05 L'intervista

L'intervista a cura di Cristina Chiudinelli



Nome ed età

Alberti Vittorio, 59 anni.

Alberti Danilo, 34 anni.

In quale strumento sei diplomato e come sei arrivato fin qui?

Trombone. Il mio cammino è stato questo: come musicista in banda, sono passato da terzo, a secondo, a primo trombone e poi ho suonato il flicorno baritono. Da lì son stato vicemaestro per più anni e poi maestro.

Trombone. Sono arrivato fino qui dopo aver suonato per 20 anni nella banda e per 7 come professionista trombonista nelle orchestre; inoltre, ho seguito a Bergamo un corso per direttori. E poi la spinta di mio papà non può essere trascurata…

Da quanti anni dirigi la banda?

22-23 anni…Ho perso il conto!!!

Co-dirigo la banda da due anni circa.

Quali sono le soddisfazioni che ricevi dal tuo ruolo di maestro?

I complimenti della gente, motivati dal fatto che abbiamo suonato bene o perché è piaciuto il programma.

I risultati musicali e il fatto di sentirsi seguito, ascoltato dai bandisti.

 

E quali le fatiche da sopportare?

Sintetizzo con una frase: “taci cò, tate crape” (tanta gente, tanti pareri)…

Per ora nessuna, anche perché mi piace molto questo ruolo, che comunque non occupa in maniera eccessiva il mio tempo disponibile.

Definisci la tua banda ideale.

Ho sempre sognato un organico da sinfonic band, per costituire il quale, alla nostra banda, mancano ancora un paio di strumenti, quali il fagotto. E poi penso che l’ideale sia dirigere un gruppo di suonatori entusiasti.

Un gruppo, anche se non composto da 20.000 elementi, ricco di gente che ha voglia di suonare, di persone che non si sentano obbligate a prendere tra le mani il loro strumento! Anche perché la banda va vista, anche e soprattutto, come un hobby, impegnativo certo, ma piacevole.

Cosa ti piace di questa banda e cosa no?

Apprezzo i risultati ottenuti negli ultimi anni, anche se non sono stati proprio quelli che volevo io. Non mi piace vedere che alcune persone non prendono l’impegno di suonare seriamente o non mi ascoltano mentre parlo, soprattutto durante le prove. Inoltre, non gradisco che troppi si prendano le responsabilità del maestro.

Rischierò di ripetermi, ma amo il fatto di sentirmi ascoltato, mentre non gradisco vedere gente poco motivata.

 

Meglio suonare o dirigere?

Suonare soddisfa di più ed è meno pesante come impegno.

Questa è una bella gara: qualche anno fa avrei sicuramente detto SUONARE, ma ora è tutto diverso…Non riesco a scegliere!

Quale tipo di musica preferisci?

Musiche originali per banda, scritte appositamente.

Non ho una preferenza particolare, infatti per il prossimo concerto augurale ho scelto di dirigere sia la colonna sonora di un cartone animato, sia un brano classico: tutta la musica, se suonata bene, può essere adatta alla banda. L’unica tipologia che non mi piacerebbe è il genere contemporaneo, dodecafonico, melodie sorte dall’accostamento di fischi, soffi, suoni metallici o altri strani effetti: non mi pare appropriata per noi.

Quale brano suonato e quale diretto hai preferito in assoluto?

Suonato: Blue shades (Concerto augurale 2006).

Diretto: non lo so ancora… Non l’ho ancora trovato!!!

Suonato: Star wars saga (Guerre stellari).

Diretto: Blue Shades (Concerto augurale 2006).

Qual’è la tua sezione prediletta?

Quella che è il vanto della nostra banda: la sezione dei suoni bassi, che danno la base fondamentale dell’armonia.

Qualitativamente è più formata la sezione ottoni-bassi.

 

E ora ti chiediamo un confronto col tuo “collega”: chi è più paziente?

Lui, perché resta più calmo. Tra l’altro io, da giovane, ero molto meno paziente di quanto non lo sia ora…Vi lascio immaginare…

Potrei dire io…Ma solo per il momento! Onestamente, non so come potrò essere dopo 25 anni di direzione.

 

Chi si emoziona di più, per esempio prima o durante un’esibizione in pubblico?

Entrambi, anche perché se non c’è emozione, non c’è musica!

Chi lo sa?! Non è facile stabilirlo. Però direi entrambi. Alla fine dei primi concerti che ho diretto avevo la gola secca, come se avessi suonato da solo. Comunque le prove fatte ti aiutano molto al momento del concerto: anche se come maestro sbagli qualcosa, supponi che i musicisti sappiano continuare da soli. Il direttore è molto più importante nel corso della preparazione, che non al momento dell’esibizione.

Cosa ammiri dell’altro?

Il fatto che possa contare su un organico già ben fatto e completo, mentre io ho dovuto crearlo. E l’orecchio assoluto.

La linea (ride…). Il figlio maschio, per ora, anche se il mio Cristian ha tempo per farsi valere!!! A parte gli scherzi, ammiro mio papà come persona in generale.

Dai un consiglio all’altro Alberti che abbiamo intervistato, anche per chiudere in bellezza.

Cambia mestiere!!!

Continua a dirigere, a scegliere parti: insomma, non mollare!