77 Un caro amico ci ha scritto

Il capitolo intitolato “Banda benefica” è tratto integralmente dalla vecchia edizione del nostro libro ed era stata curata dall’allora segretario Ducoli Diego.
    Il nostro amico è ora impegnato in Brasile, dove ha messo su famiglia, in aiuto alla moglie Rozilda nella direzione di una scuola femminile, nel cuore del Mato Grosso.
    È sempre stato, nonostante la lontananza, molto legato alla Banda e non poteva mancare un suo intervento in questa nuova edizione del libro a cui si era dedicato, nel 1988, con formidabile impegno.
    Vogliamo qui riportare la lettera che ci ha scritto per contribuire alla nuova edizione, dove traspare tutta la sua umanità, il suo amore per la musica e la Banda, e la convinzione che le anche le più piccole cose, a fin di bene, instillate pian piano nei più giovani, possono portare col tempo a maturare in “grandi cose”.    
    “Carissimi amici, mi avete chiesto di riscrivere un articolo per il nuovo libro sull’argomento della “Banda benefica”. La prima volta, da musicante e membro attivo, avevo potuto scrivere conservando lo stile, come dire, impersonale del libro, narrando episodi, tra i quali alcuni anche documentati, che testimoniassero l’impegno caritativo a cui la Banda si è sempre dedicata fin dall’inizio della sua storia.
    Ora, che una scelta di vita mi ha portato in missione in America Latina con l’Operazione Mato Grosso, non posso più affrontare questo argomento in maniera impersonale, trovandomi ormai da dodici anni dalla parte di chi la carità la riceve!
    In Questi anni infatti, al di là del legame epistolare e personale con tanti amici musicanti, ho ricevuto innumerevoli gesti di amicizia, di incoraggiamento, di affetto vero e proprio da parte di tutta la Banda, oltre a tanti generosi contributi frutto di concerti particolari o attività varie pensate proprio per venire incon­tro a questo musicante sperduto nei villaggi del “sertão” brasilia­no o sulle Ande peruviane, Quanti episodi posso elencare!
    Non dimenticherò mai le note di "Exodus"  che mi furono dedicate durante l’ultimo concerto alle Terme al quale partecipavo come musicante, pochi giorni prima della mia partenza per il Brasile nel 1990.
    Così come non dimenticherò il regalo di accompagnare la Banda a Herremberg nel 1993, quando il mio rientro in Italia per tre mesi era coinciso con il gemellaggio con la banda locale.
    Nel 1999 rientravo per la prima volta in Italia accompagnato da mia moglie e dal nostro primogenito Mario, ed ecco la Banda impegnata in “Musica senta frontiere “ e l’invito a posare con tutto il gruppo nella foto ricordo, invito tanto gradito sia perchè mi testimoniava la vostra amicizia sia perchè ci sentivamo tutti pienamente solidali al messaggio di quella splendida iniziativa vissuta proprio “senza frontiere”.
    E che delicatezza lasciarmi sempre uno spazio in “Semibreve” per raccontare un po’ di questi poveretti tra i quali viviamo e lavoriamo: spazio che se in qualche edizione non ho sfruttato è stato solamente per 1a mia difficoltà a scrivere o per il tempo che qui è sempre troppo poco.
    E il nostro ultimo rientro nel 2002 che coincise con l’ultimo giorno della “festa della Banda”; è stato molto bello per me ritrovarsi con gli amici , come ai vecchi tempi, alle due di mattina a fare pulizie e sistemare un po’ le cose! Poi l’invito a scrivere questa testimonianza, a partecipare al rifa­cimento del libro (cosa che purtroppo mi è proprio risultata impossibile).
    L’invito a suonare alle “Pastorelle” a Natale, nonostante fossero ormai quattro ami che non toccavo più il flauto. E ancora la presenza a sorpresa della Banda alla messa celebrata per salu­tarci , nell’imminenza dalla partenza, in gennaio….. e il culmine dell’affetto espressomi alla cena sociale di Santa Cecilia, con una pergamena recante la dedica: “sempre vicino anche se lontano”.
    Ed è proprio cosi; ho sempre nel cuore la Banda e non posso dimenticare il bene che ha fatto a me nei dodici anni in cui fui musicante attivo e il bene fatto a me e alla mia gente in questi altrettanti dodici anni di lontanaza.
    Della Banda, con patrio orgoglio, parlo spesso alla mia gente qui, ai ragazzi e ragazze che frequentano i nostri collegi. Le cassette dei concerti augurali ci accompagnano nei viaggi sempre lunghissimi in queste terre sconfinate.
    E per di più, nonostante una associazione come la Banda debba sem­pre economicamente fare i conti con gli spiccioli (e questo lo so bene perché facevo parte del consiglio direttivo), in qualche modo mi sta sempre giungendo qualche aiuto. È certo merito del maestro Vittorio e degli amici musicanti del mio tempo, che “contagiano” le nuove leve (che ormai conosco poco) se nascono i gesti concreti di carità che si uniscono alla carità di tante altre persone e permettono a noi missionari di aiutare in qualche modo questa gente che non ha proprio niente.
    Così a Chacas, a 3300 metri sulle Ande peruviane, la Banda ha donato qualche cuscinetto, qualche chilometro di filo elettrico, qualche accesso­rio all’ospedale ed alle due centrali idroelettriche (di cui ero responsabile) che il Padre Ugo De Censi, tra tante altre cose meravigliose, ha desiderato e realizzato per rendere per lo meno umana la vita in quei villaggi campesinos e dare una possibilità di sviluppo ad attività agricole ed artigianali.
    E qui in Brasile è della Banda qualche muro, qualche tegola, qualche libro o quaderno, o alimento, o medicina: qui, in queste nostre scuole, dove cerchiamo di offrire ai ragazzi ed alle regazze sì un buon grado di istruzione e un lavoro professionale, ma soprattutto un’educazione preventiva, ispirata a Don Bosco, speran­do di conservare un po’ nei giovani quei valori morali e religiosi anche qui tanto bombardati dal mondo di fuori, ma cosi importanti per evitare tante tristezze nella vita.
    Mi piace sottolineare che proprio da questo punto di vista la Banda fa tanto bene anche ai suoi musicanti, soprattutto ai più giovani, che ne sono la maggioranza. Pur avendo innumerevoli altri episodi da raccontare, concludo qui questo mio contributo che ho scritto con entusiasmo, con un po’ di orgoglio e soprattutto con tanta gratitudine.
    E se ci sarò per il bicentenario (il buon Dio 85 anni potrebbe anche concedermeli!), spero che il capitolo “Band a benefica” possa ancora toccare a me: e come sarebbe bello, assieme ad altri amici musicanti e con ancora maggiore entusiasmo! (se arriveremo là l’orgoglio già sarà alle stelle per suo conto!).
    Grazie Banda! E auguri.