Libro
11 Il primo documento fotografico
LibroQuesto è il primo documento fotografico rappresentante la Banda di Darfo presumibilmente nell'anno 1900. Purtroppo non sappiamo nè luogo nè circostanze in cui l'immagine fu immortalata su una delle prime emulsioni fotografiche che la tecnologiua di allora poteva permettere ai primi fotografi che operavano nella nostra valle. Sono stati riconosciuti solo alcuni di questi musicanti: Abondio Battista "Caderì" (trombone), Fiorini Battista (tamburello), Rottini Giovanni (flicorno tenore), Rusconi "Tambì" (grancassa), Abondio Angelo "Caderì" (clarinetto), Maestro Peci, Abondio Gelmo (cornetta), Abondio Felicino "Caderì" (ottavino), Abondio Antonio "Caderì" (clarinetto piccolo mib)
10 La nascita della nostra banda
LibroPurtroppo i documenti che ci avrebbero potuto aiutare nella nostra impresa erano stati tutti trasformati in fango limaccioso dalle acque impetuose dell’Oglio che durante l’alluvione del 1960 invase gli archivi della sede della Banda allora situata negli scantinati delle vecchie scuole elementari. Riguardo alla nascita, l’unico riferimento in nostro possesso era fondato più sulla tradizione che sulla storia, attribuendo appunto la formazione di questo sodalizio musicale a due fratelli, Isidoro e Massimiliano Caprinali, che attorno all’anno 1888 avrebbero radunato i primi suonatori.
Il nostro obiettivo era di rinvenire prove documentali che dessero un fondamento più sicuro a questa tradizione tramandata di musicante in musicante solo oralmente, almeno fino al 1919.
Questa ricerca ci portò negli archivi parrocchiali dei vari paesi limitrofi, nella speranza di trovare testimonianze scritte di servizi prestati dalla Banda di Darfo in occasione di qualche sagra; consultammo i consigli direttivi delle Bande più antiche della provincia, dove si sarebbe potuto scoprire qualche eventuale collegamento con la nostra Banda per amicizie tra maestri o dirigenti, per scambi culturali, per servizi o concorsi fatti assieme…; andammo alla Biblioteca Queriniana di Brescia per immergerci fra le pagine dei quotidiani di maggior tiratura degli anni a cavallo dei due secoli: “Il Cittadino di Brescia” (quotidiano cattolico) e “La Provincia di Brescia” (l’antagonista liberale); andammo finanche alla ricerca di qualche discendente dell’albero genealogico Caprinali…
Da tutto ciò, purtroppo, non riuscimmo a ricavare nessuna certezza e coi pochi documenti reperiti potemmo formulare solo alcune ipotesi. Intuimmo che già prima del 1888, e forse già attorno ai primi anni del 1850, esisteva in Darfo un gruppo di suonatori forse troppo esiguo per chiamarsi “musica” (questo era il termine usato in quegli anni); forse era poco organizzato con un conseguente continuo formarsi, sciogliersi e riformarsi, non raggiungendo così quel grado di notorietà sufficiente per essere conosciuto a Brescia e citato sui giornali, sui quali infatti si comincia a parlare della “Musica di Darfo” solo dai primi anni del 1900.
La ragione per cui si formulò l’ipotesi dell’esistenza di questo gruppo fu che, grazie al prezioso aiuto di Don Lino Ertani, era stata rinvenuta nell’archivio parrocchiale l’autobiografia di Don Giacomo Margosio parroco entrato in Darfo il 4 agosto 1857, il quale scriveva a questo proposito: “… Fui incontrato a Pisogne dal reverendo clero, deputazioni e Fabbriceria locale unitamente ai primi signori del paese e al suono della Banda … ”.
Era lecito pensare che quella “Banda” fosse proprio la “Musica” di Darfo. Poiché a quel tempo eravamo a conoscenza, dai documenti in nostro possesso, che l’unica banda ufficialmente esistente in valle (quella di Breno, fondata già nel 1850) era staccata dagli ambienti cattolici perché di ispirazione laica, ci sembrò giusto pensare che i musicanti della citata “Banda” non fossero altro che un gruppo facente parte della delegazione che da Darfo si era mossa per raggiungere Pisogne incontro al nuovo Parroco.
Restava il dubbio che i suonatori potessero essere di Pisogne o d’un altro paese, assoldati per l’occasione dalla gente di Darfo. Ma pensammo che se mai fosse esistito un gruppo del genere, e per giunta notoriamente disponibile sotto compenso, avrebbe già da prima lasciato le sue tracce sulla stampa dell’epoca o su documenti che già altre Bande della Valle avevano cercato, almeno fino agli anni della nostra prima ricerca, invano.
Un altro documento che sorregge l’ipotesi della presenza di una banda a Darfo prima del 1888 è un articolo de “La Provincia di Brescia” del 28 settembre 1887 dove troviamo la notizia che due giorni prima “… ad Angolo, un paesello all’imboccatura della Valle di Scalve, … si festeggiava colla Banda cattolica, non sappiamo di quale paese, la festa di San Luigi…”. Lo stesso articolo cita inoltre le bande di Lovere, Pisogne e Alzano che parteciparono ad una festa patriottica organizzata a Lovere, in quello stesso giorno, per l’inaugurazione del monumento a Garibaldi. Il giornalista pone poi l’accento sulla mancanza fra queste della banda di Breno formulando polemicamente l’ipotesi che questa avesse partecipato alla festa cattolica di Angolo. La Banda di Breno ribatte offesa sulle pagine dello stesso giornale la sua assoluta estraneità alla “festa di San Luigi” giustificando la sua assenza con svariate motivazioni.
Se volevamo quindi credere alle cronache ed ai giornalisti dell’epoca, tutte le Bande di cui si conosceva l’esistenza in valle erano già impegnate lasciando così spazio all’ipotesi che in quel fatidico 26 settembre del 1887 un gruppo ancora anonimo di suonatori partisse da Darfo per rallegrare e solennizzare con le proprie note la festa nel vicino paese di Angolo.
Procedendo poi a rigor di logica, dopo aver un po’ conosciuto la storia delle bande “coscritte” o precedenti la nostra, apparve piuttosto improbabile che in una cittadina come Darfo, già a quel tempo fiorente e dinamico centro sicuramente trainante nello sviluppo sia economico che sociale della Valle, la Banda potesse esser nata solo nel 1888.
Sarebbe stato molto strano questo notevole ritardo della nostra cittadina rispetto alle altre della provincia in una realtà come la banda che, soprattutto in quegli anni, era ritenuta la migliore espressione della cultura del popolo.
La conferma che le nostre intuizioni fossero valide arrivò nel 1993 quando lo storico Marino Anesa, famoso studioso del mondo delle bande italiane, durante le sue ricerche per la stesura di un suo lavoro sulla musica originale per banda dal 1800 al 1945, scovò nell’Archivio di Stato di Bergamo un importantissimo documento.
Era il “Regolamento Organico per la Società Filarmonica in Darfo” datato 30 luglio 1853.
Finalmente era stato trovato quello che in due anni di ricerche ci era sempre sfuggito perché la nostra attenzione era erroneamente orientata solo sugli archivi bresciani e non su quelli bergamaschi.
Che si trattasse della stessa banda che era attiva a Darfo nel 1888 lo si deduce dal fatto che tra i nomi dei componenti fondatori compare proprio quello di Gioachino Caprinali, padre dei fratelli Isidoro e Massimiliano, reputati fino ad allora i primi fondatori e dirigenti della nostra Associazione.
Il regolamento era strutturato come un vero e proprio statuto ed era composto da 59 articoli che definivano finalità, organigramma, competenze, responsabilità, regole di comportamento, disposizioni giuridiche e patrimoniali, multe e quant’altro regoli il funzionamento di un’associazione seria e dignitosa.
È sorprendente la dovizia di particolari con cui vengono passati in rassegna i vari aspetti della vita associativa.
L’idea che ci si fa leggendo il testo è che gli estensori del documento avessero le idee ben chiare su parecchi aspetti che un’associazione musicale avrebbe potuto col tempo affrontare, imprevisti giudiziari compresi (ricordiamo che a quel tempo il Lombardo-Veneto era sotto dominazione austriaca).
Probabilmente i nostri antichi predecessori si ispirarono a testi analoghi di altre associazioni musicali esistenti. La somiglianza del primo articolo e di altri aspetti del nostro regolamento con quello datato 10 Luglio 1850 della “Società Filarmonica di Breno” è evidentissima.1
Le finalità della Società vengono sintetizzate nel primo, breve ma fondamentale, articolo: “Questa Società viene istituita al nobile scopo di mantenere il decoro delle funzioni della Religione e dello stato e di procurare alla gioventù un gentile trattenimento che piacevolmente intrattenendola la sottragga ai pericoli dell’ozio”.
Uno degli aspetti più interessanti era la divisione dei soci in tre “classi”: Allievi contribuenti, Allievi graziati e Soci onorari. In pratica il sostentamento economico dell’Associazione veniva affidato quasi interamente ai membri della Società, lasciando però aperta la porta anche a chi, come gli Allievi graziati, non potevano permettersi l’esborso di alcuna contribuzione; la quota associativa mensile era comunque definita dalla Direzione in base alle possibilità economiche del socio che si impegnava a non interromperla per almeno cinque anni.
In appendice al regolamento vengono infatti elencati i sottoscrittori con, a fianco, la quota associativa mensile o il contributo quinquennale versato. Altra nota importante era la limitazione del gruppo a soli 25 soci musicanti e l’obbligo di questi a essere residenti nel Comune.
Parecchie erano le norme che regolavano i comportamenti dei soci, non solo durante la vita associativa, ma anche nella vita comune. A chi trasgrediva queste regole (maestro compreso) veniva inflitta una multa, stabilita dal regolamento in base alla gravità del fatto.
Ad un secolo e mezzo di distanza, da quel documento possiamo ancora trarre una lezione di stile, di sobria e severa coerenza unita ad un sentimento di umana solidarietà e di una ferrea volontà di gettare basi solide su cui costruire, per la gente del futuro, una Associazione degna degli ideali dei fondatori.
Lo storico Anesa, sempre nell’Archivio di Stato di Bergamo, trovò degli altri documenti interessantissimi. Si tratta dei prospetti “…delle associazioni private esistenti nella provincia di Bergamo. Categoria 15 : Associazioni di ricreazione” redatti dai commissari , o della provincia , o del distretto di Breno, completati a volte, con la dicitura “…colle notizie interessanti le viste di Polizia di Stato”.
Su questi registri erano elencati con un numero progressivo le varie associazioni musicali, teatrali o di lettura, attive sul territorio provinciale.
In pratica, tutte queste associazioni erano schedate dalla Polizia.
Per ogni Società venivano riportati il nome, l’ubicazione, l’anno di fondazione, la struttura della direzione ed i nomi dei responsabili, il numero degli associati, il patrimonio dell’associazione e, per finire, alcune “osservazioni”, riguardanti, per lo più, i dati della registrazione cartacea negli archivi od altre notizie che potevano interessare alle autorità dell’epoca.
Nulla di strano, in fondo, se pensiamo che in quegli anni erano forti gli ideali che si stavano diffondendo sull’onda del Risorgimento italiano contro la dominazione austriaca ed era normale che gli organismi di repressione tenessero sotto stretto controllo quei gruppi dove potessero circolare idee rivoluzionarie2.
Restammo sorpresi quando in uno di questi prospetti datato 1855, in corrispondenza della riga relativa alla Società Filarmonica di Darfo, nella rispettiva colonna “Epoca della fondazione”, leggemmo la data “1852”.
Nella colonna successiva compariva la data di registrazione: 4 agosto 1853 con numero di Dispaccio Luogotenenziale 16524.
Anche la Società Filarmonica di Breno risultava registrata il 18 luglio 1853 anche se noi sappiamo che esisteva un suo regolamento ufficiale già dal 1850.
In pratica, il regolamento trovato da Marino Anesa, altro non era che l’espletamento burocratico per ottenere la prescritta autorizzazione governativa e la registrazione della Società presso gli archivi della Polizia austriaca.
Una prova ancora più evidente che un gruppo musicale organizzato fosse già presente a Darfo prima della fatidica data del 1853 è il documento riportato nella pubblicazione già citata della Civica Banda di Breno edita nel 2000 in occasione del suo 150° anniversario, dove si menziona la proposta di un “…sociale trattenimento ed unione delle tre bande musicali di Breno, Darfo e Pisogne a titolo di divertimento….” da tenersi nel mese di luglio 1852 in Boario (è molto interessante sapere che anche in quel periodo andassero di moda i raduni bandistici).
Eclatante è il fatto che nel 1852 venga menzionata anche la banda di Pisogne che inizierà a comparire nei prospetti della polizia solo dopo il 1857, anno appunto della sua registrazione.
Ancora una volta ci sfuggiva fra le dita la data esatta del primo incontro di un gruppo di darfensi che si riuniva per organizzarsi in una associazione musicale attiva nel comune.
Per ora ci accontentiamo di questo 30 luglio 1853 ben impresso e controfirmato su un documento reale da quelli che noi consideriamo i nostri più antichi predecessori e padri fondatori.
Ma le nostre ricerche continuano. Non è da escludere che un giorno o l’altro salti fuori da qualche cassetto o da qualche polveroso scaffale un ingiallito documento che faccia invecchiare anzitempo la nostra Banda ancora di qualche anno; chissà che, magari, anche i meno giovani fra gli attuali musicanti non facciano a tempo a godersi anche il 200° anniversario. Tanti auguri a tutti.
09 Primi concorsi tra bande
LibroLa “musica” di Palazzolo sull’Oglio emerge sulle bande lombarde ottenendo la prima menzione con medaglia.
Anche nella provincia vengono organizzati concorsi, primo tra i quali quello di Chiari del 1892 a cui parteciparono le bande di Gussago, Bedizzole, Pisogne, Orzinuovi, Bagnolo Mella e Rudiano.
Il primo premio venne consegnato a Bagnolo Mella (230 lire). Quest’ultimo concorso faceva parte di alcune iniziative culturali liberali che riuscirono a coinvolgere in città e in provincia intellettuali e popolani e contribuirono nel contempo ad inasprire i rapporti già precari tra Stato e Chiesa.
08 Le istituzioni musicali Bresciane alla fine dell'Ottocento
LibroVi era poi la “Società dei Concerti” che dal 1869, anno di fondazione, si occupava esclusivamente di arte musicale con una serie continua di concerti di musica da camera (già nel 1889 aveva raggiunto il ragguardevole numero di 119 concerti) che, a parte rarissimi casi, ottennero buona, e molti splendida, riuscita. In essa operavano vere celebrità mondiali che, con la loro prestazione artistica, portarono al raggiungimento dello scopo voluto dallo statuto della società: “…di promuovere l’arte e il gusto della musica, e la più retta esecuzione delle migliori produzioni musicali…” Dal 1887 opera inoltre il Circolo Artistico che dava spesso dei buoni concerti, soprattutto di musica da camera, con distinti artisti forestieri, ed egregi dilettanti e maestri della città. Anche nel “Circolo tutti Amici”, uno dei tanti circoli liberali esistenti in città, si facevano sovente esperimenti musicali.
Il Teatro Guillaume, quanto a palco di celebri artisti, non era certo secondo al “Grande”. Gli spettacoli che vi si davano coprivano tutti i generi artistici, dalla prosa, alla recitazione, alla prestidigitazione e chiromanzia, alle marionette, ma certo più numerosi e frequenti erano i concerti orchestrali o corali in dimensioni più ridotte, adeguate alla struttura del teatro. Proprio sulla stessa pagina del giornale leggiamo questo trafiletto: “Teatro Guillaume: questa sera serata d’onore del 1° baritono assoluto sig. Negrini Antonio coll’opera in quattro atti del M. Marchetti: RUY BLAS. Dopo l’atto secondo il seratante canterà in unione al 1° basso assoluto sig. Nicolini Alessandro, che gentilmente si presta il duetto: “Il Rival Salvar Tu Dei” dall’opera “I Puritani” del maestro Vincenzo Bellini.
La musica da chiesa, che sempre fu un settore poco felice, per la mancanza di bravi direttori e di organizzazione delle scuole di canto, in quegli anni stava facendo buoni passi avanti. E poi la Banda Cittadina di Brescia, di cui l’articolo parla in questo modo: “…che se poi passiamo alla musica popolare, con vera compiacenza gustiamo le esecuzioni della Banda Cittadina ottimamente istruita dal bravo, intelligente e appassionato maestro Forbeck e diretta da quel musicista di primo ordine che è il nostro Baresani”.
Inoltre si ha la notizia di numerose esecuzioni pubbliche di corpi musicali appartenenti ai vari reggimenti che nell’arco dell’anno si alternavano nelle varie caserme della città. Queste proponevano un repertorio non rigorosamente militare, ma anche musica da ballo (valzer) e trascrizioni da opere. Era anche molto attivo il “Corpo Musicale dei Derelitti” composto dagli orfani dell’omonima associazione istruiti e guidati dal maestro Castelli. Queste associazioni potevano avvalersi dell’aiuto di bravi musicisti formatisi al già citato istituto musicale “Filarmonico Venturi”.
Questo era l’ambiente musicale bresciano alla fine del secolo scorso: la sua importanza e la sua attività furono respirate in tutta la provincia e la regione e si posero ad esempio di molte associazioni allora in via di formazione.
Nella nostra Valle questo influsso arrivò molto più tardi perché in quel tempo la zona camuna alto‑sebina comunicava “facilmente” con Bergamo attraverso la Valcavallina, mentre per raggiungere Brescia bisognava ancora traghettare sul lago; ma ebbe ugualmente un ruolo fondamentale nello sviluppo della cultura artistica nella nostra zona.
07 Otello Proibito
LibroLa vera ragione era che ai “Benpensanti” frequentatori dei teatri dell’epoca, non andava a genio che la così detta “musica colta” venisse eseguita (per loro maltrattata) dalle bande con trascrizioni non sempre felici, non di rado fatte dagli stessi maestri e adattate al proprio organico.
Questi signori non avevano intuito l’importanza che avrà la banda nella diffusione di questo tipo di musica presso le persone meno abbienti.
Difatti, sino alla metà del ‘900 (quando si diffonderanno in tutte le case radio, giradischi, magnetofoni e televisione) sarà la banda, pur con tanti difetti, a far diventare veramente popolari le arie e sinfonie dei grandi musicisti di quel periodo.
05 L'origine delle bande musicali nel Bresciano
LibroI Trombettieri dovevano inoltre partecipare alle cerimonie, alle feste, ai tornei e alle giostre.
Nel XVI secolo Brescia era nota anche per il numero e la bravura dei suoi strumentisti che troviamo chiamati in varie corti italiane (Mantova, Firenze, Ferrara, Milano e Venezia) ed europee (Reale Corte di Sassonia e Dresda). Essi erano “artisti abilissimi nel suonare trombette, tromboni, cornetti, pifferi, cornamuse, pifferi all’alemanna et viole da brazo”.
Se negli inizi del XIII secolo il termine “banda” stava ad indicare gruppi girovaghi di musicanti, nel XVIII secolo fu usato a definire un complesso strumentale nato dall’evoluzione delle fanfare per l’aggiunta dei legni e delle percussioni. La banda si afferma alla fine del 1700, quale complesso di strumenti a fiato e a percussione, con la discesa in Italia di Napoleone Bonaparte che entra vittorioso a Brescia il 27 maggio 1796.
Infatti, si deve alla Francia rivoluzionaria tutta una serie di feste e cerimonie per le quali la Banda riceve nuovo impulso.
Troviamo la prima notizia comunicata della presenza di una banda sul “Giornale Democratico” del 13 ottobre 1798: era una banda militare.
Durante l’occupazione austriaca si assiste in tutta la provincia ad un fervore di iniziative tra le quali l’organizzazione di alcune scuole di musica gratuite rivolte in particolare ai giovani. La vita di queste associazioni denominate “filarmoniche” non era facile perché nessuna di queste poteva organizzarsi a svolgere attività senza la previa autorizzazione delle autorità della Polizia austriaca. Il loro scopo principale era l’educazione dei giovani all’arte musicale, attraverso un impegno personale costante che aiutava ad evitare l’ozio, occupare proficuamente il tempo libero e allontanava dalle osterie, spesso fonte di degradazione morale e fisica.
Il consiglio della filarmonica era formato dal Delegato Politico, designato dalle autorità di polizia austriaca, da un direttore e da un vice direttore, da un cassiere e dall’economo.
Il delegato politico aveva il compito di “Speciale sorveglianza” sui sentimenti e sugli orientamenti politici dei soci filarmonici. Nel 1835 iniziò la pressione delle autorità austriache affinché le bande bresciane suonassero l’Inno Nazionale Austriaco.
Di conseguenza alcune filarmoniche per non ottemperare a questa imposizione sospesero le loro attività. Lo sviluppo delle bande continuò nelle valli e nella pianura nonostante tutte queste limitazioni.
Sembra che la banda più antica della provincia sia quella di Salò sorta nel 1818 come banda municipale che ebbe l’approvazione dell’Imperiale Regio Governo di Milano il 24 febbraio 1823. Verso la metà del secolo XIX ne seguirono altre fra le quali: la filarmonica di Palazzolo (1846), Breno (1850), Toscolano Maderno (1853), Pisogne (1857), Orzinuovi (1860), Iseo (1861), Desenzano (1874), Rovato (1874), Gardone Val Trompia (1874), Leno (1879), Calvisano (1880), Sarezzo (1886).
Risultano attive da notizie tratte dal quotidiano “La Provincia” nel 1887 le seguenti bande: Lovere, Marone, Pisogne e Alzano.
Un potenziamento, di impronta patriottica, si ebbe con l’unità d’Italia, quando parecchi paesi istituirono fanfare e bande specie per celebrare feste patriottiche. Da allora furono presenti anche per le feste religiose e i funerali.
Con il contrasto sempre più profondo tra Chiesa e Stato anche nel campo bandistico si ebbero contese e in alcuni paesi nacquero addirittura due bande (Liberale e Cattolica, rossa e bianca) in lizza fra loro.
Altra fonte dell’istruzione musicale fu la scuola di musica, sotto nome di Istituto filarmonico Venturi, in cui venivano insegnati canto e strumenti; questa scuola venne istituita nel 1862 dal Comune di Brescia con i redditi del patrimonio ereditato da Carlo Antonio Venturi seguendo le sue ultime volontà.
L’importanza di questa istituzione fu che diede la possibilità anche alle classi meno abbienti di entrare a far parte del mondo della musica. Questa apertura sociale sarà una linea di condotta seguita per oltre un secolo di attività dell’istituto, che diverrà Conservatorio di Stato nel 1971. Insegnarono all’istituto Venturi fra gli altri i maestri di banda Gaetano Tosi e Gentile Vasini, che furono i pionieri della diffusione delle Bande nella Provincia di Brescia.
04 Prefazione degli Autori
LibroQuesta la nostra speranza, questo il nostro obiettivo. Perché non vogliamo qui soltanto raccontarvi 150 anni di vittorie e di sconfitte, di gioie e di amarezze, di aneddoti divertenti e di incancellabili disfatte.
Vogliamo invece farvi comprendere che banda è, prima di ogni altra cosa, appartenenza. È crescere in un gruppo che vive grazie alla presenza e all’impegno di ogni singolo.
La Banda siamo noi. E guardando le fotografie, ormai sbiadite dal tempo, di chi ci ha preceduto, riconosciamo noi stessi in quei volti orgogliosi e sorridenti. Perchè la Banda non ha età ma storia. Dedichiamo questo libro a tutti coloro che ci hanno preceduti e che ci seguiranno.
Guerrino Alberti
Renata Alberti
Vittorio Alberti
03 La Parola del Presidente
LibroSono ormai più di 25 anni che sono Presidente della Banda Cittadina di Darfo Boario Terme.
La nostra Banda è un importante punto di riferimento per tutti coloro che amano la musica e soprattutto continua a promuovere la diffusione e la valorizzazione della conoscenza musicale tra i giovani.
È un vero punto di riferimento, un’importante forma di aggregazione sociale educativa e formativa per i nostri giovani, che hanno avuto la possibilità di attirare notevoli scambi musicali e culturali con complessi bandistici di altri paesi europei.
Dal lontano 1853 fino ai giorni nostri, sempre è stato tenuto presente il primo articolo dell’antico Statuto, che recitava testualmente: «La Società Filarmonica di Darfo ha il nobile scopo di procurare alla gioventù un gentile trattenimento che, piacevolmente, intrattenendola, la sottragga ai pericoli dell’ozio».
Il Maestro Vittorio Alberti da alcuni anni ha scelto la valorizzazione del concerto come forma più consona alla divulgazione di un messaggio musicale rinnovato, sia dal punto di vista del contenuto culturale che delle difficoltà tecniche, sapendo di poter contare sull’accurata preparazione di base di tutti i musicanti.La Banda, che si è fatta apprezzare anche quando si è confrontata con altre realtà musicali europee, intende ringraziare l’Amministrazione Comunale, tutti i Soci e gli amici per il sostegno morale ed economico da loro avuto.
IL PRESIDENTE
Cav. Giovanni Chini
02 .......... e dell'Assessore alla Cultura
Libro06 Concorso per il "mestiere" di Maestro di Banda a Breno nel 1883
Libro“… È aperto il concorso al posto di maestro di musica e di cappella in Breno (provincia di Brescia). Lo stipendio di lire 1200. Inviare tosto i documenti necessari al concorso.
È aperto il concorso del conservatorio di musica di Napoli al posto di professore di Violino, coll’annuo stipendio di L. 1300. Concorso per titoli e dietro esame. Le domande, corredate dalla fede di nascita e di moralità, dirigerle al presidente del consiglio, Duca di Bagnara‑Ruffo. Tempo utile per concorrere sino al giorno 30 corrente.
Il primo ponte sull'Oglio fu costruito nel 1830-31, era di legno, a sei arcate, e congiungeva Darfo con la strada Bergamo Breno, passando attraverso l'abitato di Corna.
Quest'opera tolse Darfo dal suo isolamento e diede sviluppo ad un legame commerciale-culturale con il territorio di Bergamo.
Legame che si intensificherà con la realizzazione della tranvia Bergamo-Lovere e del tronco Lovere-Corna-Cividate Camuno su progetto degli ingegneri Tosana e Calini.