mano. Trascorse poco tempo che al Comune di Darfo giunse l’ordine di pagare il conto per i danni arrecati.
Questo aneddoto vuole evidenziare come la partecipazione alla banda non era sempre un divertimento, ma, dovendo fare cose controvoglia, spesso diventava un sacrificio.

44 Movimentata avventura di due musicanti

Terminato un servizio a Boario, il sig. Rigamonti ed un tale soprannominato “Nistol” di cui non si conosce il nome, stavano tornando alle loro case, portando al taschino un fiore rosso.
Subito l’innocuo gesto attirò l’attenzione di un gruppo di giovani fascisti che ritenutolo provocatorio, si avvicinarono con la chiara intenzione di molestare i musicanti.
I due, intuite le intenzioni dei giovani, risposero alle intimidazioni, difendendosi con i mezzi a loro disposizione: un tamburello con relative bacchette ed un trombone che, prontamente, ruppero in testa agli avversari.
Gli strumenti, messi cosi fuori uso, furono mandati a Brescia per le riparazioni, mentre i due musicanti rischiarono grosse conseguenze se non fosse intervenuto l’avvocato Bontempi, allora Presidente della banda, cercando di minimizzare l’accaduto di fronte alle personalità di spicco.

45 I duri anni del dopoguerra

Anche la seconda guerra mondiale, come la guerra d’Africa, fu per la nostra Banda motivo di smembramento.
Fra i musicanti sappiamo che: Tedeschi Luigi visse la tragica campagna di Russia, il fratello Pietro militò nella guerra della Jugoslavia, Felappi Giuseppe in quella della Grecia, mentre Pellegrinelli Dante fu combattente in Africa; Cemmi Luigi a causa delle precarie condizioni fisiche dovute alla lunga prigionia in Germania, smise di suonare e Tosi Alcide perse la vita alla fine del conflitto mondiale.
Anche nella nostra città la guerra portò grande rovina, ma subito dopo la liberazione, tutti i cittadini si rimboccarono le maniche per ricostruire il Comune nelle sue strutture, per riorganizzare l’amministrazione ed i servizi e per ridare nuovamente alla città il suo dinamismo di sempre.
Anche la banda, da sempre manifesto della cultura popolare della città, viene presto ricostruita per merito precipuo dei vecchi musicanti e del sig. Tedeschi Giusto e, come leggiamo da un prezioso documento ritrovato nell’archivio comunale, “Dopo due mesi dalla liberazione il corpo bandistico poteva fare la sua prima uscita (sotto la direzione del maestro Filippini) suonando alla meno peggio, ma subito circondato dal consenso di tutta la popolazione”.
I musicanti pregarono l’avv. G. Battista Gheza di assumere l’incarico di presidente, egli acconsenti con entusiasmo e leggiamo le motivazioni della sua disponibilità in una sua lettera del 15/10/1946: “… il sottoscritto accettò la proposta pensando alle vecchie tradizioni della nostra musica, alla simpatia che questa sempre riscosse in Darfo e soprattutto al fatto che è convinzione dello scrivente che la banda nel paese coopera all’ingentilimento dei costumi, cosa di cui se ne sente e se ne sentirà sempre il bisogno” (bellissima definizione di banda!).
Se non fu così difficile riunire tutti i musicanti, nei quali neppure l’impegno bellico aveva spento la passione per la musica, fu certo un problema recuperare gli strumenti e gli spartiti che nel trambusto dell’ultimo periodo di guerra erano andati dispersi.
 
Sacrario del Tonale anni '50
 
Bazena 1950.
 
Vista la mole di documenti che la riguarda diventa per esempio storica la vicenda di un saxofono tenore in possesso dei sig. Mario Rusconi, il quale trovando lavoro alla Gnutti di Lumezzane, dovette abbandonare la musica ma preso dai problemi del trasferimento e del nuovo lavoro, non pensò di consegnare lo strumento. Nel frattempo gli altri musicanti erano sguinzagliati alla ricerca del suddetto saxofono e solo dopo quattro mesi cominciarono a dubitare che fosse ancora in mano al Rusconi.
Era però ancora molto difficile rintracciare le persone soprattutto poi se si trovavano in comuni diversi, perciò la questione del saxofono passò in mano niente meno che al Sindaco G. Battista Cemmi che, per quanto rileviamo dai documenti, scrisse ben tre lettere in quel di Lumezzane, alla ricerca del Rusconi e del saxofono.
Al fine il Rusconi ricevette “l’invito”, ma non potendo venire a Darfo, vi mandò la moglie per sapere cosa avesse dovuto fare dello strumento che nel frattempo aveva ritrovato. Ma quel giorno ella non trovò il sindaco e, parlato col vicesindaco Bentoglio fu da questi indirizzata dal Tedeschi. Questi, dietro consiglio del Santandrea, le disse di portare lo strumento da Giobi (un famoso riparatore in Via S. Faustino a Brescia) e di inviargli l’indirizzo esatto della bottega che avrebbe pensato lui al ritiro. Ella eseguì, ma destino volle che il Tedeschi, per motivi di lavoro, non potè trovare il tempo di scendere fino a Brescia e il saxofono ormai rimesso a nuovo dovette attendere altri tre o quattro mesi prima di giungere a Darfo spedito per posta. Per farsi perdonare dei guai il Rusconi pensò bene di pagare le spese della riparazione e della spedizione. E chissà quanti aneddoti simili si potrebbero trovare per tutti gli altri strumenti!
 
Darfo 1954. La Banda è guidata dal presidente Giusto Tedeschi e dal Maestro Salvini
 
Di certo sappiamo che già il 22/6/1945 un basso sib, un basso mib, un bombardino, una tromba sib, un flicorno tenore, una tromba mib, due tromboni, un tamburo e cassa, un bombardino, un trombone d’accompagnamento, tre cornette, due clarinetti, un flicorno contralto e un altro trombone erano stati riparati da Comolio e Treccani per un costo complessivo di ben 1.690 Lire.
A queste spese si sommarono altre L. 5.000 per recupero, acquisto o trascrizione di partiture, per la riparazione dei leggii, delle divise ecc…
E questi soldi da dove venivano? La risposta viene continuando la lettera del documento del Gheza: “Prima cura (..) fu di ritrovare il finanziamento perché anche le istituzioni più belle di questo mondo per prosperare hanno bisogno di denaro, e di trovare questo finanziamento all’infuori del Comune che in quel periodo era oberato da pesi, da obbligazioni e da richieste di ogni genere. Con alcune lettere alle ditte ed ai benestanti del paese questo finanziamento per la durata di un anno fu trovato e così la Musica poté rinforzarsi e prosperare raggiungendo un buon grado di preparazione e di organizzazione”.
Questa attenzione nei confronti del comune fu assecondata da una risposta pronta della quasi totalità delle aziende interpellate e dei musicanti e delle loro famiglie. A questo riguardo è doveroso menzionare Tedeschi Giusto perché fu senz’altro colui che contribuì più significativamente alla ricostruzione della Banda, come ci dimostrano alcuni documenti in nostro possesso.
Nell’estate del 1945 intanto si compilò un nuovo statuto e si stabili che la “musica” si chiamasse “Corpo Bandistico Municipale”.
 
In posa nel parco delle Terme. Seduti: il Presidente G.Tedeschi e il Maestro G.Macario
 
Furono eseguiti numerosissimi concerti e, cosa molto bella da sottolineare, per la maggior parte gratuiti, a tutto beneficio “…e diletto della popolazione che sempre ci ha circondati della sua simpatia”. Voleva essere un grazie a tutti i cittadini che, non solo a parole, avevano voluto che la banda rinascesse. E cosi il 1945 e il 1946 per la vita del sodalizio furono un duro cammino di ripresa, coronato però da tante soddisfazioni e da felici risultati. Infatti nel 1946 si dice: “A stagione conclusa il corpo bandistico è abbastanza ben attrezzato di strumenti e musiche e in condizione di non sfigurare dinnanzi a nessun’altra banda della Provincia”. L’Avv. Gheza continua dicendo “senonché i fondi sono finiti e occorre un aiuto il sottoscritto non si sente più di ricercare personalmente alle famiglie e alle ditte come già fece l’anno precedente per lasciare in pace il Comune. D’altra parte il Comune non è più pressato e oberato di impegni come l’anno precedente, subito dopo la liberazione, e perciò il sottoscritto chiede… distinti ossequi”.
Questa è la conclusione della lettera del Gheza e bisogna dire che fu proprio una richiesta di sovvenzione redatta con arte. Infatti ebbe successo perché il 30‑10‑1946 il Sindaco rispose: “In riferimento alla sua domanda in data 14 ottobre corrente tendente ad ottenere la concessione di un sussidio a favore della Banda Cittadina, sono lieto di comunicarLe che questa Amministrazione ha disposto l’erogazione a favore della Banda stessa, per una volta tanto, di un contributo di L. 30.000 (trentamila). La somma sarà esigibile entro la fine del mese di dicembre. p. v. Con distinta stima”.
Dal Gheza in poi nessuno seppe essere cosi “poetico” nello sfornare richieste di sussidio fisso.
 
Richiesta da parte del Presidente Gheza dell'Amministrazione comunale di una sovvenzione annuale.

46 Oberto Abondio

Tra i personaggi che in qualche modo fecero la storia della Banda Cittadina di Darfo, merita certamente un capitolo tutto suo Oberto Abondio. Intelligente e colto (quando lasciò il Seminario era quasi teologo), con un’innata predisposizione all’arte teatrale, attore comico sia sulla scena che nella vita, era molto portato all’imitazione, vuoi di personaggi nostrani, vuoi di politici, attori o cantanti assai noti.
Sempre con la battuta pronta, non perdeva mai nessuna occasione per fare, se possibile, scherzi agli amici e per raccontare barzellette. Ma la sua sensibilità gli permetteva di capire quando il gioco doveva concludersi, evitando così di offendere il bersaglio scelto.
Fisicamente piccolo e brutto, riteneva delle qualità queste sue caratteristiche e cercava in tutti i modi di metterne in evidenza i lati migliori. Musicalmente molto impegnato, cantò per anni nel coro parrocchiale e nella Banda fu piattista apprezzato per il suo “tempismo”, perfino quando alcuni bicchieri di vino in più ne alteravano i riflessi.
Del personaggio Oberto Abondio ci sono rimaste parecchie testimonianze nelle interviste dei vecchi suonatori, i quali ricordano molti divertenti episodi di cui egli si rese protagonista. Il siparietto più ricorrente consisteva nel prendere in giro contemporaneamente se stesso e qualche mal capitato che aveva le sue identiche (o addirittura) peggiori caratteristiche fisiche. Quando si trovava in gita lontano da Darfo, vuoi con la Banda vuoi con il coro, individuava una “vittima”: avvicinandosi, fingeva di conoscere questa persona, e domandava notizie sulla sua salute e sulla famiglia. Riusciva insomma a rendere verosimile l’incontro e addirittura convinceva l’interlocutore della veridicità di tutti i particolari della loro “amicizia”, che invece si era inventati sul momento. Elencava, ad esempio, nomi di città molto comuni, quali Venezia e Milano, in cui anni prima si erano “incontrati” (naturalmente non era vero!). Invitava poi il mal capitato nel bar più vicino, per brindare alla salute di una “amicizia ritrovata”! Alla fine della burla, possibilmente vicino all’autobus che stava per ripartire (per potersela battere in caso di una imprevista reazione da parte dell’inconsapevole spalla comica) rivelava alla “vittima” che il vero motivo della sua gioia era di aver finalmente trovato una persona più brutta di lui!
 
17/03/1957: La Banda di Darfo festeggia ad Angolo gli Alpini
 
Nel periodo in cui Oberto Abondio svolse l’attività di spazzino comunale, nella Banda Cittadina faceva coppia con un altro Abondio, Celeste: uno suonava i piatti l’altro la grancassa.Un giorno, durante un piccolo concerto davanti al Municipio a Corna, al piattista Oberto sfuggì un colpo in più, rimanendo solo. L’amico Celeste lo rimproverò, rammentandogli che già la sera prima alle prove gli aveva raccomandato di stare attento. L’Oberto, battuta pronta, rispose (naturalmente in dialetto): “Tee, Celeste, dumà matina, quando egne ‘n sa a scuà fò, scuerò fò anche chesta che” (domani mattina, quando verrò a pulire il piazzale, scoperò anche questa) riferendosi alla nota che gli era sfuggita.
Quando gli domandavano come mai sia lui, sia alcuni suoi coscritti fossero così brutti, soleva rispondere: “Le nostre mamme, quando nel 1915 sentirono le prime cannonate della Grande Guerra, si spaventarono a tal punto che ci partorirono così come eravamo, senza riuscire a rifinirci a dovere”. Aggiungeva inoltre che avrebbe sempre ringraziato sua madre per la parte che, secondo lui, era meglio riuscita, riferendosi ai piedi, grazie ai quali poteva tranquillamente, data la loro lunghezza, attraversare il Lago Moro navigandoci sopra.
 
Spese sostenute da Tedeschi Giusto per la ricostruzione di una nuova banda.
 
Risposta dell'amministrazione comunale.
 
Abondio Oberto in una delle sue "interprestazioni"

47 1958 Si comincia a parlare di anniversari

Per la ricorrenza e i festeggiamenti del settantesimo anniversario ci limitiamo a trascrivere per esteso l’articolo apparso sul settimanale “La Voce del Popolo” di sabato 26 ottobre.
“HA COMPIUTO 70 ANNI LA BANDA DI DARFO Domenica scorsa la banda civica di Darfo ha festeggiato il suo settantesimo anno di fondazione e l’inaugurazione del vessillo sociale.
La Banda iniziò i suoi primi passi nel lontano 1888 ad iniziativa ed opera di due fratelli bresciani, Isidoro e Massimiliano Caprinali. Settanta anni di vita, ricchi di avvenimenti e di vicissitudini ‑ ivi comprese le due guerre mondiali che chiamarono sui campi del dovere e del sacrificio la quasi totalità dei suoi componenti ‑ vennero affrontati e superati con tenace volontà e costante passione, così che cessate le triste e luttuose calamità la Banda riprese il suo cammino con nuova lena e immutati propositi.
Dall’inizio del secolo, due persone in modo particolare dedicarono al Corpo Musicale, attenzioni e cure assidue: il compianto notaio dottor Battista Cemmi, che ne resse per lunghi anni la presidenza, e il Signor Giusto Tedeschi, attuale massimo dirigente e “factotum”, che da ben 57 anni è al centro dell’attività bandistica, con la sua opera instancabile e continua.
Musicante sin da ragazzo e dirigente veramente eccezionale, “il Giusto” così chiamato e conosciuto in paese e fuori, ha fatto della sua persona il simbolo vivente e operante del simpatico sodalizio. E con lui e il notaio Cemmi furono anche l’Avv. Bontempi, l’Ingegner Cavadini, il signor Carlo Fiorini, l’Avv. G. Battista Gheza, i vecchi musicanti Minini, Salvini, Santandrea e Treccani e altri ancora.
 
Santa Cecilia 22 ottobre 1958 si festeggia il 70° della fondazione.
 
Alla salute di 70 anni di musica.
 
Primi anni '60: Concerto sul sagrato della chiesa di San Faustino a Darfo
 
Domenica mattina, attorno ai bravi dirigenti e musicanti vecchi e giovani, erano le autorità, gli invitati e la popolazione che hanno voluto tributare loro feste e onori.
La manifestazione è iniziata in Chiesa con la S. Messa e l’ufficio funebre per gli scomparsi, durante la quale l’arciprete don Filippo Bassi, dopo aver benedetta la bandiera, (madrina la Signora Cemmi) ha pronunciato un breve discorso d’occasione ponendo in risalto i meriti e i valori etico‑sociali della Banda Cittadina e dei suoi componenti.
Dopo la sfilata di saluto per le vie del paese, il corteo si è diretto in municipio per le premiazioni di benemerenza e anzianità. Dopo il saluto del sindaco dr. Giacomo Cemmi e un breve discorso dell’avv. Gheza, ex presidente per alcuni anni, si è proceduto alla consegna delle medaglie d’oro e diploma ai seguenti dirigenti e musicanti: Giusto Tedeschi, Carlo Fiorini, Giovanni Minini, Angelo Salvini, Giuseppe Santandrea e Silvio Treccani e ancora diplomi ai numerosi componenti con oltre vent’anni di servizio.
Alle ore 12,30 i 70 partecipanti si sono recati all’albergo della Posta, ricevuti dall’appassionato sostenitore comm. Fagioli, ove poi ha avuto luogo il pranzo di rito.
Qui il sig. Giusto Tedeschi ha ringraziato vivamente autorità e quanti hanno sostenuto e seguito con simpatia il Corpo Musicale durante tutti gli anni della sua vita, dicendosi certo che uguale interessamento e aiuti, Darfo e la sua cittadinanza daranno anche in avvenire. Si è associato alle belle manifestazioni anche il cav. uff. Giacinto Caprinali, nipote dei due fratelli fondatori, il quale ha voluto essere presente a Darfo nella celebrazione del settantennio.
La festa si è sciolta in piena e sana allegria con applausi e indirizzi rivolti in modo particolare ai vecchi musicanti presenti.”

48 Giusto Tedeschi

Nato nel 1888, grandissimo appassionato di musica, dedicò tutta la vita al Corpo Musicale di Darfo, e con la sua instancabile opera di musicante prima, di “factotum” e massimo dirigente poi, lasciò un’impronta davvero eccezionale.
“Al’ Giusto”, così lo chiamavano in paese e fuori, divenne il simbolo del nostro simpatico sodalizio, donandovi parte del suo denaro ed innumerevoli ore del suo tempo libero. Per delineare appieno questa grande figura sarebbe necessario scrivere molte pagine; ma meglio di noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo (se non negli ultimi anni della sua vita), è riuscito in quest’intento in modo efficace e contenuto il suo predecessore e successore dr. Pacifico Gheza, che il 28 ottobre 1959 risponde alla lettera di dimissioni del Giusto Tedeschi, insignendolo nel contempo della Presidenza Onoraria a vita della Banda Cittadina di Darfo.
Ricordandolo, un nostro intervistato, il sig. Pietro Bertocchi, ci ha raccontato un aneddoto.
All’epoca in cui la Banda era diretta dal Maestro Vasini, era in programma un brano tratto dall’opera “La Traviata”, in cui il Giusto (allora suonatore di bombardino) doveva eseguire due o tre battute d’assolo. Pur rivelandosi in futuro un bravissimo dirigente, era musicalmente poco dotato, tanto è vero che il maestro, “molto puntiglioso”, gli fece ripetere lo stesso passo più volte.
Ma nonostante le innumerevoli prove e la sua smisurata passione per la musica, il “Giusto” non riusciva ad attaccare nel momento dovuto, né ad eseguire il brano come il Vasini voleva. Si giunse così alla prova generale, il sabato prima del concerto. Purtroppo la situazione non era migliorata e, subito dopo l’approssimativo assolo, al Vasini, inferocito, sfuggi l’appellativo di “assassino” rivolto al povero musicante che, fraintendendo, si avventò molto risentito, verso il maestro.
Subito, il Vasini, si scusò specificando che “assassino” era da intendersi musicalmente, per il modo in cui aveva trattato quella pagina di Giuseppe Verdi. Il nostro “Giusto”, accettate le scuse del maestro, tornò al proprio posto. Il giorno dopo, al concerto, nell’assolo il futuro presidente non migliorò di molto la sua prestazione, e fu forse anche questo episodio che lo convinse a dedicarsi sempre più alla parte organizzativa della banda, tralasciando un poco alla volta quella musicale, mantenendo però inalterata la grande passione per la musica.
Documenti riportati in originale ........

49 1960-'61-'62 Concorsi a Boario

Boario Terme visse, alla fine degli anni ‘50, il momento di maggiore espansione della attività turistico-alberghiera gravitante attorno alle Terme. La crisi del dopoguerra era superata, l’ottimismo era la parola d’ordine degli italiani, il divertimento prendeva il sopravvento sulle preoccupazioni. L’aumento stagionale della popolazione del comune richiese, in quegli anni, la creazione di strutture ricettive. L’età media piuttosto alta, ed i bisogni più semplici della clientela che allora frequentava lo stabilimento termale, non richiedevano la presenza di infrastrutture quali sono intese oggi in un moderno complesso turistico, ma anche allora non doveva essere trascurata la possibilità di occupare il tempo libero dei villeggianti con attività ed intrattenimenti piacevoli, consoni all’età ed ai gusti dell’epoca.
E’ qui che il binomio Banda di Darfo - Turismo termale trovò nei mesi estivi il suo momento di più concreta collaborazione. Se da una parte c’era l’opportunità di disporre del prestigio di una località rinomata per poter organizzare manifestazioni, dall’altra si coglieva l’occasione per rendere più piacevole il soggiorno dei turisti stagionali con incontri musicali allora molto apprezzati anche dal grande pubblico.
 
Commisisone Giudicatrice alla manifestazione del 1962.


Prima manifestazione di questo tipo fu il 1° Raduno - Concorso Bandistico Interprovinciale (1960). Dai documenti in ns. possesso non ci è possibile, purtroppo, risalire a quando ed a chi venne per primo l’idea di tenere un evento di tale portata a Darfo Boario Terme. Ma sappiamo per certo chi, con enorme scrupolo e tanta passione fu l’organizzatore preciso ed instancabile di questa manifestazione e di quelle che seguiranno nei due anni successivi: il musicante Lorenzo Faustinoni, allora segretario del Consiglio Direttivo. Fu grazie alla minuziosità con cui egli raccolse e catalogò anche il più piccolo ed apparentemente inutile documento che ci è stato possibile ricostruire e raccontare le vicende di quegli anni. Fu infatti fra le carte ingiallite comprendenti corrispondenze fra bande invitate, preventivi di spesa, fatture, ricevute, programmi, adesioni di massima, rinunce, bozze di discorsi, inviti ad autorità, richieste di aiuti finanziari, permessi S.I.A.E. e molto ancora che trovammo una lettera datata 26 Maggio, indirizzata al Faustinoni da parte del Maestro Manenti. Quest’ultimo rispondeva ad una missiva del nostro segretario, che aveva chiesto un parere autorevole in merito ad un abbozzo di programma per l’organizzazione di un raduno - concorso. Faustinoni ebbe poi utili suggerimenti e consigli riguardanti la parte artistica dal Maestro Giuseppe Macario, allora direttore della nostra banda. Venne inoltre aiutato da tutti i bandisti, i quali tra l’altro avevano il compito di ricevere ed accompagnare, a coppie, le altre associazioni.
 
La banda cittadina di Salò presente alla manifestazione del 1960
 
Certo che, quando si ha a che fare con centinaia di persone, bande, accompagnatori, autorità, giurie, pubblico…non tutto può andare per il verso giusto. Lo stesso Faustinoni raccontò ai redattori della prima edizione del libro sulla banda (1988) che la settimana di vigilia, cinque delle dieci bande che avevano aderito comunicarono di non poter partecipare al raduno-concorso. Poiché non c’era modo di risolvere la questione, dati i lunghi tempi del servizio postale, Faustinoni e l’allora vice maestro Beppe Salvini raggiunsero i rinunciatari con il mezzo più veloce in loro possesso: la lambretta.
Le argomentazioni verbali furono più efficaci di quelle scritte e la capacità persuasiva dei nostri due rappresentanti riuscì a far cambiare idea a tre delle cinque bande che avevano dato forfait, sventando il probabile insuccesso della manifestazione.
Quel primo anno furono a Darfo Boario Terme i gruppi di Cazzago S. Martino, Castro, Borgosatollo, Vilminore (per la piccola banda) Sarezzo Lovere e Salò (per la media banda).
Stando agli articoli che apparsero sui più importanti giornali di Brescia e Bergamo e a quanto riportato sulle lettere di congratulazioni giunte al Faustinoni dai partecipanti e dalla autorità invitate, l’evento ebbe un buon successo di pubblico e critica.
Il maltempo imperversò durante tutta la manifestazione e le bande furono costrette così a svolgere il finale al chiuso, contribuendo, a detta di molti, a favorire l’attenzione del pubblico ed a migliorare il clima di suspence fra le bande partecipanti. Fu un successo insomma! Dobbiamo però, per correttezza, riportare anche un parere negativo, quello che si può leggere nel bel libro di Ebranati sulla storia della Banda di Salò: quest’ultima infatti, proprio in occasione del concorso di Boario, riportò una “cocente delusione”, ritenendo di essere stata ingiustamente relegata al 3° posto, dopo una banda che, secondo loro, non aveva i requisiti richiesti dal regolamento. Purtroppo non abbiamo la possibilità né di smentire né di provare questo fatto. Il verdetto fu deciso dalla somma dei punteggi parziali che ogni membro della giuria, autonomamente, appose sulla scheda riportante diversi aspetti su cui giudicare l’esecuzione. Nessun verbale riassuntivo venne stilato; fu solo la matematica a decidere, escludendo in certa misura la possibilità di “combine”.
 
Ingresso alle Terme della Banda di Cazzago San Martino vincitrice nel 1960 per la categoria "Piccola Banda"
 
Per quanto riguarda la non conformità al regolamento di un complesso, non abbiamo nessun documento che lo provi, essendo state le bande suddivise in categoria a seconda di quanto dichiarato dalle stesse sulla scheda di adesione. Sta di fatto che la Banda di Salò non ritirò il premio per protesta. Il Faustinoni stesso ci raccontò però che l’antichissima e gloriosa Banda di Salò si distinse, specialmente durante le sfilate, affascinando il pubblico per stile, compostezza eleganza e bravura. Quell’anno vinse Sarezzo per la categoria media banda e Cazzago S. Martino per quella di piccola banda.
 
Locandina della Manifestazione.

La Banda di Darfo destinò un premio speciale al maestro che, indipendentemente dalla posizione di classifica del complesso diretto, si fosse distinto alla voce “interpretazione”. Il premio Bacchetta d’Argento venne assegnato nella prima manifestazione del 1960 al maestro Ligasacchi.
La pioggia che, come abbiamo detto, imperversò su Boario durante tutta la manifestazione non fu altro che un presagio di quello che poco dopo sarebbe successo. Il 16 Settembre 1960, infatti, la bassa Vallecamonica fu devastata dall’alluvione. La sede della nostra banda, allora in via Lepetit sotto le ex-scuole elementari di Darfo, fu letteralmente sommersa. Quando le acque si abbassarono, i musicanti che per primi andarono a verificare i danni non trovarono praticamente più nulla.
Documenti, partiture e strumenti erano stati trascinati via dai vortici e distrutti.
Faustinoni raccontò che lui stesso, con serva pazienza, cercò di raccogliere alcuni foglietti di partiture, miracolosamente salvi, che galleggiavano qua e là, stendendoli poi all’aria per farli asciugare.
Tre mesi dopo, alla tradizionale uscita augurale del primo dell’anno, la banda fece il solito giro del comune suonando le sole due marce disponibili, la cui partitura era su un foglietto unico. Dimostrò così la caparbia volontà di continuare il proprio cammino umano e musicale con tutti i mezzi e in tutte le maniere possibili.
E fu con la stessa determinazione che il Faustinoni riuscì, nel 1961, a ripetere l’impresa dell’anno precedente, organizzando il 2° Raduno-Concorso Bandistico Interprovinciale.
Sull’onda della buona riuscita del 1960, e sul bisogno di una urgente ripresa economica della nostra zona, sia complessi musicali che enti finanziatori non si fecero pregare due volte per partecipare attivamente alla manifestazione. Ancora una volta l’Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno si prese il maggior carico di oneri, appoggiandosi però alle ora solide “spalle” organizzative dell’ormai famoso Faustinoni. Fu un altro successo di pubblico e critica.
Vinsero il concorso del 1961 il complesso di Cazzago S. Martino per la piccola banda e quello di Melzo per la categoria media banda. Bacchetta d’ Argento, quell’anno intestata al compianto presidente della nostra banda Giusto Tedeschi scomparso nell’agosto del 1960, fu il maestro Invernizzi, direttore della Banda di Melzo.
La serie positiva di queste manifestazioni non finì qui: l’anno dopo veniva indetto il 3° Festival -Concorso Bandistico Interprovinciale, ma l’organizzazione questa vlta fu condivisa con le sedi ENAL delle province confinanti la nostra, le quali potevano iscrivere alla manifestazione un solo complesso, scelto fra tutti quelli della loro provincia. Parteciparono così le bande di Sarezzo, la Società Filarmonica “A. Guarnieri” di Cremona, l’Associazione Filarmonica “I. Capitanio” di Brescia, Governolo per Bergamo ed il corpo bandistico “Ponchielli” di Cremona. Fu un esperimento, e non mancarono le proteste di complessi che, pur avendo fatto essi stessi specifica richiesta, non fu possibile accettare fra i partecipanti.
Questo fu per il Faustinoni un grosso dispiacere, ma al tempo stesso una grande soddisfazione: la richiesta di queste bande di poter partecipare alle “sue” manifestazioni fu la dimostrazione lampante che tutti gli sforzi avevano reso importanti Darfo Boario Terme ed il suo “Festival”: si schieravano i migliori gruppi della regione; maestri famosi ed esperti del settore accettavano, con massima disponibilità, di far parte della giuria; enti comunali, provinciali, regionali e privati offrivano il proprio aiuto alla Banda di Darfo nell’organizzazione; i giornali provinciali erano sempre pronti a riportare cronache e notizie sulla manifestazione, ogni volta con tono di soddisfazione ed incoraggiamento; ma soprattutto, il pubblico, non solo i turisti stagionali ma anche la gente del nostro comune, era sempre più vicino alla banda perché si era ormai reso consapevole che anche Darfo Boario Terme aveva la sua “brava Musica”.
 
Depiant della Manifestazione.

50 Un problema con la S.I.A.E

Tra le molteplici spese che gravano sul bilancio di gestione della nostra banda ci sono naturalmente le tasse ma anche l’obbligo di versare un particolare tipo di contributo.
A riscuotere questo “gruzzolo” ci pensa la S.I.A.E. (Società Italiana Autori Editori).
E’ questo un ente che difende i diritti finanziari di autori di musica, scrittori… e degli editori che ne pubblicano le opere.
Tutti questi però devono essere iscritti alla S.I.A.E. e per gli autori di musica ciò comporta la promozione ad un esame di ammissione.
L’opera di un musicista iscritto, così, viene tutelata da copiature e dalla diffusione gratuita del prodotto; egli infatti percepisce un compenso ogni qualvolta, in occasione di manifestazioni o altro, esso viene usato. Infatti, ad un concerto (come al cinema o a teatro) ogni spettatore, pagando, riceve un biglietto marchiato dalla S.I.A.E.; questa si assicura così una quota dell’intero prezzo che dividerà, in percentuali differenti, fra l’autore (o gli autori) della musica eseguita, le sue casse e quelle dello Stato Italiano (sotto forma di vere e proprie tasse).
Se il pubblico non paga il biglietto, come ad esempio ad un concerto della Banda, chi esegue la musica paga di tasca propria la quota dovuta alla S.I.A.E. in base al numero dei pezzi eseguiti e programmati, compilando un apposito foglio chiamato “Borderò” che viene consegnato all’ufficio S.I.A.E. della zona.
A che tutto funzioni come stabilito sono preposti degli agenti con la facoltà di controllare l’esatta compilazione dei borderò, la reale corrispondenza dei brani eseguiti e la regolarità dei permessi.
Fu proprio uno di questi agenti che, durante il concorso organizzato dalla Banda di Darfo nel Settembre 1960 a Boario,riscontrò una discordanza fra brani eseguiti e brani programmati, contestando alla nostra banda l’accaduto in quanto responsabile dell’organizzazione.
L’irregolarità consisteva nel fatto che due brani, per l’esattezza “Strisce e Stelle” e “Poeta e Contadino” non erano stati programmati. L’allora segretario non si perse d’animo e con una lettera di risposta si giustificò dicendo che la compilazione dei borderò era totalmente a cura delle varie bande partecipanti e pertanto non si poteva imputare nessuna responsabilità all’organizzazione.
Inoltre, la banda che probabilmente eseguì i pezzi “incriminati” possedeva uno speciale permesso dell’ufficio S.I.A.E. della zona di provenienza.
Aggiunse infine che quel giorno si trovava di passaggio a Boario una banda del milanese in gita sociale, del tutto estranea alla manifestazione; non poteva così escludere la possibilità che gli agenti avessero assistito a esecuzioni effettuate da questa banda scambiandola per una di quelle partecipanti al raduno.
Il Faustinoni concluse la lettera scusandosi per la tardiva risposta essendo stato in quel periodo impegnato per l’alluvione che aveva distrutto in quei giorni tutto il materiale didattico e musicale con l’allagamento della nostra sede.
I responsabili della S.I.A.E. giudicarono giusta la replica del nostro segretario e, forse anche per non infierire ulteriormente verso chi già tanto aveva subito, condonarono la penale ed archiviarono il caso ammonendoci però per il futuro con la richiesta di una più attenta ed accurata programmazione, a rispetto dei documenti.
Permesso di esecuzione rilasciato alla Banda di Darfo per l'anno 1923

51 1963 Festival complessi bandistici

Questo evento fu quello conclusivo del ciclo straordinario di incontri musicali che Lorenzo Faustinoni riuscì ad organizzare a Darfo Boario Terme. Se nel 1960, nel 1961 e nel 1962 si erano tenuti festival-concorso, nel 1963 si preferì optare per il solo raduno.
Le bande partecipanti furono dieci, e fra di esse fu un grande piacere per tutti rivedere la Banda Cittadina di Salò, benevolmente dimentica della amara esperienza di 3 anni prima.
La manifestazione, patrocinata ancora un volta dalla Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, si tenne nella giornata del 1 Settembre e fu un successo, come le precedenti naturalmente.
Lorenzo Faustinoni era però stanco. Alcune piccole incomprensioni con il nuovo Consiglio Direttivo lo convinsero a lasciare, nel Febbraio 1964, la carica di segretario che così bene aveva saputo ricoprire. Di lì a poco decise di troncare anche la sua attività di musicante.
L’uscita di scena del Faustinoni chiuse la stagione dei concorsi e dei raduni a Darfo Boario Terme, almeno per quanto riguarda gli anni Sessanta. Bisognerà aspettare il 1971 infatti per ritrovare eventi di tale portata.
 
Il Senatore A.Donati,affiancato dal Presidente della Banda di Darfo Dott. Pacifico Gheza, consegna il premio "Anfora d'argento 1960"
 
Depliant della Manifestazione

52 Maestro Giuseppe Macario

Giuseppe Macario nacque a Lovere il 30 Marzo 1898 da Bartolomea e da “Angel Michele”. Probabilmente dal padre, musicista e sagrista nella parrocchiale loverese, ereditò quella naturale disposizione alla musica che dopo un lungo cammino di studi iniziati all’accademia Tadini (dove la cattedra era allora presieduta dal maestro Ravelli di Bergamo) e proseguiti al Conservatorio di Milano sotto la guida del grande compositore ed organista Antonio Galliera, lo portò a livelli artistici davvero eccezionali. Dopo aver conseguito il diploma di maestro non gli fu più possibile continuare gli studi di composizione, a causa di gravi problemi famigliari. Così a 22 anni iniziò la carriera di insegnante di pianoforte all’accademia Tadini e fu professore di musica all’avviamento e alle scuole medie. Ebbe scolaresche di 30-40 allievi e ad essi non solo insegnò la tecnica, ma anche l’amore per la buona musica, unito a vere e proprie lezioni di vita. In effetti l’insegnamento fu la sua vocazione.
Accanto ad esso però seppe sostenere l’incarico di organista della parrocchiale e Maestro della Schola Cantorum di Lovere; diresse la Banda Loverese fino intorno agli anni Sessanta. In Vallecamonica fu conosciuto per i servizi che prestò come organista liturgico mentre in provincia il suo nome si diffuse quando, negli anni Trenta, fu al pianoforte del “Trio di Lovere” con il professor Scalzi al Violoncello ed il prof. Giustini al violino.
La sua collaborazione con la Banda Cittadina di Darfo Boario Terme cominciò intorno agli anni 1919 - 1920. Fu ancora direttore negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale e, per la terza volta, alla fine degli anni Cinquanta fino al Dicembre 1962, quando si dimise, un po’ per l’età, un po’ per alcune incomprensioni dovute alla scarsa affluenza alle prove di parecchi musicanti.
 
"VITA NOSTRA" anno 1964. Il Comm. Zaccaria Fagioli, presidente onorario della Banda Musicale Cittadina e generoso oblatore, riceve dalle mani del Sindaco, dott. Giacomo Cemmi, e dal Maestro Giuseppe Macario, una medaglia d'oro e l'attestato di benemerenza.
 
La sua notevole preparazione musicale, unita ad un carattere conciliante, gli permise di ottenere sempre il massimo dai musicanti (a Darfo come in altre bande).
I nostri musicanti anziani ricordano ancora delle esecuzioni di brani assai difficili, a cui il maestro Macario sapeva dare delle personalissime interpretazioni.
Rimase legato alla nostra banda anche dopo averla lasciata, tenendosi informato dell’andamento con numerose lettere al segretario e con sani “interrogatori” ad ogni musicante che incontrava.
 
Ponte di Legno, carnevale 1965.
 
Erbanno 4 novembre1962, oratore Don Guido Turla
 
Capodanno del 1965. A tavola all'Albergo Posta.
 
70° anniversario. Il Maestro Macario posa con i suoi musicanti.

53 Pietro Ducoli (03/06/1922 - 25/11/1977)

Alcune delle pagine più significative degli ultimi mesi del 1975 tratte dal diario tenuto dal Presidente Pietro Ducoli.

 
Quando nel 1963 il Gheza si dimise le condizioni della Banda divennero davvero precarie e si minacciò lo scioglimento.
Ma la grande passione di buona parte dei musicanti e di benemeriti concittadini affezionati alla Banda, espressione artistica del loro comune, sollecitò la giunta comunale a provvedere a questa crisi dal punto di vista finanziario, ma soprattutto ponendo alla presidenza del sodalizio un nuovo responsabile che facesse le veci del Gheza. L’allora sindaco Giacomo Cemmi rispose prontamente a questo stimolo convocando 12 musicanti anziani in una tavola rotonda, dove si deliberò di passare la carica di “presidente della banda cittadina” al consigliere comunale ragionier Pietro Ducoli che nel gennaio 1964 cominciò il suo nuovo lavoro.
Basta un suo scritto del 9 dicembre 1964 a testimoniare con quale spirito egli accettò il nuovo compito e a giustificare il dinamismo del suo intervento nelle vicende della Banda fino alla sua morte sopravvenuta il 25 novembre 1977: “… Da parecchi mesi ho avuto l’incarico dall’amministrazione comunale di Darfo, di seguire da vicino i problemi e le esigenze del corpo bandistico locale. Volentieri ho accettato questo incarico perché, e come appassionato e come sostenitore dell’istituzione, sarei ben felice di vederla risorgere e farsi onore, come è sempre stato nel passato, tra i migliori complessi musicali della provincia… ”.
I musicanti che lo conobbero lo ricordano come una persona colta e intelligente, grande appassionato di musica seppure non suonatore.
Carattere accentratore, aveva una innata propensione alle attività di servizio pubblico che lo videro sempre impegnato e in prima linea, incurante delle critiche e delle incomprensioni.
Consigliere comunale dal 1951 al 1970 ricoprì anche la carica di Assessore effettivo dal gennaio 1952 all’agosto del 1965; presidente dell’Ospedale Civile di Darfo dal 1970 al 1975; delegato zonale (Valle Camonica) dell’Associazione Provinciale Artigiani; presidente dell’associazione ex Combattenti e Reduci di Darfo B.T. e consigliere della Federazione provinciale; presidente della Banda cittadina e poco dopo Consigliere Nazionale dell’A.N.B.I.M.A. per la Regione Lombardia succedendo al Cav. Vicari.
Per questi suoi impegni nella vita pubblica con decreto del capo dello Stato in data 27 dicembre 1975 fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “al merito della Repubblica Italiana”.
Il suo lavoro per la banda fu davvero intenso e ne è la prova la notevole mole di documenti conservati, riordinati e minuziosamente catalogati, da cui possiamo facilmente ricostruire per filo e per segno ogni avvenimento successo negli anni dal 64 al 78.
In queste cartelle si trova la registrazione dettagliata di entrate e uscite, servizi e concerti fatti, concorsi organizzati e frequentati.
Sono conservate lettere (ognuna ancora nella propria busta) di corrispondenza con le Associazioni Musicali di altri paesi, per uno scambio culturale; con tutte le industrie della valle, per richiesta di sovvenzioni; con le varie associazioni musicali fra le quali A.N.B.I.M.A. ed E.R.L.I.D.A.M., per aprirsi alla cultura musicale nazionale.
Ma soprattutto sono per noi di grande interesse gli appunti privati che egli allegava alla documentazione ufficiale di ogni riunione del consiglio direttivo: in essi emerge in maniera schietta, con un linguaggio conciso ma brillante, la sua interpretazione sulle vicende più caratteristiche che fecero la storia della Banda in quegli anni.
Anni che ebbero grande significato su scala europea per il movimento del ‘68 che “smosse” anche gli statuti della nostra associazione.
Nel suo lavoro di presidente, pur essendo aiutato dai segretari Lorenzo Faustinoni, Luigi Tedeschi e Egidio Salvetti, evadeva tutta la parte amministrativa‑burocratica del Corpo Bandistico anche con l’aiuto delle impiegate del suo ufficio di commercialista; per questo, quando mancò, non furono poche le difficoltà incontrate da chi mise mano ai vari incartamenti per continuare logicamente la tenuta amministrativa.
Nel consiglio direttivo, vero organo del quale il presidente esercita il suo compito, fu nei primi anni accompagnato da quei musicanti anziani che si riunirono col sindaco nella famosa “tavola rotonda”, fra i quali Abondio Giovanni, Pellegrinelli Dante, Tedeschi Luigi, Broggi Bruno. Negli anni successivi, nella eco del ‘68, il consiglio direttivo vide un calo della propria età media, con l’ingresso dei giovani Alberti Vittorio, Zelaschi Ugo, poi Alberti Guerrino, che vollero imprimere una svolta innovativa alla struttura, movimentando un po’ lo stile del Ducoli, più conservatore, come del resto i musicanti anziani.
 
Il presidente cav. Giocvanni Chini ed il sindaco Baisini consegnano a Nino Ducoli una targa a ricordo della memoria del padre Pietro, in riconoscenza per l'attività svolta in tre lustri come presidente dell'associazione.
 
Ennesima richiesta di aiuti finanziari all'amministrazione di Darfo.

 

54 Ingresso del Curato a Boario

Molte volte la leggerezza con cui il Consiglio Direttivo accettava i servizi richiesti senza interpellare i musicanti, costringeva la banda a presentarsi con un organico ridotto nel numero, poiché alcuni bandisti erano già impegnati per il giorno in questione. Unico modo a disposizione per ovviare a questo problema era il chiedere ad altri strumentisti dei dintorni (chiamati aiuti) di sostituire i loro colleghi bandisti. Era raro che essi non accettassero, perchè in questi casi l’invito era corredato da un compenso (giustamente).
Il protagonista dell’aneddoto che andremo a raccontare ora, riportato sempre da Gino ai redattori della prima edizione del libro sulla banda (1988), è appunto uno di questi “sostituti”. Successe che la nostra banda venne chiamata a prestare un servizio a Boario. Pochi giorni prima dell’impegno però, essendo venute a mancare tutte le trombe, si dovette cercare uno strumentista esterno e lo si convinse dicendogli che si sarebbe dovute suonare solo “un paio di marcette”. Nonostante l’acquisto dell’ultim’ora, la banda si presentò a Boario con soli 13 elementi.
Terminata la seconda marcia, il nostro “aiuto, interpretando alla lettera ciò che gli era stato detto, ritenne il suo impegno assolto, e se ne andò. A questo suo gesto, un musicante si arrabbiò furiosamente poichè era venuto a mancare il sostegno dell’unica tromba e prese anch’egli la via di casa, lasciando che il servizio venisse terminato dal resto della banda, che oramai contava solo 11 elementi, cassa e piatti compresi. L’articolo che si lesse sul “Giornale di Brescia” diceva che la Banda Cittadina di Darfo risultava composta solamente da una dozzina di elementi.

55 1968 Quello che fu considerato l'80° anniversario

Nel 1968 si commemorò l’ottantesimo anniversario della Banda Cittadina di Darfo, che proprio in quell’anno veniva insignita del titolo di città. Oggi, con le informazioni a ns. disposizione, sappiamo che in quell’anno non cadeva proprio nessuna ricorrenza speciale, (il ns. complesso fu fondato nel 1853 non nel 1888), ma allora le fonti storiche parlavano diversamente. Il “Giornale di Brescia” del 14 Gennaio 1969 così descrisse i festeggiamenti e le premiazioni:
“Un avvenimento tanto singolare ed importante non poteva passare sotto silenzio, per cui, qualche giorno fa, si è svolta una manifestazione, semplice e familiare, promossa dalla presidenza del sodalizio stesso consistita nella sfilata della banda per le vie della città, che ha fatto riecheggiare allegri brani musicali, accolti con simpatia dai cittadini. Poi, Messa nella Parrocchiale di Darfo, in suffragio dei musicanti e dirigenti defunti. Il rito è stato celebrato da Monsignor Bassi; il quale ha saputo molto bene rievocare e ricordare le figure dei dirigenti e dei musicanti scomparsi. Indi, banchetto sociale presso l’albergo della Posta, al quale sono intervenuti, coi musicanti e il consiglio del sodalizio, alcune autorità civiche, gli assessori Biondi, Pedersoli, Biasini e Sangalli, nonché il cavalier Pietro Burlotti, generoso Oblatore. Durante i brevi discorsi di rito, al levar delle mense, si è ricordato, fra gli altri, il compianto Commendator Zaccaria Fagioli, che fu per molti anni presidente onorario e benefattore del corpo musicale. Si è colta l’occasione di premiare con medaglie e pergamene i più anziani musicanti ancora in attività.
I loro nomi: Giovanni Abondio che ha 46 anni di servizio, Luigi Tedeschi, 35, Pietro Tedeschi, 35, Giacomo Pedersoli, 32, Dante Pellegrinelli, 23, Battista Franzini, Delio Carboni Tassi, Battista Bianchini e Giacinto Fontana, tutti con 22 anni. Ai musicanti con un’anzianità superiore ai 30 anni è stata consegnata una medaglia d’oro agli altri d’argento. Erano pure fra gli ospiti d’onore due anziani musicanti, Angelo Salvini e Giovanni Minini. che hanno al loro attivo 50 anni di attività.”
 
Discorso del Presidente Ducoli accanto al maestro G.Ligasacchi, alla preside Biondi ed all'Anziano suonatore Angelo Salvini nell'80° anniversario.
 
Inaugurazione Sacrario Caduti in Boario Terme, 9 Ottobre 1966

56 La rivoluzione della fine anni '60: La prima ragazza entra nelle file della Banda

Sull’onda delle contestazioni sociali e della prima concreta emancipazione femminile, in quegli anni le ragazze fecero la loro prima apparizione nelle bande.
 
Delia Domestici, la prima nota "gentile" della nostra banda
 
Questa innovazione partì dalle città e poi via via, si allargò a macchia d’olio anche nelle bande di periferia ed infine, sfidando antichi pregiudizi morali e religiosi, approdò anche nelle bande di provincia e in quelle delle valli.
È il 1970 quando anche in Valle Camonica, e precisamente nella nostra Banda, inizia a suonare, come musicante effettivo, la flautista Delia Domestici.
Ma come ci ha raccontato lei stessa, la strada per arrivare a quella meta, fu irta di ostacoli.
Due anni prima intraprese l’apprendimento della musica con altre due ragazze che però, per diversi motivi, non riuscirono a concretizzare i loro studi con l’entrata nel corpo musicale: una dovette abbandonare perché la sua famiglia si trasferì, l’altra, quando ormai era pronta per il debutto, fu costretta a lasciare tutto per l’opposizione dei suoi genitori, e per il dissenso di parenti e amici.
Ma anche per Delia Domestici i primi anni non furono tranquilli, poiché dovette resistere alle costanti critiche che da più parti le venivano fatte: “Signore interessate” la seguivano di nascosto per sincerarsi della sua presenza alle prove (probabilmente non avevano di meglio da fare).
Persino il parroco di Darfo di quel periodo, in una omelia si schierò con i “benpensanti”, criticando la presenza di una ragazza in mezzo ad un organico formato da molti maschi.
Il padre infine, per far tacere le maldicenze, entrò a far parte come piattista nella banda per un periodo sufficiente a far cadere tutte le montature.
Ma fu senza alcun dubbio la grande passione per la musica che sorresse Delia a continuare nel suo difficile e pionieristico intento, incitata prima di tutto dai suoi insegnanti (Giuseppe Salvini, Maestro Direttore e Antonio Raco, Maestro del corso di orientamento musicale), e da tutti i giovani della banda, felici di avere fra le loro fila una rappresentante femminile.
Grazie alla costanza della nostra prima componente, altre giovani seguirono l’esempio fino ad arrivare ad oggi quando troviamo una rappresentanza femminile superiore a quella maschile.
Nei primi anni le ragazze sceglievano esclusivamente tra questi due strumenti: clarinetto e flauto, perché erroneamente ritenuti gli unici adatti al presunto sesso debole.
Negli anni successivi questo pregiudizio venne meno e le ragazze cominciarono ad orientarsi verso ogni tipo di strumento; oggi infatti troviamo, tra le nostre componenti, ragazze che suonano anche trombe, corni, saxofoni, percussioni, senza per questo sentirsi meno femminili.
All’inizio neppure i musicanti anziani vedevano di buon occhio l’entrata delle ragazze in banda perché pensavano che una volta “fatto il moroso” avrebbero abbandonato.
Il fatto di avere nell’organico ragazze da anni fidanzate e anche sposate smentisce questa credenza.
Da quegli anni, che alle nostre più giovani strumentiste sembrano lontanissimi, le donne hanno conquistato sempre più importanza nella nostra associazione. Le prime rappresentanti che entrarono a far parte del Consiglio Direttivo portarono con loro idee coraggiose e geniali, spirito d’iniziativa e quel tocco di ponderata saggezza che a volte mancava alla controparte maschile. Questo permise di perfezionare l’organizzazione e la funzionalità di quella “microsocietà”, cioè di quell’ambiente sociale riprodotto in piccolo, quale può essere una associazione “viva” come la nostra, che senza il contributo e l’apporto completo di tutte le sue componenti perderebbe di significato.
Gli elenchi periodici dei componenti parlano chiari, ormai la presenza femminile oltre che costante è anche massiccia e uniformemente distribuita.
Infatti scorrendo i nominativi e i relativi strumenti, balza all’occhio che l’unica famiglia per così dire inviolata è quella dei basso tuba, che forse per la mole o per chissà quale motivazione è ancora (nella nostra banda) prettamente maschile. Persino nel reparto percussioni, che come già citato era spesso lasciato come ultima scelta, le donne hanno rappresentato in un certo periodo la maggioranza.
 
Una banda completa di donne americane
 
La Banda musicale di Darfo Boario Terme annovera tra i suoi componenti anche una rappresentante del gentil sesso. E' questa una nota gentile in un'organizzazione tradizionalmente monopolizzata dagli uomini.
 
Anche l’accesso al ruolo di Direttore, cosa che un tempo si stentava persino ad immaginare, è divenuto realtà grazie ad una musicante (figlia d’arte nonché dell’attuale maestro Alberti), uscita nientemeno che dalle nostre file, che da qualche anno è salita sulla pedana di “Maestra” della Banda Giovanile.
I problemi legati alla frequenza ci sono, ma non più che tra gli uomini.
E’ vero che la maternità spesso allontana, ma a volte passato qualche anno si ritorna.
Ci sono casi di bambini che cresciuti seguono i genitori e entrano a far parte dell’organico e il vivaio è abbastanza fornito visto che i figli dei musicanti attivi al momento sono 13 di cui 5 nati da coppie interamente “bandiste”.
In fin dei conti, consultando un qualsiasi dizionario viene riportato che BANDA è un sostantivo FEMMINILE.

57 Arrivano i rinforzi

ARRIVANO I RINFORZI Dal quotidiano “Giornale di Brescia” del 30 maggio 1968 trascriviamo per intero il seguente articolo: “PROMOSSI GLI ALLIEVI DEL CORSO MUSICALE
Darfo, 29 maggio
Anche se sono tempi favorevoli alla musica beat o yé yé, molto in voga e assai apprezzata dalla gioventù, non mancano ragazzi e perfino ragazze che sanno gustare e apprezzare la musica tradizionale particolarmente quella sinfonica. Darfo, che ha uno dei corpi musicali più anziani e famosi, non solo della Vallecamonica, ci dà un esempio. Proprio nei giorni scorsi si è appunto concluso il secondo corso al quale hanno partecipato inizialmente oltre 25 allievi e che alla fine si sono lievemente ridotti. *
Infatti all’esame ne sono stati ammessi 18 e in tutti sono stati approvati. Il Maestro del Corso: Antonio Raco, da Pisogne, è stato veramente bravo nel preparare gli allievi.
Essi sono stati esaminati da una apposita commissione, alla presenza di un delegato dell’A.N.B.I.M.A. e della Direttrice Didattica.
I nomi degli approvati, fra cui spicca, in testa, quello di una simpatica ragazza: Delia Domestici, Giulio Ducoli, Angelo Miclini, Alberto Bianchini, Massimo Rubelli, Vittorio Alberti, Guerino Alberti, Guido Zelaschi, Antonio Bianchini, Franco Bianchini, Domenico Alberti, Gianbattista Pianta, Luciano Tolla, Franco Olivari, Cesare Mora, Sergio Bianchini, Gianluigi Pezzotti e Giacomo Poiatti.”
 
Il gruppo degli allievi del 2° corso di orientamento musicale promossi all'esame del maggio 1968.

58 Attaccamento al dovere

Ci preme raccontare un episodio molto significativo di attaccamento alle responsabilità assunte da un bandista. Protagonista il consigliere nazionale dell’A.N.B.I.M.A. Maestro Antonio Raco (calabrese di nascita, camuno di adozione).
Nell’anno 1967 la nostra banda era diretta dal maestro Giovanni Ligasacchi, e stava preparando, per il giorno 16 Luglio, un concerto da eseguire al cinema S.Filippo.
Il maestro Raco in quegli anni aveva ottenuto dal provveditorato l’incarico di istruttore al corso di orientamento musicale della Banda Cittadina.
Sempre nello stesso periodo, vi era una endemica mancanza di percussionisti che si adattassero a suonare la grancassa, strumento ritenuto a torto di scarsa importanza e che invece era quasi sempre indispensabile per il buon andamento ritmico dell’insieme. Proprio prima del concerto sopra nominato il cassista in carica venne improvvisamente a mancare, ragion per cui il direttore Ligasacchi, d’accordo con il Presidente, Pierino Ducoli, chiese al Maestro Raco di sostituirlo. Il Maestro Raco accettò di buon grado, presentandosi regolarmente alla prova generale del sabato 15 Luglio. Purtroppo però il giorno del concerto, per un improvviso malore morì sua madre.
Il Maestro Raco telefonò immediatamente al Presidente: dopo averlo messo a conoscenza del triste evento che lo aveva colpito chiese di essere dispensato dall’impegno assunto. Il Ducoli, facendogli le più sentite condoglianze a nome suo e di tutta la banda lo informò, molto dispiaciuto, che il concerto sarebbe stato rimandato per l’impossibilità di trovargli un sostituto.
Fu così che, con il pianto nel cuore, il Maestro Raco decise che la sera avrebbe lasciato il capezzale della madre per recarsi al cinema S. Filippo di Darfo, ad adempiere al suo dovere di musicante. Egli contribuì (senza far notare il suo stato d’animo) alla buona riuscita del concerto della nostra banda. Il Maestro Antonio Raco in seguito fu insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale per meriti artistici dal Presidente della Repubblica Italiana. Un titolo veramente meritato, non solo per episodi come quello descritto, ma soprattutto per l’impegno pluridecennale a favore delle bande di tutta la provincia di Brescia.

59 Raduno bandistico nel 1971

Fu proprio nel 1971 che l’allora presidente della associazione rag. Pietro Ducoli riuscì a rinverdire le gesta del Faustinoni organizzando il “Raduno Bande Musicali Camuno-Sebine”. Nei documenti e negli incartamenti in nostro possesso relativi alla organizzazione e allo svolgimento della manifestazione, ritroviamo la stessa meticolosità e precisione tipica del lavoro del Faustinoni.
Un personaggio come il ragionier Ducoli, abile e deciso (già per professione) nel destreggiarsi in quelle faccende considerate “burocratiche” ma essenziali nella realizzazione di qualsiasi cosa che comportasse l’accordo di più parti in causa, raccolse facilmente l’eredità lasciata dall’ex segretario degli anni Sessanta.
Ancora una volta fu un successo.
Il raduno del 1971 fu riservato a Bande della Valle Camonica e del Sebino, con l’eccezione della banda di Palazzolo sull’Oglio la cui partecipazione straordinaria (anomala) fu probabilmente legata alla amicizia fra i due presidenti, del complesso ospitante e di quello ospitato.
Gli enti privati quali l’Azienda autonoma di cure e soggiorno, il Comune, le società Terme di Boario, gli istituti bancari e perfino il “Centro italiano per la diffusione della cultura musicale di Roma” (con il quale era in contatto il nostro presidente, grazie alla sua carica di consigliere nazionale della A.N.B.I.M.A.) ancora una volta, con il loro aiuto finanziario, parteciparono alla riuscita della manifestazione. Il pubblico fu numeroso e caloroso nei confronti di tutti i gruppi partecipanti, ed il successo della manifestazione fu descritto, anche un po’ troppo enfaticamente, da un curioso articolo del “Giornale di Brescia”. Noi però crediamo sia più interessante presentare qui la lettera che il maestro Antonio Tomacelli inviò al nostro presidente Pietro Ducoli: con parole semplici ed efficaci egli seppe elogiare l’impegno profuso dalla nostra associazione per “risvegliare” nella gente comune e soprattutto nei giovani l’amore per la musica:
Toscolano 25‑9‑1971 Mio carissimo Amico Di vero cuore sento il dovere di esprimerti le mie congratulazioni per il tuo riuscitissimo convegno bandistico alle terme di Boario. Credo che questo convegno abbia risvegliato la sonnolenza e l’indifferenza che regna nell’animo di tanti. Il folto pubblico con gli occhi raggianti e sinceri applausi, esprimeva la gioia d’esservi presente. Il comportamento delle singole bande, serie e sicure, anche se gli strumentisti non sono dei professionisti, è stato ottimo, per mezzo dei loro bravi maestri, che con immensi sacrifici morali, materiali ed economici hanno dimostrato di dare tutto se stessi.
Stralcio della lettera del Maestro Antonio Tomacelli al Presidente Pietro Ducoli.

Vada a tutti il mio elogio e il mio augurio di proseguire sempre così, solo in questo modo si potrà dar vita alle tante bande, di conseguenza si diffonderà una buona educazione musicale e si potrà togliere la gioventù da precipizi e compagnie pericolose, imprimendo nell’animo un vivo amore fraterno e solidale. Auguriamoci che questo intuito musicale sia sentito anche da chi ha doti intellettuali, e si adoperino ‑ come fai tu che sai dedicare gran parte del tuo tempo prezioso, nonostante la tua numerosa famiglia ed impegni professionali ‑ a far capire ai giovani che la banda è un mezzo per poter risolvere certi gravi problemi. La musica serve a spronare i soldati alla battaglia, sia anche uno strumento efficace per unire la società e portare pace negli animi. Con uno stretto abbraccio e un grazie per la bella giornata che mi hai saputo dare ti saluto caramente unito alla tua bella famiglia. Saluti cari agli amici Raco, Ghetti, Salvini e bandisti. Tuo affezionatissimo Antonio Tomacelli.

60 La disfatta di Capo di Ponte - 21 settembre1975

Come tutte le associazioni di tipo volontaristico, anche la nostra banda alternò “alti” e “bassi”, momenti cioè dove tutto andava per il verso giusto e altri nei quali sembrava che nulla fosse al posto giusto.
Dopo esserci soffermati su episodi positivi, ne citiamo uno che lo è un po’ meno e cioè quello che abbiamo classificato, forse esageratamente, parafrasando l’episodio ben più grave della prima guerra mondiale, “la disfatta di Capo… di Ponte”.
La nostra banda si trovò nel 1975 in una profonda crisi generazionale dovuta alle divergenze fra giovani e anziani che portò alla sostituzione, piuttosto precipitosa, del maestro Giuseppe Salvini con il maestro Giulio Bendotti.
Il “Beppe” aveva iniziato già da qualche tempo un rinnovamento del repertorio, ed era ben accetto dai giovani della banda, quasi tutti suoi allievi.
Il consiglio era formato prevalentemente da persone con parecchi anni di militanza nella banda, con quindi con una concezione più tradizionalista sull’attività dell’associazione e quando per gravi motivi di salute il maestro Salvini dovette abbandonare, chiamarono il maestro Bendotti quale sostituto.
 
La nostra Banda al raduno bandistico di Pisogne
 
Il nuovo maestro, avendo a disposizione solo due “scuole” per provare i pezzi che la banda avrebbe eseguito da sola al raduno di Capodiponte, fece tutto quanto gli fu possibile.
Durante la sfilata per il paese la banda si difese bene, anche se con l’assenza di qualche musicante; il bombardino e vice maestro Vittorio Alberti si era ammalato il giorno prima (… dice lui), ed altri musicanti, che facevano parte anche della Fanfara dei Bersaglieri di Valle Camonica, non erano ancora giunti da Brescia, dove in mattinata avevano sfilato al loro raduno nazionale. Giunto il momento di salire sul palco dunque non si era al completo ma si dovette suonare ugualmente e, dopo entrate fuori posto, tentennamenti, stonature, attacchi mancati, solo Dio sa come si terminò il brano (Sinfonia n. 40 di Mozart) con il maestro Bendotti giustamente arrabbiato al punto tale da rassegnare immediatamente le dimissioni che confermò per iscritto al Presidente Ducoli i giorni seguenti.
Il maestro Bendotti interpretò questa serie di circostanze come una congiura contro la sua figura, ma noi sappiamo che non fu così; anche perché egli era già stato direttore della nostra banda in due occasioni precedenti e per periodi abbastanza lunghi tanto da guadagnarsi la stima di molti musicanti. Nonostante ciò se ne andò e venne sostituito dal Maestro Giovanni Ligasacchi di Brescia.
 
Capo di Ponte 21/09/1975 - Convegno Bande Musicali Valle Camonica
 

61 Il raduno bandistico di Vallecamonica del 1978

Il Presidente Pietro Ducoli scomparve il 25-11-1977. Dopo l’esperienza del 1971 egli non aveva più avuto modo di organizzare raduni, ecco perché, proprio per onorarne la memoria, l’allora segretario Egidio Salvetti decise che nel 1978, ancora una volta, si sarebbe svolta una manifestazione di questo genere a Darfo.
 
Fine anni '50. La Banda diretta dal maestro G.Macario in concerto 
 

 

    Il Salvetti non smentì la tradizione di scrupolosità e di efficienza dei predecessori, e riuscì a far convenire a Darfo 14 bande della Valle, stabilendo probabilmente un record difficilmente eguagliabile (mancava solo la banda di Cevo, impossibilitata a partecipare per la disponibilità di soli 9 strumentisti). Inoltre, per l’occasione particolare, furono presenti autorità tra cui il rag. Enrico Erba, allora presidente regionale della A.N.B.I.M.A.
    Il programma ricalcò quello delle manifestazioni precedenti con la sola differenza che le 14 bande, prima di incominciare a sfilare, dovettero suonare all’unisono nell’allora piazza del mercato sotto la finestra della abitazione del compianto Presidente. Fu questo un degno saluto non solo ad una persona che tanto aveva dato per la nostra associazione ma anche ad un’epoca che finiva, lasciando il passo ad eventi di portata e carattere totalmente innovatori, chiudendo un periodo forse meno complesso e sfaccettato dell’attuale, ma certamente più “genuino” e pieno di poesia.

62 1978 90° (sempre presunto) anniversario

Anche per questo avvenimento ci affidiamo alla descrizione che fece il cronista, nell’articolo apparso sul “Giornale di Brescia” nel mese di dicembre.

DARFO: I 90 ANNI DELLA BANDA
Darfo, 8 dicembre.
La Manifestazione, si è svolta davanti al palazzo municipale, con la cerimonia della consegna d’una medaglia d’oro che il Sindaco, Tommaso Baisini, a nome della civica amministrazione, ha personalmente appuntato al labaro del benemerito complesso dei paese.
Il gesto del primo cittadino, sottolineato da applausi, è stato accompagnato con parole di incoraggiamento a continuare l’attività musicale dalle così lunghe tradizioni, e che, fra l’altro, serve di esempio ai giovani e li esorta ad applicarsi in questa importante branca culturale.
Dopo aver sfilato per le vie della città, fra gli applausi dei cittadini, musicanti, autorità e popolazione hanno assistito ad un rito celebrativo in ricordo dei colleghi defunti, nella chiesa di Santa Maria in Darfo.
La manifestazione si è conclusa con un pranzo sociale all’albergo Vapore.
Nel corso dell’allegro convivio, come di consueto, non sono mancati i brevi discorsi di circostanza, fra i quali quello del presidente dei sodalizio musicale, Giovanni Chini, con frasi di incitamento; dei direttore del complesso, cav. Abramo Albrici, di Vilminore di Scalve, che ha, fra l’altro, espresso parole di plauso ai più anziani musicanti che sono suoi collaboratori anche nelle ore serali di scuola, nonché ai dirigenti dei sodalizio musicale per la fattiva collaborazione; del Maestro Antonio Raco rappresentante provinciale dell’A.N.B.I.M.A.. il quale è stato promotore e direttore di corsi di orientamento musicale statali, specie qui a Darfo, da dove sono uscite le nuove leve, sia ragazze che giovani, che alimentano i complessi musicali in sostituzione dei musicanti che per ragioni di età debbono lasciare.
E a proposito degli anziani, l’occasione della ricorrenza è servita a distribuire diplomi cosidetti di presenza ai seguenti musicanti anziani: Giovanni Abondio (con ben 56 anni di attività di musicante), Luigi Tedeschi (45), Giacomo Pedersoli (42), Dante Pellegrinelli (33), Battista Franzini (32), Gianni Salvetti (27), Giovanni Broggi (25), Mino Pedersoli (25).
Una targa ricordo alla memoria è stata consegnata al geometra Antonio, figlio dell’indimenticabile Rag. Pietro Ducoli, per i tre lustri di carica di valente ed appassionato Presidente della Banda musicale locale.
 
Giovanni Abondio riceve il Cavalierato e la medaglia d'oro per i suoi 60 anni di servizio nella Banda

63 Il gruppo Majorettes di Darfo Boario Terme

Nel 1979, su iniziativa del Presidente della Banda, Giovanni Chini e del segretario Egidio Salvetti nacque il Gruppo Majorettes che andò ad affiancare la Banda, apportandovi una nota di colore e suscitando un rinnovato interesse nella cittadinanza.
Inizialmente il gruppo era formato da 12 ragazze allenate da Emanuela Minini che aveva avuto una esperienza in terra svizzera nella città di Bellinzona.
Contemporaneamente all’interno della Banda venne addestrato da Claudio Chiudinelli un gruppo di percussionisti formato da 5 tamburellisti e da 3 suonatrici di tamburo Basco. Questo gruppo, che fu posto fra la Banda e le Majorettes, aveva il compito di accompagnare ritmicamente il passo e gli spostamenti coreografici tra una esibizione ginnica e l’altra.
 
FOTO N.48
La Banda e il gruppo Majorettes nel giardino della "Consolata" durante una manifestazione organizzata dall'Associazione Mutilati e Invalidi di guerra.
 
Il debutto dei tre gruppi insieme (banda, percussioni, majorettes) avvenne a Pisogne il 29 settembre 1979. Dopo alcune esibizioni accompagnate da un discreto successo di pubblico e di critica l’istruttrice Minini fu costretta per motivi famigliari a dare le dimissioni.
A sostituirla venne chiamata l’insegnante di educazione fisica Annamaria Amoruso che dopo alcune titubanze iniziali si immerse con passione nel suo nuovo compito.
Sotto la sua direzione il gruppo aumentò di numero e la qualità delle coreografie migliorò ulteriormente.
L’Amoruso scelse le sue nuove leve, fra le sue migliori allieve di scuola media in possesso di qualità ginnico‑ritmiche, qualità indispensabili insieme ad una buona padronanza della tecnica “Twirling” (saper muovere i bastoncini facendoli roteare) per ottenere delle armoniose ed aggraziate evoluzioni coreografiche.
Il gruppo Majorettes dopo un anno fu quasi totalmente rinnovato e raggiunse il ragguardevole organico di 60 elementi.
Si intensificarono da quel momento le uscite nella nostra città, nei centri vicini ed anche in località fuori provincia (Paderno d’Adda 6‑6‑’82), ed ogni esibizione richiamò un folto pubblico che non lesinò scroscianti applausi alle sfilate e agli spettacoli che si tennero negli stadi e al centro delle piazze.
Anche l’Amministrazione Comunale dopo il successo delle sfilate e dopo le lusinghiere cronache riportate sui giornali della provincia, stanziò un finanziamento per l’acquisto della divisa che fino a quel momento consisteva in un body rosa adornato da una piccola gonnellina, inoltre concesse l’utilizzo di una palestra per gli allenamenti delle ragazze che nel frattempo vennero iscritte ufficialmente alla Federazione Italiana Majorettes.

Sfilata sul vecchio ponte fra Darfo e Corna

 
Gruppo tamburelliste

Fu in questo periodo però che iniziarono a sorgere molti problemi parallelamente al crescere dell’organico e del numero di uscite della Banda con le Majorettes.
Problemi finanziari: innanzitutto il rinnovamento delle divise dovuto all’usura delle precedenti, ed ad un ricambio generazionale costante, poi il noleggio di un pulmann per il trasporto delle ragazze in occasione delle uscite fuori sede, la necessità inoltre di dare un compenso anche se modesto all’insegnante ecc. Per i dirigenti far quadrare i conti diventò un’impresa difficile anche per il mancato coinvolgimento di un imprenditore locale che sponsorizzasse il gruppo Majorettes.
Le difficoltà non furono solamente finanziarie, infatti, soprattutto per le manifestazioni estive, veniva sempre a mancare un grosso numero di ragazze che per ovvie ragioni (molte erano in vacanza con le proprie famiglie, ed altre erano occupate come stagionali negli alberghi della nostra località turistica), non potevano essere sempre presenti.
Nonostante questi problemi i dirigenti non si persero d’animo ed aiutati da alcuni genitori delle ragazze (i sig. Ghirardelli, Ceresa, Pezzotti e le signore Ferrari e Zeziola), continuarono a lavorare per il miglioramento del gruppo ed a risolvere i problemi che inevitabilmente venivano a sorgere.
La mancanza cronica delle ragazze nei periodi più adatti per le esibizioni all’aperto e la rotazione nelle presenze, non permetteva di effettuare tutto il repertorio coreografico insegnato pazientemente dalla Professoressa Amoruso durante le stagioni fredde e per questo ai componenti della Banda veniva chiesto di suonare sempre e solamente alcune marce e motivetti allegri sulla cui base si esibivano le decimate Majorettes.
Per queste ragioni un notevole malcontento cominciò a serpeggiare fra i musicanti che oltre agli impegni tradizionali della Banda, dovevano aggiungerne molti altri e per di più senza una minima soddisfazione musicale, costretti com’erano ad eseguire ripetitivamente dei motivetti banali.
Il consiglio direttivo della Banda, per fermare le dimissioni che ormai si moltiplicavano nelle fila dei giovani strumentisti (fra gli altri vi fu anche l’addestratore del gruppo tamburi), per i motivi prima descritti decise di registrare su nastro i motivi musicali che servivano come base durante gli spettacoli coreografici delle Majorettes negli stadi e nelle piazze.
Questo espediente consentì alla Banda di poter suonare dei propri pezzi di qualità fra una esibizione ginnica e l’altra, dando modo di prolungare lo spettacolo e consentire sia ai bandisti che alle ragazze di recuperare il fiato vicendevolmente.
I problemi annessi alla ripetitività delle esecuzioni non furono però risolti nelle sfilate, dove per ovvi motivi la Banda doveva suonare dal vivo, inoltre per la valida riuscita degli spettacoli aumentarono ulteriormente gli ingaggi e quindi gli impegni.
La nuova formula durò per una stagione fino al 1983, quando perdurando i problemi sia nel gruppo delle Majorettes che nella Banda, il Consiglio Direttivo di quest’ultima, dopo una vivace discussione al suo interno (con la maggioranza di membri che si faceva portavoce del malcontento dei musicanti), convocò i responsabili del gruppo Majorettes ed in una riunione molto sofferta espose i motivi per cui la banda auspicava non uno scioglimento, ma bensì un distacco delle associazioni, e dichiarò che il gruppo Majorettes era libero di continuare da solo, (come del resto facevano e fanno già altri gruppi simili accompagnati da una base musicale registrata); oppure di aggregarsi ad un’altra banda disponibile.
I Consiglieri, spiegarono inoltre che non potevano rinunciare ulteriormente ad un rinnovamento del repertorio per potersi imporre al proprio pubblico con brani di qualità; brani che avrebbero anche dovuto ottenere lo scopo di un rinnovato impegno del singolo strumentista su basi culturali, e non più di evasione e di soddisfazione soltanto per il pubblico che assisteva allo spettacolo delle Majorettes.
Fine questo che puntualmente si conseguì negli anni successivi apportando uno sviluppo sia quantitativo che qualitativo nei componenti della Banda.
I dirigenti delle Majorettes nonostante le possibilità lasciate loro dal consiglio della Banda non ebbero la volontà di continuare separatamente ed il proprio gruppo venne così sciolto alla fine del 1983.
Di quella pluriennale esperienza, oltre al rammarico del Presidente Chini e del segretario Salvetti di non aver potuto evitare lo scioglimento, rimasero alla Banda alcuni dei percussionisti che accompagnavano le Majorettes, che si perfezionarono ulteriormente e diedero vita ad uno fra i reparti più completi, consentendo esecuzioni che oggi si possono avvalere oltre che dei tradizionali gran cassa, tamburello e piatti, anche di batteria, timpani, vibrafono, gong, xilofono, campane tubolari e di piccoli strumenti come maracas, nacchere, guiros, ecc. che arricchiscono ulteriormente la già nutrita gamma di timbri sonori della nostra Banda.

64 Il gruppo ottoni Girolamo Fantini

Parallelamente allo studio intrapreso al conservatorio di Brescia nacque in alcuni componenti della Banda di Darfo l’esigenza di ampliare il repertorio musicale degli “ottoni”, riscoprendo e valorizzando le possibilità offerte da questi strumenti a fiato.
Prese vita così, nel 1979, il “gruppo ottoni Girolamo Fantini”.
 
FOTO N. 51
Pisogne, 23/09/1979
- 3° Raduno bandistico del Sebino. Il Gruppo Ottoni "Girolamo Fantini" in una delle sue prime apparizioniin pubblico.


Il gruppo con questa attività si propose di sviluppare un discorso culturale, contribuendo alla conoscenza e alla diffusione di brani e autori che difficilmente si potevano ascoltare, spaziando dal periodo barocco fino al contemporaneo.
Tra i numerosi concerti eseguiti in questi anni ci piace ricordare la partecipazione al raduno di Pisogne del 23‑9‑1979, che segnò l’inizio dei concerti organizzati per i componenti delle bande (Iseo‑Pezzo‑Borgo S. Giacomo ecc.), e la collaborazione con i componenti della compagnia “Teatro per Lovere” nel l’allestimento dello spettacolo “L’affondamento del Titanic”.
Per quanto riguarda l’attività nelle scuole, che fu sempre in primo piano, citiamo quanto ha scritto il prof. Antonio Puritani in un articolo sul bimestrale “Brescia Musica” n.11 del febbraio 1988 dove, sotto il titolo “Itinerario di lettura del linguaggio musicale”, su iniziativa portata avanti dal sistema bibliotecario Valle Camonica Centro Sud, leggiamo “… ma il concerto che ha dato risultati insperati, considerate le infinite richieste di bis, è stato quello tenuto a Gianico dal gruppo ottoni, “Girolamo Fantini” diretto da Vittorio Alberti, che ha coinvolto nell’ascolto guidato, al mattino gli alunni delle scuole elementari, quindi quelle delle medie e, alla sera, l’intera popolazione”.
L’organico, nonostante l’alternarsi negli ultimi anni di vari strumentisti, era composto normalmente da 2 trombe, 1 corno, 2 tromboni, 1 basso Tuba a cui si aggiunse anche un percussionista.
I primi fondatori furono l’attuale Maestro della Banda Vittorio Alberti sostenuto dai fratelli Gian Paolo e Guerrino rispettivamente con trombone, corno e trombone.
Completarono il gruppo Angelo Miclini e Aureliano Bettoni alle trombe, Mariano Ducoli al 2° trombone ed Enrico Abondio al basso tuba.
In seguito fecero parte del gruppo anche Anna Bonfadini al corno, Guido Poni al basso tuba, Danilo Alberti al trombone, Lorenzo Petenzi e Vittoria Vitali alla tromba ed anche la percussionista Carmen Pennati.
 
Manifesto del concerto


65 Evoluzione della gestione democratica della Banda

Alla fine della Seconda Guerra mondiale, dopo alcuni anni di forzata pausa dell’attività musicale, alcuni superstiti amanti della musica, capeggiati dall’ormai anziano suonatore Giusto Tedeschi e dal sempre presente appassionato Carlo Fiorini, si riunirono e riformarono il gruppo bandistico con rinnovata passione.
Da subito il Tedeschi prese in mano la situazione e le redini dell’Associazione. I musicanti, abituati ormai da un ventennio ad obbedire senza discutere alle direttive imposte dall’alto, per alcuni anni continuarono ad accettare le decisioni di carattere pratico e le scelte musicali impartite dal Presidente Tedeschi e dal consiglio da sempre formato da membri esterni alla banda, scelti fra personalità di grande rilievo politico ed elevata estrazione economico-culturale della nostra cittadina.

Le giovani leve della banda si organizzano in gruppi per fare della "nuova" musica
 


Ma dopo un po’ di tempo cominciarono a nascere incomprensioni e malcontenti intorno all’operato della dirigenza da parte di molti musicanti decisi a far valere il loro parere nella gestione organizzativa con interventi e scelte che, democraticamente, coinvolgessero la maggior parte dei musicanti stessi che davano il loro contributo al funzionamento della Banda gratuitamente.
Cominciò così un lentissimo processo di democratizzazione con la nomina di un rappresentante dei musicanti, anziano e di provata fede verso la banda e verso il precedente consiglio direttivo.
Con questa mossa strategica, di poca influenza sul normale modo di agire del consiglio, il Tedeschi si assicurò una più tranquilla gestione che perdurò fino a che si ritirò, data la veneranda età, pochi anni prima della sua morte.
Questo comportamento del Tedeschi e del gruppo dirigente dovuto ad un bisogno di continuare attivamente con una tradizione ormai consolidata, non sminuì i meriti e la stima guadagnata con la grande ed ineguagliabile mole di lavoro e di energie profuse in tanti anni di dedizione alla nostra banda.
Come si vedrà anche in seguito, un ruolo fondamentale per l’evoluzione di una gestione democratica dell’Associazione fu svolto dai diversi presidenti che si succedettero nei vari periodi storici.
Dopo la grande figura carismatica di Giusto Tedeschi, il posto di presidente venne preso dall’indimenticato dott. Pacifico Gheza, con una personalità totalmente diversa rispetto a quella del suo predecessore.
La sua gestione si rivelò molto aperta e disponibile al nuovo e fu con questa ottica che il consiglio direttivo della banda cambiò radicalmente: vennero infatti eletti democraticamente, dai musicanti maggiorenni, quasi tutti i membri del consiglio. L’andar del tempo ed il sopravvenire di eventi esterni (come l’alluvione del 1960), accrebbero le difficoltà sia economiche sia di gestione della banda, ed il buon Pacifico si vide costretto, sopraffatto da avvenimenti di portata troppo pesante per la sua indole mite e per il suo carattere poco propenso ad imporre soluzioni autoritarie, ad abbandonare la carica.
I musicanti anziani a questo punto decisero che, per evitare lo scioglimento della banda, dovesse intervenire il consiglio comunale che, a sua volta nominò d’autorità il rag. Pietro Ducoli come Presidente della banda. Questi si avvalse dei pieni poteri decisionali conferitigli dal Sindaco Giacomo Cemmi per risolvere la crisi in cui versava la banda, frenando bruscamente quel processo di “apertura” da poco iniziato. Infatti, con un modo tutto personale di intendere l’organizzazione della vita della banda, fece sì che la benché minima opposizione fosse isolata. Inoltre, con un’accorta propaganda, fece in modo che musicanti ancora legati alla gestione tradizionale monodecisionale fossero eletti dalla maggioranza degli aventi diritto al voto.
Considerando che per aver diritto al voto bisognava aver compiuto i 21 anni, la cosa non presentò grosse difficoltà.
Passarono alcuni anni con una banda che alternò momenti positivi ed altri in cui sopravvisse vivendo quasi alla giornata, senza programmazione alcuna.
Diversi musicanti anziani si ritirarono ed i più giovani premettero per un cambiamento. Si era allora alla fine degli anni ‘60 ed agli inizi degli anni ‘70.
Un po’ in tutti i paesi occidentali industrializzati si stavano sviluppando nel mondo giovanile nuove idee ed una maniera diversa di vedere la vita.
Uno dei mezzi più usati da questi giovani contestatori per propagandare e diffondere i loro messaggi era la musica, grazie al suo forte potere di entrare subito nell’animo umano e colpire nel segno con grande immediatezza. Doveva però essere una musica diversa, di “rottura” dagli stili precedenti: nacquero così il rock, il pop ed altri generi, che si diffusero in maniera velocissima. La nostra valle non fu certo esclusa da questi fermenti e proprio in quegli anni nella nostra zona incominciarono a spuntare piccoli gruppi di giovani che si cimentavano nell’uso di strumenti musicali.
Fra questi, per forza di cose, c’erano anche le giovani leve della banda che, grazie al periodo propizio di passione per la musica, erano diventate piuttosto numerose, ma anche agguerrite da quegli ideali ormai propri della nuova generazione. In quegli anni, in tutto il mondo occidentale, lo scontro culturale tra le nuove idee e ed una visione conservatrice della gestione dei poteri si aggravò, a volte anche in modo drammatico. Il conflitto che di conseguenza emerse anche nella nostra banda, piccolo specchio della società che la circondava, fu inevitabile ma, per fortuna, vissuto in modo molto più dialettico.
Tra i nostri contestatori più attivi ci furono l’attuale maestro Vittorio Alberti, suo fratello Guerrino, Ugo Zelaschi e Dario Bonicelli.
Divenuti ormai una maggioranza, anche il Presidente fu costretto ad abbassare la maggiore età ed il diritto di voto a 18 anni, e fu così che nel consiglio direttivo anche i giovani riuscirono ad eleggere i propri rappresentanti.
Si giunse così anche a diverse modifiche dello statuto della banda stessa, tutte decisioni prese dalla maggioranza del consiglio, con il presidente Ducoli quasi sempre in minoranza.
Ne vogliamo citare due come esempio: si stabilì che fosse obbligatoria la consultazione dell’assemblea di tutti i musicanti per tutte le decisioni importanti e inoltre che tutti i membri, all’atto della loro entrata ed in qualsiasi età (purché riconosciuti in grado di suonare dal maestro in quel momento in carica), avessero pari diritto di quelli già facenti parte della Banda e quindi potessero esercitare il diritto di voto.
La fine della gestione Ducoli avvenne però in un modo che nessuno avrebbe voluto e cioè con la sua prematura morte, proprio mentre stava per essere eletto alla massima carica regionale dell’A.N.B.I.M.A., associazione che riunisce quasi tutte le bande italiane. Si arrivò così all’avvento di una nuova democrazia interna.
Il primo atto fu l’elezione per la prima volta a scrutinio segreto del nuovo presidente (il quale è tuttora in carica) fatta da tutta l’assemblea dei musicanti che, nel 1978, lo scelsero liberamente fra una lista di nomi presentata dal consiglio direttivo. Avrete certamente capito che parliamo del cav. Giovanni Chini.
Il “Governo” della Banda fu affidato al consiglio direttivo di cui facevano parte, oltre al Presidente, sei musicanti eletti a scrutinio segreto dall’assemblea di tutti i componenti della banda e che rimaneva in carica per 4 anni. Il consiglio direttivo era tenuto ad interpellare sempre l’assemblea dei musicanti ogni volta che le decisioni la coinvolgessero: i musicanti stessi potevano intervenire in qualsiasi momento lo ritenessero opportuno.
Anche per quanto riguardava il repertorio veniva sempre domandato il parere all’assemblea, seguendo e rispettando poi le direttive della maggioranza.
Un altro esempio di democratizzazione avviata nel corso della nuova gestione fu la possibilità data alla banda di accettare servizi organizzati da partiti con un nuovo articolo dello statuto che prevede l’impegno per tali servizi solo dopo referendum fra i musicanti con il parere favorevole del 75 %.
Chi però, per motivi personali, non fosse stato d’accordo con la decisione presa, veniva automaticamente dispensato e giustificato dal partecipare a quel servizio. I suddetti servizi non si dovevano effettuare in vicinanza delle consultazioni elettorali e non si potevano eseguire inni di partito.
Questa evoluzione positiva verso una gestione più democratica si poté attuare grazie alla costanza di coloro che si batterono per anni contro la prevaricazione da parte di dirigenti che, anche se a fin di bene, eccedevano dai limiti del loro compito.
Tutto ciò grazie anche alla tolleranza ed al rispetto delle singole idee sia religiose che politiche e da chi privilegiò sempre il proprio attaccamento alla Banda, contribuendo alla buona riuscita di tutta l’attività musicale e sociale della nostra associazione.
Un grazie particolare lo dobbiamo anche al cav. Giovanni Chini, che ha sempre gestito la sua presidenza in modo democratico, con il rispetto delle idee della maggioranza e dell’opposizione, non mancando di far sentire la propria voce in ogni momento di necessità.

66 Le famiglie storiche

GLI ABONDIO
Gli Abondio sono, senza ombra di dubbio, una delle famiglie il cui apporto è stato (ed ancora è) determinante per la Banda Cittadina di Darfo.
Poiché particolarmente numerosi, spiegare a parole legami e ruoli è un compito assai complesso. Dunque: capostipite fu Francesco (Cader) che ebbe quattro figli: Giuseppe (Cader); Andrea (Caderì); Bortolo e Caterina.
Bortolo ebbe tre figli di cui solo uno fu nella Banda di Darfo: Pierino, flicorno basso.
Andrea ebbe otto figli, tutti assai portati per l’arte, non solo musicale: Angelo, imbianchino ed intagliatore di legno, fu clarinettista e saxofonista; Battista (1881-1955) calzolaio di professione, suonò il bombardino, il trombone ed il genis e fu talmente stimato che, allorquando si ruppe i denti in un incidente sul lavoro, la Banda deliberò di pagare di tasca propria il dentista per evitare appunto di perderlo. Bisognava però andare a Brescia, e poiché la città era sotto i bombardamenti, non se ne fece più nulla. Suo fratello Felice (1888 - 1931) fu sarto e flautista. Francesco suonò il clarinetto nella Banda di Darfo, prima di essere costretto ad emigrare. Stessa sorte toccò al fratello Antonio, falegname, primo clarinetto e vice-maestro che andò a lavorare dapprima in Francia e poi a Gallarate (MI) dove continuò a suonare nella banda locale (e dove suonerà anche il figlio Nino, prezioso testimone di molte vicende della famiglia Abondio, fonte delle tante notizie raccolte dai redattori del libro del 1988). Maria, a cui non era permesso fare parte della banda (in quanto donna) fu mezzo soprano nel coro Parrochiale.
Fra i figli di Andrea il più conosciuto fu però certamente Giovanni (Caderì), il quale, se è vero che suonò (il tamburello) solo sporadicamente nel nostro complesso, diede comunque una impronta indelebile alla musica camuna del tempo. Studiò alla Accademia Tadini di Lovere (BG), fu primo tenore della “Schola Cantorum” ed addirittura corista al Teatro La Scala di Milano. Pianista e chitarrista, trascrisse numerosi brani operistici proprio per la Banda di Darfo. Fu sicuramente un personaggio assai singolare: dotato anche nella pittura. Pur avendo egli ricevuto numerose offerte di lavoro sia in Italia che all’estero, preferì non accettare mai nessun impegno continuativo, vivendo alla giornata vendendo i suoi quadri e dando lezioni di canto.
Il terzo ceppo degli Abondio è quello che comprende i figli di Giuseppe (Cader): Giacomina (1901-1975) apprezzata voce di contralto, Francesco (1894-1979) tenore della “Schola Cantorum (non imparò mai a suonare uno strumento in quanto, essendo orfano di madre e primogenito, dovette aiutare sin dall’infanzia il padre a portare avanti la famiglia); Celeste (1910-1980) suonatore di grancassa, basso nella già citata “Schola Cantorum” e Giovanni, colui che fra i fratelli “Cader” si dedicò maggiormente alla musica. Cominciò la sua “carriera” suonando prima il trombone quindi il flicorno tenore ed il bombardino, ma trovò la sua definitiva collocazione nelle file dei bassi. La sua dedizione al nostro complesso fu veramente straordinaria: nella Banda di Darfo fu, prima semplice musicante, quindi consigliere e presidente onorario negli ultimi anni. Nel 1980 gli venne attribuita, per diretto interessamento dell’allora vicepresidente regionale della A.N.B.I.M.A. maestro Antonio Raco, la Croce al Merito per la suoi 60 anni di ininterrotta attività. Schivo ma socievole, sempre portato alla conciliazione ed al dialogo, fu un elemento centrale della associazione fino alla sua scomparsa, nel 1983.
Fortunatamente, però, la famiglia Abondio ha saputo mantenere la propria grande tradizione. Oggi nella Banda militano infatti i nipoti di Giovanni, Enrico e Nicola.

Abondio Giovanni all'opera con il suo basso
 
LA FAMIGLIA FIORINI
Attorno alla figura di Italo Fiorini (28‑11‑1912 ‑ 23‑7‑1938) vogliamo ricostruire il quadro di una delle famiglie più rappresentative e caratteristiche in Darfo, sia per le profonde radici storiche che la legano a questa cittadina, sia per la sensibilità artistica di cui dotò molti suoi discendenti.
Italo Agostino ebbe innata la passione per la musica, sicuramente trasmessagli dalla madre Maria Ester Caprinali (fu Gioacchino) figlia di uno dei fondatori della Banda.
Il padre Luigi fu Antonio, vista la sensibilità artistica di Italo, ben presto lo avviò agli studi musicali iscrivendolo all’Accademia Tadini di Lovere, dove ebbe come insegnante il maestro Macario, che più volte lo definì un vero fenomeno. Possedeva infatti una attitudine musicale talmente spiccata da non aver bisogno di studiare ore e ore sui libri, come dei resto esigevano i genitori, ai quali il maestro Macario stesso soleva ripetere con orgoglio: “Vostro figlio non ha certo bisogno di studiare, gli basta una sola occhiata allo spartito”.
Alla Tadini tenne molti concerti con l’organo e con il pianoforte, registrando sempre un notevole afflusso di pubblico; suonava spesso anche nelle chiese, accompagnando le funzioni religiose e destando nei fedeli vera e propria ammirazione; fu maestro e direttore della Schola Cantorum e organista della parrocchiale di Darfo; sostituì qualche volta il Macario nella direzione della nostra Banda, anche nei concerti in piazza; si dedicò alla composizione, soprattutto di carattere religioso.
In famiglia riuscì a contagiare anche i fratelli Tullio e Guido che, sotto la sua spinta, impararono a destreggiarsi rispettivamente con il clarinetto e la chitarra; Tullio era inoltre uno dei bassi della Schola Cantorum e a volte ne sostituì il fratello alla direzione del coro dove fra i tenori v’era anche il cugino Antonio.
Per la sua personalità originale e distinta Italo divenne un personaggio di spicco nel paese: sempre perfetto nel vestire, con camice in seta, pantaloni alla zuava e stivaloni costantemente mantenuti lucidi da una spazzolina nascosta nelle tasche della giacca (“Mi costi più di lucido che di tutto il resto” spesso lo rimproverava il padre) era nel cuore di tutti i darfensi e molte ragazze erano invaghite di lui. Ma soprattutto piaceva la sua musica, la sua disponibilità a suonare sempre, per chiunque glielo chiedesse, e in qualunque occasione, trascurando a volte la stanchezza e la salute fisica.
La notte di capodanno dei 1938 suonò al veglione nonostante la febbre altissima, e una semplice bronchite divenne pleurite. Erano probabilmente le prime avvisaglie di quella che poi sarà la vera croce che calò sulle spalle del povero Italo: la tubercolosi. Sopportò la malattia con grande dignità e fede ed ebbe sempre il coraggio di definirla “volontà di Dio” e, quando questa lo costrinse in casa, continuò l’impegno con la Schola Cantorum istruendo i cantori nella cucina di casa sua, dove si era fatto portare l’armonium. Le cure di olio di ricino e la dieta gli causarono una forte debilitazione. Morì il 23 agosto 1938 a soli 26 anni lasciando la moglie Maddalena Bertoni. Delle sue composizioni ci rimane purtroppo solo il titolo nella memoria dei nostri anziani, che ci parlano di un “Salutaris Hostia” per coro, organo e gruppo da camera (di cui siamo riusciti a ritrovare la partitura di tenore) di una “Ave Maria” che volle tenere con se fino alla morte perché la riteneva la sua migliore preghiera (non sappiamo se fu tumulata con la salma o se è ancora in possesso di qualcuno) e di un’operetta musicale dal titolo “Satana”, da lui interamente curata e diretta, che fu presentata all’asilo di Darfo con la partecipazione della Schola Cantorum, di membri del Vecchio Corpo Musicale, con lui al pianoforte.
C’è chi giustifica la scomparsa di queste partiture raccontando che per timore del contagio della “tisi” esse vennero stese a prendere aria sulla soffitta dell’arciprete, e da là, un colpo di vento un po’ più forte le disseminò per i tetti di Darfo. C’è chi invece nega questa tesi e sostiene che siano ancora conservate in qualche soffitta, chissà quindi che non divenga possibile un giorno riproporre ai darfensi le note del loro compaesano. Se Italo fu forse il più grande artista del ceppo Fiorini, non fu il primo, né l’unico: da quanto sappiamo infatti il più antico suonatore della famiglia fu Battista, che col tamburello accompagnò le prime marce della nostra Banda verso la fine del 1900. Poco più giovane di lui era il fratello Pietro, ottimo suonatore di genis, che trasmise l’arte della musica al figlio Battistino (il fornaio di Piazza Matteotti) per molti anni primo tenore della Schola Cantorum. A Battista, nella Banda successe il figlio Giuseppe, grande suonatore di trombone da canto, più volte ingaggiato come solista nella Cittadina di Brescia diretta dal Vasini. Anche Carlo Fiorini, cugino di Battistino e Giuseppe imparò a suonare il flauto sotto le direttive del Vasini allora maestro anche della Banda di Darfo.
 
La locandina di uno spettacolo dell'epoca

 

LE FAMIGLIE DEGLI ULTIMI VENT’ANNI E DI OGGI
In pieno decennio 1980/1990, oltre ai fratelli Ducoli e Magri, vi erano due nuclei familiari che davano un sensibile contributo numerico alla Banda: i Salvetti e gli Alberti. Per i Salvetti l’esempio venne dato nel 1951 da Giovanni (Piero); lo seguì il fratello Egidio, clarinettista, e anni dopo vennero a far parte della banda anche i figli Renato e Adriana. Nel periodo in cui la banda era affiancata dal gruppo majorettes, vi fu inoltre la presenza di altre due figlie del “Piero”: Tiziana e Flavia e di una loro cuginetta di nome Maria. Purtroppo dei Salvetti, tanto importanti per la storia del nostro gruppo, non vi sono oggi più rappresentanti: confidiamo nelle nuove generazioni!!! Per gli Alberti il primo approccio fu dovuto alla grande passione per la musica di papà Francesco (detto “Proai”) che, non avendo potuto lui studiare (suonava la fisarmonica e il mandolino “ad orecchio”), nel 1960 “spinse” letteralmente i suoi figli Vittorio e Guerrino e più tardi anche Gianpaolo, affinché imparassero, con la scuola e con metodo, a leggere la musica e a suonare uno strumento. E fu così che con il passare del tempo, alla forzatura di papà Francesco subentrò una grande e durevole passione per la musica ed in particolar modo per la loro Banda. E oggi? La famiglia Alberti è ancora il nucleo che conta più rappresentanti! Lo schivo Vittorio di qualche decennio fa è ora il nostro insostituibile maestro!!! E al suo seguito ha convinto anche i figli, ormai altrettanto esperti suonatori: Danilo, diplomato, suona trombone e bombardino; Floriana, al saxofono contralto è maestra di solfeggio per i piccoli allievi, Renata, trombettista, è l’attuale direttrice della Banda giovanile. Altra esponente della famiglia Alberti, nipote di Vittorio e figlia di Guerrino, è Francesca, flautista. D’altro canto, oggi come oggi, nuove famiglie si sono rese protagoniste negli ultimi vent’anni di Banda! Hanno scelto di percorrere la “carriera musicale” otto coppie di fratelli e sorelle. Inoltre anche altri legami di parentela legano i componenti della Banda, perché a parte Vittorio Alberti e i suoi tre figli, abbiamo altri due papà che hanno convinto i loro “pargoli” a suonare. Infine, come non ricordare le coppie che si sono formate in Banda, dopo che dalla fine degli anni ’60 le donne hanno cominciato a farvi parte? Insomma, “galeotta fu la musica” per quattro “love storyes” giunte fino al matrimonio. E pensare che alcuni loro figli si stanno già esercitando per imparare a suonare anch’essi nel nostro gruppo: “il futuro promette proprio bene”!!!

Programma di un concerto nel comune diDorno (PV)


68 Progressi qualitativi e quantitativi dell'organico della Banda

Dai pochi documenti in nostro possesso non abbiamo potuto con certezza appurare il grado di cultura musicale dei nostri predecessori: sappiamo innanzitutto che la maggior parte dei fondatori non avevano altro che una grande passione per la nobile arte (suonavano probabilmente ad orecchio), mentre più avanti nel tempo troviamo dei volantini con i programmi dei concerti da cui si può dedurre che l’insegnamento dei fondamentali rudimenti musicali aveva preso il posto dell’improvvisazione fino ad allora esistente.
Del periodo che sta fra la prima guerra mondiale e qualche anno antecedente l’avvento del fascismo, non si riesce ancora a capire bene il grado di preparazione posseduto dai musicanti, viceversa le testimonianze dei più anziani ed i documenti ancora esistenti provano che, con l’inizio dell’era fascista, vi fu un grosso incremento della qualità e della quantità dei servizi civili (parate, raduni, sabati fascisti, ecc.), nonché di concerti in piazza.
Il miglioramento fu dovuto, però, quasi esclusivamente alla militarizzazione del corpo musicale, per il dovere di assoluta obbedienza alle direttive dei gerarchi fascisti, che comportava un’assidua partecipazione parallelamente ad un impegno nell’ambito dello studio della musica, pena, a volte la perdita del posto di lavoro o altre restrizioni.
 
1980: Banda Cittadina e gruppo delle majorettes.
 
Non va dimenticato che i dirigenti di allora si avvalsero di scelti e preparati musicanti provenienti dai paesi limitrofi, e soprattutto di valentissimi Maestri quali: Ferratta, Scalmana, Vasini, Macario.
Dopo la liberazione dal nazi‑fascismo la banda ritornò ad essere una associazione basata sul vero volontariato, ma molti, anche se bravi musicanti, “attaccarono al chiodo” i loro strumenti, la “ventennale” esperienza non aveva infatti contribuito ad aumentare la loro passione per la musica.
I veri appassionati continuarono invece a sostenere ed a operare per la rinascita della Banda.
L’insegnamento della musica ai nuovi allievi continuò ad essere curato dagli instancabili Santandrea (per gli ottoni) e Treccani (per i legni) fino al loro ritiro per la veneranda età raggiunta.
I due anziani e benemeriti insegnanti furono sostituiti in seguito dai vari maestri che si susseguirono fino agli inizi degli anni ‘60 anche alla direzione della banda.
È di questo periodo una certa superficialità, non nell’insegnamento, ma nella durata dello stesso, dovuta alla mancanza cronica di strumentisti: non appena un allievo se la cavava discretamente, veniva inserito nelle esigue fila della banda.
Questo comportava quasi sempre l’abbandono degli studi musicali, con il conseguente blocco dell’ulteriore apprendimento del musicante stesso. Nonostante tutto, la banda di Darfo rimase sempre fra le migliori della nostra zona, come qualità di suono, non potendo però effettuare in quel periodo delle impegnative prestazioni concertistiche.
 
1981: foto annuale dell'organico
 
Una prima svolta nella crescita della cultura musicale si ebbe negli anni ‘60, dopo che, senza la fretta dei suoi predecessori, il preparatissimo e paziente maestro Giuseppe Salvini formò diversi bravi musicanti dei quali vogliamo ricordare i nomi fra i quali spiccano l’attuale Maestro Vittorio Alberti e suo fratello Guerrino nonché Zelaschi Ugo, Bonicelli Dario, Tedeschi Sebastiano, Poiatti Eligio, Chiudinelli Claudio, Miclini Angelo.
Fu a questo punto che l’allora instancabile segretario Faustinoni Lorenzo ed il musicante Pellegrinelli Dante andarono (contro il parere del Presidente Pierino Ducoli) a pregare il maestro Giovanni Ligasacchi, già direttore della pluri‑premiata Banda Cittadina di Brescia, perché accettasse di venire a Darfo a dirigere la loro Banda.
Trovatosi con una base di musicanti notevolmente migliorata, la “cura” Ligasacchi diede subito dei grossi frutti; il Maestro infatti, facendo eseguire della musica adatta alla preparazione musicale dell’organico a sua disposizione, curò innanzitutto l’emissione dei suoni e l’interpretazione dei vari brani da lui proposti, con risultati assai validi.
 
1987: foto annuale dell'organico
 
Con il lavoro in sordina del Maestro Salvini e la grande bacchetta del Maestro Ligasacchi, la Banda di Darfo tornò finalmente al repertorio concertistico con rinnovata ed ammirata approvazione del pubblico e dei critici.
Il rinnovato impegno si rivelò molto gravoso per alcuni musicanti anziani costretti a ripassarsi le partiture per poter tenere il passo dei giovani strumentisti; questo li portò ad un graduale disimpegno, costringendo il maestro Ligasacchi a dare per due volte le dimissioni in poco tempo (la seconda volta definitive) per la scarsa partecipazione di una parte dei musicanti di Darfo e per l’avversione (mai sopita) del Presidente Ducoli. Questo episodio portò anche all’abbandono definitivo del validissimo segretario Faustinoni.
Oramai la via era tracciata, e quando il maestro Salvini ebbe introdotto nella banda altre nuove forze, prese in mano anche la direzione. Continuò a sviluppare il lavoro da anni intrapreso, con l’introduzione nel repertorio concertistico di pezzi originali per banda di stile moderno, che “rompevano” con il classico repertorio fatto di marcette, marce sinfoniche e trascrizioni di opere liriche.
Non mancarono anche allora le critiche dei musicanti anziani che addirittura all’inizio si rifiutarono di eseguirli. L’intuizione del Maestro Salvini portò ad una crescita degli allievi che si avvicinavano con rinnovata passione alla banda. Oltre al Salvini nella preparazione degli allievi si alternarono diversi Maestri incaricati dalla Regione per i corsi di orientamento musicale fra cui Fausto Rizza, Antonio Raco, Martino Savoldelli. Poi, però, il Maestro Salvini fu costretto ad abbandonare per motivi di salute.
 
Foto annuale del 1988: in occasione del "presunto" centenario la Banda rinnova la divisa
 
Questo periodo che va dal 1962 al 1974 fu caratterizzato dalla mancata continuità dei programmi, dovuto al cambio molto frequente di Maestri direttori e dei responsabili all’insegnamento, quindi con ridotte possibilità di collaborazione. Ciò comportò un forte rallentamento del processo di sviluppo sia in senso qualitativo che in termini numerici; l’organico infatti non riuscì mai a superare le 32 persone.
Nel 1974 la responsabilità dell’insegnamento venne affidata a Vittorio Alberti che nel frattempo continuava gli studi per poi diplomarsi al Conservatorio di Brescia.
Da allora l’Alberti poté impostare un concreto programma che portò ad avere, alla fine degli anni ’80, un organico di 50 strumentisti di cui 32, suoi allievi, accuratamente preparati.
Mentre la formazione dei musicanti progrediva, alla direzione della Banda si ebbe la lunga parentesi dal 1975 al 1981 affidata al Maestro cav. Abramo Albrici, che con la sua simpatia, la sua cordialità e la sua disponibilità instaurò un rapporto di fattiva collaborazione con i responsabili dell’insegnamento.
Sorretto dalle sue capacità direttive e musicali seppe mettere a frutto i suggerimenti ed i consigli che man mano gli venivano proposti. Iniziò infatti con lui la tradizione del Concerto Augurale di fine anno con il repertorio sempre totalmente rinnovato di anno in anno. La notevole preparazione di base dei musicanti permise l’esecuzione di brani con grosse difficoltà tecnico‑ interpretative.
Del periodo con il maestro Albrici ci piace ricordare inoltre la fattiva collaborazione con alcuni musicanti di Vilminore che portarono il loro contributo ai concerti ed ai servizi della nostra banda, contraccambiati da molti suonatori di Darfo che si recarono all’occorrenza ad aiutare i loro colleghi in Val di Scalve.
 
1998: Foto annuale
 
Cervera, luglio 1988: inaugurazione e consacrazione della chiesetta
 

69 Maestro Abramo Albrici

Sebbene il maestro Abramo Albrici abbia diretto a Darfo diversi anni or sono, i meno giovani tra gli attuali musicanti ne hanno ancora un ricordo vivissimo. La Banda di Vilminore infatti invitò per anni il nostro complesso ad esibirsi in un concerto estivo, ed il maestro Abramo Albrici era sempre in prima fila, attento esperto ma soprattutto appassionato sostenitore. Agli occhi dei giovani bandisti la cosa che più colpiva in lui era l’eleganza. Egli infatti si presentava vestito di tutto punto e con le scarpe di vernice nera, un signore d’altri tempi insomma! Uno stile il suo, completamente diverso rispetto a quello assai più casual del nostro direttore attuale Vittorio Alberti.
Al di là di questo particolare forse minore, ma che ben spiega il personaggio, Abramo Albrici è sempre stato vicino alla nostra associazione e ne ha vissuto forse gli anni più turbolenti, traghettando tra l’altro la Banda dalle precedenti direzioni più tradizionaliste a quella assai più moderna del già citato maestro Alberti. In un periodo (fine anni ‘70) in cui gli scontri fra innovatori e non erano ancora molti forti, la sua tranquillità, unita ad un forte spirito di conciliazione, lo rendeva gradito ad entrambe le “fazioni”.
Egli, per qualche anno direttore a Darfo, per ben 47 anni maestro a Vilminore (BG), ha esemplificato in maniera perfetta l’unione e l’amicizia che c’è sempre stata fra i due complessi.
Ricoprì la carica di consigliere provinciale dell’ANBIMA nella quale si prodigò con molta passione e rigore fino alla sua morte, avvenuta nel giugno del 1998. Ai musicanti meno giovani che lo hanno conosciuto, piace ricordarlo ancora con affetto raccontandosi i momenti di simpatia che sapeva con abilità creare nel gruppo nelle occasioni di festa.
 
23/9/1979 - Il Maestro Albrici dirige la nostra Banda durante il raduno del 1979 a Pisogne.
 

70 Musica a .... 15 giri

Indubbiamente la banda, nel suo secolo e mezzo di attività, ha compiuto notevoli progressi dal punto di vista musicale ed interpretativo, raggiungendo un affiatamento assai apprezzabile.
Non altrettanto si può dire per quanto riguarda lo stile “nel marciare” poiché, pur avendo percorso tantissimi chilometri assieme, spesso è venuto meno nei bandisti il senso del passo marziale e quello della “rotta”.
Se un tempo solo il dio Bacco poteva causare certi “sbandamenti” durante le marce in processione, oggi, la quasi totale mancanza di istruzione e di inquadramento “militareschi” fa sì che non poche sfilate riescono sullo stile “oggi le comiche”.
Caratteristico lo schetc che per ben due volte consecutive si è ripetuto davanti alle terme di Boario: la prima volta accompagnavamo dal piazzale della stazione il corteo degli Autieri, marciavamo disposti su quattro colonne, come di solito, e giunti davanti al portico antistante il parco ci fu ordinato di fermarci per lasciar passare il corteo.
L’ordine “Fermi!” fu prontamente eseguito, e con altrettanta celerità si eseguì l’ordine “Giratevi!”.
Ma non essendo stato specificato il senso di rotazione, capitò che non pochi di noi si trovarono a guardarsi negli occhi.
Tragico fu che ognuno credette di essere in errore, e tutti corressero con una rotazione di 180 gradi trovandosi così davanti… gli occhi confusi dell’altro compagno.
Morale della favola: ci fu chi compì otto giri su se stesso, chi dieci, chi quindici.
Tutto questo accadde mentre; ovviamente, si stava eseguendo una marcetta.
Ora, il senso del dovere radicato, in ogni musicante, impone di non smettere mai di suonare durante l’esecuzione di un brano, ma era altresì impossibile riuscire a leggere lo spartito durante le rotazioni a corpo libero.
Ognuno perciò si affidò alla propria fantasia (che di solito si chiama orecchio), ma anche se nell’organico c’è perfetta intesa e tanta amicizia, le fantasie non sono ancora unificate. Perciò la marcia fu…
Il pubblico, sempre buono e affettuoso, riuscì ugualmente ad applaudirci, e lo fece con tanto calore che noi pensammo di ripetere la medesima scena qualche mese dopo, sempre nello stesso posto, questa volta accompagnando il corteo dell’AVIS.
Qualche anno fa invece eravamo a un raduno di bande a Limone del Garda assieme al gruppo ANBIMA della Valle Camonica: il programma prevedeva che una per una, alla distanza di 50 metri dalla precedente, le bande sfilassero da una piazza in riva al lago, attraverso dei vicoletti, fino ad una seconda piazza poco distante, dove, a turno avrebbero eseguito un breve concerto. Partì la prima banda, poi la seconda, la terza… finché toccò a noi.
Come alle precedenti anche a noi era stata assegnata una gentile donzella che ci guidasse per il breve percorso.
Or capitò che di gentili donzelle ce ne fosse un gran numero in quel di Limone e che i flauti (sempre in prima fila) perdute le tracce della prima, ne seguirono un’altra trascinando con sé ovviamente l’intero organico.
Le note della banda precedente, rifrangendo sui muri dello stretto vicolo, non potevano essere un aiuto sicuro per l’orientamento ed inoltre la folla, molto numerosa, si richiudeva dietro ogni banda per poterla ascoltare ancora per qualche attimo, cancellando così ogni traccia di percorso.
Ad un certo punto… frenata improvvisa dei flauti, seguita da frenate meno improvvise e da tamponamenti vari degli altri strumenti: eravamo finiti su un molo di attracco di un piccolo traghetto, e a pochi metri da noi c’era solo il lago.
Il dietro front non poté essere elegante perché il molo era proprio stretto e fu così che, con in testa cassa e piatti e per ultimi clarinetti e flauti, ripenetrammo quella folla che ancora si domandava “ma dove vanno quelli là?”.
E le belle donzelle ci imbrogliarono anche a Brescia ad un raduno d’impostazione simile al precedente: si partiva scaglionati da Piazza del Duomo per giungere in Piazza della Loggia dove era allestito il palco per il concerto. Anche qui un organizzatore indicò ai quattro capofila una fanciulla, ma lo fece in modo assai poco chiaro e frettoloso, forse in noi giocava anche l’emozione e un po’ di confusione, perché un gran traffico sulla strada ci aveva fatti arrivare in ritardo.
Fatto sta che quando il tizio ci indicò l’accompagnatrice il capofila di destra inquadrò una ragazza che gli era poco distante e che “indubbiamente” aveva l’aspetto di una organizzatrice, mentre il capofila di sinistra ne inquadrò un’altra dagli stessi connotati.
Destino volle che le due non fossero sorelle né abitassero nello stesso quartiere e che al primo incrocio imboccassero… le due strade opposte. Si ebbe la scissione della banda: due colonne verso destra e le altre due verso sinistra.
Fortunatamente presto ci si accorse del capitato, ma ciascuna delle due file stimò di essere in errore, e anche quella di destra, che era per sua fortuna sulla retta via, rischiò di ricadere in perdizione.
Fu provvidenziale l’intervento di alcune persone del pubblico che ci accompagnarono (noi che eravamo bresciani!) fino alla Loggia dove già ci attendevano le bande di ogni paese della Lombardia.
E di episodi di questo genere ce ne sono tanti, perché è anche vero che di chilometri suonando ne abbiamo fatti! Ne capiteranno sicuramente ancora, ma non lo consideriamo un problema perché quando tra noi qualcuno ricorda queste avventure, ci facciamo tutti una risata, creando così un clima di allegria tra amici che suonano per divertirsi e per stare assieme.

71 1987 La Banda partecipa a due concorsi

Nel 1986 una decina di strumentisti della nostra banda contribuì in modo determinante al successo dei complessi di Pisogne e Lovere, che ricevettero, ex-aequo, il primo premio al terzo concorso “Bande in Pedana”, concorso internazionale indoor tra complessi musicali bandistici delle nove Province della Regione Lombardia più il Canton Ticino, che si svolse a Porlezza (CO) sul lago di Lugano.
Il regolamento di tale concorso infatti non prevede alcuna restrizione riguardante il numero dei componenti né la loro provenienza da altre bande. Per cinque degli strumentisti della Banda di Darfo la soddisfazione fu doppia avendo essi partecipato alle esecuzioni sia del gruppo di Pisogne che di quello di Lovere. Spronato da questo nostro successo avuto tra le file di bande amiche, il consiglio direttivo, sentito il parere favorevole dell’assemblea, decise di partecipare allo stesso concorso organizzato per l’anno seguente, il 1987.
Guidata dal maestro Vittorio Alberti e orgogliosamente composta da soli strumentisti effettivi (cioé senza alcun aiuto esterno) la Banda Cittadina di Darfo il 10 Maggio superò brillantemente la fase eliminatoria per Bande di Prima Categoria, esibendosi con “Ticino Concert March” (pezzo d’obbligo) e con una suite tratta dai “Carmina Burana” del compositore tedesco Carl Orff. Con questo risultato ci aggiudicammo il diritto di partecipare alla finalissima che si svolse il 31 Maggio. Il concorso, che vedeva la partecipazione di ben 27 bande divise in due distinti gironi con difficoltà musicali differenti; minori se di 2° categoria, superiori se di 1°, vide la vittoria della Banda musicale di Manerbio seguita dalla Banda svizzera di Gorduno e al terzo posto la nostra Banda.
Delusione e rammarico si colsero, alla fine della valutazione, fra i componenti del nostro complesso. Se da una parte si poteva infatti riconoscere ai colleghi di Manerbio una certa caratura rispetto al nostro gruppo, non così era per la Banda svizzera che venne considerata dalla maggioranza sensibilmente inferiore alla nostra.
Ormai consapevoli delle proprie capacità musicali, il maestro, il consiglio ed i musicanti tutti decisero di partecipare anche al Primo Concorso Regionale Lombardo per Bande Musicali, che si svolse a Brescia il 14 - 15 Novembre 1987.
Al concorso di Brescia le 18 bande partecipanti furono suddivise in tre categorie: la Banda di Darfo partecipò con esecuzioni che gli organizzatori classificarono in 1° categoria. Eseguimmo, alla già citata ed impegnativa suite dei “Carmina Burana”, il brano d’obbligo “Suite on Greek Love Song” del compositore olandese H. V. Lijnschooten, pezzo assai difficile.
Anche in questa occasione ci comportammo bene: la giuria ci classificò al terzo posto.
 
Brescia 1987: primo concorso regionale
 
Questa volta (forse forgiati dalla precedente esperienza) il giudizio nei nostri confronti venne preso da tutti con filosofia, pienamente consapevoli di aver rappresentato più che degnamente la città di Darfo Boario Terme, la Vallecamonica e la provincia di Brescia (che in campo bandistico civile è fra le prime in Italia come livello artistico), e certi di avere profuso il nostro massimo impegno.
Comunque, al di là dei risultati di classifica, queste esperienze furono molti utili soprattutto per i ragazzi giovani: non solo ebbero modo di confrontarsi con altre realtà musicali, ma acquisirono maggiore capacità di concentrazione, indispensabile per presentarsi con una certa tranquillità davanti ad un pubblico e ad una giuria.
 
1982: servizio A.V.I.S.


Porlezza, maggio 1987: concorso "Bande in Pedana"
 
Annotiamo che in occasione della finale di Porlezza e Brescia si diede la possibilità a parenti e simpatizzanti di accompagnarci e di condividere con noi, sia l’emozione durante l’esecuzione, sia l’allegria del pranzo e della cena e la visita turistica al Lago di Lugano. A Porlezza, inoltre, intervenne a rappresentare l’Amministrazione Comunale anche l’allora sindaco Dott. Giorgio Cemmi che, insieme a due di suoi figli, condivise con la banda di Darfo momenti di divertimento ed impegno.
 
Elenco delle Bande partecipanti al concorso di Porlezza

 

72 1988 Anno del "falso" centenario

L’anno del centenario fu per noi intensissimo di impegni.
Lo sforzo maggiore fu quello della stesura della prima edizione del libro commemorativo, lavoro che ci tenne impegnati per ben due anni.
La principale iniziativa di carattere musicale fu invece il “Trittico dei 100 anni”. Si tratto di preparare nell’arco dell’anno tre concerti con programmi completamente diversi. Moltissime furono le ore di studio che ogni musicante dovette affrontare per prepararsi adeguatamente.
Il primo concerto, in Aprile, fu interamente dedicato a brani di Musica Leggera, trascritti e adattati per banda. Ci esibimmo al Cinema Teatro S. Filippo, che per tradizione era sede dei nostri principali appuntamenti col pubblico. Seguì in Luglio un Concerto di Musica Originale per Banda, cioè di brani scritti appositamente per un organico strumentale bandistico.
Terzo ed ultimo appuntamento, in Ottobre con il Concerto dedicato a brani trascritti dal repertorio di Musica Classica.
L’altra proposta di carattere culturale fu l’allestimento della Mostra “ 100 anni di musica”. A questo proposito riportiamo uno stralcio tratto dall’articolo di Antonio Lanzetti apparso in data 7 ottobre 1988 sul Giornale di Brescia:
“Darfo Boario Terme ‑ A pochi giorni dall’apertura, la mostra “Cent’anni di musica”, inauguratasi sabato scorso nell’ex convento di Darfo, sta riscuotendo un lusinghiero consenso di pubblico. Si calcola che non meno di cinquecento visitatori abbiano già varcato la soglia dell’ampio salone dell’esposizione. Una decina di doppi pannelli, prestati dalla Biblioteca civica, promotrice dell’iniziativa con l’assessorato alla Cultura del Comune, ed altrettante vetrinette offerte dal Cotabo, espongono i documenti relativi ai cent’anni di vita della Banda Cittadina di Darfo Boario Terme. Sono circa quattrocento fotografie, di cui alcune molto antiche, ritagli di giornali e di riviste (La Provincia, Mandolino ecc.), manifesti, bandi di concorso, episodi e luoghi storici, vecchi strumenti musicali (veri pezzi di antiquariato), cronache del tempo, presenze nei vari paesi della Vallecamonica, calamità naturali.
 
1988: Mostra fotografica in occasione del "presunto" centenario tenutosi all'interno della biblioteca comunale.
 
Se la tragica alluvione del 1960 non avesse devastato la sede della banda, allora ubicata nel seminterrato delle scuole elementari di via Lepetit, probabilmente il materiale illustrativo raccolto sarebbe stato molto più rilevante. Invece, così… si è dovuto fare ricorso alle famiglie private, sperando nella buona sorte. La risposta è stata comunque pronta e generosa, prova che l’attività del Corpo bandistico con gli anni è diventata parte integrante degli affetti e dei ricordi della popolazione darfense.
Il documento fotografico più vecchio risale agli ultimi anni dell’800 ed è l’immagine d’insieme dei musicanti parati a festa con tanto di uniforme e di cappelli piumati. Seguono poi cronache giornalistiche, manifestazioni di raduni, alternarsi di presidenze, anche momenti di tensioni, testi musicali compromessi dal tempo e dall’umidità, testimonianze varie riprodotte an che fonicamente da uno stereo sempre acceso. Allafine dell’itinerario di visita, emergono con chiarezza le linee essenziali della centenaria storia del complesso bandistico darfense.”
Come ospiti nvitatammo la Banda Cittadina di Brescia Associazione Filarmonica “Isidoro Capitanio” che in data 18 giugno eseguì il suo concerto presso il salone delle Terme di Boario riscuotendo grande consenso di pubblico.
Successivamente, il 20 settembre, fummo a nostra volta invitati a Brescia per un concerto organizzato in Piazza Loggia in occasione del 190’ anno di fondazione della loro Associazione.
Le manifestazioni del 1988 si chiusero col tradizionale concerto augurale con un programma “storico” comprendente brani eseguiti dalla nostra banda nell’arco della sua attività.
 
Uno scorcio della mostra riservata agli strumentisti storici.
 

73 Si apre una nuova era

La Banda esce dai confini italilani
DARFO BOARIO TERME, ITALIA - HERREMBERG, GERMANIA
Herremberg è una bella cittadina vicino a Stoccarda, nella regione tedesca del Baden-Wuttemberg. In questo ricco angolo d’Europa molti italiani emigrarono (soprattutto dopo la guerra) in cerca di fortuna, attirati dalle offerte di lavoro nell’industria (a Stoccarda, fra l’altro, ha sede la Mercedes-Benz). Anche molti abitanti di Darfo fecero questa scelta e riuscirono, negli anni, ad integrarsi ed a costruirsi una nuova vita lontani da casa.
Nel 1990, tramite la musicante Carmen Pennati, la nostra banda fu messa in contatto proprio con una famiglia darfo-tedesca, gli Albertinelli, alcuni rimasti ad Herremberg, altri ritornati in Vallecamonica. Essi si proponevano per aiutare ad organizzare un gemellaggio, che avrebbe fatto conoscere Herremberg agli italiani e Darfo ai tedeschi. Il nostro gruppo era nuovo a questo tipo di esperienza, mentre quello tedesco era un veterano, con alle spalle diversi incontri a livello europeo. Il momento sembrava opportuno, anche perché, con la caduta del muro di Berlino nel 1989, la voglia di Europa era palpabile.
Fu così che Venerdì 5 aprile 1991 un pullman carico di bandisti emozionati partì da Darfo alla volta della Germania. Vi fu una sosta in Svizzera per una visita alle splendide cascate di Sciaffusa e quindi, nel tardo pomeriggio, fummo accolti alla sede della Stadtkapelle (banda, appunto, in tedesco).
Dobbiamo dire che molti di noi restarono stupiti dalla accoglienza veramente calorosissima che ci fu riservata. Si sa, i luoghi comuni sui tedeschi parlano di un popolo un po’…. freddino. Invece la sintonia fu immediata. Ogni bandista italiano trovò accoglienza nella casa di un musicante “herremberghese”: si poté così sperimentare la vita comune in un altro Stato, anche solo per un paio di giorni. La sera del venerdì fu tenuta una cena, a base naturalmente di….wurstel e crauti! Il sabato mattina invece suonammo delle marce nella piazza del paese (splendida); ognuno ritornò per il pranzo nella propria casa tedesca, mentre il pomeriggio fu dedicato ad attività varie, fra le quali la visita alla città, oppure un volo sulla regione (con un piccolo aereo da turismo). Sabato sera, concerto e quindi chiusura in allegria con balli e canti. Chi di noi era presente ricorda il nervosismo alle stelle dei musicanti e del maestro, chiamati a dare il meglio di sé dopo una breve ma impeccabile introduzione musicale fattaci dalla Stadtkapelle di Herremberg. Ad onor della cronaca tutto andò per il meglio ed il maestro Alberti si congratulò con noi strumentisti, soprattutto perché eravamo riusciti ad esprimere le nostre caratteristiche (la melodicità in particolare) nel migliore dei modi, proponendo in terra tedesca un modo di suonare diverso rispetto a quello dei nostri ospiti. La serata si chiuse veramente in allegria, innaffiata da tanta buona birra. La domenica mattina fu il momento degli addii, non troppo tristi però, in quanto la Stadtkapelle di Herremberg sarebbe venuta a Darfo solo qualche mese più tardi. Il programma del gemellaggio prevedeva infatti la visita in Italia dei nostri amici. L’organizzazione fu molto dura, ma il 13 settembre tutto era pronto. I tedeschi arrivarono con una puntualità…..svizzera e furono accolti nella nostra sede. Si decise di lasciare invariati gli accoppiamenti: chi era stato ospitato avrebbe a sua volta ospitato. la stessa persona. La sera del venerdì venne tenuta la cena di benvenuto nei locali della ex Casa del Fanciullo.
Il sabato, dopo la sfilata per le vie di Darfo, furono proposte alcune visite culturali, come a Capo di Lago oppure al parco delle Terme. I tedeschi però non ebbero la nostra stessa fortuna meteorologica: se ad aprile il sole aveva sempre brillato, quel week-end di settembre fu funestato da una pioggia insistente e continua.
Alle visite furono spesso preferiti i…..cappuccini presi nei bar, anche per riscaldarsi. La sera si tenne l’atteso concerto della Stadtkapelle e poi si chiuse in compagnia alla sede della nostra banda. Domenica mattina, partenza.
La sintonia con i nostri amici tedeschi fu tale che si decise di approfondire l’amicizia con un nuovo gemellaggio. Fummo in Germania il 23-24-25 aprile 1993 ed ospitammo i colleghi in Italia il 9-10-11 settembre.
Ma ancora non sembrava sufficiente. Così ritornammo ad Herremberg il 24-25-26 aprile 1998 mentre la Stadtkapelle fu a Darfo in occasione del raduno “Musica senza frontiere” nel maggio 1999.
Tutti i gemellaggi ricalcarono in linea di massima il programma organizzativo del primo. Ogni esperienza fu però assolutamente unica ed a sé stante.
Nel 1993 per esempio, durante il viaggio di andata ci fermammo a visitare lo splendido giardino botanico sul Lago di Costanza, mentre in Germania avemmo modo di passeggiare per Tubingen, antica cittadina universitaria. Nel 1994 i nostri amici furono invece ancora una volta sfortunati: le varie gite in programma furono praticamente annullate a causa del maltempo. Compensammo con l’allegria: la cena di benvenuto fu innaffiata da tanto buon vino che finì tutti in piedi sui tavoli a cantare e ballare.
I più scalmanati incorsero in qualche piccolo incidente (o meglio strappo) che però fu ricucito il giorno dopo da una buona sarta.
Nel 1998, in Germania visitammo il museo della Mercedes-Benz e lo zoo di Stoccarda, ma a restare negli annali fu la festa dopo-concerto del sabato sera, quando i nostri bandisti maschi ballarono sul palco uno scatenato can-can con la cravatta della divisa indossata sulla fronte a mò di bandana. Tipo Rambo insomma! Fortunatamente non vi furono incidenti sartoriali come quelli del 1994.
Come tutti i lettori avranno capito, durante questi gemellaggi ci divertimmo tutti moltissimo. Ma possiamo dire con certezza che, se pur importante, l’affiatamento personale non fu l’aspetto essenziale di tali esperienze. La banda di Darfo nel suo complesso ha infatti imparato tante cose dalla Stadtkapelle di Herremberg, e questo incontro con gli amici tedeschi ha influenzato il nostro cammino di associazione in maniera determinante. Innanzi tutto potemmo vedere come si organizzano eventi, musicali e non, di una certa portata (senza aver osservato come lavorano in Germania non si sarebbe riusciti, probabilmente, a dare vita alla nostra Festa Popolare oppure a Musica senza Frontiere); ma anche quanto importante sia la banda giovanile per favorire l’inserimento dei nuovi strumentisti nel complesso maggiore.
 
1991: il grande abbraccio italo-tedesco tra la Stadtkapelle di Herremberg e la Banda Cittadina, in occasione del gemellaggio
 
Senza dimenticare la lezione di disciplina avuta dai musicanti tedeschi (ritornello del maestro Vittorio Alberti durante le prove: “Quando alzo la bacchetta dovreste già essere tutti pronti ed attenti. Guardate ai bandisti di Herremberg, indisciplinati che non siete altro!”. Insomma dobbiamo certamente dire grazie alla Stadtkapelle (e chi rese possibile tale incontro) se la Banda di Darfo ha saputo ritagliarsi un posticino nel panorama bandistico non solo italiano, ma anche europeo.
 
 
SVIZZERA, VETROZ: UNA CITTADINA DI MUSICISTI
 
La Banda di Darfo si recò per ben due volte a Vetroz, cittadina vicina alla più conosciuta Sion. Solo il secondo viaggio può essere però considerato a tutti gli effetti un gemellaggio: la nostra visita del 1992 fu infatti organizzata grazie all’interessamento ed al lavoro della famiglia Amoruso (l’ex comandante dei vigili urbani di Darfo Raffaele Amoruso, è amico sostenitore del nostro complesso già da molto tempo) in parte residente proprio in questo angolo di Svizzera francese, famoso soprattutto per la produzione di eccellenti vini bianchi.
Nel 1992 (5-6 settembre), dunque, ci esibimmo durante la festa paesana annuale (che si tiene proprio all’inizio della vendemmia), ed avemmo modo di conoscere la realtà bandistica veramente eccezionale di questo piccolo villaggio: a Vetroz (poche centinaia di abitanti), operano infatti due complessi distinti, entrambi molto numerosi e di altissimo livello. Il maestro Vittorio Alberti e tutto il Consiglio Direttivo si fecero in quattro per cercare una collaborazione con almeno una delle due bande; ed il loro lavoro portò buoni frutti perché il 21 e 22 maggio del 1994 la Fanfara “Concordia” accettò la proposta di una piccola tournée a Brescia. A questo punto è bene aprire una parentesi per dire qualcosa in più su questo gruppo straordinario: innanzi tutto non parliamo di banda ma di brass band, cioè di un complesso di soli ottoni e percussioni, dove però il repertorio proposto e la divisione delle parti è assai diversa rispetto alla tradizionale fanfara; inoltre, non parliamo di una brass band qualsiasi ma di un gruppo che ha partecipato più di una volta a concorsi di livello europeo, classificandosi sempre nei primissimi posti.
Sentirli suonare prima alla Sala Igea delle Terme di Boario, quindi in Piazza Loggia, invitati dalla banda di Brescia, fu per noi motivo d’orgoglio, in quanto un complesso così importante aveva accettato la nostra ospitalità. Ma addirittura si andò oltre, perché la fanfara Concordia ci invitò nuovamente ad esibirci a Vetroz. Così il 14 e 15 Settembre 1996 partimmo alla volta della Svizzera. Fummo ospitati nelle case dei musicanti ed avemmo modo di scambiarci opinioni e piccoli “segreti” musicali.
Seppure non professionisti, la maggior parte di loro ci disse di esercitarsi con lo strumento almeno un paio di ore al giorno. Noi tutti ci sentimmo dei terribili scansafatiche! Inoltre ci spiegarono che anche il loro complesso alcuni anni prima era una banda classica.
Poi però si era votato per trasformarla in qualcosa di assolutamente nuovo. Certo il passaggio non era stato indolore: chi suonava i legni (flauto clarinetto oboe…) fu costretto a cambiare strumento oppure a lasciare il gruppo, però il risultato aveva soddisfatto anche i più scettici. La loro idea del “fare musica” si rivelò da subito molto diversa rispetto alla nostra: l’impegno, una volta preso, doveva essere portato avanti con una dedizione assoluta.
Volontariato sì, ma con una costanza da professionisti, questa la regola a cui tutti dovevano attenersi. Molti di noi stigmatizzarono le differenze fra la Banda di Darfo e la Fanfara “Concordia” con la semplice ma efficace affermazione che la prima rappresentava l’Italia, la seconda la Svizzera, entrambe con il proprio bagaglio di pregi e difetti (tenendo sempre presente l’appartenenza a categorie diverse).
Durante il breve soggiorno a Vetroz avemmo anche modo di visitare la graziosa cittadina di Sion e naturalmente di apprezzare la produzione vinicola locale, invero notevole.
Anche in questo caso, come ad Herremberg ed a Schlema, la fortuna fu dalla nostra perché per tutti i due giorni il sole brillò e la temperatura fu particolarmente mite.
Lasciammo la Svizzera con la consapevolezza di avere avuto la fortuna di conoscere un gruppo veramente eccellente e con la certezza che ci saremmo tutti impegnati ancora di più per migliorarci: avevamo infatti visto con i nostri occhi i risultati di un un lavoro duro e costante.
 
 
EX-GERMANIA EST, SCHELMA-AUE: UN’ABBUFFATA DI MUSICA E DI EUROPA
 
1999: la Banda Cittadina viene chiamata a rappresentare l'Italia al Raduno Europeo per Bande a Schlema-Aue
 
A Schlema, piccola cittadina vicino a Dresda, nella ex-Germania dell’Est già da molti anni viene organizzato un raduno bandistico europeo. Nel 1994 gli organizzatori cercavano una banda italiana, ed i nostri amici di Herremberg (già nelle liste degli invitati) proposero noi.
L’occasione era proprio ghiotta, così si decise di accettare. Avremmo rappresentato l’Italia, in terra teutonica, davanti a moltissimi gruppi provenienti da tutta Europa. Partimmo il 23 settembre. Il viaggio fu piuttosto lungo, ma nello stesso tempo assai interessante, soprattutto nella sua parte finale. Infatti, molti di noi si incuriosirono ad osservare le varie postazioni militari a cavallo con il vecchio confine, così come le differenze ancora evidentissime fra la Germania occidentale e quella orientale. Nell’avvicinarsi a Schlema infatti le autostrade diventavano sempre più strette ed accidentate, anche se lavori erano in corso ovunque; inoltre vi erano in circolazione numerosissime automobili da noi mai viste, le utilitarie di produzione sovietica.
Arrivati nella cittadina il contrasto fra vecchio e nuovo ci parve ancora più stridente: accanto a bruttissimi “casermoni” di stile stalinista si stavano costruendo nuovi quartieri residenziali con piccole casette a schiera. In effetti si sentiva nell’aria la voglia di ricominciare dopo gli anni bui del regime, ed i tanti cantieri edili e stradali aperti ne erano per noi la prova più evidente.
L’accoglienza, direttamente sotto i capannoni della festa, fu calorosissima. Il musicante della banda di Schlema che aveva il compito di seguirci ci portò a riposare nell’edificio dove avremmo anche dormito. Sorprendentemente, infatti, non fummo divisi ed assegnati ad una famiglia tedesca ma sistemati tutti insieme in una specie di vecchio collegio (un casermone di quelli nominati prima) con numerose stanze da circa 4 - 5 letti per stanza. Fummo felicissimi di questa soluzione.
La festa era veramente imponente. Su due palchi, alle estremità dei capannoni si alternavano in continuazione i vari gruppi musicali, provenienti da diversi paesi, soprattutto dall’ Europa dell’ est.
Alcuni di noi strinsero amicizia con degli affabilissimi estoni della Banda di Tartu, che a fine serata si scoprirono alloggiati nel nostro stesso collegio (talmente grande che non ci eravamo rispettivamente accorti della presenza altrui). Naturalmente rivedemmo gli amici di Herremberg, che qui erano presenti non con l’intero complesso ma con un gruppo più ristretto, una brass band. Il Sabato avemmo occasione anche di visitare una vecchia miniera: la regione infatti un tempo era stata molto importante perché produttrice di uranio.
Il nostro concerto ebbe un successo strepitoso, anche perché il maestro Alberti aveva deciso per un programma italianissimo che prevedeva, fra l’altro, “Arie Celebri” di Giuseppe Verdi. Appena attaccata questa parte molti musicanti della banda estone, entusiasti, ci chiesero di potersi unire a noi leggendo a prima vista lo spartito.
Gli amici di Herremberg trascinarono il pubblico in applausi continui a ritmo di musica, facendo un frastuono terribile che però non ci disturbò affatto: non c’è nulla di più gratificante per chi suona del sentire che gli ascoltatori apprezzano! La domenica mattina gli amici estoni ci salutarono (direttamente al collegio) con canti, balli e suonate.
La nostra guida ci accompagnò quindi a fare colazione in una graziosissima sala da tea. Venne il momento dei saluti: gli organizzatori ci consegnarono un packed lunch fornitissimo e noi, per ringraziarli della ospitalità, una piccola somma di denaro.
Infatti, gli amici e parenti che ci avevano seguito in Germania erano convinti, alla partenza, di doversi pagare l’albergo. La sistemazione nel dormitorio era invece stata totalmente gratuita. Sembrava il minimo fare una colletta e lasciare una somma che ripagasse il pernottamento non dei musicanti, ma appunto di coloro che bandisti non erano.
Il nostro accompagnatore non voleva saperne di ricevere questi soldi ma, compreso il motivo, li accettò di buon grado e ci salutò un’ultima volta, commosso. Nel viaggio di ritorno ci fu il tempo per riflettere e discutere insieme su quello che avevamo visto e vissuto. Ripensando ai pullman vecchi e polverosi di estoni e polacchi, ai loro racconti di una vita diversa e più dura rispetto alla nostra, alla gioia ed alla sorpresa degli amici di Tartu nel vedersi offrire la nutella (la bandista Armida Pina si muove sempre fornita!), alle macchine sgangherate e alle strade rattoppate, ringraziammo in cuor nostro di non aver conosciuto quel regime che aveva così impoverito e avvilito paesi tanto fiorenti, belli e ricchi di storia e cultura.
Regime che aveva tolto tutto a quei popoli, meno la dignità. E le lacrime di ringraziamento del nostro accompagnatore tedesco ne erano state la prova più tangibile e commovente.
Ritornammo a Schlema nel 1999, il 17-18-19 settembre. La manifestazione si svolse più o meno come cinque anni prima. L’accoglienza fu altrettanto calorosa, non solo da parte degli organizzatori (e la banda di Schlema era stata fra i nostri ospiti a “Musica senza Frontiere”) ma anche degli altri gruppi partecipanti. Ci stupimmo nel trovare la città molto cambiata: i lavori in corso nel 1994 avevano portato i loro frutti. I tedeschi avevano fatto miracoli: la differenza con l’altra Germania era ora quasi impercettibile e Schlema poteva dirsi, a tutti gli effetti, una qualsiasi cittadina europea. Parecchi fra noi pensarono: miracolo del marco certamente, ma anche e soprattutto della democrazia.

74 1999 Musica Senza Frontiere

1999: manifesto del Raduno Internazionale "Musica Senza Frontiere"
Musica senza Frontiere” fu nello stesso tempo il risultato finale e riepilogativo di molte esperienze maturate all’estero dalla nostra banda, e il completamento di una evoluzione musicale che ci aveva portati verso strade fino ad allora poco battute.
Già da alcuni anni si fantasticava su un raduno di grande respiro a Darfo Boario Terme. Poi però si era sempre bloccati, vuoi da impegni di altro genere, vuoi da problemi organizzativi non indifferenti.
Ma il 1998 segnò certamente una svolta: innanzi tutto entrò in carica il nuovo Consiglio Direttivo, pieno di giovani e di entusiasmo. Inoltre, molti bandisti e soci a cui fu indicativamente spiegato il progetto, diedero la propria disponibilità a lavorare per la realizzazione di un evento che né la nostra città né il nostro complesso avevano mai conosciuto. Da ultimo, ma non meno importante, i vari organi comunali provinciali e regionali si adoperarono senza riserve per favorire l’organizzazione di tale raduno.
A spronare tutti, i due ideatori: Luigi Tagliabue (musicante di vecchia data) e Giuseppe Albertinelli (rappresentante dei soci sostenitori ed ex emigrante in Germania).
Per più di un anno il lavoro fu invisibile ai più ma complesso e meticoloso: cercare degli sponsor, dialogare con i gruppi partecipanti, contattare gli alberghi, accordarsi per l’utilizzo del Palazzo Congressi e con la Direzione delle Terme di Boario e di Angolo, ideare una brochure, ragionare sulla organizzazione oraria dei concerti etc… E poi la vita “quotidiana” della banda doveva comunque continuare: presenziare ai vari servizi e alle prove, preparare i concerti (soprattutto quello per “Musica senza Frontiere”: come complesso organizzatore non potevamo certo sfigurare!) discutere in Consiglio Direttivo anche di altri argomenti come la Festa Popolare o il giornalino “Semibreve”.
Insomma, il Maggio 1999 arrivò in un baleno, e le varie bande già annunciavano il loro ingresso a Darfo Boario Terme (furono ospitati anche degli “ascoltatori” esteri). L’accoglienza (venerdì 14 maggio) fu tenuta al Palazzo Congressi, con un piccolo buffet all’aperto in una giornata caldissima (fummo fortunati: il sole brillò per tutti e tre i giorni). Poi i vari responsabili accompagnarono i gruppi nei rispettivi alberghi. La sera si tenne il nostro concerto di benvenuto (quanta emozione!). Il sabato fu tutto dedicato alle esibizioni dei vari complessi all’interno del parco delle Terme (di Boario e di Angolo) e in serata, sempre al Centro Congressi, nuovo concerto, e conclusione in allegria nel capannone-bar allestito nel parcheggio. La domenica ci si incontrò nel piazzale dell’Autostazione a Boario Terme per la sfilata ed i saluti finali.
Furono giorni molto pieni ma bellissimi quelli della manifestazione: la possibilità di incontrare persone provenienti da realtà culturali, economiche e sociali assai diverse dalla nostra (parteciparono: la Stadkapelle di Herremberg, Germania ex-ovest; la Harmonie Tarare dalla Francia; la Sociedad Joventud Musical de Faura dalla Spagna; la Harmonie Municipale Esch-sur-Alzette dal Lussemburgo; la Puhkpilliorkester Tartu dall’Estonia e la Bergmannsblasorchester Kurbad Schlema dalla Germania ex-est) ascoltare musiche a cui il nostro orecchio non era abituato, rivedere amici troppo lontani per poterli incontrare tutti i giorni, lavorare insieme per la nostra banda, rendendola certamente migliore.
Naturalmente non mancarono i momenti difficili, imbarazzanti o semplicemente divertenti.
Per esempio: dato che nella banda estone pochissimi parlavano inglese (e francamente nessuno di noi masticava l’estone, lingua ugro-finnica piuttosto ostica!) quando questi, per qualche motivo, erano assenti, scoppiava il panico, perché non si riusciva in nessun modo a capirsi. Non solo, ma nel raggiungere l’hotel Terme di Angolo (dove sostarono per una notte) l’autista del pullman estone, abituato alle distese della propria terra, rimase sconvolto vedendo la strada in salita e addirittura si bloccò davanti alla strettoia di Gorzone, causando un piccolo ingorgo stradale salutato con allegria e ironia dalla banda francese che soggiornava invece all’Hotel Vapore. Banda francese che, avendo fra le proprie fila moltissimi giovani, sprizzava allegria e vivacità da ogni poro.
Come d’altronde la Banda spagnola, numerosissima, preoccupazione continua dell’albergatore in quanto abituata a ritmi giornalieri del tutto diversi dai nostri, e ad orari di pranzo e cena proprio sballati rispetto a quelli dell’Italia del nord. E che dire poi degli amici lussemburghesi e di quelli tedeschi di Herremberg, che la sera di sabato, sotto il tendone allestito all’esterno del Palazzo Congressi, fecero amichevolmente a gara a chi resisteva di più a suonare (e invero andarono avanti ininterrottamente per ore).
Al momento degli addii fu pure versata qualche lacrimuccia: la sassofonista Chiara Marcon non riuscì a trattenersi davanti al pullman degli estoni in partenza, forse pensando che di tutte le bande, quella era certamente la più difficile da rincontrare, a causa degli oltre 6.000 chilometri di distanza. Ma non furono certamente lacrime di amarezza quelle, bensì di contentezza: tutto era andato per il verso giusto, ci eravamo divertiti ed avevamo divertito, eravamo riusciti ad apprendere da tutti qualcosa di nuovo ed importante. Non solo musicalmente.
L’ Europa si era realmente riunita a Darfo Boario Terme (già allora comprendendo la neo-europea Estonia) e noi dovevamo e dobbiamo gioirne ed esserne orgogliosi.

75 Partiture musicali dedicate alla Banda di Darfo

In occasione della manifestazione “Musica senza frontiere” del 1999 venne stampata una “brochure” dedicata all’avvenimento e alla nostra associazione, ricca di illustrazioni e di aneddoti. Fu distribuita in tutta la Valcamonica e spedita a tutti gli “addetti ai lavori” della provincia di Brescia e a quelle limitrofe, così come a tutti i partecipanti alla manifestazione e ai simpatizzanti.
Uno di questi aneddoti si riferiva ad un servizio musicale prestato in quel di Montecampione il 28 febbraio 1993 in occasione dei campionati mondiali di sci juniores.
Molti lo ricordano ancora oggi come uno dei giorni più duri e memorabili della nostra vita di banda.
La manifestazione si svolse infatti nel bel mezzo di una fitta nevicata (in quell’occasione si sfoggiavano i giubbotti nuovi della divisa e alle ragazze era stato permesso di non mettere la gonna, ma un paio di pantaloni scuri).
Nel corteo la banda era stata inserita tra alcuni uomini ed il coro ANA degli alpini, al quale seguivano tutti i gruppi di sciatori.
La neve era alta e rendeva difficile la marcia che comunque continuava con un passo sicuro ma nel bel mezzo di una salita molto ripida il maestro risalì la fila ordinando di fermarsi e continuare a suonare.
Alcuni strumenti iniziavano a non funzionare più perché intrisi di neve e il nostro gruppo venne brutalmente superato dal resto del corteo.
Finita la marcia che si stava eseguendo, raggiungemmo la piazza con tripode dove, nonostante le intemperie, si tennero tutti i discorsi d’obbligo. Tutti i musicanti erano infreddoliti e Lorena pensò di cedere pietosamente una delle sei paia di calze che indossava a Cristina, a cui si stavano congelando i piedi.
Quando finalmente “l’agonia” finì, tutti cercarono di rifugiarsi in un bar a scaldarsi, prima di risalire sul pulman che li avrebbe riportati a casa, affrontando coraggiosamente, a testa alta e piedi freddi, un interminabile rientro alla fantasmagorica (ma prudente) velocità di 20 chilometri all’ora!
Il caso volle che una copia di questa brochure che riportava una bellissima fotografia della nostra banda che arrancava sulle nevi di Montecampione, arrivasse nelle mani di Carlo Pirola, un noto e stimato compositore milanese di musica originale per banda. Come spesso accade agli artisti, per ispirazione improvvisa, l’immagine gli suggerì la composizione di una partitura da dedicare a noi, con gli elementi principali di una musica ad azione “corale” ascendente ed in crescendo, come lui stesso l’ha definita.
1993 Montecampione: il coraggioso organico sfida la bufera per presenziare ai Campionati Mondiali di Sci Juniores.
Pirola spiega poi il significato della sua opera nel seguente modo: “È il ricordo di una melodia nostalgica tratta dal repertorio della tradizione alpina, una sosta musicale che allevia la fatica della salita. L’ambientazione sonora di questi eventi musicali intende rilevare gli aspetti ed i profili del paesaggio innevato ed immobile, in contrasto con le figure in movimento: una banda temeraria e compatta che continua a salire, seguendo il suo maestro. L’intento è di congiungere la musica al mondo fantastico della montagna, ma salire “Verso l’alto” (questo è il titolo) significa anche migliorarsi nella dimensione umana ed artistica”.
Questa partitura venne eseguita da noi alla prima occasione: il concerto augurale 1999, dove riscosse molto successo.
Pirola, dopo aver ascoltato attentamente la registrazione, modificò alcune sfumature della partitura per adattarla al meglio ad un organico strumentale come il nostro e cambiò il titolo da “Verso l’alto” a “In cammino”.
Un’altra partitura, pubblicata dalla Dicorato Edizioni Musicali, porta una dedica alla nostra Banda.
Questo brano musicale, intitolato “Arcana”, di notevole suggestione, è stato commissionato dalla nostra Associazione al compositore bresciano Claudio Mandonico, molto noto in campo internazionale, uno dei migliori professionisti che dedicano il loro lavoro alla musica adatta ad un organico strumentale bandistico. “Arcana”, commissionata proprio per l’occasione del nostro 150° compleanno, è stata da noi eseguita per la prima volta nel concerto augurale del 2002 ed è piaciuto moltissimo al nostro pubblico.
Vedere il nome della propria Banda stampato sulla prima pagina dell’edizione, con tanto di dedica scritta da importanti compositori contemporanei, è motivo di grande orgoglio per tutti noi.

76 Banda Benefica

Leggendo un po’ più fra le righe nei documenti che testimoniano la storia della banda, emergono al di là della musica. delle note, del semplice suonare, molteplici aspetti altrettanto importanti per caratterizzare questa associazione. Di alcuni, quali “l’amore per il buon nostrano”, le varie lotte a sfondo ideologico o politico, le numerose scappatelle che gli anziani ci hanno ricordato negli aneddoti già si è fatto cenno, ma di uno. che pur si riscontra un po’ lungo tutta la vita del sodalizio, non se ne era finora mai parlato: si tratta dell’aspetto caritativo, della beneficenza, che si presenta sotto varie forme. Spesso sono stati proprio i musicanti a trovare fra gli amici della banda o nel corpo stesso, un aiuto, anche non necessariamente in denaro, nei momenti di particolare bisogno: agli anni di vera povertà infatti risalgono numerosi documenti, che non citiamo per discrezione, in cui si registra la donazione di qualche lira a famiglie o amici di musicanti, dove infermità o morte avevano colpito il capofamiglia o comunque qualche valido lavoratore.
    Altre volte, e questo in anni più recenti, l’intero corpo ha voluto prestare gratuitamente servizio a particolari manifestazioni benefiche a favore di asili, oratori o altre associazioni. Anche qui citare esempi sminuirebbe il valore del gesto per cui ci limitiamo a riportare un estratto da un documento del 1919 che recita così: “4 agosto 1919: pagati ai musicanti per servizio gratuito occasione biglietti lotteria per ospitale litri 6 di vino” (con il quale non si saranno ubriacati più di tanto). Gli artefici di questo gesto, compiuto in un periodo certamente poco felice, avranno già ricevuto la loro ricompensa. Altro esempio significativo, di cui parlarono tutti i giornali della provincia, risale al 1966. Molti ricorderanno la tremenda carestia che colpi l’India agli inizi di quell’anno. Ebbene sul “Giornale di Brescia” del 23 Febbraio 1966 si legge: “… Il corpo bandistico di Darfo, per l’occasione rinforzato da musicanti della banda di Berzo Demo e di Pian Camuno, anch’esse sotto la direzione del maestro Bendotti di Darfo, per tutta la giornata di Domenica hanno improvvisato concerti musicali sulle piazze dei vari centri urbani del popoloso comune darfense ( .. ). Anche se oggi van più di moda altri generi di musica e di tipi bizzarri che la strimpellano, la tradizionale banda musicale che suona nella pubblica via sollecita però sempre notevole richiamo tra la nostra gente. Mentre appunto i musicanti, sfidando la pioggerella caduta in alcune ore della giornata, gonfiavano, i più, le gote per fare uscire le armoniose note degli “ottoni”, un gruppetto di studenti, con il cartellone “Pro India”; raccoglievano il denaro che la popolazione offriva loro (..)”.
    In tutta la giornata fu raccolta la notevole cifra di L. 100.000 che il presidente Pietro Ducoli inviò al “Giornale di Brescia” che era, assieme alla Curia Vescovile di Brescia, copromotore dell’iniziativa. Per la cronaca in tutta la provincia furono raccolti grazie alla generosità della popolazione più di 150 milioni.
    Un altro episodio ci porta in epoche ancora più recenti, e precisamente a martedì 15 gennaio 1985.
    Il comitato di solidarietà per i minatori inglesi, che da più di un anno erano tenacemente in lotta per ottenere migliori condizioni di lavoro, invitò la nostra banda al Cinema Nuovo di Lovere per tenere un concerto insieme al Coro Luca Marenzio del Maestro Chiminelli. Era una iniziativa a favore dei 30 bambini, figli appunto di minatori inglesi, che erano ospitati ad Angolo Terme dal 12 al 26 gennaio di quell’anno. Stavolta non una fastidiosa pioggerella, ma una solenne nevicata (che proprio in quel giorno fece chiudere le scuole del Nord‑Italia e impegnò a Milano i Panther dell’esercito armati di lame spazzaneve) pur non riuscendo ad impedire ai prodi suonatori di giungere sul palco, intimorì il pubblico a tal punto che la nostra banda suonò per i suoi quindici ascoltatori.
 
Febbraio 1966: un articolo comparso sul "Giornale di brescia" celebra un concerto di beneficienza tenuto dalla nostra banda a Darfo 
 
 

    Il concerto rimase comunque un sentito augurio per quei bambini e le loro famiglie. Ebbe fortunatamente maggior successo questo ultimo servizio di beneficenza a cui ora accenneremo.
    Nel 1988 da Brescia arrivò alla sede della nostra Banda una circolare firmata dall’ing. Fausto Farser e dal maestro Giovanni Ligasacchi, rispettivamente Presidente e Direttore del Centro Giovanile Bresciano Educazione Musicale “Gioietta Paoli Padova”. Ne riportiamo alcuni stralci significativi: “Appello per l’offerta di strumenti musicali ai ragazzi del centro di educazione musicale della gioventù “Padre Giovanni Piamarta” di Fortaleza (Brasile)”. Questo complesso bandistico è stato ospite nel 1987 dell’istituto A rtigianelli di Brescia e ha tenuto concerti in città e in provincia, suscitando ovunque entusiasmo e simpatia. In tale occasione abbiamo avuto modo di renderci conto del pietoso stato degli strumenti musicali usati e ci siamo meravigliati di come potessero suonare. Dai loro racconti abbiamo conosciuto le difficoltà che incontrano per acquistare degli strumenti nuovi, in quanto in Brasile non esiste fabbrica di strumenti a fiato e pertanto devono fare i loro acquisti negli Stati Uniti o in Giappone, affrontando costi elevatissimi. Il centro di Fortaleza si occupa della scuola materna ed elementare per i più piccoli e della istruzione professionale per i più grandi. Il centro non è assolutamente in grado di acquistare nuovi strumenti musicali essendo in difficoltà per provvedere alle esigenze minime degli oltre 2.000 ragazzi che frequentano la missione. Per queste ragioni rivolgiamo un caloroso appello...
    Questo fece molto piacere ai nostri musicanti, perché avevano avuto la fortuna di conoscere personalmente i ragazzi della Bandiña quando erano stati ospitati nella “Casa di Spiritualità” ad Angolo Terme. Fra il maestro Costa Holanda e il nostro maestro Alberti c’era stato inoltre uno scambio di partiture, e al suo “Concerto augurale 1987” la Banda di Darfo aveva eseguito con successo la “Sequencia de Sambas n. 5”, composta dal maestro brasiliano (e arrangiata da Alberti per il suo organico) proprio per tener vivo il ricordo di questi simpaticissimi e bravissimi ragazzi.
    Si decise subito di devolvere a favore dell’iniziativa l’intera somma che si sarebbe raccolta al concerto di Pasqua, che era già in programma per sabato 9 Aprile 1988, così si fece e le 303.000 lire raccolte furono inviate a Brescia. Questo gesto, che fu reso pubblico durante il concerto proprio per incrementare le offerte, suscitò numerose critiche, assolutamente legittime, da parte di chi non si spiegava perché, dopo aver tanto insistito e scomodato persone alla ricerca di fondi (specialmente poi nell’anno del centenario), si fosse deciso di rinunciare al ricavato di un concerto a favore di un’altra banda. I motivi di questa beneficenza vanno un po’ al di là del puro gesto economico.
    In primo luogo, eravamo, e siamo tuttora, innanzitutto convinti del valore educativo che può avere, soprattutto per i numerosi ragazzi giovani del complesso, il fatto di essere stimolati a “regalare” un po’ del proprio tempo, dei propri studi e del proprio fiato, a chi è maggiormente nel bisogno. E nel caso della Bandiña, si trattava di ragazzi come loro! Un secondo motivo era, ed è, che la Banda, come si è più volte sottolineato in questo libro, è espressione del popolo, ed è quindi giusto che faccia da tramite anche per questo aspetto caritativo. Il fatto poi che all’interno del gruppo ci si aiuti per amicizia o si mettano in comune esperienze, fa sì che la Banda non venga sentita tanto come un dovere, ma come un modo per stare insieme con un impegno di fondo da portare avanti. Questo dà più significato all’associazione ed eleva il rendimento musicale con l’incremento di una maggior dose di entusiasmo. Altro motivo che spinse ad aderire alla iniziativa a favore della “Bandiña” è che era l’occasione buona per dire coi fatti che la musica non ha davvero frontiere né colore…, e augurarsi che questo non venga proclamato solo con la musica.
    Questi sono alcuni fra gli ideali fondamentali delle bande moderne e sono importanti soprattutto per il fatto che l’età media dei musicanti in questi anni va sempre più abbassandosi. È giusto che l’ambiente della Banda si presenti come ambiente educativo e formativo per i ragazzi.

77 Un caro amico ci ha scritto

Il capitolo intitolato “Banda benefica” è tratto integralmente dalla vecchia edizione del nostro libro ed era stata curata dall’allora segretario Ducoli Diego.
    Il nostro amico è ora impegnato in Brasile, dove ha messo su famiglia, in aiuto alla moglie Rozilda nella direzione di una scuola femminile, nel cuore del Mato Grosso.
    È sempre stato, nonostante la lontananza, molto legato alla Banda e non poteva mancare un suo intervento in questa nuova edizione del libro a cui si era dedicato, nel 1988, con formidabile impegno.
    Vogliamo qui riportare la lettera che ci ha scritto per contribuire alla nuova edizione, dove traspare tutta la sua umanità, il suo amore per la musica e la Banda, e la convinzione che le anche le più piccole cose, a fin di bene, instillate pian piano nei più giovani, possono portare col tempo a maturare in “grandi cose”.    
    “Carissimi amici, mi avete chiesto di riscrivere un articolo per il nuovo libro sull’argomento della “Banda benefica”. La prima volta, da musicante e membro attivo, avevo potuto scrivere conservando lo stile, come dire, impersonale del libro, narrando episodi, tra i quali alcuni anche documentati, che testimoniassero l’impegno caritativo a cui la Banda si è sempre dedicata fin dall’inizio della sua storia.
    Ora, che una scelta di vita mi ha portato in missione in America Latina con l’Operazione Mato Grosso, non posso più affrontare questo argomento in maniera impersonale, trovandomi ormai da dodici anni dalla parte di chi la carità la riceve!
    In Questi anni infatti, al di là del legame epistolare e personale con tanti amici musicanti, ho ricevuto innumerevoli gesti di amicizia, di incoraggiamento, di affetto vero e proprio da parte di tutta la Banda, oltre a tanti generosi contributi frutto di concerti particolari o attività varie pensate proprio per venire incon­tro a questo musicante sperduto nei villaggi del “sertão” brasilia­no o sulle Ande peruviane, Quanti episodi posso elencare!
    Non dimenticherò mai le note di "Exodus"  che mi furono dedicate durante l’ultimo concerto alle Terme al quale partecipavo come musicante, pochi giorni prima della mia partenza per il Brasile nel 1990.
    Così come non dimenticherò il regalo di accompagnare la Banda a Herremberg nel 1993, quando il mio rientro in Italia per tre mesi era coinciso con il gemellaggio con la banda locale.
    Nel 1999 rientravo per la prima volta in Italia accompagnato da mia moglie e dal nostro primogenito Mario, ed ecco la Banda impegnata in “Musica senta frontiere “ e l’invito a posare con tutto il gruppo nella foto ricordo, invito tanto gradito sia perchè mi testimoniava la vostra amicizia sia perchè ci sentivamo tutti pienamente solidali al messaggio di quella splendida iniziativa vissuta proprio “senza frontiere”.
    E che delicatezza lasciarmi sempre uno spazio in “Semibreve” per raccontare un po’ di questi poveretti tra i quali viviamo e lavoriamo: spazio che se in qualche edizione non ho sfruttato è stato solamente per 1a mia difficoltà a scrivere o per il tempo che qui è sempre troppo poco.
    E il nostro ultimo rientro nel 2002 che coincise con l’ultimo giorno della “festa della Banda”; è stato molto bello per me ritrovarsi con gli amici , come ai vecchi tempi, alle due di mattina a fare pulizie e sistemare un po’ le cose! Poi l’invito a scrivere questa testimonianza, a partecipare al rifa­cimento del libro (cosa che purtroppo mi è proprio risultata impossibile).
    L’invito a suonare alle “Pastorelle” a Natale, nonostante fossero ormai quattro ami che non toccavo più il flauto. E ancora la presenza a sorpresa della Banda alla messa celebrata per salu­tarci , nell’imminenza dalla partenza, in gennaio….. e il culmine dell’affetto espressomi alla cena sociale di Santa Cecilia, con una pergamena recante la dedica: “sempre vicino anche se lontano”.
    Ed è proprio cosi; ho sempre nel cuore la Banda e non posso dimenticare il bene che ha fatto a me nei dodici anni in cui fui musicante attivo e il bene fatto a me e alla mia gente in questi altrettanti dodici anni di lontanaza.
    Della Banda, con patrio orgoglio, parlo spesso alla mia gente qui, ai ragazzi e ragazze che frequentano i nostri collegi. Le cassette dei concerti augurali ci accompagnano nei viaggi sempre lunghissimi in queste terre sconfinate.
    E per di più, nonostante una associazione come la Banda debba sem­pre economicamente fare i conti con gli spiccioli (e questo lo so bene perché facevo parte del consiglio direttivo), in qualche modo mi sta sempre giungendo qualche aiuto. È certo merito del maestro Vittorio e degli amici musicanti del mio tempo, che “contagiano” le nuove leve (che ormai conosco poco) se nascono i gesti concreti di carità che si uniscono alla carità di tante altre persone e permettono a noi missionari di aiutare in qualche modo questa gente che non ha proprio niente.
    Così a Chacas, a 3300 metri sulle Ande peruviane, la Banda ha donato qualche cuscinetto, qualche chilometro di filo elettrico, qualche accesso­rio all’ospedale ed alle due centrali idroelettriche (di cui ero responsabile) che il Padre Ugo De Censi, tra tante altre cose meravigliose, ha desiderato e realizzato per rendere per lo meno umana la vita in quei villaggi campesinos e dare una possibilità di sviluppo ad attività agricole ed artigianali.
    E qui in Brasile è della Banda qualche muro, qualche tegola, qualche libro o quaderno, o alimento, o medicina: qui, in queste nostre scuole, dove cerchiamo di offrire ai ragazzi ed alle regazze sì un buon grado di istruzione e un lavoro professionale, ma soprattutto un’educazione preventiva, ispirata a Don Bosco, speran­do di conservare un po’ nei giovani quei valori morali e religiosi anche qui tanto bombardati dal mondo di fuori, ma cosi importanti per evitare tante tristezze nella vita.
    Mi piace sottolineare che proprio da questo punto di vista la Banda fa tanto bene anche ai suoi musicanti, soprattutto ai più giovani, che ne sono la maggioranza. Pur avendo innumerevoli altri episodi da raccontare, concludo qui questo mio contributo che ho scritto con entusiasmo, con un po’ di orgoglio e soprattutto con tanta gratitudine.
    E se ci sarò per il bicentenario (il buon Dio 85 anni potrebbe anche concedermeli!), spero che il capitolo “Band a benefica” possa ancora toccare a me: e come sarebbe bello, assieme ad altri amici musicanti e con ancora maggiore entusiasmo! (se arriveremo là l’orgoglio già sarà alle stelle per suo conto!).
    Grazie Banda! E auguri.

78 Tournée a Valtopina

Il 19-20-21 marzo 1999 trascorremmo un singolare week-end in Umbria, più precisamente a Valtopina. Eravamo infatti stati invitati a suonare nelle zone distrutte dal terremoto, visto che la Protezione Civile di Darfo aveva dato un notevole contributo nelle opere di ricostruzione. Il viaggio, per noi, fu però una vera e propria avventura.
Partimmo in pullman da Darfo a metà pomeriggio del 19 marzo e, con qualche indispensabile sosta, arrivammo a Valtopina verso le 23.00. Là fummo accolti dalla Protezione Civile di Darfo che ci offrì anche la cena. Alloggiavamo tutti in una grande palestra e, purtroppo, cominciammo immediatamente a convivere con i disagi del posto: faceva molto freddo, ma il riscaldamento non funzionava da tempo, e gli impianti “d’emergenza” non erano molto efficienti; i bagni, che ci erano stati annunciati numerosi e grandi, si rivelarono essere un unico bagno non esageratamente ampio; le docce, che sarebbero dovute essere altrettanto numerose, erano fuori uso e non c’era acqua calda, visto che le tubature erano rotte. Queste ed altre scomodità suscitarono parecchie lamentele, ma contribuirono a rendere indimenticabile il viaggio e soprattutto ci fecero comprendere i disagi terribili che la gente del luogo si trovava ad affrontare quotidianamente.
Il mattino del 20 visitammo Assisi, e potemmo constatare i danni che il terremoto aveva arrecato al patrimonio artistico della città (senza certamente dimenticare le perdite umane, con ancora negli occhi le immagini del cedimento della volta della Chiesa superiore di San Francesco). Durante l’interessante visita, mentre passeggiavamo in una piazza, due di noi furono “colpiti” dalla deiezione di un piccione volante. La cultura popolare sostiene che eventi di tal genere siano un presagio fortunato, ma in questo caso non fu così. Tornando da Assisi, infatti, scoppiò una gomma del pullman! Raggiungemmo lentamente la nostra palestra e, nella pausa pranzo, alcuni bandisti aiutarono il povero autista a sostituire la gomma in questione. Ognuno di noi trascorse il pomeriggio come preferiva. La sera, tutti in divisa, allestimmo il palco nello stand adiacente alla palestra.
Il concerto, previsto per le 20.30, iniziò parecchio più tardi perché, alle 20.30 appunto, il pubblico era costituito da quattro persone (non è un eufemismo: erano proprio solo quattro persone). Visto che faceva molto freddo, nell’attesa ci spostammo nella palestra, tutti davanti alle due fonti di calore, una delle quali, ad un certo punto, cominciò ad emettere molto fumo, costringendoci a fuggire! Il concerto comunque andò bene, e trascorremmo il resto della serata bevendo, ridendo e divertendoci, anche a causa di numerosi scherzi messi in atto da alcuni musicanti ai danni di altri (qualcuno, sdraiato fu fatto rotolare in terra, qualcun altro si ritrovò il sacco a pelo pieno di carta igienica, o fu ricoperto dalla schiuma da barba, altri ancora caddero non appena si appoggiarono alle rispettive brandine alle quali erano stati preventivamente allentati i sostegni, altri mentre dormivano, furono spostati con il proprio lettuccio e si risvegliarono in una collocazione diversa della palestra…). Come penso non sia difficile credere, dormire in cinquanta in una palestra non fu facile. In particolare, verso le quattro, anche i pochi che già erano assopiti furono bruscamente svegliati: nel silenzio generale si era improvvisamente udito un solenne…russare. Esasperati alcuni fra noi dichiararono sonoramente aperta la…caccia al cinghiale. A questo annuncio i più scoppiarono in una fragorosa risata che, al mattino, fu causa di malumore fra i russatori…i quali infatti accusarono gli altri di non averli lasciati dormire! Il 21 raggiungemmo Giove, un villaggio di container vicino al quale la protezione civile di Darfo aveva contribuito a costruire una chiesetta. Suonammo per i gentilissimi abitanti, poi, dopo pranzo, ripartimmo alla volta di Darfo. Grazie al cielo nel viaggio di ritorno non ci furono incidenti di alcun genere, anzi, fummo tanto fortunati da evitare una scossa di terremoto verificatasi poco dopo la nostra partenza!
 
Marzo 1999 ..... passeggiando tra i paesi Umbri
 

79 La Banda e il Natale:

Ritornano le antiche "Pastorelle"

Dal 1982 è ripresa una vecchia tradizione: quella di suonare per le strade e le piazze durante la sera e la notte di Natale.
Canzoni e suonate natalizie conosciute col nome di “pastorelle” vengono eseguite in quasi tutte le frazioni di Darfo Boario Terme.
Diversi componenti della banda si agghindano con indumenti tipici dei vecchi pastori, quali cappelli, mantelli, pelli di pecora, scarponi e ghette, indumenti trovati all’inizio con difficoltà presso le persone anziane del paese e poi concessi con piacere o addirittura regalati.
Nei primi due anni la banda in numero ridotto è stata accompagnata nel suo lungo itinerario, da alcune pecore e da un’asinella, condotte dai loro proprietari.
L’iniziativa è stata altamente apprezzata dalla popolazione e per tutti noi bandisti è stato assai gratificante portare momenti di gioia e serenità in modo particolare ai ricoverati dell’Ospedale ed a quelli delle case di riposo di Boario Angelo May e di quella di Pianborno.
Sono queste le tappe privilegiate perché ci sembra di portare, con la musica, un poco di allegria a queste persone che ne hanno davvero bisogno.

Corna di Darfo B.T. 1969: i "pastori"

Vigilia di Natale 1982: la tradizione riprende

1993: la tradizione continua e si consolida.... ma i pastori sono sempre più giovani!

Soprattutto durante la notte di Natale, quando la solitudine e il dolore si avvertono in misura più marcata, un sorriso, un momento piacevole, una dolce melodia ci sembra possano aiutare ad alleviare un poco la sofferenza.
Ed è per noi la più sentita gratificazione.
Nelle frazioni la gente ci accoglie in allegria, festosa ed ospitale, ascolta attentamente, segue e canta sulla melodia della nostra musica, offrendoci a volte qualcosa da mangiare e da bere. Dalle attenzioni di cui siamo fatti oggetto ci rendiamo conto di come sia importante far conoscere la musica alla gente.
Infatti, nella sua semplicità, essa riesce meglio di qualsiasi parola a trasmettere sentimenti di gioia, tristezza, serenità e malinconia, forza e dolcezza.
E’ lo strumento più efficace per avvicinare gli animi; coinvolge chiunque pur essendo sopra ogni parte.
Con la nostra iniziativa crediamo di riuscire a trasmettere alla gente i sentimenti e lo stato d’animo che magicamente viviamo nella notte di Natale, fondendo, in questo caso, l’amore per la musica con l’amore per la vita e per la pace.


Le "Pastorelle" si spingono fino a Brescia

Domenica 19 Dicembre 1999 l’ABMB (Associazione Bande Musicali Bresciane) organizzò a Brescia uno speciale “Concerto di Natale”: circa una ventina di Bande della provincia furono invitate a suonare nella città, invadendo ogni via con allegria e musica, per poi ritrovarsi per un concertone finale in Piazza Mercato. Anche noi eravamo chiamati a partecipare a questa simpatica iniziativa. Visto che le Bande provenienti dalla Valle Camonica erano piuttosto numerose, in collaborazione con le Ferrovie Nord era stato organizzato uno speciale “Treno delle Bande” che, scendendo verso Brescia, sostava nelle varie stazioni consentendo agli strumentisti di salire a bordo, ogni Banda su un vagone. Trattandosi di una manifestazione natalizia, anziché la divisa, avevamo deciso di indossare l’abbigliamento tipico delle “Pastorelle”: ci presentammo così con maglioni e scarponi, oltre, ovviamente, a mantelli e cappelli. Il viaggio fu per noi molto divertente. Tra i bagagli infatti c’era anche una gerla piena di…pane, che fu poi imbottito con salame squisito e accompagnato da bevute e cantate. Fu sicuramente una bella festa per tutti.


1999: i giovani pastorelli di Darfo vengono chiamati anche a Brescia

 


 

80 La tradizione dei concerti augurali

Ogni anno, a dicembre, la Banda tiene il consueto concerto augurale per tutta la cittadinanza. Per tradizione questo appuntamento si è sempre tenuto a Darfo, nel Teatro San Filippo ma, già dall’anno della ristrutturazione di tale complesso, fummo costretti a cambiare sede: nel 1995 tenemmo il concerto nel Salone Igea delle Terme di Boario ma dal 1998, soprattutto per problemi di capienza della suddetta sala, il concerto augurale si svolge presso il Palazzo Congressi di Boario.
    Il concerto augurale è certamente l’appuntamento centrale dell’anno bandistico ed un grande impegno per i musicanti (che si occupano interamente anche della scenografia del palco e della sala, come dei piccoli omaggi che vengono sempre offerti al pubblico).
    Infatti presentiamo ogni anno un programma completamente nuovo, e spesso piuttosto difficile. Dal 1992, decimo anno di direzione del maestro Vittorio Alberti, nel programma viene inserita una partitura eseguita dalla Banda proprio dieci anni prima. Visto il rapido ricambio di strumentisti e la giovane età di molti di essi, tali partiture risultano spesso del tutto nuove per la maggior parte dei ragazzi. Nel 2002, ventesimo anno di direzione, fu ripescato anche un brano suonato dalla Banda di Darfo nel concerto augurale di venti anni prima. Tale partitura, a maggior ragione, risultava sconosciuta praticamente a tutti, visto che la gran parte dei musicanti nel 1982 non era neppure nata!
    Dal 1991, inoltre, il concerto augurale vede la partecipazione della Banda Giovanile che, nella pausa del programma ufficiale, esegue tre o quattro brani, semplici ma orecchiabili. Al termine del concerto viene sempre offerto un lauto rinfresco a cui tutto il pubblico è invitato.
    Come già detto, questo è per noi l’evento centrale dell’anno, ed ogni anno cerchiamo di fare in modo che il nostro pubblico trascorra una serata piacevole, divertente e … alternativa.
    Naturalmente risulterebbe noioso enumerare le partiture suonate ogni anno, ma qualcuna è veramente degna di essere ricordata.
    Nel 1992 volemmo caratterizzare il programma con un significativo filo conduttore: in occasione del cinquecentesimo anniversario della scoperta dell’America, ricreammo infatti l’atmosfera di un viaggio in giro per il mondo, partendo dall’Italia, idealmente passando per la Spagna, l’ America, il Giappone, Singapore per finire addirittura su Giove.
    L’anno 1994 segnò la prima collaborazione con Vittoria Vitali, ex musicante ora brillante soprano: con lei avemmo il piacere di eseguire “Saharian dream”, e poi nel 1996 “My Way” di Frank Sinatra e nel 1998 “Oscar for Amnesty” (in cui non cantava, ma “narrava”). Nel 1995 presentammo tra le altre partiture “Echi Camuni”, una trascrizione operata dal nostro maestro di canzoni popolari della Vallecamonica. Questo brano prevedeva numerosi assolo del corno alpino, strumento prestatoci da un musicante di Vilminore, e che il nostro Danilo Alberti dovette industriarsi ad imparare a suonare.
    Lo stesso anno, inoltre, presentammo “Divertimento No. 1″ brano per fisarmonica e Banda. Nel 1996, dopo una stagione estiva che aveva visto l’unione musicale della nostra Banda e del Coro Vallecamonica del Gruppo A.N.A. di Darfo, anche durante il concerto augurale vi fu una collaborazione, centrata su brani soprattutto natalizi.
    Nel 1997 il pezzo forte della serata fu “Warszaw Concerto” per pianoforte e banda.
    Nel 1999 creammo invece il nostro concerto estrapolando i brani che avevamo preferito tra quelli presentati dalla sei bande straniere che ci avevano onorati della loro presenza a Darfo durante il raduno “Musica senza Frontiere”.
    Nel 2001 ebbe particolare rilievo “Euphonium Concerto”, suggestiva partitura per euphonium  banda. Nel 2002 sperimentammo un brano di musica aleatoria: “Dinosaurs” prevedeva, durante l’esecuzione, che i musicanti dovessero anche cantare, battere le mani e pestare i piedi, suonare bicchieri di cristallo e vari strumenti alternativi (tra i quali uno proveniente dalla cultura aborigena australiana) e fare emettere “versi” bizzarri agli abituali e tradizionali strumenti.
    Il pubblico ci guardava un po’ sconcertato, ma alla fine fu generoso con gli applausi. Insomma ogni anno cerchiamo di fare del nostro meglio e la massiccia affluenza di pubblico ci incoraggia certamente a continuare.

81 La festa di S.Cecilia e le altre occasioni di "baldoria"

Come probabilmente avrete letto spesso, per chi suona, la Banda non è solo musica. Infatti, durante l’anno ci si ritrova periodicamente in giornate e serate il cui lo scopo è unicamente divertirsi insieme. Sono molte le iniziative che vengono organizzate, alcune sono appuntamenti annuali prestabiliti, altre sono idee che si concretizzano solo sporadicamente ma che non per questo risultano meno riuscite delle prime.
 
Darfo 2003: in occasione del carnevale cittadino i bandisti si travestono da "vecchi" per celebrare i 150 di fondazione
 
Cronologicamente, il primo appuntamento di questo genere è la simpatica Festa di Carnevale, alla quale tutti sono inviati, con l’unico obbligo di mascherarsi. Solitamente ci si ritrova alla sede della Banda e, dopo una fase iniziale in cui ci si diverte a riconoscersi ed a prendersi in giro per il travestimento assunto, la serata prosegue in allegria tra chiacchiere, giochi e divertimenti, naturalmente accompagnati da frittelle e sane bevute! Le maschere sfoggiate ogni anno sono molte, e tutte ugualmente divertenti, ma, visto che è impossibile elencarle e descriverle tutte, ci limiteremo a descriverne una, che nessuno dei presenti è ancora riuscito a dimenticare. Nel 2000 infatti, la signora Angela, moglie del maestro Vittorio Alberti, volle, per una sera, vestire i panni del marito! Si presentò dunque indossando i classici pantaloni grigi, una camicia ed il gilet verde, oltre che gli occhiali del marito (che, dobbiamo dirlo, si lamentò di essere stato costretto a non vederci per tutta la sera). La signora Angela ovviamente teneva in mano una bacchetta, e in tasca aveva le immancabili caramelle “Golia” che, a differenza del marito, dispendiava generosamente!
Tra le varie divertenti iniziative poi è d’obbligo citare la “Corrida” che si tenne nell’aprile del 1996. Pensata quasi per scherzo, dopo settimane di preparazione, fu una serata veramente particolare e ben riuscita.
Il salone esterno della sede era affollatissimo, tra il pubblico c’erano anche amici, genitori e qualche musicante che, essenzialmente per mancanza di tempo libero, non era riuscito a partecipare attivamente alla serata, ma che non aveva voluto comunque perdersi lo spettacolo. Infatti la maggior parte degli strumentisti si era cimentata in numeri “eccezionali”: ci fu chi cantò, chi ballò, chi suonò l’armonica a bocca, chi raccontò barzellette o aneddoti: insomma, ognuno fece del proprio meglio! Le varie esibizioni erano valutate da una severissima giuria, che doveva esprimere giudizi relativi alla coreografia, alla simpatia… Anche il pubblico aveva la possibilità di votare il numero che preferiva. Alla fine, il presentatore e la “valletta” (il bassotubista Leonardo Zani in una veste…inedita ma soprattutto indimenticabile) proclamarono le quattro esibizioni vincitrici: il premio simpatia andò ad un gruppo di ragazzi che aveva cantato canzoni popolari; il premio - coreografia a Renata Alberti, Armida Pina, Nicola Abondio e Giacomo Balzarini, Renata ed Armida vestite da uomo, Nicola e Giacomo vestiti da donna avevano ballato un “sensualissimo” tango. Il pubblico premiò inoltre l’esibizione di Daniele Gabossi, Danilo Alberti, Patrizia Pedersoli e Armida Pina che, su una base musicale nota, avevano scritto e cantato uno spiritual che descriveva i vari personaggi della Banda. Il vincitore assoluto fu però Luigi Tagliabue che, con chitarra e strumenti vari, ci intrattenne realizzando una personalissima musica country. La divertentissima serata si concluse con un rinfresco per tutti i presenti.
Tornando agli appuntamenti annuali, non si può non ricordare l’evento mondano dell’anno bandistico: la ricorrenza di Santa Cecilia, sempre occasione, tra le altre cose, di sfoggio di eleganza per tutti i musicanti. A novembre viene appunto organizzata una cena per bandisti, parenti, amici e simpatizzanti, con lo scopo di festeggiare insieme la santa patrona della Musica. Si tratta sempre di bellissime serate e nottate che cominciano abitualmente con una Messa (a turno in tutte le parrocchie del Comune) e la benedizione degli strumenti; proseguono con una cena in un buon ristorante per terminare immancabilmente alla sede della Banda, dove si ritrovano soprattutto i musicanti per tirar tardi.Tra i numerosi graditi ospiti ci sono, da alcuni anni a questa parte, dei rappresentanti della Stadtkapelle di Herremberg (Germania), tra cui anche qualche autorità, come il presidente Schwenk. La cena di Santa Cecilia è sempre una occasione veramente speciale, ma nel 1993 lo fu ancora di più. Decidemmo infatti di esagerare, festeggiando la nostra patrona a Timoline di Corte Franca, nella cantina del Barone Pizzini. La serata in effetti iniziò in maniera un po’ sfortunata: per un malinteso sbagliammo…la chiesa per la messa!!! Dispostici infatti sul sagrato della Chiesa di San Faustino a Darfo, dopo aver suonato un paio di marce ci rendemmo conto che le porte erano chiuse e che non c’era assolutamente nessuno. Deducemmo che la messa si tenesse in Santa Maria, e la raggiungemmo di corsa! Dopo la funzione partimmo per il ristorante di Timoline. L’atmosfera esterna era quasi magica: una nebbiolina leggera sfiorava appena le ampie scale sorrette da muraglioni ed i gradini illuminati da candele e fiaccole. La serata si svolse nel migliore dei modi, con toni forse un po’ più smorzati del solito, considerando l’ambiente suggestivo e chic in cui ci trovavamo. Nel ritornare a casa tutti si sentirono, come dire, più vip.
Anche le feste di nozze (l’attuale età media dei musicanti favorisce questo allegro tipo di manifestazioni) possono essere una formidabile occasione di festa. Il 26 Agosto 1989, ad esempio, Angiolino Del Vecchio, un nostro musicante, rese memorabile una tale occasione invitando alla cerimonia l’intera Banda.
Provate ad immaginarvi la situazione: tutti pronti a scuola, lucidi e splendenti; le ragazze sfoggiano tutta la loro bellezza (naturale e sintetica ) per fare bella figura e per far sì che questo tipo di servizio abbia a ripetersi in futuro; montiamo in auto e si parte! Nonostante la cartina, qualcuno riesce ancora a perdersi e a fare un giro turistico della Bassa Bresciana. Quasi tutti avrebbero sbagliato l’ultimo incrocio che porta alla chiesina (per la verità un po’ nascosto) se i primi arrivati non avessero fatto da vigili sulla strada.
Lo sposo è puntualissimo, anzi, in anticipo: agita ovunque il bouquet mentre, con lo spirito e la tranquillità di sempre, racconta barzellette e scherza con noi. La sposa, da buona svizzera, giunge con una precisione cronometrica sull’orario.
Terminata la Messa, gli sposi escono dalla Chiesa sulle note delle nostre marce, in una pioggia di riso e confetti. Si parte quindi verso il ristorante per la cena. Anche qui ognuno segue la propria bussola, o si fida di chi lo precede fino a quando il semaforo non li separa. Perciò ognuno arriva al suo momento e dai quattro punti cardinali. Suoniamo proprio due marcette e poi entriamo a prendere posto nell’albergo.
La cena, veramente ottima, è per noi musicanti occasione di stare insieme in modo diverso, così si ride, si scherza, si chiacchiera, si mangia, si canta e si inneggia agli sposi. Ogni gruppo ha i suoi aneddoti che sarebbe bello raccontare, noi però ne riportiamo per brevità solo uno, assai significativo. Ci servono una carne coi funghi (non così volgarmente chiamata sul menù) e dopo pochi secondi dalla deposizione del piatto, Lorena Canova scova un naturale abitante dei funghi, nonostante la sua perfetta mimetizzazione nel sughetto. Segue un grido agghiacciante e la immediata separazione del pericolosissimo vorace ingrediente per una più accurata analisi, che però conferma l’ipotesi. Il marito di Lorena, Daniele Gabossi, in segno di compatimento esclama: ” In una padella da cento litri c’era un solo bruchino, guarda se doveva proprio capitare a lei che è così coraggiosa!”. Ma la seconda timida forchettata subito rivela un complice! Poi quello che faceva da palo! Poi un paio di colleghi all’opera nel piatto di Luigi Tagliabue che, di poca abilità da detective, se ne accorge dopo avere già tritato metà squadra. A questo punto Lorena decide di passare al piatto seguente, mentre Vittorio Alberti, l’uomo che non si lascia impressionare da niente, accusa uno strano solletico alla stomaco.
Dopo la cena chi balla chi chiacchiera chi gioca e scherza. Verso mezzanotte più o meno tutti ci si avvia per il ritorno, veramente contenti della bella giornata trascorsa in allegria.
Le occasioni di divertimenti extra-musicali sono dunque molte. A queste si aggiungono scampagnate d’estate, mondolate in autunno, addirittura giornate sulla neve d’inverno. Non c’è da dimenticare, infine, il cenone dell’ultimo dell’anno. Spesso infatti gruppi più o meno numerosi di musicanti decidono di trascorrere insieme questa serata. Le feste si tengono nella sede della Banda a Darfo, oppure in cascine o case messe a disposizione per l’occasione.
Giovani e meno giovani, condividendo queste esperienze di vita comunitaria, trovano nella Banda non solo la passione per la musica ma anche la gioia dello stare insieme.

82 Il lato sportivo della Banda: la squadra di calcio

Nella società contemporanea e soprattutto in Italia, il gioco del calcio è motivo di grande interesse e passione. Un’associazione, come la nostra, formata da giovani, non può di certo essere estranea a questo fenomeno. Infatti negli intervalli di tempo delle prove spesso e volentieri si parla degli avvenimenti calcistici e si “deridono” gli sfortunati che in quella settimana sono stati sconfitti.
E’ uno di quegli argomenti che mantiene il gruppo, non esclusivamente maschile, affiatato e allegro. Ma non si parla solamente…. A volte ci si dà appuntamento in un campo della zona per fare un po’ di movimento e magari anche quattro risate.
Durante la partita alcuni cercano di esibirsi in giocate di alto livello, ma sinceramente siamo ben lontani dal tanto blasonato “calcio brasiliano”! I più appassionati si presentano sul campo con la divisa della squadra del cuore o con la maglia del calciatore preferito, sperando di riuscire ad emularlo…. Ma l’abito non fa il monaco!
Dopotutto ci si ritrova principalmente per passare delle ore in compagnia e divertirsi!
Qualche anno fa, un paio di ragazzi, si impegnò nell’organizzazione di un torneo calcistico riservato alle bande come la nostra.
Noi eravamo rappresentati da due squadre di cui una quasi esclusivamente femminile.
 
Formazione sportiva del 1986 in occasione dell'incontro amichevole con la Banda di Angolo
 
Nessuna delle due formazioni riuscì a sfondare, ma il divertimento fu garantito. Immaginatevi il nostro “grande” maestro in veste di portiere! Una visione unica, ve lo assicuro!
Alla fine di queste avventure sportive, ci si ritrova a chiacchierare davanti ad una buona pizza, che riesce a mettere d’accordo tutti, anche i perdenti e i numerosi acciaccati.
Avere un gruppo di giovani affiatato e unito come il nostro è una ricchezza per la banda.
Le serate come queste sono solo un modo in più per cercare di conoscersi meglio e riuscire ad integrare anche gli ultimi arrivati che, anche se non sono molto sportivi, non possono di certo dire di no ad una pizza in compagnia!

83 L'importanza (da non sottovalutare) delle sedie

La nostra sede era arredata, fino a circa cinque anni fa, con vecchi leggii in legno (molto pesanti e scomodi da spostare) e sedie tutte diverse tra loro, la maggior parte delle quali quasi fatiscenti, quindi impossibili da usare in manifestazioni pubbliche.
    Così, sia per facilitare le operazioni di trasporto, sia per avere delle belle sedie da poter usare anche durante i concerti, nel 1992 si pensò di acquistare una sessantina di sedie da giardino bianche, richiudibili, e quindi più leggere e più pratiche da maneggiare.
    Le sedie erano molto belle e sarebbero dovute essere “le sedie della Banda”, tanto che si parlava addirittura di numerarle e di assegnarne una ad ogni musicante, che ne sarebbe diventato il responsabile a tutti gli effetti. Ma il destino non volle così .....
    Queste famose sedie furono usate per la prima volta il 29 agosto 1992, in occasione di un concerto organizzato a Boario dall’Associazione dei Commercianti.
    Eravamo disposti in via Manifattura, quasi tutti già seduti appunto sulle nostre nuove sedie, quando si accomodò anche Enrico Abondio, naturalmente con in braccio il suo bassotuba.
    Ebbene, appena seduto il nostro Enrico precipitò rovinosamente a terra, accompagnato da un rumore non da poco, visto che la sua sedia si sfasciò sotto di lui… Ciò spaventò ovviamente tutti noi, che tuttavia pensammo si trattasse di un caso isolato.
    Ben presto, però, ci ricredemmo ed imparammo a riconoscere “quel” rumore.
    Infatti, in successive occasioni, crollarono a terra anche Gian Paolo Alberti ed il nostro presidente Giovanni Chini. A questo punto, visto che i concerti erano diventati per noi un incubo, ed era molto più forte il timore che la propria sedia cedesse durante l’esibizione rispetto all’attenzione nell’eseguire i brani, pensammo che non fosse più il caso di utilizzare tali sedie per noi. Ma non potevamo certo lasciarle inutilizzate!
    Così, per una serie di occasioni, divennero le sedie del pubblico, ma ogni volta c’era almeno una vittima.
    Decidemmo perciò di bandirle del tutto.
    Queste sedie sono passate alla storia e rimaste ben impresse nelle memorie dei musicanti tanto che, quando capita di suonare in un posto in cui il palco è allestito con sedie somiglianti alle nostre bianche, molti di noi si rifiutano di accomodarsi!
    Dopo questa esperienza, la sede della Banda è ora arredata con bellissime e soprattutto solide sedie di legno e acciaio!

84 Il nostro giornalino "Semibreve"

Intestazione del giornalino annuale

 

Durante le riunioni del Consiglio della Banda dell’anno 1993 si parlava dell’opportunità di dare vita ad uno strumento informativo che potesse raggiungere le famiglie del Comune di Darfo Boario Terme.
La cosa più semplice ed efficace sembrò essere quella di pubblicare un giornalino.
Quanta fatica e quante serate per decidere che impostazione dare a questo progetto! Ogni componente del Consiglio si impegnava a proporre argomenti per gli articoli e fiumi di titoli. Non si trovava infatti un nome idoneo, originale e tale da consentire di collegare velocemente il foglio alla Banda.
La risoluzione del problema è da attribuirsi ad uno dei membri del Consiglio di allora, Guerino Alberti che, ad un tratto, prendendo spunto dal nome della nota che ha durata più lunga, ipotizzò di battezzare il nostro giornalino con il titolo “Semibreve” .
La proposta fu accolta unanimemente.
Da quel momento tutto sembrò più facile, gli articoli vennero scritti in poco tempo e con entusiasmo non solo dai membri del Consiglio, ma anche dai musicanti, dal Presidente Cav. Giovanni Chini e dal Maestro Vittorio Alberti, che da quel 1993 ogni anno presenta il suo pezzo talvolta facendo un rimprovero, talvolta un elogio al gruppo; ma quale che sia il verdetto, questo articolo è il più atteso da tutti i musicanti.
Per dare maggiore possibilità alla cittadinanza di sentirsi coinvolta nella realtà della Banda si era deciso di dedicare uno spazio, sull’ultima pagina di Semibreve, a giochi di enigmistica. Facendo pervenire le soluzioni presso la sede della Banda prima del consueto Concerto augurale, si aveva la possibilità di vincere un premio: e che premio! Niente di meno che un concerto della Banda Giovanile da utilizzare entro l’anno seguente per la ricorrenza che il vincitore riteneva più opportuna.
L’ avvicinarsi del nostro 150° (con la mole straordinaria di lavoro per il Consiglio Direttivo) e l’esiguità numerica della banda giovanile hanno però fatto decidere di sospendere momentaneamente il gioco a premi. Sul “Semibreve” del 2002 come nella serata del Concerto Augurale si è dovuto infatti dedicare grande spazio alle attività per il nostro anniversario. Non si diventa così vecchi ogni anno!
Il Giornalino è comunque un appuntamento per noi importantissimo: esso infatti dà modo alla Banda di entrare nelle case di tutti i darfensi e di fare conoscere meglio la propria realtà, di giovani (se non anagraficamente, almeno nello spirito!) che lavorano e si divertono insieme.

85 Il tentativo per entrare nel "Guinnes dei Primati"

Il 23 Settembre 2001 partecipammo ad una singolare iniziativa: il tentativo di entrare nel Guinness dei Primati come la Banda più numerosa del mondo.
    Naturalmente non eravamo solo noi, ma ben  32 Bande. Questa particolare iniziativa si tenne a Brescia, nel Palazzetto dello Sport S.Filippo.
    Giunti in città nel primo pomeriggio, attendemmo pazientemente di essere numerati (per essere certi, infatti, che il conteggio fosse esatto, ognuno dei partecipanti ricevette un adesivo con un numero progressivo, che non poté togliere fino al termine della manifestazione); poi, quando fu il nostro turno, entrammo suonando nel Palazzetto dello Sport che ospitava la manifestazione, e ci posizionammo come ci era stato indicato.
    Quando tutte le bande partecipanti ebbero preso posto, ognuna suonò una marcia.
    Alla fine ci fu un concertone, in cui suonammo qualche brano tutti insieme.
    Vi assicuriamo che, per coloro che suonavano, non era facile, ma il pubblico riteneva che il risultato fosse degno di essere ascoltato!
    Al termine del concerto ci venne comunicato che, purtroppo, il Guinness dei Primati non l’avevamo battuto: infatti eravamo 1.167, mancavano cioé “soltanto” 800 Musicanti!

86 2002 Il concorso di assegnazione a Grumello

L’ultimo concorso bandistico a cui la nostra Banda aveva partecipato era stato nel 1987. Poi si era preferito impegnarsi su altri fronti: gemellaggi, raduni, organizzazione di eventi non strettamente musicali come la Festa della Banda…. Di concorsi non si parlò più, almeno fino al 2000 circa. Dopo l’esperienza di “Musica senza Frontiere” infatti, soprattutto i giovani, che avevano iniziato a suonare successivamente al 1987, cominciarono a chiedere di potersi confrontare con se stessi ed una giuria in una competizione. Anche da parte del Consiglio Direttivo e del Maestro si cominciò a sentire una certa necessità di capire a che punto fosse arrivato il nostro percorso musicale. Ed il concorso bandistico rispuntò fra gli argomenti di discussione all’interno dell’assemblea.
    “Tra il dire ed il fare c’è di mezzo un mare”, dice un antico proverbio: non era facile trovare un concorso che rispondesse alle nostre esigenze ed aspettative. Due esempi pratici: molte di queste “competizioni” si tengono in giorni feriali e convincere 60 persone circa a prendere un giorno di ferie (dal lavoro o da scuola) è un’impresa veramente irrealizzabile per la Banda di Darfo, almeno ad oggi; inoltre musicanti dilettanti, con tutti i propri impegni personali, non possono, a nostro avviso, essere vincolati ad una manifestazione che duri più di un giorno (e in molti concorsi bisogna esibirsi in due giorni!). 
    Dopo ricerche minuziose il Maestro Alberti individuò, nel 2001, il concorso di Grumello del Monte (BG). Si propose la nostra partecipazione e l’assemblea acconsentì con entusiasmo. Già cominciavamo a prepararci quando l’organizzazione della manifestazione ci informò che, per scarsità di iscritti, il concorso veniva cancellato. Ci restammo tutti un po’ male, ma decidemmo di non demordere e finalmente, nel 2002, riuscimmo a presentarci.
    Alla data fatidica, la domenica 14 aprile giungemmo a Grumello con un certo anticipo ed avemmo pertanto modo di assistere alle esibizioni di tutti gli altri partecipanti. La particolarità di questo concorso, rispetto ad altri in Italia, è la presenza della categoria “ad assegnazione” (accanto alle tradizionali: “eccellenza”, prima, seconda e terza): il complesso si esibisce in due brani a scelta e la giuria stessa assegna categoria e punteggio. Non esiste una vera gara: ogni banda è giudicata singolarmente, non in confronto con le altre. Nella manifestazione 2002 tutti i complessi si presentarono appunto in “assegnazione”.
    Naturalmente ogni complesso sa, a seconda delle partiture proposte, a quale categoria dovrebbe essere assegnato. Una cattiva esecuzione può però fare slittare in quella inferiore, a prescindere dalle difficoltà del pezzo. Dunque a Grumello si esibirono in sequenza: la Banda Musicale “Città di Seriate” di Seriate (BG); il Corpo Musicale di Castelfranco di Rogno (BG); il Corpo Musicale Sedrianese di Sedriano (MI); il Corpo Musicale “San Giorgio” di Boltiere (BG). Alle 17.20 circa venne il nostro turno. Ci posizionammo ai nostri posti, davanti alla giuria.
 
 Diploma di classificazione in prima categoria nel concorso di Grumello del Monte (BG)
 

 
 
    Il Maestro Alberti era veramente molto nervoso. Partimmo con “First Suite in Eb” di Gustav Holst, un classico del repertorio per banda. Fummo molto soddisfatti della nostra esecuzione, non c’erano state sbavature tecniche e l’espressività ci era sembrata ottima. Proseguimmo con “Alternances” di André Waignein (pezzo d’obbligo per la prima categoria al concorso bandistico di Riva del Garda TN), una partitura complessa in particolare nella parte ritmica, che forse si adattava meno alle nostre caratteristiche rispetto alla precedente. Conclusa l’esecuzione, nel lasciare i nostri posti ci sentivamo in verità abbastanza soddisfatti di noi.
    La Banda Musicale Cittadina S.O.C. di Bolzaneto (GE) che chiuse la manifestazione, si presentò, con brani evidentemente di eccellenza, “Quadri da una esposizione” (dal No. 01 al No. 10) di M. Mussovskij.
    A dire il vero, noi non riuscivamo ad essere completamente attenti alla esecuzione, per altro validissima. Aspettavamo l’esito nervosamente. Intorno alle 18.30 tutte le bande si erano esibite e la giuria si riunì: quando passarono proprio davanti a noi il maestro Pietro Damiani, il maestro Claudio Mandonico ed il maestro Carlo Balmelli, scrutammo i loro volti in cerca di qualche segno positivo, un sorriso o un cenno di consenso. Serietà e neutralità assoluta.
    Nell’attesa del responso la banda ligure suonò alcune partiture per intrattenere partecipanti e pubblico. Ma il nervosismo in noi era veramente troppo alto per ascoltare. La giuria si trattenne più del previsto e noi non sapevamo se leggere questo ritardo positivamente o negativamente: tutti avevano una opinione, tutti cercavano di sostenerla in qualche modo.
    Finalmente i giurati ripresero il proprio posto e cominciarono a leggere i responsi. Però il nostro è il penultimo! altra attesa! Ma ecco, pronunciano il nostro nome: “la Banda Cittadina di Darfo Boario Terme viene classificata……in prima categoria (sospiro di sollievo), con un punteggio di….310 su 360″. Sobbalziamo sulle sedie, qualcuno urla per la contentezza, il maestro Alberti, in piedi, sembra tranquillo ma noi sappiamo che dentro scoppia dalla felicità. L’attesa è veramente terminata, tutti si rilassano e commentano il risultato. Sotto un pioggia scrosciante (banda bagnata, banda fortunata!) corriamo a prendere il pullman. Il rientro a Darfo è rilassante e divertente: tutti vogliono vedere l’attestato, tutti si congratulano con se stessi e con i “colleghi”, tutti punzecchiano il maestro Alberti che non è mai contento ma che questa volta non può sottrarsi ad un commento positivo su di noi.
    Insomma, il concorso di Grumello fu per la nostra banda un grande successo: avevamo avuto la conferma di poter competere ad ottimo livello (prima categoria) con i migliori (310 su 360: grande punteggio veramente). Lo stesso direttore dovette ammettere che, dopo le esperienze un po’ deludenti del 1987, eravamo veramente stati ripagati del lavoro svolto e che il giudizio della giuria rispecchiava appieno i valori in campo.

87 La "Festa Popolare della Banda"

Tra le numerose iniziative intraprese dalla nostra associazione negli ultimi dieci anni, sicuramente una delle più importanti e significative è la Festa Popolare della Banda.
Si tratta di una delle caratteristiche feste gastronomiche, a cui tutti siamo abituati a partecipare nei periodi estivi, che la Banda ha voluto arricchire con un pizzico di cultura musicale bandistica e spettacoli folkloristici.
L’idea di lanciare una simile iniziativa fu (a memoria di bandisti) del grande Diego Ducoli, che, forte di esperienze simili con l’operazione Mato Grosso, cercò di spronare gli uomini della vecchia guardia ad attivarsi per studiare le ipotesi di fattibilità.
Lo scopo era pregevole: far conoscere la Banda sotto un profilo più amichevole ed aperto, diffondere la cultura popolare bandistica e, non ultimo, raccogliere i fondi necessari a mantenere totalmente gratuiti i corsi di orientamento musicale dei ragazzi.
Ma le difficoltà organizzative, la totale mancanza di esperienza e, ahimè, il poco tempo a disposizione lasciarono tutti molto perplessi.
Fu finalmente l’occasione del gemellaggio con la Stadtkapelle di Herremberg a smuovere le acque.
Gli amici d’oltralpe infatti già da diversi anni organizzavano una “festa della Banda” e con ottimi risultati sia in termini di affluenza di pubblico che in termini economici.
A convincersi per primi della fattibilità dell’idea del Ducoli furono allora il Maestro Alberti, suo fratello Guerrino e Giuseppe Albertinelli, che da quel momento in poi, carichi di grande entusiasmo, trascinarono il resto del gruppo in tale impresa.
 
I volontari più nottambuli dell'edizione 2002
 
In realtà, credo che l’idea iniziale fosse stata recepita immediatamente anche da loro, ma mentre il Ducoli (uomo di fede) ci credette subito, agli altri servì qualche buona birra tedesca per far sì che si sciogliessero i timori.
Così al ritorno dalla Germania la macchina organizzativa si mise in moto.
Si faticò non poco a reperire l’occorrente: capannoni, cucine, tavoli, panche, stoviglie ….. ma con grande volontà e con l’aiuto dei molti amici della banda venne superato questo primo scoglio. Il secondo invece fil più duro da superare: le pratiche, i permessi, insomma la solita ingombrante burocrazia, diedero molti grattacapi provocarono probabilmente qualche ulcera. Superata anche questa difficoltà, non rimaneva che montare il tutto, cosa non certo scontata.
Infatti, al di fuori della ristretta cerchia di adulti che aveva dato avvio all’iniziativa, la manodopera impiegata nei lavori era perlopiù costituita dai giovanissimi musicanti, buoni forse a suonare, ma non molto pratici di chiodi e martello. Ma di tutto ciò poco importava, perché l’entusiasmo e il lavoro di squadra rafforzarono le amicizie e permisero di superare ogni difficoltà.
Nella prima edizione, oltre alle serate gastronomiche con intrattenimento musicale con bande o gruppi di ballo liscio, si pensò di tenere aperta la festa per tutta la domenica pomeriggio, organizzando il pranzo e tutta una serie di giochi pomeridiani aperti a tutti, ma quest’ultima iniziativa non trovò molto riscontro da parte del pubblico.
Così, un po’ per lo scarso lavoro da fare, un po’ per la calura estiva, uno dei ragazzi che aveva il compito di servire ai tavoli pensò bene di dare una rinfrescata all’ambiente con un paio di gavettoni d’acqua.
Si scatenò un putiferio: dal gavettone col bicchiere d’acqua si passò a quello con la bottiglia, dalla bottiglia ai secchi e dai secchi… ai pentoloni delle cucine!!! In tutto tra la soddisfazione e il divertimento dei pochissimi prediletti che non furono coinvolti nella battaglia.
E così iniziò la serie delle feste popolari, che, dopo dieci anni, vengono ancora organizzate con tanto entusiasmo ……e tante difficoltà.
I primi due anni la festa andò a gonfie vele sia per l’affluenza di pubblico sia sotto l’aspetto economico; poi l’impegno si fece gravoso e così si favorirono scelte organizzative più semplici, meno impegnative e meno rischiose, quella di far gestire la gastronomia ad una ditta di cattering. Per un po’ le cose funzionarono discretamente, poi la festa iniziò a perdere colpi: poca gente, pochi introiti, troppo lavoro.
Molte delle condizioni iniziali cambiarono: il Ducoli partì per la missione in Brasile, Guerrino e Domenico Alberti lasciarono definitivamente la banda e, poco dopo, anche Massimo Fontana. Vennero così a mancare non solo degli ottimi musicisti, ma anche degli instancabili lavoratori e trascinatori. L’entusiasmo che aveva caratterizzato i primi anni andò scemando.
Nel frattempo fu eletto un nuovo consiglio direttivo, giovane ed inesperto, che, sotto la guida del consigliere più anziano Daniele Gabossi, si trovò a decidere sul futuro della festa.
Ricordo ancora il volto sconsolato di Gabossi che, di fronte al bilancio economico della festa precedente chiedeva al consiglio se fosse il caso di portare avanti un tale impegno.
Ma per i giovani del consiglio la festa rappresentava un momento di socializzazione fondamentale e così si decise di proseguire: con rinnovato entusiasmo e con l’incoscienza tipica di chi non sa cosa lo attende (come avvenne forse nella prima edizione) vennero lanciate nuove idee e iniziative che si rivelarono azzeccate.
In primo luogo si riprese la gestione della gastronomia, investendo sulla qualità dei cibi e del servizio, poi si introdusse il gioco della Pesca, vennero rivisti i metodi per pubblicizzare l’evento e, non ultimo, si riprese a fare intrattenimento danzante, che per motivi di spesa era stato eliminato per un paio d’anni. I risultati non tardarono a venire e quest’ultimo anno, il 2003, ha fruttato il miglior incasso di sempre.
Certo le vicende di dieci anni di festa popolare possono considerarsi marginali nel panorama di un’attività di centocinquanta anni di musica, ma sono significative per l’ultima generazione della Banda, soprattutto perché questa generazione ha avuto la fortuna di avere in sé l’incoscienza e la vivacità di un bel gruppo di giovani!

88 2003 Manifestazione per il 150°


 
 
 
 
Una ricorrenza come il 150° anniversario meritava un’attenzione particolare da parte nostra.
Era nostra intenzione festeggiare l’avvenimento portando tanta musica a tutti i nostri concittadini per dividere con loro questo nostro momento magico.
Con l’aiuto concreto dell’Amministrazione Comunale siamo riusciti ad organizzare, in tutte le frazioni del Comune, una ventina di concerti di vari generi musicali con gruppi e musicisti di fama internazionale e di elevatissimo livello qualitativo.
La risposta del pubblico che di volta in volta ha partecipato numerosissimo, è stata entusiasmante.
I concerti hanno spaziato dalla musica prettamente bandistica a quella classica e colta, dalla musica folk a quella etnica e contemporanea.
La nostra Banda ha così avuto ancora tante occasioni per intrecciare amichevoli rapporti con musicisti italiani e stranieri e di arricchirsi di esperienze culturali e umane.
Ma molte altre sono state le attività che hanno coronato questo anno straordinario.
Prima fra tutte il libro che avete fra le mani che ci ha impegnato notevolmente nella massiccia revisione e ampliamento della precedente pubblicazione, datata 1988, con tutto il materiale di cui eravamo venuti in possesso da quella data ad oggi.

Il gemellaggio con la banda di Sarezzo in Giugno e il raduno a Toscolano Maderno in agosto per il 150° anniversario della Banda locale, sono stati un’ulteriore occasione per incontrarci festosamente tra colleghi.
La Banda giovanile quest’anno ha ampliato il suo organico e i sui orizzonti, collaborando, con due bellissimi concerti, con insegnanti e studenti delle scuole elementari e con un’altra realtà musicale del nostro comune: il coro “Il coriandolo”.
La “Festa della Banda”, con un’organizzazione ormai rodata da 11 anni di edizioni, si è concessa allo spettacolo con gli amici della strepitosa “Libera Brass Band” ma soprattutto ha ridonato a Darfo l’emozione dei raduni bandistici del passato con le Bande di Bienno, Borno, Capo di Ponte e Vezza d’Oglio.
Anche sul piano sportivo i musicanti si sono dati da fare piazzandosi al terzo posto al torneo di calcio organizzato dalla Banda di Pisogne, dedicato esclusivamente alle compagini delle bande musicali. Insomma un anno, il 2003, vissuto intensamente dalla nostra associazione.

89 La rosa di Bagdad

Ma tutte queste manifestazioni e attività non bastavano agli infervorati bandisti. Serviva la classica ciliegina sulla torta da sfoderare nell’appuntamento più atteso dell’anno: il concerto augurale di fine anno.
E come spesso accade agli audaci, il colpo di fortuna è arrivato con l’incontro avvenuto tra una nostra musicante ed una sua poco frequentata parente; in breve la nostra Pina Armida ha avuto l’occasione di parlare con la signora Fiorella Domeneghini Domizio.
La signora è la figlia di Anton Gino Domeneghini, (nato a Darfo nel 1897, morto a Milano nel 1966 e sepolto qui nel cimitero della sua terra) ai suoi tempi molto noto e apprezzato come giornalista, come imprenditore, come pubblicitario (tra i più grandi innovatori del suo tempo) e come scrittore e soggettista. Per le sue molteplici attività e per la sua disponibilità, alla sua morte il Corriere della sera scrisse : “E’ morto Domeneghini l’amico di tutti”.
Ma il tempo corre in fretta ed è grazie al testardo amore della figlia che ha seguito le orme del padre, che le opere di Domeneghini sono state riscoperte rivalutate dalla critica e dal pubblico tanto da considerare il suo film “La rosa di Bagdagd (primo lungometraggio d’animazione italiano ed europeo in technicolor) un capolavoro e come tale inserito nei “cento film da salvare”, un progetto statale italiano.
Rimasterizzato a Cinecittà, è stato ripresentato a distanza di quasi cinquant’anni al Festival di Venezia e nei maggiori festival italiani e stranieri, riscotendo ovunque ammirazione e consensi.
Alla lavorazione del film, durata sette anni, negli anni 40 durante il difficile periodo della seconda guerra mondiale, lavorarono con passione 120 artisti tra i più quotati dell’epoca, da Bioletto a Maraja, da Dabovich a Signoroni e il regista Lucio De Caro.
Che il risultato fosse un capolavoro, nato dalla caparbia ottimistica volontà di Domeneghini produttore, fu confermato nel 1949, quando il film vinse il primo premio al Festival Internazionale del film per ragazzi di Venezia.
La trama è quella di una fiaba da “Mille e una notte” con tanto di califfo, principessa, lampada magica ed un perfido mago di nome Jafar (non vi ricorda nulla …?). Ma il personaggio a noi più simpatico è l’eroe Amin, un semplice “musicante” del popolo con la sua gazza Kalinà, degni precursori e modello dello standard dei personaggi (eroe e spalla) che si incontreranno in molti altri film d’animazione ed ancora utilizzato ai giorni nostri.
Anton Gino, per la sua opera, venne contattato da produttori tedeschi e inglesi ma soprattutto dallo stesso Walt Disney che, affascinato dal capolavoro, volle parlare con lui sul progetto di un lungometraggio a tecnica mista (innovativo per l’epoca) da realizzare insieme, proprio su un soggetto dello stesso Domeneghini.
Purtroppo la scomparsa di lì a breve dei due grandi creativi vanificò il tutto.
La signora Fiorella, attualmente la proprietaria dei diritti delle opere del padre, parlando con Armida del più e del meno e, naturalmente, della Banda di Darfo, ha messo a disposizione le partiture originali della colonna sonora del film, composte dal grande musicista Riccardo Pick Mangiagalli.
Il Maestro Vittorio Alberti, non appena avuto tra le mani i manoscritti ingialliti dal tempo, non si è fatto pregare due volte e si è messo subito al lavoro adattando le partiture scritte per orchestra ad un organico strumentale bandistico.
Vittorio, non nuovo ad operazioni di recupero e arrangiamento di vecchie partiture, in quest’occasione è davvero riuscito a superare se stesso, offrendo ai suoi musicanti ed al pubblico che avrà l’occasione di ascoltarla una delle sue opere più riuscite.
Siamo convinti di aver contribuito con quest’importante lavoro alla riscoperta ad alla giusta rivalutazione di un grande darfense, purtroppo quasi sconosciuto tra la sua gente, specialmente tra i più giovani.
“Non si è mai profeti in patria” recita un vecchio detto, ma è doveroso apprezzare e riconoscere il reale valore dei fatti e delle opere che il genio e le doti di uomini il cui nome si è perso o sbiadito nel tempo, hanno lasciato a tutta la comunità.
Questa è una delle tante piccole lezioni che si imparano alla Banda di Darfo incontrando la Storia ed i personaggi che, anche solo per caso o per fortuna, attraversano il nostro ormai lungo cammino.

90 Il Consiglio Direttivo

Negli ultimi quindici anni non sono cambiate molte cose: il filo conduttore dell’associazione resta e resterà sempre l’amicizia, la solidarietà, la voglia di divertirsi insieme, giovani e meno giovani, uniti da una delle più alte espressioni dell’arte: la musica.
Molto è invece cambiato dal punto di vista dell’organizzazione di questo gruppo, che vedeva nell’esempio di altri gruppi italiani e soprattutto nell’esperienza di analoghi gruppi in Europa la prospettiva di allargare i propri orizzonti per rendere sempre più conosciuta ed apprezzata questa Banda cittadina.
Si onora il presidente con targhe e gagliardetti, si applaude il maestro menzionando le sue doti e il suo curriculum, ma raramente ci si ricorda di quelle persone che silenziosamente danno il loro prezioso contributo affinchè gruppi come il nostro possano sempre vivere di attività musicali e non; Il Consiglio Direttivo è infatti un insieme di persone che lavorano volontariamente, elette dall’assemblea dei musicanti al proprio interno; svolge il ruolo di organizzatore di tutte le attività inerenti al sodalizio, viene eletto ogni quattro anni e con molta umiltà lavora affinché tutto sia sempre a posto.
Alla fine degli anni ottanta, dopo aver festeggiato il centenario, all’interno del Consiglio Direttivo, cominciarono a nascere nuove idee su come la banda potesse evolversi, si iniziò a parlare per la prima volta di gemellaggi, di tesseramento e di Festa Popolare; la nuova visione del gruppo era quella di organizzare scambi culturali con gruppi simili ma con costumi e tradizioni diverse, rendere fedele il proprio pubblico e lavorare fisicamente allo scopo di raccogliere fondi da destinare ai corsi gratuiti e ad un parco strumenti il più ampio possibile da offrire agli allievi.
Non era certo cosa di poco conto (del resto non sarà stato facile nemmeno per i nostri predecessori organizzare raduni negli anni sessanta) ma, come sempre avviene a chi è munito di buona volontà, eccoci a distanza di qualche anno soddisfatti di ciò che abbiamo costruito.
Se dovessimo dare una data all’inizio di questa evoluzione, certamente parleremmo del gemellaggio con la Stadtkapelle di Herrenberg; lì infatti imparammo come si gestisce un incontro con altri gruppi, copiammo sia gli esempi di organizzazione di feste in cui musica e divertimento andavano a braccetto sia l’idea di offrire una tessera ai nostri soci come segno di appartenenza e sostegno alla nostra associazione.
Il compito del Consiglio fu quello di adoperarsi per mettere in pratica tutto ciò che in quell’occasione aveva affascinato la Banda: se all’inizio sembrava si trattasse di opere irrealizzabili per la nostra inesperienza, in seguito, con l’aiuto anche di alcuni amici e sostenitori, realizzammo in maniera molto grezza la prima Festa Popolare; negli anni successivi poi, piano piano, migliorammo le strutture, l’organizzazione e gli spettacoli.
Sulla base dei successivi gemellaggi potemmo lavorare per preparare quello che per noi è stato e sarà ancora per anni un incontro straordinario: “MUSICA SENZA FRONTIERE”.
Una differenza sostanziale che racconta spesso uno dei nostri, che fu tesoriere tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, è l’utilizzo dell’agenda degli impegni dove si raccoglieva tutto l’operato della banda, se prima era sufficiente un’agenda per ogni anno, per raccogliere lo stesso anno solare arricchito dei nuovi impegni, bisognava utilizzarne almeno due.
Un altro strumento innovativo degli anni novanta creato dal Consiglio, è il questionario, con il quale tutti i musicanti possono esprimere pareri, perplessità e consigli sull’andamento del gruppo; dal risultato di questo il direttivo prende coscienza delle necessità dell’assemblea ed elabora proposte ed iniziative volte a soddisfare nel miglior modo possibile le richieste, senza perdere di vista le finalità della Banda.
Consiglieri sempre più giovani (anche minorenni) si sono succeduti, e nonostante la giovane età la convinzione di poter essere utili ad una associazione di tradizioni così radicate ha sempre spronato tutti coloro che si sono resi disponibili a dare il massimo del proprio impegno raccogliendo sempre buoni risultati; probabilmente la strada tracciata dai nostri predecessori era quella giusta e questi giovani di cui tanto si parla in maniera deludente, in realtà, se spronati e investiti di responsabilità, sanno portare a termine il loro compito con impegno e generosità.
E’ un onore per ogni musicante fare parte del Consiglio Direttivo perché dà grandi soddisfazioni anche se a volte si ricevono critiche, ma chi ha provato ad avere dei ruoli di responsabilità all’interno di qualsiasi gruppo sa che accontentare tutti non è certo facile.
Nel passato, infatti, ci sono stati anche episodi spiacevoli, all’interno del consiglio stesso sono nate delle conflittualità, ed in un caso, purtroppo, si è perso, con le dimissioni, anche qualche amico, ma siamo sicuri che tutti noi abbiamo sempre deciso in funzione del bene del gruppo e non del singolo interesse.
Ringraziamo quindi tutti i consiglieri che nel passato hanno dedicato molto del loro tempo alla vita della nostra banda ed auguriamo a quelli attuali e futuri di svolgere sempre un ruolo di così grande importanza con passione, entusiasmo e con lo scopo principale di accompagnare questa Banda, giunta al 150° anniversario, ad altri importanti traguardi.

91 Il Presidente cav. Giovanni Chini

Il “Presidente della Banda” sembrerebbe una figura molto lontana dalla realtà del singolo musicante, quella del nostro non è proprio così; In questo articolo infatti vorremmo chiamarlo per nome proprio come siamo abituati a fare durante le nostre attività. Giovanni, viene eletto dall’assemblea dei musicanti (come da articolo dello statuto) nel 1978, in seguito alla morte del suo predecessore, rag.Pietro Ducoli, deceduto prematuramente dopo 15 anni di presidenza dell’associazione. Il suo nome viene proposto dall’Amministrazione Comunale come persona retta e impegnata su più fronti, dal servizio pubblico al volontariato.
Il Presidente Cav. Giovanni Chini incontra il Papa a Borno

Negli anni ’50 collaborò intensamente con il compianto don Guido Maurilio Turla per la realizzazione della Chiesa “Madonna degli Alpini”; Svolse l’incarico di Consigliere Comunale per ben quattro legislature nel partito della Democrazia Cristiana e contemporaneamente fu Assessore ai Lavori Pubblici al BIM di Vallecamonica; Nei primi anni ’70 viene eletto Capogruppo degli Alpini di Darfo e tuttora è Vicepresidente della sez. Vallecamonica che conta al suo interno circa 5.500 iscritti.
Per questi incarichi, Giovanni è persona molto nota nel comune di Darfo ed è proprio per questo che piace subito anche ai musicanti della banda, così da essere eletto in prima votazione quasi alla totale unanimità.
Uno dei meriti che a Giovanni si possono attribuire, è la capacità di stare a proprio agio anche con persone molto più giovani di lui; sì, perché se nel 1978 l’età media dei musicanti era di 45 anni, piano piano si è ridotta fino agli attuali 23.
La differenza di età tra lui e la stragrande maggioranza dei musicanti, compresi i consiglieri, non è da sottovalutare. Le idee e l’esperienza di uomini che come Giovanni hanno vissuto anni duri e di sofferenza (come non ricordare quel nodo alla gola che lo attanagliava quando, al ritorno da uno dei nostri gemellaggi in Germania, passammo dalla strada che lo aveva riportato a casa dopo anni di prigionia nei campi di concentramento) sono notevolmente diverse dalle nostre più giovani, eppure a lui dobbiamo la grande libertà di decisione che non ci ha mai negato in questi lunghi anni di presidenza ,anni in cui la banda si è evoluta a passi da gigante.
Nonostante ciò, alcuni consiglieri ricordano con simpatia le dispute durante i consigli, che si prolungavano a volte fino a tarda notte, quando c’era da decidere se acquistare o no uno strumento; i soldi erano davvero pochi e l’acquisto in quell’anno voleva dire arrivare al 31 dicembre con qualcosa ancora in cassa oppure sottozero; capite bene il significato che poteva avere questo per il Presidente che doveva risponderne all’Amministrazione Comunale.
Qualcun'altro si ricorda di come nei primi anni della sua presidenza, ora lo possiamo dire, non era poi così convinto della sua banda, ma ascoltava con ammirazione altre realtà del territorio molto più folkloristiche di noi. Col tempo, poi, siamo riusciti ad emozionarlo e renderlo così orgoglioso della sua banda, tanto da concedere ancora molta disponibilità, nonostante da qualche anno sia forte la volontà di ritirasi per godere un po’ di quella tranquillità che persone come lui non si concedono facilmente.
Orgoglio che traspare tutti gli anni quando è chiamato a scrivere l’articolo di apertura sul giornalino Semibreve, e parla della sua banda con la felicità e la consapevolezza di chi sta presentando un segno concreto di impegno giovanile nella completa gratuità.
Grosso merito si deve a lui anche per la presenza negli anni compresi tra il 1979 e il 1983 del gruppo di majorettes, che in quel periodo allietarono le manifestazioni alle quali era chiamata la banda; fu veramente un successo, ma per molti motivi, non per ultimo la mancanza di ragazze disponibili, non fu possibile continuare.
Di Giovanni non possiamo certo dire sia una persona prolissa, chiunque abbia avuto modo di ascoltarlo nei discorsi a Santa Cecilia (la festa annuale dei bandisti) o durante il concerto di Natale certo non si sarà stancato, ma siamo convinti che è meglio essere concisi e trasmettere l’emozione della semplicità piuttosto che la noia di discorsi sterili.
Nonostante egli ci solleciti di trovare un suo successore più giovane, noi siamo e saremo lieti di averlo sempre vicino a noi, proprio perché è forte nella nostra associazione la volontà di mantenere stretti i legami tra gioventù, novità, futuro e origini, tradizione e saggezza.
Diplima d'Onore conferito al Cav. Giovanni Chini nel 1996 per i vent'anni di presidenza

92 Il Maestro Vittorio Alberti

Il maestro Vittorio Alberti nasce a Darfo il 2 gennaio 1948. Diplomato in trombone presso il Conservatorio di Brescia, comincia a suonare nella nostra banda a partire dal 1962.
Il Maestro Vittorio Alberti
all'opera con il suo bombardino

Insieme ad altri giovani, arrabbiati come lui, contribuisce allo svecchiamento della associazione, chiedendo ed ottenendo alcune importanti modifiche allo statuto, tra le quali la più “sconvolgente” è, con ogni probabilità, l’abbassamento della maggiore età ed il diritto di voto a 18 anni.
Lo scontro con gli “anziani” avviene non solo sul piano normativo, ma anche musicale. Egli è fra i primi ad apprezzare la freschezza e la modernità dei nuovi generi provenienti dai paesi anglosassoni, il rock ed il pop per intenderci.
Vinta la “battaglia” con la componente più tradizionalista ottiene la gestione dei corsi di musica per gli allievi e nel 1983, finalmente, la direzione.
Da subito è evidente che la sua idea di complesso bandistico è del tutto rivoluzionaria rispetto al passato. Egli guarda all’esempio dell’Olanda, dove diffusissima è la “Symphonic Band”: tutto viene cambiato, il repertorio, il ruolo dei vari strumenti, la stessa distribuzione degli spartiti.
L’esperienza accumulata nell’insegnamento come professore di musica nelle scuole medie, la frequenza di numerosi corsi di Direzione per Banda tenuti da rinomati maestri internazionali e la sua costante e caparbia dedizione all’Associazione sono state le chiavi di volta che hanno permesso al maestro Vittorio Alberti, ed alla nostra banda, di raggiungere gli attuali traguardi. Vogliamo ricordare, tra l’altro, che è proprio grazie a Vittorio Alberti che nel 1987 la Banda Cittadina di Darfo Boario Terme ha partecipato al primo concorso della sua storia, sapendo tenere alto il nome della propria città. Esperienza che lo stesso direttore ha voluto ripetere nel 2002.
Attualmente il maestro Alberti è membro del WASBE (World Association of Symphonic Band and Ensemble) e consigliere per la Vallecamonica della ABMB (Asociazione Bande Musicali Bresciane).
Ha collaborato come musicante con vari gruppi, tra cui la prestigiosa Orchestra a fiati della Valtellina.
Ecco, abbiamo scritto una bella e dettagliata biografia, eppure, crediamo, poco abbiamo fatto comprendere, a chi non lo conoscesse, del Maestro Alberti.
Vittorio, come noi tutti confidenzialmente lo chiamiamo, è un direttore di..... gran peso, ma anche di gran cuore. Egli è stato l’insegnante, vuoi di solfeggio vuoi di strumento, della maggior parte dei bandisti odierni, e per questo viene considerato un po’ il papà della banda: brontolone, perennemente insoddisfatto eppure protettivo e premuroso. Ai ragazzi più giovani non disdegna ramanzine terribili, se si manca ad una prova oppure ad un servizio, eppure ha la capacità straordinaria di comprendere limiti e necessità di ogni singolo. E’ fondamentalmente un timido ed il suo inchino impacciato, un po’ storto, è oramai diventato parte del “personaggio”. Spesso ci sorprende con scelte musicali inusuali, ma….”io sono il maestro io decido”. In realtà ascolta molto i consigli, soprattutto dei più anziani; soltanto che su certe questioni è irremovibile. E’ nota, per esempio, la sua antipatia per la “Marcia di Radetzky” che invece il pubblico apprezzerebbe ascoltare ad ogni Concerto Augurale. Ha invece una certa propensione per le musiche popolari: ne abbiamo eseguite, negli ultimi dieci anni, di bergamasche, tzigane, ebraiche, cecoslovacche, varie spagnole, estoni solo per citarne alcune.
La sua idea di banda è assolutamente corale: meglio un buon insieme che uno splendido solista (anche se lo splendido solista non guasta). Non solo: non ama gli “aiuti” esterni, a cui accetta di ricorrere solo in casi gravissimi e di effettiva necessità, non per fare bella figura ad un concorso per intenderci. Vittorio Alberti è insomma una personalità forte all’interno del nostro gruppo. A lui si deve il significativo miglioramento tecnico degli ultimi 15-16 anni e soprattutto lo svecchiamento dell'associazione, non solo in termini anagrafici ma pure nei presupposti e nelle finalità: la Banda di Darfo è oggi infatti sì un complesso musicale, ma anche e soprattutto un punto di incontro e ritrovo, fra persone che hanno una passione comune, la musica appunto.

93 La Banda giovanile: uno sguardo verso il futuro

Dopo qualche tempo che Vittorio Alberti era diventato il nostro maestro, alla banda si iniziò a tenere, oltre alla prova settimanale, una seconda prova il martedì sera. Questa era una prova facoltativa a cui partecipavano coloro che volevano approfondire meglio lo studio di determinati brani o che volevano anche solo mantenere l’imboccatura.
Infatti, essendo la sede aperta per alcuni allievi che non riuscivano a frequentare i corsi il pomeriggio, Vittorio ne approfittava per farci suonare una volta di più. Questo ritrovo andò avanti per anni, tanto da diventare quasi un appuntamento fisso.
Ad un certo punto però divenne, per coloro che erano da poco entrati nella banda, una tappa obbligatoria, per abituarsi più velocemente alla musica d’insieme.
Dal Gennaio 1991 il maestro decise di dare all’incontro del martedì un altro significato.
Provò infatti ad inserire nell’organico alcuni allievi che erano ad un buon punto di preparazione ma che erano ancora un po’ acerbi per entrare nella banda grande. Per questa occasione naturalmente cambiò repertorio facilitandolo e rendendolo più orecchiabile. E fu così che, un po’ per caso, che nacque la Banda Giovanile. Il primo concerto si tenne pochi mesi più tardi: il 1 Aprile, presso il Teatro San Filippo di Darfo. Dopo la prima parte, eseguita dalla Banda Madre, emozionati ed impauriti salirono sul palco gli allievi per suonare cinque brevi e semplici brani dando così il via ufficiale alla banda giovanile.
Le uscite degli allievi sono rare: gli incontri della banda giovanile costituiscono uno strumento per lo studio e la preparazione dei giovani verso il “grande passo” piuttosto che una serie di prove finalizzate a concerti e servizi. Infatti, i giovani si esibiscono quasi solo durante il concerto augurale e solo ogni tanto viene richiesta la loro presenza da oratori per l’apertura dell’anno catechistico o per feste parrocchiali. Ci sono stati però, nel corso degli anni, alcuni appuntamenti degni di nota.
Il primo, risalente al 1997 fu il concorso per Bande Giovanili organizzato dalla Banda di Costa Volpino. Questa esibizione, che segnò anche il passaggio di testimone nella direzione tra Vittorio e la figlia Renata, ci valse il primo posto tra le quattro compagini iscritte.
L’anno successivo sempre nel concorso di Costa Volpino, purtroppo non ottenemmo lo stesso risultato. Non ci classificammo infatti nei primi tre posti, ma fu comunque un’esperienza formativa. Altre occasioni particolari e simili furono due raduni per bande giovanili svoltisi nel 1999 a Stezzano (BG), in occasione del 145°anniversario di fondazione della banda e nel 2000 ad Esine in occasione di una festa dell’oratorio.
L’ultimo importante appuntamento fu, sempre nel 2000, un gemellaggio con la banda giovanile della banda di Montesolaro (CO) che ci vide protagonisti di un concerto nel paesotto comasco.


2000, Montesolara: trasferta della Banda Giovanile
 
Questi avvenimenti sono stati e sono significativi perché permettono di diffondere la cultura della banda Giovanile, strumento importante per gli allievi che vogliono degnamente entrare a far parte della Banda Madre.
Fino a qualche anno fa la Banda Giovanile era composta anche da colleghi già esperti che sostenevano e aiutavano i giovani allievi, permettendo anche alla piccola compagine di avere un organico completo che la rendeva una banda in miniatura. Da un paio d’anni però, dopo varie ed accese discussioni nel Consiglio Direttivo, si è messa a punto una clausola che regola la partecipazione alla Banda Giovanile, la quale deve essere composta solo da allievi e da coloro che sono entrati nella banda da meno di tre anni, senza avere la possibilità di chiedere sostegno per riempire l’organico. Naturalmente a nessun musicante “anziano” è vietato partecipare, però, purtroppo, la regola viene rispettata da quasi tutti e questo ha portato ad un repentino abbassamento della qualità dell’insieme. Tutto ciò non è dovuto agli allievi, che anzi si impegnano al meglio, ma al fatto di non avere a disposizione la rosa completa degli strumenti: ne consegue la sola possibilità di eseguire un repertorio molto limitato.
Questo momentaneo calo non è comunque per noi un freno, è anzi uno stimolo a cercare di fare del nostro meglio per formare futuri bandisti che siano in grado di mantenere il buon nome della nostra Banda, di portare nuove idee e nuove forze, di mantenere viva e attiva questa storica ma sempre giovane Associazione, con entusiasmo.
Per almeno altri 150 anni.